Fine secolo - 14-15 dicembre 1985
FINE SECOLO* SABATO 14 / DOMENICA 15 DICEMBRE 1 I. Le vignette ~ qaeste pagme .- tratte clal catalogo "Strisce d'Africa", Torino 1985. _,. e •-. c. • ni a nessuno;1. Questa formula è destinata ad no le conseguenze; si dovrà in quel caso giudi– averè un grande successo, e a ragione. Invece care in nome di valori assoluti, come· il pro– che definire i compiti dello stato come un bene gresso e la verità, appunto, non del danno in– positivo da raggiungere, li si descrive in modo flitto ad altri. Il criterio adottato avrebbe dun– negativo: lo stato non de~e tanto assicurare il que il difetto di non presentarsi chiaramente. benessere dei suoi cittadini, quanto semplice- In tutti i casi esaminati, il "torto" era dimo– mente evitare il male che si possono arrecare strato e dunque non vi si poteva vedere una ra– reciprocativamente; il benessere individuale ri- gione sufficiente a giustificare l'intolleranza. Si guarda solo la sfera privata. In ne~un caso si potrebbero guardare le cose dal lato opposto e ha il diritto di imporre il bene agli altri; ognu- .trovare ragioni ancora più forti pér riportare il · no è libero di gestire la propria vita come vuo- criterio al suo principio. Un'azione non è con– le, tinche gli altri non ne_ricevono danno. An- dannabile ·semplicemente perchè danneggia che se la comunità è convinta che un individuo qualcuno, ma perchè è in se stessa sbagliata. Se abbia torto, non dovrà intervenire. Non si una persona oggi pubblica propaganda antise– deve punire l'ubriaco perchè è ubriaco, ma mita, non è certa che questo danneggi gli ebrei; solo se infastidisce i suoi vicini o disturba l'or- il consenso dell'opinione pubblica su quell'ar– dine pubblico; non si deve punire il drogato, gomento è tale che, senza considerare i proces– ma lo spacciatore di droga. Per prendere l'e~ si che minacciano questo sentire comune, l'an– sempio estremo, l'omicidio è un crimine, il sui- tisemita sarà ostracizzato e perderà o il lavoro cidio no. I grandi teorici del liberalismo otto- o almeno qualche capello nel corso di un liti– centesco non ~menticheranno mai questa con- gio. Sarà dunque lui a soffrire più delle vittime dizione: libertà _intutto tranne che se questa dei suoi attacchi. Questo però non rende giu– nuoce. agli altri. •stificabile o accettabile le sue azioni: noi con– Si può però mettere in dubbio l'efficacia di danniamo la propaganda antisemita perchè la questo nuovo criterio. Se lo si prende alla lette- giudichiamo un male, non perchè danneggia ra, nòn si capisce bene quali siano 'i limiti ~I quaièuno. · suo campo di applicazione: in questo modo 'si Argòmenti siinili potrebbero essere opposti an– sarebbero ~sì riprese con una mano tutte le li~ che a una differente interpretazione del princi– bertà generosamente accordate con l'altra; pio di libertà, quella proposta, all'epoca di Spi– Senza nemmeno ricorrere· agli esempi citati in · noza, da un altro grande difensore della li– precedenza, si potrebbe dire infatti che la ricer- ·bertà, Pierre Bayle. Per distinguere tra il lecito ca.._ della verità danneggia sempre qualcuno,' e l'illecito, Bayle ricorre al giudizio della co– cioè ·colui ché traeva profitto ·dallo stato di · scienza, cioè alla convinzione intima. "Tutto cose precedenti. Chi lotta per la tolieranz.a teli- ciò che viene fatto contro i dettami della co– giosa, per esempio, danneggia·eviden~emènte i ·scienza è peccato", perchè "è evidente che là difensori del fanatismo. Chi èombatte un ti- coscienza è un lume che ci dice ciò che è bene e ranno gli provoca indubbiamente del male. ciò chè è male" (Commentario filosofico, 1686, Chi avanza una spiegazione materialista del · ·11,8). Ma·è sufficiente essere sinceri per essere mondo reca danno ai difensori della creazione giusti? Il sessista o H razzista che perorano le divina, e in modo molto diretto: lo svuotamen- lorò cause non possono forse trovarne una to delle casse. Chi arriva primo ad un conco_rso giustificazione nelle loro _convinzioni intime? danneggia chi arriva secondo. La strada per l'inferno non è forse, come dice Gli inconvenienti di questo criterio sono trop- il proverbio, lastricata di buone intenzioni? po evidenti perchè non li si veda; i tentativi di · Giudicare un'azione sulla base dei suoi effetti, completarlo e renderlo veramente discrimina- come voleva Spinoza, ·non permette di giudica– torio indurranno alla fine la sostituzione con re dell'azione stéssa; ma anche valutarla attra– un altro. Ad esempio, si dirà che chi ha vinto verso l'intenzione di chi commette l'azione, se– un concorso non deve cadere sotto i colpi del- éondo gli auspici di Bayle, Qon fa andare mol– l'intolleranza, dal momento c~e tutti i concor- to più avanti da questo punto di vista, e in più renti hanno goduto di uguàli condizioni; il vin- ·delega la valutazione -delle azioni sociali a un citore danneggia dunque la persona, non i sùoi giudizio puramente individuale. diritti. Questo introduce quindi una nozione di Ci troviamo così bloccati in una situazione pa– diritto che non è riducibile al danneggiamento radossale: siamo tutti d'accordo con Spinoza di terzi. Si dirà