a dar piena r1 agione dell'arretratezza funzionale della nostra stampa quotidiana. Sembra opportuno rilevare che, più che da giornali a <<formula media>>, la stragrande maggioranza -dei quotidiani it~liani è costituita da quotidiani d'opinione mancati. Se non sembrasse distinzione troppo sottile, si potrebbe aggiungere che essi appartengono, come <<specie>>a,i giornali d'opinione, ma non ne posseggono la <<q~alità ». Un giornale d'opinione fatto male è qualco1sa di molto diverso da un giornale popolare: nel contrasto tra l'intenzione e la riuscita, esso finisce per rassomigliare ad un ignorante che si ostini a parlare di cose serie; e finisce necess,ariamente per alienarsi tutti e due i settori del pubblico: quello intellettuale e quello indotto. Il Kaiser, a proposito di certi fenomeni tipici della concentrazione industriale della stampa, ·riferisce un aneddoto significativo. In una città della Germania, prima del nazismo, esisteva un trust giornalistico che asso-- ciava un austero foglio d'opinione ad u11giornale popolare, <<a sensazione». <<Come hai avuto il coraggio di pubblicare oggi - domanda il direttore del giornale austero al suo collega - una notizia così stupida?». « Io debbo fare un giornale idiota - risponde quello - perché l'azienda possa coprire ii deficit del tuo giornale intelligente! » (22 ). Cosa direbbe il Kaiser se gli capitasse tra le mani uno dei nostri quotidiani medi, non scevro da pretese intellettuali e proclive ,alle vaste sintesi politiche, stupido, peraltro, almeno quanto quel suo giornale « a sensazione>>,ma, riguardo al deficit, incapace di coprire perfino il proprio? Ogni nostro quotidiano, anche quelli che servono le regioni a più basso indice di cultura media, a nessun costo rinuncerebbe a scodellare due colonne di articolo di fondo (di quelli ai quali Gramsci dava simbolicamente il titolo di « Brevi cenni sull'universo»), a sentenziare sui massimi problemi, a prendere sotto gamba Kruscev ed Eisenhower, a riprodurre a metà colon11aun motto -di Benjamìn Constant o di Tocqueville, pescato in un apposito dizion1 ario delle frasi celebri. Questo della insensibilità per le idee semplici e per la forma accessibile a tutti è, nella nostra stampa, un costume inveterato, che non accenna a scomparire: il giornale stupido e « difficile » insieme è, in fondo, quanto di più assurdo . . . possa 1mmag1nars1. Ecco che a questo punto appare chiaro che il vuoto funzionale ed il vuoto democratico, nella nostra stampa quotidiana, fanno tutt'uno. I gior~ J ( 22 ) M ort d'une li'berté, cit. pp. 131-132. [28] Bibloteca Gino Bianco
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