tipo di cultura «impegnata>>, che, con assurda semplificazione, veniva confusa con la stessa cultura moderna ( << noi abbiamo fatto i conti con la cultura moderna: abbiamo letto e Gramsci e Dorso e Marx >)>. Inadeguata risultava perciò l'interpretazione della storia italiana; e, in particolare, quando si applicavano ad ess~ tali formule, si finiva con il dare alla Resistenza un valore assoluto e preminente, perchè, immettendo nella vita nazionale le nuove forze popolari, essa avrebbe determinato la fine della società borghese e l'aprirsi di un altro processo storico. E nell'interpretazione di questa nuova realtà sociale si sarebbe dovuta formare la nuova cultura, in vista della quale si nutrivano tante preoccupazioni per le sorti dell'Università italiana. Ma, nel giustificare così le origini delle sue proposte di riforma della - scuola, l'Intesa non si liberava dall'astrattismo, e confermava piuttosto, senza possibilità di dubbio, la sua mancanza di autonomia: le sue soluzioni si rivelavano mutuate passivamente dall'esterno, le sue proposte d'azione denunciavano sempre meglio la loro origine intellettualistica, il loro distacco da ogni esame approfondito della situazione vera e drammatica dell Università italiana di oggi. Le sue prese di posizione acquistavano così l'unico valore di una diretta testimonianza dei pericoli ai quali resta esposto oggi il cattolicesimo politico italiano e dell'ostilità, o al1neno dell' estraneità, che permane, nelle sue nuove generazioni, rispetto alle più schiette tradizioni laiche e liberali. E nel complesso tale impostazione rivelava i suoi vizi di fondo in una visione meccanicistica e povera della storia, ridotta a successione di epoche malamente e sbrigativamente individuate e qualificate, e per di più artificiosamente contrapposte fra loro; nella completa dimenticanza e ignoranza ·di una tradizione laica di pensiero e di. civiltà, che non solo non appariva superata, ma neppure conosciuta e meditata; in una concezione volontaristica della cultura, ridotta, proprio quando se ne esaltava il valore, a strumento di un'antiquata idealizzazione della realtà « nazional-popolare >>. L'Università vedeva compromessa da questa impostazione in modo irrimediabile la sua funzione: essa era posta al servizio di una ideologia falsamente progressiva e s'impoveriva e appiattiva ·nell'auspicato adeguamento alla società. Lo studio cessava di essere conoscenza e libero approfondimento di una tradizione, ed era posto direttamente in contatto, per rinnovarsi, con una realtà sociale che esso poi doveva interpretare non si sa su quali basi e con quale serietà. I giovani cattolici, nell'impazienza di conciliare studio e attività politica, li comprometBibloteca Gino Bianco I I
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