Fine secolo - 8-9 febbraio 1986

N onostante il grande successo dell' Inso– stenibile (e~gerezz~. de!l~essere, pochi sono stat.t 1 tentabVI dt mterpretare il senso delle opere di Kundera. Varrebbe la pena di soffermarsi sul rapporto tra filosofia e letteratura che propone con i suoi libri. Ricor– do che, nell'autunno del 1981, Kundelia iniziò il suo.corso di letteratura all'Università di Pa- · rigi intit<;>lato "Musi/, Kafka, Broch e Gombro– wicz". spiegando la sua idea di filosofia. Dalla fine del XIX secolo, secondo lui -la filosofia ha perso di vista la vita concreta, sfè come stacca– ta dal mondo. Lo spirito déll'Europa, la sua . saggezza, si incarna non più nel pensiero filo– sofico ma in romanzi come Ulisse, i.A monta– gna incantata, L'uomo senza qualità, Il castello, J- sonnambuli, Cosmo... Nietzsche -dal quale inizia l'ultimo romanzo di Kundera- rappre– senta quel passaggio dalla filosofia alla lettera– tura: soprattutto i suoi Aforismi so.nogià lette– ratura, e proprio per questo "pulsano di vita". Della filosofia di questo secolo,.lo scrittore ce– coslovacco apprezza soltanto la Fenomenolo– gia., una sorta di punto d'incontro tra la Filo– sofia e il Romanz.o.Essa infatti, è "la filosofia delle cose che ci appaiono, prima che·la scienza , le 'matematizzi; si interessa all'esistenza, al /e– benswelt, al mondo concreto nel quale noi vi– viamo". Quattro sono i filosofi del,novecento ai quali Kundera e la sua opera fanno riferi– mento: Ed.roundHusserl, Martin Htjdegger, il cecoslovacco allievo di Husserl, Jan Patocka ed Emanuel Levinas. Oltre ad essi: Sigmund Freud e Gustav Jung. Kundera è cosciente che occorre evitare comunque una confusione tra • Filosofia e Letteratura. Come sosteneva lo scrittore polacco Witold Gombrowicz: "La fi– losofia è necessaria: nel senso che propone.del- 1<: visioni del mondo, dei punti di riferimento, delle•possibilità speculative. La filosofia aiu~· l'arte ma non è arte". Gombròwicz, secondo Kundera, pur essendo un antesignano dell'Esi– stenzialismo non cadde nell'errore di Sartre di scrivere "romanzi filosofici", come lo scrittore austriaco Hermann Broch assimilò la Fenome– nologia senza perdere_la sua capacità di ro– manziere. . Tutti i eclettici romanzieri sono I romanzi di Kundera nascono da un confròn- , to continuo con il pensiero filosofico. In una intervista a Jean Pierre Salgas (Kundera lit ile préférence /es philosophes, in "La Quinzaine Littéraire", 16 febbraio 1984) egli ha spiegato come "prepara" i suoi romanzi e quale rappor– to ·essi abbiano con la filosofia: "La mia pas– sione per la filosofia è tipica di un eclettico, tutti i romanzieri sono brutalmente eclettici quando parlano .di filosofia. Io non ricerco una verità: cerco la ricchezza di ~ssibilità di vedere il mondo.( ...) Leggo con il più grande disordine: ciascuno dei miei romanzi ha dietro una bibliografia. Nei periodi di preparazione ai romanzi leggo soprattutto· saggi filosofici: Platone, Diderot, Nietzsche, Cioran. Prima·del Valzer degli addii (Bompiani, 1977) ho letto quattro tomi su~la vita dei santi, Descartes, Husserl e Giovanni Scoto Eringena (per la sua concezione del Paradiso). Per prepararmi a i.A vita è altrove (Mondadori, 1976) ho letto Hei– degger e_un centinaio di biografie di poeti e di sàggi sulla poesia e la lirica". Ciò che colpisce molti lettori di Kundera è proprio questo tono di familiarità con la filo– sofia. Filosofia e vita stanno l'una accanto al– l'altra nei suoi romanzi. Si passa, come nell'ul– timo libro, da considerazioni su Parmenide o Nietzsche alla scena di un uomo e una donna che fanno all'amore su un divano; dalla descri– zione dei pensieri di un cane di nome Karenin a tre pagine di ragionamenti sul senso dell'esi– stenza umana; da episodi della triste vicenda politica cecoslovacca, alle gelosie di una don– na, a una disquisizione su come sono fatte le tazze dei cessi e perchè._..Questo altalenare dalla vita alle idee e viceversa è l'espress!one FINE SECOLO* SABATO 8 / DOMENICA 9 FEBBRAIO ==········~· ........ .. ....................... """"""3 .KUNDERA E LA l. 1 11,0SOFIA- DEl l,A ·~ Molto successo,p_òca discussione, sul/ auiore del/'Insostenibile leggerezza. Il quale ''prepara" i suoi · romanzi con una eclettica ma accurata riflessione filosofica, con una preferenza · per la-filosofia della vita quotidiana, e dei suoi di.ritti di.fronte alla Storia. · . . ' I I / . Ai .