Fine secolo - 21-22 dicembre 1985

FINE SÈCOLO * SABATO 21 / DOMENléA.22 DICEMBRE 26 tJN .. ·.·. ~l' :STA INCO .-.i-... O --------------------------- a cura di Adriano SOFRI _____________ \ ______________ _ A Roma c'è un bellissimo edificio sette– centesco, San Michele a Ripa. Qualche anno fa se ne minacciò la distruzione. poi intervenne il salvataggio con.la destinazione a sede di uffici dei Beni culturali. Restaurata, ancora solo in parte, a/l'inizio di dicembre /a monumentale fabbrica accoglie, per l'inaugura– zione di una "Settimana per i Beni Culturali e Ambientali", la visita di Cossiga, aècompagnato , dal ministro Gul/otti. Visita che, come reci,a lo smilzo ed elegante programma, "onora e sugel- la ", con una g. A memoria de/fatto, un direttore generale del ministero fa murare sullo ·scalone una lapide che menziona presidente ministro e direttore generale medesimo, in latino. Il Mes– saggero prima, la Repubblica poi, non si lascia– no scappare questa ghiottoneria ministeriale. Beniamino Placido ci va a nozze. I radicali in– terrogano. Unaprec.is.azionedelfunzionario pre– cisa che il costo è stato esiguo, ed è provenuto da una privata colle_tta;resta la,,,questionedi gu– sto, la vanità che peraltro muove il sole, le altre stelle, l'epigrafia classica e quella contempora– nea. Fin qui il caso, -senonchèla moralizzazione giornalistica si allarga alla non nuova questione dei danni e benefici de/l'impiego del latino. Non solo, ma, interpellato dai cronisti per dare il suo parere, un grande grandissimo filologo come Scevola Mariottifa sapere di esser stato lui, sul- la commissione ministeriale, a voltare in latino il testo dell'epigrafe. Ora, basta averfatto il liceo classico di una vol– ta, come me o come Beniamino Placido, per av– vertire una certa coincidenzafra latino, greco e migliori anni della nostra vita; per di più, da quando il latino è stato estromesso dagli obbli– ghi scolastici e liturgici, non si può pensarci sen– za una protettiva nost, ·fgia. Si aggiunga il culto illeso dei grandi filologi, e si capirà perchè non ho potuto fare a meno di cercare il professor Scevola Mariotti, e di sollecitar/o a dir la sua al grande pubblico· di Fine secolo. Pes_arese,nor– malista, allievo di Pasquali, docente a Urbino.e poi a Roma, Scevola Mariotti è celebre per i suoi studi sugli autori arc_aici - Livio Andronico, Nevio, Ennio - e sull'influenza della classicità sulla cultura medievale e moderna; è direttore dellaprestigiosa Rivista difilologia e di istruzio– ne classica. Dunque lei è l'autore de/l'epigrafe in questione: il suo nome però non c'è. Io non sono l'autore dell'epigrafe: sono solo Nel bellissimo edificio·romlino di s. Michele a Ripa, .. restaurato e adibito a sede di uffici dei Beni Culturali, v1enemurata un'epigrafe co, nomi di Cossiga, di Gullotti, di un direttort~generale. Ne parlimtio con. Scevola Mariotti, il celebre filologo che ha voltato in latino il testo. stato incaricato dai dirigenti degli uffici mini– steriali di dare forma latina al loro pensiero. Lo si è saputo soltanto perchè un cronista mi telefonò _chiedendomi un giudizio sul latino dell'epigrafe, e io dovetti rispondere che non potevo giudicare perchè quel latino era mio. Non ha trovato una qualche stravaganza nella richiesta di latinizzare un'epigrafe come questa? Direi di no. La tradizione di scrivere epigrafi in latino è rimasta ben viva, anche se l'epigra– fia italiana è molto diffusa almeno dagli inizi dell'Ottocento (vengono in mente i nomi di Pietro_Giordani o di Giosue Carducci). Ho qui l'elegante volume in cui l'Università di Bari ha raccolto i documenti e le iscrizioni redatte fra gli anni cinquanta e sessanta da un noto latini– sta, Virgilio Paladini, per avv.enimentie sedi in vario modo