Fine secolo - 25-26 gennaio 1986

I n quella galle~a di una dozzina, forse,. di personaggi storici che la posterità, un po' per ammirato stupore, un po' per adula– zione cortigiana passata poi supinamente in tradizione, suole insignire con l'epiteto di "grande", ben due posti son presi dalla casa di Hohenzollern. Vien fatto di domandarsi se quella casa fosse così straordinariamente dota– ta o se i compiacenti storiografi di essa fossero, diremo, di troppo facile contentatura. Il dubbio sorge per colui che apre la sei;ie, il principe elettore Federico Guglielmo, gover– nante i suoi popoli pèr quasi mezzo secolo, contemporaneo, se non proprio coetaneo, del "Re Sole". [..,] Non è, naturalmente, il caso di aprire qui -un processo per: domandarci se fu ·veramente "grande" -0, manzonianamente,. se fu "vera gloria". Certo, questa sua "grandezza" non~ nulla di demoniaco, nulla di simile a una forza prorompente, incontenibile di natura che si di– spieghi e quasi si scateni nel mondo; è piutto– sto, la grandezza resultante dall'equilibrio, dal– la misura di doti di per sé stesse non eccelse né eccezionali; quasi una sorta di grandézza del– l'armonia, del buon senso, della saggezza, del- - la moderazione del doi:µjnio di sé. E una gran– dezza, poi, tutta relativa al suo tempo e al suo rango di principé elettore. Fra cotesti principi, da un buon secolo non emergeva qualcuno: di– ciamo dei principi laici, ché per i tre arcivesco– vi elettori i tempi d'oro, quelli degli Annoni di Coloaja o dei Corradi di Magonza, erano tra– montati da un pezzo. Uno di essi, Federico V del Palatinato, aveva· tentato, sì, proprio negli anni della giovinezza di Federico Guglielmo, di spiccare più ardito volo; ma l'avventura aveva avuto fine miserevolissima; e il nomi– gnolo che gli rimase di "Winterkonig" (re di un inverno) stava a ricordare il senso di ridico-· lo.che quella conclusione aveva suscitato: Qua– si un monito familiare per il giovane Federico Guglielmo: sua madre era, infatti, la sorella del principe infortµnato; suo padre, l'elettore Giorgio Guglielmo, voglioso di avvicinarsi agli Imperiali, si dava gran pena per fa.re dimenti– care questa malaugurata parentela e non cessa– va di raccomandare al figlio giovanetto, allora in Olanda per ragioni d'istruzione, di non compromettersi e di non comprometterlo, di rompere ogni rapportò con questi parenti po- . veri e in esilio, con la Palatina vedova e con le sue figlie graziose; per una delle quali, sua coe– tanea, Federico Guglielmo. aveva un debole ' sentimentale. [...] · A vent'a~ quando suc;cedette al padre, nel 1640, Federico Guglielmo si trovò sulle brac– cia un'ere9ità ingarQugiiata e quasi quasi falli– mentare. I titoli di proprietà erano buoni, in– controvertibili: nessuno gli poteva, onestamen– te, contestare di essere il legittimo duca di Prussia, ma sotto l'alta sovranità del re di Po– lonia; di essere il legittimo duca di KJeve sul basso Reno; il conte di Mark sulla Ruhr, il conte di Ravensberger, nella Vestfalia. Ma nel– la vita degli stati non basta "l'usbergo del sen– tirsi puro"; il fatto era che, allora, l 640, in quel particolare momento della lotta politico– religiosa in Germania che si suol chiamare, al– quanto estrinsecamente, "guerra dei Trent'an– ni", tutti questi be! titoli impallidivano davanti a una più cruda realtà; ed era che tutti questi territori, qual più qual meno, erano teatro di guerra o luoghi di acquartieramento.