mente le entità regionali delle eccedenze di lavoro agricolo, in quanto i1 lavoro salariale non comprende le prestazioni di lavoro la cui produttività è pari a O, o, in alcuni casi, addirittura negativa, come sono spesso quelle dei sottoccupati delle famiglie contadine conduttrici di minime estension i <li terreno (38 ). Più indicativi possono essere pertanto indici che misurino, sia pure imperfettamente, i redditi agricoli per tutte le forme di occupazione con - tadina. In mancanza di dati più precisi abbiamo cercato di individuare pe r le regioni del Mezzogiorno e del Nord i valori della produzione agricol a lorda vendibile riportata ad addetto agricolo (vedi tavola a pagina seguente) . Sintomo della pressione demografica sull'agricoltura del Mezzogiorno è anche la accentuata percentuale di famiglie agricole in povertà, messa in luce recentemente negli studi per l'inchiesta parlamentare sulla miseria ( 39 ). Per cento famiglie aventi per capo un addetto alla agricoltura, la percen - tuale complessiva di famiglie misere e disagiate era del 62,3% nell'Italia Meridionale e del 56,1% nelle Isole ( 40 ). Espressione dell'estremo frazionamento delle aziende e della conseguente sottoccupazione è la larga percentuale di famiglie di conduttori che versano in condizioni di povertà , illustrata dai dati che seguono (41 ). ( 38 ) Produttività marginale del lavoro pari a O, o addirittura negative, si han no allorchè, con l'eliminazione dell'unità di lavoro, la produzione risulta inv ariata, o addirittura incrementata. Ai fini sociali si può pertanto accettare l'opinione che sia da preferire una aperta disoccupazione ( che almeno impedisce l'esaurimento, dal punto di vista sociale, extramarginale, di risorse non sostituibili come pascoli, superfici bo-- scose, fertilità non reintegrabile della terra, ecc.) ad una disoccupazione nascosta. ( 39 ) << Atti della commissione parlamentare d'inchiesta sulla miseria in Italia> >, Voi. I, Tomo 2, Roma, 1953. ( 40 ) I corrispondenti valori per il Nord ed il Centro erano di 6,4 e di 19,9 su , 100 famiglie. ( 41 ) Vedi al riguardo il pregevole studio di A. Molinari: Occupazione, disoccupazione e sottoccupazione nei Paesi sovrapopolati e nel Mezzogiorno d'Italia, cit.; riporta i risultati di una indagine prebellica dell'Istat, che rileva la dimin uzione del1' occupazione stabile nelle aziende agrarie col restringersi della loro ampiezza. La percentuale infatti di persone stabilmente impiegate nelle aziende risultò del 55% in aziende comprese tra i 3 e 5 ettari, del 40% nelle aziende tra 3 e 1 ett aro, mentre non superò il 20% nelle aziende inferiori ad 1 ettaro (lsTAT: Indagine rappresentativa delle famiglie agricole 1:mprenditrici, a cura di A. Spagnoli, Roma, 1939). Bibloteca Gino Bianco
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