• , potere cecoslovacco sui propri· sudditi, si è di– menticato_di approfondire i problemi e i con– flitti personali, tra individui. "L'anno 1977 è . stato l'anno decisivo per noi dell'opposizione: l'anno- della Charta, delle firme, delle persecu– zioni" -dichiarò il 23 agosto del 1983 lo storico Karel Bartosek. a "Il Manifesto•;_ ".eppure per me è stato, più di ognì altra cosa, l'anno della morte di mia madre. (...) Neanche in un siste– ma come il nostro si possono ridurre le storie ad una lettura tutta e solo politica". Questo è ciò che ha .compreso Kundera anche quando ci, , parla della "Primavera di Praga" o della re– pressione. Ne li libro del riso e dell'oblio, ad esempio, ci avéva-ràccontato di una donna - madre del prÒtagoni~ta della storia ·intitolata La madre- che aveva invitato per il 12 agosto 1968 un suo amico farmacista a .raccogliere le pere nel suo giardino. A causa dell' "ingresso dei carri armati-di alcuni paesi stranieri" in Ce– coslovaçchia, il. fa.flDacistanon. si fece vivo e nemmeno nei giorni successivi per scusarsi. La signora 'ci rimase malissimo e non perdonò più l'amico: Il figlio e la nuora rimasero sorpresi e ~~ - indignati per tanto egoismo è tanta incom– prensione degli eventi storici. A distanza di molti anni però, sopiti i rancori, attendendo la madre, il figlio riflette su quell'episodio. Le conclusioni a cui giunge sono un po' diverse"da quelle del passato. Tutto sommato· non gli sembra così .sbagliata la prospettiva-esistenzia- , · ,..__________ di Francesco M. CATALUCCIO---...;_ _____ ..J dell_afilosofia letteraria di Kundera.·un uomo e· una donna che si stanno· facendo del -mal~ sono la Vita, ma sono anche la rappres~ntazio– ne di una idea filosofica. Questo rapporto tra . Idea e Vita non· è però mai_meccanico: c'è ·qualcosa di irriducibile, qualcosa che solo l'ar– te riesce a rendere. In questa "altalena" tra Fi– losofia e Vita stanno le premesse di un nuovo tipo di romanzo. Kundera parte da considera– zioni sulla Filosofia per narrarè ·degli avveni– menti, mentre altre volte opera in modo diver- - so: "I personaggi non nascono da un corpo materno come gli esseri umani, bensì da una sttuazione, da:una frase, da i.mametafora, con– tenente come in un guscio una possibilità uma– na fond~mentale che l'autore pensa che nessu– no abbia mai·scoperto o sulla quale ritiene che nessuno abbia mai detto qualcosa di essenziale_ (...). I personaggi.del mio romanzo sono fo mie· proprie possibilità che -non si sono realizzate (...). Un romanzo non è 1ma confessione del– l'autore, ma un'esplorazione di ciò che-è la vita umana nella trappola che il mondo è diventa– to". L'aspetto centrale del pensiero di Kundera, quale emerge non soltanto dai suoi romanzi ma anche dai suoi scritti sulla cultura del Cen– tro-Europa, è il problema della Storia, del rap– porto tra l'individuo e il potere. In ciò Kun-de– ra è vicino ad altri scrittori dell'Europa orien– tale come Gyorgy Kol)rad, Tadeusz Konwicki, Reiner Kunze. Ma lo scrittore ceco non ama questi accostamenti, diffida giustamente della eticheJta "scrittore del dissenso". Soprattutto da quando abita: fuori dalla sua patria ammet– te che ~I massimo lo si consideri un rappresen~ ta~te di quella cultura centroeuropea che per pnma ha· compreso la natura della crisi del– l'Occidente e previsto i pericoli derivanti dalle varie forme di totalitarismo .. Kundera è un uomo dotato di una coscienza "dialettica": rie– sce}n modo molto lucido a scorgere e descrive– re le molte facce della realtà. Non è un fanati– co, non è convinto di possedere la Verità, non racconta di un mondo diviso nettamente in bianco e nero, in be~e e male. .Le nostre Europe Della realtà occidentàle riesce a mettere in luce le profonde contraddizioni e i goffi movimenti con. ci Ji muovono i su~i abitanti: ne è un esempio li professor Franz, l'amante di Sabi– na, che va·a morire tragicamente in Cambogia., I protagonisti degli ultimi due romanzi si aggi– rano per un Occidente per molti versi a loro in- · comprensibile, popolato da persone di'versissi- : me da loro. Soltanto Kundera, tra.gli scrittori che vivono in esilio, riesce a mostrarci come la ·Storia sti~ allontanando sempre di più le due pa~i dellj~\lf?Pa, e i suoi abitanti. · I roman21 dt Kundera sono "poemi senza eroi". I protagonisti sono tutti delle vittime di una