(ciò che, ai fini pratici, per i miseri abitanti, non era molto diverso) dei vari hèllil!eranti: Svedesi. Olandesi, Francesi da un lato, Imperiali è Spa– gnoli dall'altro, ma tutti concordi nel taglieg– giare quel daboen principe èhe non sapeva di– chiararsi decisamente o per _gliuni o per gli al– tri. o che sembrava, semmai, inclinare proprio verso la causa _perdente. E poi, questi territori avessero almeno costitui– to un complesso unito e compatto; ma erano al contrario, tre tronconi principali, senza alcuna continuità territoriale. [...] Situazioni del gene– re, in territori segregati dal mare, ci sembrano ora quasi inconcepibiii; ma erano, allora, co– munissime.[...] FINE SECGLO * SABATO 25 f 'DOMENICA 26 GENNAIO :-...:..·. ~~: •. ..! LAVOLTA CH F:IL-GRANDE • I EM,ETTORE NON CONIO' ·ME.DAGT,1-F: di Ernesto SESTAN E' morto, a 87 anni, lo storico Ernesto Sestan. Lo ricordiamo pubblicando un esemplare saggio (''Il Grande Elettore"), . comparso per la prima volta sulla rivista quindicinale "PopQli" nel 1941, poi compreso 'in "Europa settecentesca-ed altri saggi'' · (Ricciardi, 195J). . Nel ritratto di Federico Guglielmo, l'avventura di un principe fra .· battaglie campali e costruzione dello stato. . · conquista (la quale avr_ebbeproceduto, neces– sariamente, per dilatazione_,come una macchia d'òlio), bensì secondo i concetti del diritto pa.:' . trimoniale, per eredità, talora anche per acqui– sto o per ·permuta. Così, accanto al nucleo più vçtusto, la Marca, si erano aggiunte, nel 1614, sei anni avanti la nasçita di Federico Guglielmo, Kleve e Mark, come parte di un'eredità assai più vasta e mol– to contestata; così si era aggiunta, nel 1618, la Prussia, quando vi si estinse quel ramo della casa di Hohenzollern. C'è poi da maravigliarsi se i maritaggi principeschi occupavano assi– duamente le corti, se erano considerati gli affa– . ri più delicati e vitali dello stato, se le dinastie di cui si calcolava prossima l'estinzione, attira– vano su di sé l'attenzione e l'attesa spasmodica di tutti i parenti prossimi e lontani, nutrenti in seno speranze per questo o quel titolo?· Gli. Hohenzollern di Brandeburgo, appunto, si trovavano da tre anni, quando Federico Gu– glielmo assunse il potere, in attesa di entrare in possesso della Pomerania, essend~ morto nel · 1637 l'ultimo duca, Boghisilao XIV; diritti in~ contestabili, discendenti da legami di parentela e da_un_trattato fra le.due·case di quasi un se– colo e mezzo prima (1493). Ma la Pomerania era occupata, èpme buona ·parte della Marca, del resto, dagli Svedesi; i diritti restavano lette– ra morta fino aJia conclusione della pace gene- ____ -::::.•--.- . ___ --·- raie, che sembrava ancora lontana. L'elettore .. I Così accadde, nei turbini delle guerre, che spe– cialmente le terre basso-renane finissero in ·mani nemiche e vi restassero per degli anni, senza che Federicp Ùuglielmo sembrasse trop– po preoccuparsene; tanto, una buona vittoria conseguita nella Marca o nella Prussia avrebbe · avuto le sue ripercussioni anche a Kleve o. a Mark e la pace a·vrebbe restituito anche i fram- .menti di territorio andati momentaneamente perduti nel corso della· gue.rra. É, forse, anche senza una buona vittoria; questi principi tede– schi giostrano, sferruzzano'i'un contro l'altro, si fanno prendere in mezzo da vaste coalizioni d'ampiezza quasi eu.ropea; ma poi quando, stanchi dei colpi·dati e ricevuti, vengono a più miti consigli per chiudere ragionevolmente 1::i' partita, non sempre, anzi di rado, i termini del- •·-=~=:- _ =·· -=· ___ ,._:----:~ · __ Gio,rgio Guglielmo di buona memoria aveva, ... ~-:='~;-·=-:=-:-----__ -= appunto, riposato tranquillo e fiducioso nel --~~--~~--~---: ~·~,.