Lo Stato - anno II - n. 20 - 20 luglio 1961

A bene osservare pare chiaro, sopratutto sulla base degli insegnamenti che ci derivano dalla Storia degli ultimi 30 anni, che la appa– rente inconciliabilità delle due tesi si risolve, di fatto, in una sintesi operativa che le compren– de perfettamente ambedue; dando all'una ed al– l'altra un valore meramente strumentale, che non intacca in nessun punto l'unità sostanziale della teoria e della prassi marxista. Sarà, 'infatti, bene ricordare - sopratutto a coloro che svalutano la tesi della « Rivoluzio– ne permanente » alla luce dei successi conse– guiti dall'URSS nell'era staliniana, - che non. è azzardato sostenere che la rivoluzione sovie– tica, molto, se non •tutto, deve negli anni dal 1918 al 1922 ana pratica applicazione delle tesi trotzkyste in Europa - segnatamente. in Fran– cia, Italia, Germania ed Inghilterra ~ che con– tribu~, forse in modo decisivo, a limitare· pri:ma ed a far cessare poi gli interventi militari ester– ni neila guerra civile che infuriava in Russia. Ma non è tutto. 'Perché lo stesso Stalin, anche nei periodi di più rigida applicazione delle teorie • relative; alla edificazione del socialismo in un solo stato, non ha mai rinunciato - e la prova più evidente di ciò è data dagli interventi nel Messico ed in' Spagna - a servirsi deila « Rivo– luzione permanente » quale strumento essenzia– le Pèr. il trionfo del comunismo nel mondo. Che la· Cina propenda per la rigida tesi trot– zkysta non può fare meraviglia. La debolezza delle sue strutture interne la porta a conside– rare con timore la eventualità di un rallenta– mento nel processo di decomposizione del capi– talismo mondiale, cosa che potrebbe creare osta– coli rilevanti al processo di edificazione della • sua società socialista. Ma il constatare un tale fatto non può por– tare a concludere che l'URSS abbia accantonato come superate le tesi della << Rivoluzione perma– nente >>. Al contrario. Nel quadro della politica russa esse paiono occupare un posto di primissi– mo piano, anche se la loro realizzazione pratica è stata, per così dire, « aggiornata ». Ed in ve– rità, nella sostanza, nulla di di verso dalle tesi trotzkyste noi ritroviamo in quella costante del– la politica russa che mira ad egemonizzare la politica dei « nuovi stati nazionali i, attraverso un massiccio condizionamento degli stessi agli aiuti economici e finanziari dell'URSS; come premessa ad una successiva conquista politica del poteré negli stessi, attraverso quadri politici dichiaratamente schierati. con ie tesi comuniste. • Il fatto che l'impegno rivoluzionario a livel- Lo STATO b 11uLec.;aginobianco lo di massa, in tale schema, sembra occupare un ruolo di secondo piano, altro non significa che la nuova tecnica applicata alle vecchie tesi trot– zkyste assicura vantaggi più consistenti in aree gço~politiche più vaste, in tempi ridotti rispet– to a quelli preventivabili con l'impegno rivolu– zionario di base. La Cina, nella impossibilità - per ragioni strutturali -- di muoversi nello ·stesso. binario, preferisce la vecchia, e meno costosa, tattica del- sommovimento rivoluzionario dal basso. Ma . a conti fatti, le conseguenze relative ai due mo– di di applicazione delle tesi .trotzkyste, alla lun– ga, •sono le stesse: l'allargamento· sistematico della presa comunista nel. mondo. Ed è per tale motivo che çi sembra del tut– to inutile insistere sul valore dei suggerimenti di quanti vorrebbero, in cambio di una più· che • ipotetica « rottura » del campo s~cialista. spin– gere oggi l'occidente a sostanziali concessioni nei confronti dell'URSS.

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