tragedia iniziata di nuovo nell'agosto del 1968, eh' ha avut? il potere. di rimescolare le carte del~el<;>t:~ es1s.tenzee dt scoperchiare ciò ~he ~OJ)~tra I p1ccohdr~~i d.ellaloro esisten– za quoh<J1ana.La Stona e entrata nel mondo ·privato di queste per~one esasperandone I pro- .. blemi. E' interessante notare come uno sèritto– r~ it~liano, vissuto molto tempo ·a Praga·, sia nusc1to, con un libro molto bello uscito alcuni anni fa (tfr. Vittorio Semionti, li tempo fra il cane.e.il ~upo, Bompiani 1980), a rendere que-· sta s1tuaz10nevenutasi a creare in Cecoslovac– chia attraverso un montaggio di piccole, "ba– nali'', storie di tutti i giorni e pignole annota– zioni degli avvenimenti di quel periodo. Kun– der~ proced,_e per la medesima strada, ispiran– dosi forse. alle stesse persone, ma giunge a· delmeare una "fenomenologia della normaliz– zazione degli- uomini" da,lla quale emerge la sua concezione dei rapporti tra gli individui e il potere che chiama la Storia ·.a giustificazione del proprio operato. Con le storie dei personaggi degli ·ultimi tre suoi romanzi Kundera ha messo a fuoco tra le altre,· un~ questione sulla quale vale 1~ pena . soffermarsi. Il gi!)rno del/~ pere, e dei carri . . I Lo scnttore cecoslo.vacco infatti. è riuscito a chiarire l meccanismi defla "normalizzazione" · attuata in Cecosl,ovacchia dopo l'intervent~ delle truppe del Patto di Varsavia, in modo an– cora più profondò e problematico di ·quanto non avesse fatto il sociologo Milan Simecka nel suo studio Lezioni per il ristabilimento del– l'ordine (E/O, Roma 1982). Perchè Simecka, nella sua analisi della "violenza civilizzata" del . le della madre.: le pere sono molto piµ impor-· tanti dei carri armati, "il carro armato è peri– turo la pera è eterna". · Là vittoria della normalizzazione fa proprio leya su questa volontà che l'uomo ha di ripie- . garsi sulle proprie cure quotidiane, sui propri pi:oblemi: la politica, la Storia, nel momento della sco~fitta gli appaiono come qualcosa di sempre più estraneo, "inumano". ·Nel,:,uo ulti– mo romanzo, Kundera prectsa meglio questo aspe,tto quando narra di To1p.às .che si rifiut di firmare un appello di protesta di.intellettuah presentatogli dal figlio, perchè ha paura che il potere p.ossa far del male a Tereza: "Tomàs n~n può salvare i prigionieri politici ma può rendere- felice Tereza", nota Kuridera "No non sa 'rare nemmen~.questo. Ma se -fi'rma I~ petizione è quasi .certo eh~ le spie della,polizia andranno da lei ancora più spesso e che le . mani le _tremeranno ancora di più". Ci trovia– mo di fronte à una miscela di paura, egoismo, e nausea per come la politica ha modificato la propria. vita e potrà ancor.a mod1ficarla in peg– ~o. Tomà~! come Kare! -iJprotagonista de i.A . madre- arnva a.teorizzare questo rifugio nel privato: "E' mòlto più importante dissotterra– re una cornacchia sepolta viva (come aveva fatto pochi giorni prima Tereza) che non man– dare petizioni a un presidente". Questi conflitti -ignorando i quali non si può comprendere né la .normalizzazione in Ung)).e– ria, né quella in Cecoslovacchia, né quella che si,sta attuando in Polonia- ci vengono narrati da Kunoera in modo così partecipat.o che qualcuno ha pensato che egli abbia voluto teo– rizzare una filosofia dell'esistenza basata sul disimpegno. Ma questa è la vità, fatta di uomi– ni e non di "eroi", di persone lacerate da tré– men~i conflitti e contraddizioni, te___rrorizzata dal potere e disorientata dalle ragioni della Storia. La Filosofia della Storia di Kundera, è terribile, senza illusioni su valori di significato universale: "I regimi criminali non furonc creati da crimiqali·, ma da entusiasti, convinti di aver scoperto, l'unica strada per il ·paradiso. Essi difesero con coraggio quella strada, giusti• ziando per questo molte persone. In seguito, fu chiaro che il paradiso non esisteva e che gli en– tusiasti erano quindi degli assass.ini". Quel "quindi" ché abbiamo sottolineato (e che la traduttrice dell'edizione clandestina polacca, la regista Agnieszka Holl~nd, si è lasèiata sfuggi– re) chiarisce tutto il disincanto di Kundera:. per ·1a Storià gli assassini sono solo quelli che per– dono. Se il paradiso fosse stato raggiunto, k - montagne di cadaveri sarebbero state più leg– gete .di una piuma, trascinate via da un soffio ·d'aria ...

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