ufficiali. L'..incaricoveniva al Pala– dini da un rettore non umanista ma scienziato, Vincenzo Ricchioni. · In effetti, ci sono titoli deliziosamente solenni: "Per la posa della prima pietra della Piscina na– tatoria" .. Insomma, il latino si può ;mcora considerare, secondo una lunga tradizione, una sorta di 'lingua speciale' dell'epigrafia, pienamente .a suo luogo in ambienti di cultura e per avveni– menti cui si voglia dare carattere di solennità. Una lingua speciale capace peraltro di una concisione particolarmente adatta allo stile epigrafico. Nel nostro caso, l'epigrafe era de– stinata a un palazzo secentesco, uno dei più grandi di Roma, che ha una lunga storia, do– cumentata proprio da numerose iscrizioni cele– brative in latino, che giungono fino al nostro secolo. Che senso avrebbe-avuto affiancar loro un'iscrizione in italiano? A qualcuno è sembrato che il ricorso al latino, sia pure in simili occasioni, sia poco democrati– co... Ma una cosa è un'iscrizione in latino, altra cosa il propagandare un impiego del latino in altre sedi. Si figuri se penso a proporre un'e– stensione dell'uso del latino nel mondo moder– no, fuori dalle situazioni in cui può aver serba– to una effettiva vitalità e funzionalità, come in ambienti ecclesiastici. Ma le iscrizioni hanno un carattere 'letterario', e la lingua letteraria ha tutto il diritto di distaccarsi dalla lingua d'uso. E nella tradizione letteraria italiana il latino ha piena cittadinam.a. Senza riparlare dei capolavori dell'età umanistica, citerò un poeta come il Pascoli, la cui produzione latina è rilevante, e inscindibile da quella italiana: non si dirà che il Pascoli fosse antidemocrati– co. Si può aggiungere forse che il latino non è ancora così universalmente sconosciuto in Ita– lia. In realtà se ne fa vasto uso, da Capanna a Nat– ta. Lei ha dovuto rendere termini moderni come "ministro dei beni culturali e ambientali", già di incerto apprezzamento in italiano. Non è stato difficile. Per rendere ministro con 'administer' o ministero con 'publica admini– stratio' ci sono dei precedenti; per beni cultu– -rali e ambientali si trattava di rendere il con– cetto secondo un modulo stilistico latino. Che opinione ha della posizione riservata al lati– no dalla discussa riforma della scuola seconda- • ? na. Penso che il latino e le materie classiche in ge– nere avranno tanto più spazio quanto più il le– gislatore saprà tener conto dell'importanza della storia, culturale, linguistica, letteraria, nella formazione dei giovani. Qualunque for– mazione ragionevolmente storicistica non può far a meno, da un certo livello in su, della fun– zione di unificazione culturale propria del lati– no. Fondata sull'espansione militare e sul do– minio, questa forza unificatrice è durata ben al di là. Ancora nel '700 il latino era la lingua del– la scienza in un'Europa che, da questo punto di vista, non conosceva divisioni fra oriente e occidente. Del resto, in piena èra maoista, la rivista scientifica cinese evitava il ricorso a lin– gue internazionali ritenute ~gemonistiche -il ~so, l'inglese- con l'impiego del latino: "Acta physica sinica", mi pare che sia il titolo. Ringrazio e saluto il professore, e tomo fuori, nel mondo moderno, Ora potrei interpellare il Direttore Generale, ma mi direbbe cose che ho già letto; e in fondo, sospetto clie lui si dica "protestate, ridacchiate, ma il mio nome re– sterà". Le parole dei gazzettisti durano lo spa– zio di un mattino, le parole del direttore genera– le sono pietre. Meglio ripensare al latino, a quel– la certa idea di Roma che abbiamo conservato nei nostri petti di liceali, mentre ci sbracciamo alla ricerca di un'autopubblica, venerdì, nei _pressi di villa Borghese.

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