Fine secolo - 8-9 febbraio 1986

't documenti, senza che a volerlo sia un "com– pl9tto sio!]ista". Il fondamçntalismo è ql!i ro– bùsto. Donne che erano inseg!]anti o avvocati prima della conversione, ora non possono più esercitare. La donna La donna, come ci si poteva attènd~re, richiede una trattazione a sè. Kinder, Kuche, Kirche, il motto di Bismarck (e cioè figli, cucina, chiesa), trova qui un'applicazione abbastanza estesa. La risposta delle donne è anch'essa varia e non priva di incertezze, ma con una netta prevalen– za di espressioni di accettazione e complicità. Contro le poche che dicono "io resto europea pur essendo musulmana", moltissime difendo– no la concezione coranica del ruolo della don– na. e la contrappongono anzi, come superiore, a quelle giudaica e cristiana. (Qui rassurdo stà, evidentemente, ·nel contrapporre un'ideologia~ del VII secolo, rimasta inalterata, a una del I secolo, anzichè al mondo cristiano, per ,-non dire europeo, di-oggi).•. ·'·, Molte amano portare il velo o un fazzoletto, come forma di orgoglio della propria scelta re– ligiosa e anche come simbolo di rivolta contro una società nella quale la sessualità esercita un peso eccessivo. La poligamia è rara, ma dove c'è, è accettata. Ovviamente, la sola idea della poliandria è oggetto di scandalo. "Io penso sinceramente -diçe un'inglese sposata a Ùn egi– ziano- che è più difficile per l'uomo controllar– si. Il musulmano deve comprendere che l'uo– mo è diverso dalla donna". Una nera america– na usa una metafora agricola: "Per esempio, mio padre è agricoltore. Quando si occupava del pollaio, vi metteva solo un gallo. Con due galli, sarebbe la guerra permanente. Ci sono delle leggi nella natura. Dio l'ha creata così. Se la donna ha più di un uomo, è l'anarchia". L'uomo deve dirigere, e la donna, come dice il Corano, è il suo "campo da arare". Una con– vertita tedesca dice di sentirsi del tutto emanci– pata: "Io ho la responsabilità assai importante della casa, dell'educazione dei· figli, della co– struzione della famiglia e della coppia. La sua parte è l'esterno; la mia è l'interno, ma noi cer– chiamo di essere .sempre in comunicazione, in armonia". E' comprensibile che, in questo con– testo, non ci sia spazio per il piacere sessuale della donna. Il purit_anesimofemminile è l'altra faccia della dedizione al piacere sessuale del consorte, cui non è possibile, in alcune circo– stanze rifiutarsi. Le regole della sharia sull'a– dulterio, <!.a.punirsi_con la lapidazione fi_nchè morte sopravvenga, sono oggetto di un certo imbarazzo, ma tre convertite intellettuali si ar– rampicano sugli specchi per difenderle, mini– mizzandole: occorrono quattro testimoni del fatto perchè la condanna possa essere decisc1 . questa condizione non si verifica quasi m.. 1 Argomento quant'altri mai fragile: e se i quat– tro testimoni ci fossero? Senza coritare che la– pidazione di adultere (e di loro partner nell'a– dulterio) si sono verificate negli ultimi anni in più di un paese islamico. L'atteggiamento paesi islamici verso . l Anche qui, una grande varietà. Alcuni sfuggo– no al problema privilegiando .l'essenziale, e cioè il proprio rapporto diretto con Dio. "La politica non m'interessa", è uno dei tanti atteg– giamenti presenti. Altri prendono le distanze dalla politica dei governi ìslamici e persino, in qualche caso, dall'applicazione della sharia (o · da un'applicazione eccessiva della sharia). I fondamentalisti sono, in apparenza, pochi, ma resta il dubbio che questa impressione si debba al fatto che molti di loro non hanno voluto parlare con due intervistatrici donne. Alcuni si difendono contrattaccando: esistono anche un integralismo' cattolico e un khomeinismo ebraico di alcuni rabbini israeliani. L'Iran non gode buona stampa. Per molti, non ha a che ·vedere con l'Islam (!), e lo sciis~o è una "aber– razione". Tuttavia, anche Khomeini ha i suoi difensori: "Le persone condannate a morte hanno commesso crimini orrib!li". Le divisioni del mondo arabo sono, per alcuni, oggetto di critica. Imbarazzo e ambiguità raggiungono il massimo riguardo al problema palestinese. Pa– lestina e Libano, afferma un convertito, sono due casi poco chiari: "Invece, sono per la cau– sa afghana". Dolorosa e cons:wevole è la testi– monianza di un'ebrea americana fattasi musul– mana: è una grande tragedia in cui entrambi hanno ragione: "Israele esiste e i palestinesi sono