allora che la ricerca del i,ro- (e Bayle) sul fatto che sia necessario praticare ·gresso e della verità è lecita, qualùnque ne sia- la tolleranza, poichè essa solo garantisce il mantenimento di quella libertà che è il nostro ideale;· però, pur sapendo che, per esistere, la libertà deve essere limitata, non capiamo quali criteri adottare per tracciarne i confini. Di col– po, ci troviamo disposti ad accordare un'atten– zione benigna ai nemici del liberalismo che di– mostrano che la libertà dev'essere soppressa, o che fondano le loro restrizioni nella tradizione nazionale o nella religione: si riconoscono qui alcune delle tentazioni che minacciano la no– stra epoca. Che cosa non si può tollerare Il programma liberale è indubbiamento gene– roso, ma malfondato. Non è possibile, invece <li abbandonarlo, cercargli una base migliore? Un tentativo interessante da questo punto di vista è quello compiuto da John Locke, autore della celebre Lettera sulla tolleranza (1689). Il programma di Locke ha punti in comune • con quello di Spinoza. Anche Locke -vuole tracciare un confine tra sfera pubblica, riguar– dante gli affari della città, e sfera privata, in cui ricadono in particolare le questioni religio– se; ma anche quelle riguardanti il benessere personale. Le leggi e i loro agenti, i magistrati, hanno attinto' alla prima delle due; non si hl,l alcun diritto di imporre il bene agli altri. "Il' bene pubblico è la regola e_ la misura della leg– ge''. "Le leggi non tutelano la verità delle opi– nioni ma la sicurezza e l'integrità del bene dei singoli e dello stato". "Nella misura del possi– bile, le leggi si sforzano di proteggère il bene e la salute dei sudditi contro la violenza stranie– ra o la frode, ma non contro l'incuria o la dis– -sipazione di quèlli che ne godono. Nessuno può essere costretto a comportarsi bene o ad _arricchirsi contro la sua volontà". ' La libertà~dicoscienza è totale. Ma la frontiera tra interno ed esterno non è rigida: le convin– zioni ·intime provocano comportamenti che, questi sì, fanno parte della vita sociale. Ritor– na dunque il problema del confine tra lecito ed illecito; ed è qui che Locke si distacca dalla po– sizione di Spinoza (di cui era a conoscenza). Il primo criterio di Spinoza derivava dalla natura stessa dei fatti: pensiero o azione; ma si era ri– velato impraticabile. Il secondo si rapportava agli effetti;_ma si dimostrò anche questo poco affidabile; se non inesistente; La soluzione di Locke è diversa: egli pone come criterio discri– minante il bene comune. Chi va contro quel ' - principio deve essere perseguito dalla legge (a prescindere dal fatto che qualcuno ne abbia o _menosubito le conseguenze-);ciò che gli è in– differente dev'essere lasciato alla discrezione degli individui. Il bene comune è un valore che consente di misurare la qualità delle azioni. La tolleranza è efficace· solo se unita all'idea di bene pubblico, il cui rifiuto segna il punto di partenza dell'intolleranza. Non è clÌe il bene comune sia il prodotto diretto della tolleranza, ma non è nemmeno il suo contrario; i due si trovano anzi in un rapporto di complementa– rietà necessaria. Il liberalismo può rimanere coerente con se stesso solo se viene temperato da una preoccupazione verso la comunità. Ma se la nozione di bene pubblico viene defini– ta da ciascuno a seconda della propria conve– nienza. non si rischia così di vederla sviata dai suoi obiettivi? Senza dubbio, se ci si acconten– ta della formula generale. Locke non esita quindi dunque a entrare nei dettagli e finisce con l'elencare un certo numero di casi in cui il magistrato deve intervenire. Invece di richia– mare le circostanz.e storiche cui quei casi sono riferiti, vorrei cercare di vedere in che misura potrebbero avere qualche corrispondenza con la situazione contemporanea. hi questo modo si possono individuare tre tipi di eccezioni alla regola della toUeranza,. o, meglio, tre tipi di atti intollerabili, la cui condanna è una condi– zione preliminare.per l'esercizio della tolleran– za. •Anzitutto, uno stato ha il diritto .di non toJle..; rare il rifiuto di quello che viene chiamato il contratto sociale, cioè la vita in comune nel– l'ambito della quale si rinuncia all'indipenden– za per avere protezione. Locke pensa che l'a– teismo porti a una simile rinuncia, poichè se -non _c'è un Dio, allora tutto è permesso. E' possibile però fondare una morale in riferì- . mento all'umanità, invece c~ a Dio; in questo modo il mantenimento del contratto non ha bisogno di giustificazioni teologiche. Ciò che è necessario aggiungere a questo punto è che lo stato è tenuto a difendersi anche dagli attacchi diretti contro di lui nel noìne di wi principio diverso da quello che lo stato stesso rivendica e che non è dunque più conforme alla ragione. Come dirà Montesquieu, non c'è niente di male nel fatto che un governo moderato pren– da il posto di un altro governo moderato; ciò che invece non si può ammettere è che la tiran– nia sostituisca la moderazione. In una demo– crazia, si devono tollerare le critiche al gover– no i:h.: continuano a richiamarsi al principio
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