Lo Stato - anno II - n. 2 - 20 gennaio 1961

26 LO STATO I Films della • • cr1s1 1 rischi veri della «Dolce vita» di «Rocco» e dell'«Avventura» non sono soltanto nelle sequenze orgiastiche, ma sono anche nel qua– pessimistico con cui hanno nassunw la crisi della società dro 11cinema è generalmente considerato ::indicativo dei problemi e dei dilemmi -della società che lo esprime. Non sem– pre, però, il suo modo di affrontare ,certi temi, in apparenza per chiarirli o, .addirittura, per risolverli drammatica– mente, corrisponde alle aspettative- mi– _gliori della società, alle sue aspirazio– ni più alte, alle sue necessità urgenti di interpretazioni e di risp~ste . La trahison des clercs è un fenomeno che la cultura europea ha spesso soffer– to in questi •ultimi anni; di. solito, però, :si è trattato di assenteismo, di indiffe– renza, di agnosticismo di fronte al ri– bollire di interr?gativi affannosi: una -vera e propria trahison, nel senso che si falsassero totalmente solu_zioni e rispo– ste ancora non si era vista o, semmai là si era vista soltanto ad opera di clèrcs -che in apparenza meritavano. tal nome ma che, in realtà, per il loro fanatico .aderire a gruppi faziosi o ad ideologie non culturalmente ispirate, poco o nulla ormai avevano a che fare con la vera cultura. Conscia o inconscia che sia, invece, nel 1960 per il cinema italiano si è assistito ad una vera e propria .trahison, costruita su basi desolatamen– te nichiliste e tutta incline ad esprimerci del nostro tempo uno stato ,di crisi che non solo non ha trovato nei .nostri autorì dei sensibili diagnostici, ma - ed era logico - non ha trovato :poi medici capaci è provveduti. E' come se all'impro_vviso i 1 l nostro cinema si fos- se reso conto della crisi non perché la .avesse esaminata dal di fuori - da _giudice - ma perché i suoi autori m– ::timamente v1 partecipavano : vittime .anch'essi; e incapaci, quindi, non solo <ii darne una esatta ed obiettiva valu– tazione, ma anche di proporne validi bibliotecaginobianco rimedi. Sì che, a un certo punto, calza esattamente il paragone, già tentato in altri tempi per la letteratura, di quel malato che, ignaro di medicina atteg– giandosi a medico, non. solo non guarì, ma appestò anche gli amici . Quali sono i film che consentono, a chiusura .del '60, un discorso di questo genere? Certamente sono tra i più si– gnificativi prodotti quest'anno dal cine– ma italiano e sono quelli, anche, che più d'ogni altro sono parsi avvicinarsi ad una coscienza della crisi, sia pure in modo parziale, arbitrario e, qùanto a conclusioni ultime, pericolosamente fazioso: sono La,,dolce vita, di Federi– co Fellini, Rocco e i suoi fratelli, di Luchino Visconti L'avventura di •Mi– chelangelo Antonioni. Nel primo film si tenta addirittura di fare il punto sul disfacimento di tutta .intera la nostra società, nel secondo si mette l'accento sulla crisi di uno dei suoi fondamentali istituti: • la fa~iglia, nel terzo si cerca di andare a fondo nel cuore dell'individuo per mettere a nudo perciò, il totale sfaldamento morale e spirituale. Ad enunciarli così, gli atteggiamenti polemici di questi film parrebbero in– dubbiamente positivi; che una crisi vi sia, e da tempo, è innegabile. Dopo aver– ne parlato a più riprese, riel '52 anche Pio XII vi faceva riferimento esplicito quando affer~ava: « è tutto un mondo che occorre rifare dalle fondamenta >, dicendo che andava trasformato da « sel– vatico in umano e da umano in divino, cioé secondo il cuore di [)io ». Indubbia è la crisi· nella società che sembra aver smarrito le ragioni del suo affannarsi, le mete cui tehi, i principi che la guidano, i vincoli di reale carità che dovrebbero tenerla unita - socie– tas ed ecclesia insieme -; indubbia una crisi nella famiglia, oggi che dai figli troppo si disconosce il principio non solo affettivo ma anche etico e di ispirazio– ne divina dell'autorita dei genitori; rrien– tre, dal canto loro, troppo spesso i ge– nitori non sann') esercitare il loro diritto– dovere e si palesano indegni dell'ob– bedienza è del rispetto della prole; in– dubbia, infine, è la crisi nell'individuo, scristianizzato prima ancora chè da cer– te ideologie politiche, da u~a sua co– stante corsa all'edonismo, all'egocentri– smo, in un clima paganeggiante di ri– novellato umanesimo altrettanto agno– stico, sensuale; grecizzante quanto il pnmo. Come però nei tre film più sopra citati si è tentata la radiografia di que– sta crisi, in quali termini fa si è espressa, a quali soluzioni si è tentato di· avviar– la? Qui comincia l'errore,. qui si affac– cia la trahison che, voluta o subita, fi– nisce in definitiva non _soloper snatura– re il messaggio di quei film, ma anche per impoverirne la portata poetica (da– tò che non può darsi il pulchrum senza il verum). Fellini, infatti,_ che pure, dei tre, è l'autore che più sembra avvicinarsi· nel suo film ad un sospetto, ad una intuì– .zione, ad una illuminazione fugace del v.erum, tende non solo a generalizzare ma a dimenticarsi dell'etica: vede, in– fatti, gli uomini del nostro tempo in preda al caos, alla vigilia •del dilu– vio, ma non solo non riesce a trovare in.mezzo a loro alcuno che essendo giu-: sto, possa scampare al diluvio; ma pa– les~ente ignorando anche lo stesso con– cetto di « giusto>, non vede nel « dilu-

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