di fìna,nziare più delle es1)ortazi.oni correnti; e questo capitale è sern1>re })iù costoso dopo· il recente aumento del tasso di sconto al 5,5%. Anche questa difficoltà torna a sfavore del Mezzogiorno, dove almeno dt1e o tre anni sono necessari prima che il capitale dia qualche frutto; molte ditte tedesche preferisco·no operare nell'Italia del Nord, dove attingono utili i1nmediati dai loro i,nvestimenti. Una questione di fondo può sopra tutto rendere difficile un approfondimento delle relazioni economiche italo-tedesche. Da parte tedesca non si nasconde infatti il sentimento di malaise dinanzi al non del tutto intenzionale malinteso italiano, che chiede capitali dove la Germania può fornire macchine, e all'ostilità dell'industria settentrionale che non ammette una concorrenza straniera nel mercato del Mezzogiorno. In Germania i difetti inerenti all'economia italiana non sono ignoti, pur con tutta l'ammirazione per l'immane opera di rinnovamento iniziata dal Governo (descritta recentemente con viva simpatia nella « Frankfurter A llgemeine » e dalla cc N eue Zurcher Zeitung »). Il corrispondente da Roma della cc Stuttgarter Zeitung » scriveva il 7-1-1956: cc La Cassa del Mezzogiorno ha fatto qualche cosa, ma non quanto aveva promesso ... L'opposizione e il sabotaggio di gente a cui davano fastidio paghe più alte e un po' di benessere per i diseredati ... hanno fatto fallire le buone intenzioni; somme enormi di denaro dello Stato sono scomparse in tasche a,noni1ne con metodi di compartecipazione agli utili quali sono noti soltanto in Italia. L'incapacità della amministrazione fiduciaria ha determinato troppi sprechi ... Fin da principio i piani urtarono contro il sistema della corruzione e gli interessi degli industriali settentrionali, che no1n am1nettono una conco-rrenza nel Sud, bensì vogliono mantenere il mercato coloniale, anche se in fondo non è un mercato 1na una bottega da rigattiere ... » Meno polemico, ma altrettanto cr1t1co, un membro della redazione del cc Handelsblatt » commenta (4-7-1956): cc L'entusiasmo dell'industria settentrionale italiana per la creazione di filiali nel Mezzogiorno è ben scarso. Il rischio è ancor oggi valutato come troppo grande, e non viene compensato neanche da svariate attrattive, come la riduzione dei tassi d'interesse, avvantaggiamenti nella tassa di scambio, tariffe ridotte per il trasporto merci ed esenzioni daziarie. Il rendimento al Nord è migliore, e ciò è il punto decisivo. D'altra parte vi è anche una certa riluttanza a crearsi nel Sud la propria concorrenza ... Questa considerazione non viene però in questi ultimi tempi pronunéiata ad alta voce, dopo che il Governo ha dimostrato di non voler cedere nell'industrializzazione del Mezzogiorno. Le grandi ditte del Nord si trovano dinanzi al problema, se l'industrializzazione del Sud· debba aver luogo senza di loro o con la loro collaborazione... Si ha la situazione piuttosto strana, che non è la fiducia dell'industria italiana nei progetti del Sud ad attrarre [58] Bibloteca Gino Bianco
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