~---:– ~:-::~~t:T;;,·~:-w>.·•::;r?~ la pace corrisp~ndono nettamente alla logica. della g1.1erra; criteri giuridici prevalgorio su cri– teri p-oliti_ci; ognuno torna al suo, màgari un . po' diminuìto o allargato; e se qualche tetra· era coritestata, sì taglia il··mal per niezzo; con ' un buon compromesso; non ·si·as&,iste qui allo, spettacolo, altrove consueto (benché ora meno . che solo uno o due sec:oliavanti) del prillfipe che vuole_"togliere lò ~tato'' ad al_troprincipe; µn Machiavelli tedesco è addirittura inconcepi– bilè; n~la GermaJlia Cinque· e. Sèicentesca: tà .· lotta politica si presenta con le vesfi della con– testazione civile in materia successoria. I con– cetti del diritto patrimon.iale privato prendono il luogo della.politica pura; proprio per questo i domini principeschi erano così hizz~rramente distribuiti, essendosi formati non pt:r via di · suo buon diritto; suo figlio, Federico Gugliel– mo, era uomo d'altra tempra; abbandonò la politica suicida della neutralità disarmata, se– guita dal padre, finì coll'aderire alla parte sve– dese, traendone almeno un vantaggio: di alle– viare il· peso dell'occupazione svedese nella Marca; ma fu tutto qui; sulla Pomerania anche gli Svedesi poterono vantare qualche diritto, un diritto di pegno loro accordato dal defunto duça; conclusione fu che, alla pace di Vestfalia (1648), Federico Guglielmo non ebbe che. una· .parte della Pomerania, quella più povera, im– portuosa, a oriente dell'Oder (Pomerania ulte– riore), senza Stettino, senza una striscia di ter– ra lungo la foce del fiume; insomma quella parte, che - è lecito pensare - avrebbe potuto– avere anche il sùo defunto padre con la sua po– litica dello stare a vedere e aspettare. [...] La delusione· per la perdita deÌla Pomerania anteriore non si cancellò più dall'animo dell'e– lettore, la subì come una palese ingiustizia; tut– . ta la s9-aattività politica, spesso, in apparenz~ ccisì incoerente, nei quarant'anni di governo che ancora visse, fu diretta principalmente a recuperare quella terra, con gli Svedesi o con– tro gli Svedesi. Questo pensiero dominante lo rese meno sensibile ad altre possibilità di in– grandimenti che, forse, sarebbero potute dive- nire più redditizie. [...] · Ma egli era piuttosto estraneo a queste diretti– ve che ora si direbbero "geopolitiche"; mutate circostanze. Io costrinsero a. preferire, netra pace di Wohlau (1657), confermatà poi nella pace di .Oliva (1660), il riconoscimento della · sua assoluta indipendenza, come duca di Prus– sia, dalla sovranità feudale della corona di Po- lonia. · Nessuno vorrà contestare il .significato e l'im- · portanza, morale ,e materiale; di quest'atto, che scioglieva un principe dell'Impero da una sudditanza umiliante, dall'obbligo di implora': re ad ogni successione il nuovo conferimento_ del dùcato, dalla soggezione al tribunale di ap, pello"di Varsavia, ~he diveniva µn comodo ap', piglio per interferenze e intrighi dei suoi suddi– ti prussiani, specie la nobiltà e la borghesia cit-: tadina. Ma questo della piena sovranità sulla' Ptussia e quelto·degli acquisti già ricordati nel:: la pace di Vestfalia furono anche gli unici sué- .cessi politici di un'attività, spesso irrequieta, di quarant'.9tto anni di governo, di quattro guer~ re, di molte vittorie, di qualche sconfittta (la, più scottante, qµella che gli inflisse a Tiirkheim il Turenne, nei primi· giorni del gennaio del 0 • 1675,divenne tal~ per l'improvvida ritirata de·-

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