Nord e Sud - anno II - n. 8 - luglio 1955

r -- . . .... --i ·- • • - •• - • • • . * * * Quale dei moduli letterari riesumati nella breve storia della Napoli proletaria può dirsi letterariamente più valido? La Napoli delle canzoni e della miseria gioconda, quella tetra e spettrale dei neorealisti più ortodossi, quella sanguinolenta e stravolta dei rotocalchi? Non neghiamo che, nel ripercorrere le strade di questa città letteraria, ci abbia principalmente soccorso il fatto di non essere nè organizzatori di itinerari turistici, nè agit-prop di partito, nè redattori di un settimanale di varietà. Lasciando queste tre categorie di funzionari al loro lavoro, noi non abbiamo alcuna ragione di preferire a priori un modulo, una tradizione, una <<maniera>>ad un'altra. Niente in letteratura è mai così logoro òa non poter essere ancora utilizzato e vivificato dall'arte; quando questa fa la sua apparizione, il cliché è già dimenticato, lontano. Nè riteniamo ci si possa ragionevolmente incolpare di retorica dell'antiretorica, o di pregiudizio. Se abbiamo detto di preferire, ad esempio, R,ea a Marotta o Prisco a Bernari, non è stato che in ossequio a quel qt-tid di fronte al quale ogni moda letteraria, anche la più estenuata ed uggiosa, si depura del suo bagaglio convenzionale. Se abbiamo enumerato dei pregiudizi critici, e li abbiamo desunti tutti da una sola ala dello schieramento folcloristico, quella di sinistra, è perchè gli altri pregiudizi più antichi - quelli della <<perla del Mediterraneo » e del <<golf o delle Sirene >>- si annidano ad un livello ' tanto più basso, da non poter essere compresi in una rassegna letteraria. Una cosa soltanto, in definitiva, ci preme di aggiungere, e si riferisce ad una osservazione che Elio Vittorini premise al libro della Ortese pubblicato nei <<Gettoni» di Einaudi. Ci pare cioè che Napoli, malgrado la Ortese e tutti gli altri suoi scrittori, sia ancora lontana dal « raggiungere la stessa intensità d'immagine che Firenze ha raggiunta da tempo con Palazzeschi e Pratolini>>. Non siamo neanche, infine, tra quelli che, come fa11no . in genere i critici <<popolusti >>,si rallegrano della ricchezza di germi letterari, della presenza di « nomi nuovi>>,confondendo allegramente quan.. tità con qualità: ci basterebbe magari un numero irrisorio di pagine, ma · capaci di entrare d'impeto, di autorità, nella storia della poesia. Solo i11tal caso una· antologia del genere, condotta su un labile filo geografico-letterario, potrebbe non limitarsi ad additare pregiudizi, a registrare indizi, a fornire anticipi; dovrebbe anzi andare molto più oltre: indicare uno o dieci libri che sarebbe sconveniente non aver letto. NELLO A JELLO Bibloteca Gino Bianco .

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