Lo Stato - anno II - n. 9 - 30 marzo 1961

b mentre il Belgio tende a favorire le importazioni di olio di palma con– golese; inoltre, Francia e Germania sono interessate alla difesa del lino e del colza di produzione nazionale. Il problema della nostra olivicoltu– ra va inserito, pertanto, nel più am– pio problema della Comunità, dal momento che la tutela dei semi e dei prodotti oleosi interessa quasi tutti i paesi membri. Si tratta di una que– stione alla quale sono legate, consi– derevoli aliquote di capitali e di la– voro : basti dire che il giro di affari dell'industria olearia della Comuni– tà supera i 625 milardi di lire l'an– no, senza tener conto della valoriz– zazione del prodotto nei successivi stadi di trasformazione industriale e di passaggio al consumo. Il peso di tali interessi è stato fatto rile– vare, in sede politica, dalla Federa– zione dell'industria olearìa della CEE (FEDIOL), la quale ha soste– nuto che il settore non può a::,:et– tare che le difficoltà di mercato di talune materie gra.sse siano riversa– te sull'industria olearia. Ma se è vero che la nostra olivi– coltura potrà avvalersi delle formu– le protettive previste dal Tratt:ito di Roma è indubbio che tale richie– sta non ci esime dall'impegno di ri– durre i costi di produzione, impe– gno che va assolto seguendo le nor– me della buona tecnica olivicola e olearia e non attraverso una esaspe– rata valorizzazione di sottoprodotti e di olii i>cadenti, che non possono t11tsumere la ùenominazione di olii di oliva senza danneggiarne il buon nome. Tale valorizzazione, del resto, avvantaggia categorie extra-agrico– le, provocando, d'altra parte, un de– precabile disordine nel mercato o– leario a tutto danno dell'olivicoltura. In sintesi, la < battaglia dell'olio di oliva > si può vincere operando in modo coordinato, sul piano produt– tivo, industriala e mercantile; pun– tando soprattutto: 1) sulla selezio– ne delle aree in cui è possibile dif– fondere la coltura dell'olivo, attra– verso gli enti finanziatori che age– volano la costituzione di nuovi im– pianti; 2) sul miglioramento delle 'Gecniche colturali, intensificando, parallelamente la difesa fitosanita– ria nelle varie regioni; 3) sulla crea– ;àoRe di consorzi di zona - previsti 20 I ecaginobianco da Piano Verde - per organizzare più economicamente la produzione; 4) ·sÙgli ammassi, attuati, però, coh tempestività; 5) sulle agevolazioni creditizie, per migliorare o creare impianti di prima trasformazione, e costruire impianti frigoriferi atti ad aumentare, ove possibile, la durata della stagione di molitura (tale pos– sibilità, tuttavia, va approfondita dal punto di vista tecnico); 6) sul potenziamento e lo sviluppo delle cooperative; 7) sulla attività e in– flessibile lotta contro le frodi; 8) sulla garanzia - anche ai fini del– l'esportazione - della genuinità del prodotto, che dovrebbe essere con– fezionato nei luoghi di produzione; 9) sull'obbligo del contenitore, di vetro o di latta, con le indicazioni mercantili necessarie (si calcola che sole il 15% degli olii di oliva sia offerto al cm1.sumo in bottiglie e in scatole di latta). Ci.rea l'ultimo punto, si obbietta che il confezionamento -,- di nuovi impianti, ammortamenti, manodope– ra supplementare e costo vivo dei contenitori - inciderebbe sul costo del prodotto, ostacolandone il con– sumo. Tale rilievo, però, è < bilan– ciato > dal fatto che il consumatore, preoccupato da possibili frodi, ac– quisterebbe l'olio di oliva in con– feziona coR maggiore fiducia; d'al– tra parte, garantire la genuinità dell'olio di pressione è, più che u– tile, necessario. Del resto, in sede tecnica, è possibile ridurre al mi– nimo l'incidenza del costo di confe– zionamento sui prezzi unitari. Allo stato attuale, gli studi che si stanno svolgendo a questo proposito - an– che con l'interessamento dell'Istitu– to Italiano per l'Imballaggio - so– no diretti verso la creazione di con– tenitori e a perdere > con l'impiego di nuove resine sintetiche. Tali con– fezioni potranno contribuire a risol– vere il problema in modo più eco– nomico. Va ricordato, comunque, che i contenitori già sperimentati, di cartone al polietilene, o di ma– teria plastica (polipropile:11a, polisti– rolo, cloruro di polivenile, resine a– criliche, melaminiche, ecc.), non so– no adatti alla conservazi0ne degli o– lii per motivi tecnici, o costano ec– cessivamente. Si sono quindi orien- tate le ricerche verso soluzioni nuove. Fin qui l'economia. Ma se si vuo– le imprimere all'agricoltura un im– pulso nuovo, un carattere meno fa– talistico, bisogna dire che. le misu– re strettamente economiche, per quanto necessarie e indispensabili, non bastano più, ammesso che siano i1tate sufficienti in altri tempi, cosa molto discutibile. I provvedimenti econom1.c1, infatti, devono operare come pedine di una più vasta azio– ne sul piano psicologico e dall'in– formazione: una < attività > intelli– gente, seria e onesta, profondamen– te diversa dalla pratica politica, re– torica, demagogica, in una parola, superata. Non si può continuare a lasciare che le teste frastornate del– la gente dei campi brucino al sole dei comizi di parte. Occorre inau– gurare un'opera responsabile, uni– taria, un linguaggio semplice e ve– ramente cordiale, diretto a galva– nizzare l'uomo, l'unico agente pro– pulsore della produzione, l'elemen– to senza il que.le ogni progresso tec– nico, ogni legge è inutile,. seminato al vento. Molto, nelle cam~agne, non si fa per mancanza di e iruormazio– ne >. Molto, nelle campagne, non si fa per mancanza di fiducia nella classe dirigente. Bisogna avere il coraggio di ammetterlo. I mezzi per ragghagere tali fini sono tutt'altro che roba di poco con– to: si tratta, infatti, di operare su un pia110 ilelicatissimo, complesso, nuovo per i reggitori della cosa pub– blica. Ma bisogna che questi si ag– giornino, se non vogliono che i pro– blemi economici si trasferiscano, co– me sempre accade quando si prefe– risce l'ottimismo programmatico, sul piaRo politico, lasciando via libera ' alle forze eversive, sensibilissime r:ello scoprire e. sfruttare il malcon– tento e gli elementi irrazionali li– berati dalla condizione umana. Su questi problemi conviene di– scutere, se non si vuole considerare la problematica agricola ia una lu– ce falsata dal tecnicismo, dalla dia– lettica partigia.Ra e dal pesante lin– guaggio burocratico. Noi Re parle– remo nel prossimo numero, prima di continuare la nostra indagine sul– l'agricoltura nazionale.

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=