Lo Stato - anno II - n. 13 - 10 maggio 1961

L'ULTIMO LIBRO DI UGO SPIRITO Comunismo e • • ant1marx1smo « Basta aprire un qualsiasi libro di un classico o di un contemporaneo - scrive Ugo Spirito nel suo recente volu– me, Inizio di una nuova epoca (Sanso– ni, Firenze) - per riconoscere subito il tono del profeta, del rivelatore o del maestro > (p. 272). Un periodo felice, bisogna riconoscer– lo, questo dello Spirito: un periodo che è un autoritratto. In verità, chi ripercor– ra, lungo la serie dei saggi nel volume riuniti, la parabola della sua evoluzio– ne teorico politica, dall'attualismo al problematicismo, dal relativismo all'on– nicentrismo, non tarda ad imbattersi nel tono augusto del profeta e del mae– stro, consapevole di avere in mano le chiavi del destino e di aprire con il suo verbo rivoluzionario le porte del– l'avvenire. Per chi ancora non se ne sia accorto, lo S. rammenta che, tramontati tutti i ,istemi e gli ideali del mondo antico, medievale e moderno, urge alle porte della Storia una nuova epoca, di cui egli reca le sacre bende e l'olio santo: « La terza epoca è già finita; la quarta è cominciata e si afferma con ritmo ra– pidissimo> (p. 12), traendo origine « da un fatto tecnico: l'aumento di velocità» (p. 44). In altri termini, la nuova epoca nasce non già da un valore nuovo, ca– pace di fecondare di sé i secoli avvenire, bensì da un Motore nuovo, magari ad energia atomica, idoneo soltanto, nella sua neutra strumentalità, a portare l'uo– mo a una velocità sempre più rapida. Insomma, « il motore è diventato un principio di vita rivoluzionario e ha da– to concretezza all'idea politica » (p. 45). A questo punto - prosegue lo S. - « si comincia ad avvertire che si capi– sce di più perché si capisce di meno » (p. 55): un velo di problematicità e di oscurità si stende sulle scienze e sulle 22 bibliotecaginobianco coscienze, le quali rimangono disorien– tate e disperse fino a quando non rag– giungono « l'unità di una nuova meta– fisica, in cui il dualismo di scienza e filosofia, proprio del pensiero moderno, potrà finalmente essere superato in un sapere che, per essere uno, non· avrà più bisogno di presentarsi in forma neu– tra ed ambigua» (ibid.). La scientia scientiarum è, dunque, la metafisica onnic.entristica che, unifican– do filosofia e scienza, tecnica e politi– ca, relativismo e dogmatismo, giudizi di valore e giudizi di fatto, negativo e positivo uomo e natura, fenomeno e noumeno etc., lascia ormai cadere la tradizionale distinzione di vero e falso, bene e male, bello e brutto etc., ed « esclude ogni monopolio di verità > (p. 60). • Nuova sofistica Il punto di vista nuovo dello S. « spie– ga, infatti, la crisi morale di oggi, in cuanto distruzione di valori e indiscri– ~1inazione di bene e di male; spiega, soprattutto, l'attenuarsi del senso di re– sponsabilità e della colpa, l'indulgere a tutte le forme di negazione, il dissol– vtrsi della coscienza morale» (p. 61). I:, spiega anche la coincidenza di questa scienza, da lui escogitata, « con le fedi più disparate e antitetiche » (p. 63), fascismo o comunismo, relativismo o dogmatismo, problematicismo od on– nicentrismo: tutto si concilia con tutto. L'antica Sofistica rinasce sotto le for– me di una apertura sconfinata verso runità indifferenziata di tutti i valori, i quali non riescono più (dato l'aumento prntico della velocità raggiunto dalla nostra epoca!) a tener ferma la distin– zione tra il delinquente. e il galantuomo, il normale e l'anormale, i buoni e i malvagi: anche questo dualismo· ha fatto il suo tempo, e ad esso subentra vittorioso il monismo tecnico-sofistico dello S, che « può già desumersi da quel che si è detto, e che può riassumersi nella persuasione del carattere positivo di ciò che si giudica negativo > (ibid.). Monismo tecnico che è tout court scientismo etico, con la conseguenza che « dalla scienza esula in modo as– soluto il giudizio di valore negativo, e che il giudizio di valore - esclusi– vamente positivo - coincide con il pu– ro giudizio di fatto» (p. 64). Su queste fondamenta si regge l'on– nicentrismo come « metafisica proble– matica e ipotetica della scienza» (p. 65), la quale, a ben considerare non con– tiene nulla e non insegna nulla: « Ai giovani non abbiamo nulla da inse– gnare, che vada al di là di questa esi– genza della trasformazione i> (p. 70), giacché l'infelice pellegrino, che si metta sulla via dell'onnicentrismo, cammina « con la convinzione di procedere a ten– toni, e perciò con la disposizione di animo di chi è pronto a modificare con– tinuamente il proprio pensiero i> (ibid.). Oggi attualista, domani relativista; oggi fascista, domani comunista: otti– mo metodo, questo dell'onnicentrista, di rendere - direbbe il Giusti - la gente -doppia come le cipolle, assecondando l'alchimia di quella Vita come arte, che si è ormai trasformata in Vita come arte di.... Vivere! Nel capitolo Il mondo di domani, pp. 72-103, scoppia fragoroso il conflitto tra Comunismo e Antimarxismo, che è l'epicentro del pensiero filosofico-politico dello S. in vena ora di celebrare il trion– fale avvento dell'ideologia Comunista, ora di cantare il De profundis - si noti la palese contraddizione! - al Marxi– smo che lo genera.

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