Fine secolo - 25-26 gennaio 1986

FINE SECOLO* SABATO 25 / DOMENICA 26 GENNAIO 2 4~~~1111!!!!!!!111!mm11111111111111111111111111111111111111111111111111111111111~11111111111111mmm;:_::.J.illlll!l!l!!!!!!lll!·!!lli·m--1111111mr1-111--!!!!!l!!!l LA CACCIA:~ E IL- COMUNE SENSO· DELBF:NE di FrancoTRAVAGLINI Il referenq,um sulla caccia deve evitare un punto di vista "morale" come se fosse un ''pregiudizio ideologico", o un 'opzione arbitraria contrastante con l'oggettività della scienza? C'è chi lo pensa. Il nostro collaboratore pensa, al contrario, che occorra affermare_l'avversione– "morale" - dunque assoluta - alla caccia: e che questa intransigenza non sia incapace di duttilità, e di rispetto per gli altri ... M i è capitato spessò, parlando con i cacciatori, di sentirmi obiettare che la mia avversione alla caccia in quanto tale, direi quasi a prescindere dai danni ambientali che essa provoca, è una posizione esclu_sivamentemorale. Intendendo con que– ·sto, non qualcosa di illecito; bensì di -opinabile e, per ciò stesso, debole. Inutilizzabile comun– que come argÒmento a favore o ·contro l'atti– vità venatoria cqsì come è oggi. «Io ritengo lecito - dice in sostanza il cacciato– re - e moralmente accettabile uccidere animali selvatici per sport. Tu no. Rispetto la tua opi– nione, tu rispetta la mia». Non è diverso, sostanzialmente, l'atteggiamen– to dell'anticaccia 'ragionevole' che liquida come sentimentale e non valido, anche se ov– viame_ntelecito, ogni argomenio che non sia basato su _precise considerazioni scientifiche, su equilibri e disequilibri ecologici ecc. «Cose da 'gattare', da 'animalisti isterici'», capita persino di sentir dire. C'è insomma, sotto questo aspetto, una strana convergenza ad escludere -non solo ragionan– do di caccia, ma anche di too, allevamenti in– tensivi, alimentazione, vivisezione ecc.- ogni considerazione morale nel definire i rapporti •degli _umanicon gli altri animali, e con l'am– biente in generale. Quasi che le argomentazio– ni andassero ricercate solo altrov_e -nella 'scien– za'-e non anche qui. Una scienza -oggèttiva e una morale arbitraria?- Eppure oggi molte delle ragioni di questa esclusione sono state in_validateo, comunque, messe in discussione. Dalla considerazione del– l'animale come semplice macchina incapace di emozioni e sentimenti, disponibile quindi a ogni sorta di manipolazione e di uso -da parte degli umani; •ai vari argomenti che, via via che il precedente perdeva efficacia, sono stati avanzati per puntellare il muro invalicabile che separa la nostrà specie dalle altre: l'uso siste– matico di strumenti, il linguaggio, la capacità di trasmettere esperienze per via culturale.· In certo modo sono le stesse ricerche etologi– che condotte in questi anni a mostrare che la . nostra comprensione degli animali e i nostri _rapporti con· loro, sono spesso viziati da pre– giudizi etici, ideologici e scientifici. Proprio su queste pagine abbiamo parlato di recente dei pregiudizi maschili che hanno portato per lun– ghissimo tempo insigni scienziati a non vedere o a sottovalutare il ruolo delle femmine nelle società animali, quella umana compresa. Così come scienziati altrettanto insigni hanno conti– nuato a sostenere, al di là di ogni evidenza, e fino a non molto tempo fa, che il concetto di sofferrenza - fisica e psichica - non era applica– bile agli altri animali. .Senza nulla togliere all'importanza della ricer– ca scientifica, ce n'é abbastanza per suggerire, a chi ancora la conserva, di rinunciare alla cer– tezza rassicurante che essa sembra fornire, e di restituirle quella· relatività che, sotto questo aspetto, la rende non così dissimile dalla ricer 0 ca etica. Trovo infatti strano che proprio gli ambientalisti - che pure così lucidamente de– ·nunciano la cattiva scienza (o l'uso cattivo del– la buona scienza. Ma che differenza c'è?) - sia– no così fortemente tentati di fondare esclusiva– mente su· argomenti scientifici la loro azione. Certo, parlare di principi etici a cui informare i nostri rapporti con l'ambiente e gli altri anima~ . li non significa fare riferimento a un corpo di · idee già definite e organizzate. Anche se non è impossibile rintracciare spunti di questo tipo in autori del passato e soprattutto in un'ampia letteratura anglosassone - purtroppo poco tra– dotta da noi - che affronta il problema cosid– detto dei «diritti degli animali». Si tratta però di decidere se quel che comincia ad emergere deve essere aiutato a guadagnare terreno, in modo laico e spregiudicato, e senza affrettarsi a dividere il mondo in buoni e cattivi. Senza pudori e anche senza complessi di inferiorità _neiconfronti del pensiero scientifico. Oppure se cfevecontinuare ad essere marginalizzato e trattato, con paternalistica benevolenza, come un fatto che riguarda esclusivamente la co– scienza degli individui. ' f

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