laggiù; occorre che tutti e due trovino una soluzione". Un altro convertito è con i musulmani, ma non con i pJJestinesi, perchè sono marxisti. L'incompatibilità dell'islam con il marxismo ateo è comunerilente sostenuta: "Un marxista serio utilizza i 1 movimenti reli– giosi per i suoi fini di rivoluzione proletaria, e quando arriva il momento, sa distruggerli". (Sembrano lontani i tempi in cui, al Congresso di Baku del 1920, Zinoviev chiamava i musul– mani a una "guerra santa" contro l'imperiali– smo inglese, e Radek li invidva, fra applausi entusiasti, a far rivivere "l'istinto della lotta che animò un tempo i popoli dell'Oriente quando, sotto la guida liei loro grandi conqui– statori, si slanciarono' sull'Europa". Ma sono poi davvero così lontani quei tempi, o l'Unio– ne Sovietica teme e reprime da un lato mentre soffia, dall'altro, sul medesimp fuoco?). . Alcuni -una minoranza- sposano con foga da neofiti guerre e politiche del mondo arabo. Cu– riosamente, questo atteggiamento è diffuso, più che in altri, fra gli intellettuali. Lo abbia– mo già visto in Vincent Monteil. Maurice Bèjart rinverdisce vecchie teorie naziste per so– stenere che capitalismo e marxismo sono nati in Europa da una medesima matrice: il giudai– smo. Garaudy e Monteil proclamano di essere antisionisti, non antisemiti, ma Georges Ay– yub, ex-cattolico francese, simpatizzante per i Fratelli musulmani, va molto 1 oltre: "D'altron– de, in tutte le grandi correnti della Storia, si trova sempre un ebreo: Marx per la filosofia, Freud per la psicanalisi. Ma non arriverò fino a pensare, come fanno alcuni, che tutti loro abbiano complottato. Vi dirò che Hitler era per metà ebreo per parte di madre, ma non mi spingerò fino ad apprezzare le saponette che ha fabbricato". Senza .commento. Meglio in Europa La tariqa Alawiyya sostiene che l'islam si vive e si pratica mèglio oggi in Europa, libero da costumi che altrove lo frenano ·e lo ostacolano. L'islam vero è in esilio. Nei paesi islamici non si rispetta l'individuo. Può stupire, a prima vi– sta, ma questa posizione è molto diffusa. Ecco altre due testimonianze: "Preferisco vivere in Europa che in un paese musulmano, perchè sono libero qui di praticare l'islam, più che in un qualsiasi paese che si pretenda musulma– no". "Meglio vivere il proprio islam in farro– pa: almeno, qui possiamo liberamente parlare, criticare il governo, la società, dire quello che vogliamo e praticare la religione scelta da noi, nessuno ci darà fastidio". Che le religioni diano più facilmente frutti di alta spiritùalità "in esilio", o in terra di missio– ne, che nelle situazioni maggioritarie e "protet– te", è una vecchia idea, probabilmente sempre valida. (Del resto, uno dei temi preferiti del fondamentalismo islamico è quello di una Ji– had interna, di una "reislamizzazione" della società). Ma le testimonianze che abbiamo ap- .pena letto dicono esplicitamente qualcosa di più. Parlano di libertà. L'islam è libero di avanzare nei paesi occiden– tali. Ma i paesi islamici tendono a proteggersi da possibili infiltrazioni: i loro governi hanno sempre rifiutato di firmare l'art. 18 della Carta dell'ONU sulla libertà delle religioni, e solo di recente hanno accettato -con molte riserve- un documento assai generico sulla tolleranza. Con la sola parziale eccezione di pochi regimi che hanno peraltro non minori strumenti di repres– _sione,la restaurazione della sharia ltvanza un po'· ovunque nel mondo islamico, dal Pakistan al Sudan.fLe lapidazioni, il taglio delle mani, le fustigazioni, le \mpiccagioni pubbliche sono il puntello di regimi che giocano la carta del tra– dizionalismo contro una destabilizzazione sempre in agguato. Ma la restaurazione della sharia non è certo solò (non sempre) un'inizia– tiva dall'alto. Assai più frequente, è l'espressio– ne in linguaggio religioso (l'unico conosciuto) di· masse diseredate che vedono in ideologie d'importazioni occidentale, in modernizzazio– ni timide o frettolose o corrotte, la radice dei fallimenti dei loro governi. Qui sta, in buona parte, l'imbroglio. Tornando ai convertiti, si puq supporre che anche i difensori, sia pure imbarazzati, della legge coranica apprezzino, restando in Europa, di non doverci mai aver a che fare. I transfughi dell'islam Ci sono anche dei convertiti dall'islam al giu– daismo o al cristianesimo: in numero decisa– mente minore, anche perchè dall'islam non si esce, pena.la