Editoriale Ricostituire il quadripartito, o meglio il tripartito, non significava ricostituire i dati politici che dettero origine nel febbraio 1954 al Gabinetto- ,~celba,in un clima di speranze o, se si preferisce, di illusioni, che ne accompagnarono e rischi'lttono i P,imi passi. Per questo l'on. Scelba è fallito nel suo scopo. Noi abbiamo dato da tempo un giudizio sulla crisi della coalizione· democratica. Non eravamo più in ,presenza di un governo di coalizione ) da quando il P.L.I. aveva costretto tutto il fronte democratico ad una vana ginnastica di negoziati. Eravamo soltanto in presenza di un governo di compromesso, nell'ambito del qual.e i partiti cosiddetti minori, per dirla con Mario Paggi (Il Mondo del 21 giugno), si ponevano come << qualificatori >> delle correnti democristiane e non come « portatori di volontà politiche generali diverse, e in molti punti opposte, a quella del partito dominante»; colpevoli di aver voluto darsi una esclusiva problematica di destra e sinistra economica, eludendo i problemi di destra e sint:stra eticopolitica, dove appunto consiste la diversificazione e l'opposizione tra partiti risorgimentali e democrazia cristiana; forse troppo deboli ormai per riproporre questi problemi all'interno della maggioranza di governo. Non si deve dimenticare che la D.C.) mentre è divisa fra correnti più o meno liberiste e correnti più o meno nazionalizzatrici (e, sulla base di questa divisione, essa pone innanzi tutto a sè stessa il dilemma fra apertura a destra e apertura a sinistra), è poi saldamente unita nel .fUO attacco allo Stato moderno, figlio della rivoluzione liberale. Di qui l'esclusivismo ideologico democristiano, che ha messo in gravi difficoltà i partiti minori, falcidiandone le basi elettorali, insorgenti volta a volta contrò Scalfaro o Bibloteca Gino Bianco
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