cazione e dimostrazione nelle teorie dei giovani cattolici; ma essi no11s'accorgevano dell'enorme pericolo che comportava taìe modo di procedere: la logica astratta, posta alla base del giudizio politico, lo tramutava ir1 un forzato processo alle intenzioni, in analisi formalistica, in sistemazione vacua e dottrinaria. Ne può nascere l'isolame11to,non tanto e solo nel corso di un congresso, quanto nel corso della propria storia, nel forzato abbandono di un dialogo comune, nella rin~ncia ad una partecipazione fruttuosa alla vita complessa del mondo giovanile italiano. Di fronte alle pretese di un totale rinnovamento avanzate dai giovani cattolici, di fronte alla loro paura di contaminarsi nel diretto rapporto con la storia e l'azione concreta, l'U.G.I. riaffermava senza sottintesi la sua fiducia ben radicata nelle possibilità e nel valore di un'iniziativa più propriamente « politica » che contribuisse al rinnovamento dell'Università italiana. Naturalmente si operava, così facendo, all'interno di una società ben determinata, com'è proprio di ogni azione politica, e per ciò stesso si modificava, si rinnovava, si migliorava tale società. La novità vera, quella che si doveva e si poteva richiedere, consisteva in una miglior giustificazione dell'azione politica, in un suo diretto collegamento con l'ispirazione morale e con la consapevolezza della storia passata. Ma l'assurdo stava nel presupporre un astratto schema sociologico, quale qt1ello di una « società borghese >> nella quale fosse inutile o addirittura pericoloso muoversi, così come era ugualmente assurda la pretesa di risolvere anticipatamente ogni contraddizione in sede culturale. S'annullava nell'angusto dottrinarismo dei cattolici ogni spazio per l'azione; la si·rinviava inseguendo il desiderio vano di una pacificazione esteriore di ogni contrasto; la si voleva dedurre, passivamente, da una sistemazione ideologica totale. Nell'impostazione dei goliardi prendeva perciò tutto il suo giusto rilievo il richiamo alla storia d'Italia: da lì si traevano le premesse per l'azione. Si riaffermava così, contro ogni integralismo cattolico, comunque travestito, il valore dell'opera risorgimentale e l'evidente progresso compiuto dall'Italia unita; e ci si opponeva ad ogni moralistico astio « antiborghese ». Le deficienze ed i· timiti della società prefascista erano ugualmente additati con dura intransigenza, ma senza velenosa antipatia; e si faceva anche notare la gravità della crisi fascista, sottovalutata, al fondo, dai giovani cattolici. La Resistenza, tanto citata, era reinserita nel corso storico: se ne intendeva meglio j{ preciso ideale antifascista, liberale, che le dava concretezza e nobiltà; se ne contrastava l'ipotetico valore eversivo attribuitole dai giovani -cattolici. Bibloteca Gino Bianco
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