morte. Una delle voci più acute ed equilibrate che s'incontrano in questo libro è quella ai M., pastore protestante, ex-musul– mano, costretto a vita semi-clandestina: suo fratello, ùn medico integrista, ha già cercato di avvelenarlo. Da questi uomini costretti a cam– biare nome (non per libera scelta, come è il caso dei 'Convertiti all'islam) e a fuggire da fa– miglia e amici, vengono alcune critiche radicali all'islam contemporaneo: l'estrema trascen– denza di un Dio che, per non essere incarnato, manifesta in questo la sua lontananza dagli lmanSheikhAbdodwnid davanti al CentroCulturale Islamico di Roma(foto Stefano Mootesi). uomini; la sorte riservata alle donne; una cir– tezza che confina con l'arroganza; un'intransi– genza che non ammette dubbi e porta spesso all'intolleranza. Poca originalità, anche qui, se si vuole. Ma dall'interno di questa inchiesta, anche queste voci andavano segnalate. Ancora le vedettes Molti hanno abbracciato l'islam senza fame uno spettacolo. Alcuni sono divenuti vedettes per la loro oggettiva notorietà. Altri si sono trovati assai bene nel ruolo. Per esempio, Ro– ger Raja Garaudy: ."Ho sorvolato tutte le cime del mondo ... Mi sono bagnato in tutti i mari ... Ho attraversato tutte le porte ... Ho potuto rac– cogliermi in tutti i luoghi elevati in cui l'uomo ha lasciato le tracce deJle sue opere". Oggi Garaudy, come molti altri convertiti di lusso e "turchi di professione" frequenta nei paesi islamici congressi e alberghi di lusso, te– levisioni e giornali, ossequiato e coccolato: solo Armstrong e Cousteau lo sarebbero di più, se i loto rispettivi misteri si chiarissero (il che sembra, per ora, improbabile). Ma ci sono anche altre vedettes della conversione, non ne– cessariamente all'islam. Philippe Sollers, di– mentico ormai del libretto rosso, "illuminato in modo accecante dalla verticalità biblica", recita la Torà davanti al Muro del pianto, es– sendosi preventivamente assicurato che lo si stia filmando. Distraendo Sollers dalle sue let– ture ispirate del Paradiso e dai suoi show reli– giosi, Godard medita con lui sul mistero della Vergine. Jean Edem-Hallier viaggia tra Corbin e Massignon, tra S. Tommaso, S. Agostino e Chateaubriand. Incontrato dalle due autrici di questo libro in un ristorante romano, si confi– da così: "Io sono cattolico. Peraltro, la fede importa poco, è una posizione politica. Impor– ta poco se io credo o no. L'importante è che oggi bisogna c.redere!" Un uomo, insomma, che sente il polso dei tempi. Tirando le somme Cominciamo a tirare le somme. Abbiamo in– contrato, grazie a Rocher e Cherqaoui, una straordinaria varietà di esix:11enze e di motiva– zionL Abbiamo incontrato conversioni sincere e opportunismi (un ultimo esempio? Un mer– cante belga è uscito dalla crisi vendendo tappe– ti di preghiera con incorporata una bussola orientata sulla Mecca). Abbiamo incontrato esigenze religiose profonde e nuove mode. Ab– biamo visto in azione petro-dollari e fanatismi, ma anche scelte degne del più profondo rispet– to e il presentarsi di problemi reali (per esem– pio la nostalgia di antiche solidarietà nella crisi dell'individuo isolato e della famiglia nucleare) cui si chiede -perchè non anche all'islam?- una risposta. Il fenomeno delle conversioni all'islam è dun– que variegato: nulla autorizza, comunque, a identificare islam e fanatismo. (Occorre ricor– dare che l'islam ha fornito esperienze religiose, letterarie, di pensiero tra le più elevate nella storia dell'umanità?) E' un fenomeno, per ora, abbastanza limitato, anche se in crescita. Tuttavia, 5'inserisce an– ch'esso in una crisi della coscienza europea che si sente in declino, indifesa, minacciata di so– praffazione dai suoi più giovani vicini d'oltre Mediterraneo. In questo senso, il fenomeno delle conversioni è vissuto anch'esso come un'oscura minaccia; si apparenta al ricatto pe– trolifero, al terrorismo, alle intimidazioni arro– ganti di Gheddafi, al dilagare démograficQ dei cittadini europei di origine afrÒ-asiatica. Il ri– schio ·del razzismo (dei razzismi) è forte, e tut– to ciò che va nel senso di frenarlo dev'essere benvenuto. Questo libro va nel senso di frenar– lo. Credo che un laico non possa nutrire partico– lari preoccupazioni se alcune persone cambia– no di religione: sono fatti loro. Un laico ha semmai il problema di difendere lo Stato e la

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