Fine secolo - 7-8 dicembre 1985

FINE SECOLO* SABATO 7 / DOMENICA 8 DICEMBRE 28:'"""" I S i stava avvicinando il Natale del 1969. Elsa era in uno di quei periodi di smar– rita inquietudine tra la fine di un lavo– _ ro e l'inizio di un altro. (Era da poco uscito Il ·Mondo salvato dai ragazzini; la Storia era ancora lontana). Gli amici erano quasi tutti fuori Roma. Già da alcuni giorni ci si vedeva io e lei da soli, a pranzo; e ogni giorno mi ri– peteva che quell'anno per Natale non avreb– be fatto regali a nessuno, era troppo stanca e oisperata ecc. lo, per conto mio, ero in uno dei miei fre– quenti periodi di disoccupazione; quindi an– che un po' depresso: la mia compagnia non la doveva poi tanto esaltare. Ma Natale si avvicinava inesorabile, per lei la festa più bel- . la dell'anno. Quella più amata. Inoltre aveva vinto da poco non ricordo che premio lette– .rario consistente in un milione di lire ~ cifra enorme per quell'epoca. La decisione fu re– pentina «Senti Paolo» mi disse «vogliamo fare una grande festa di Natale per bambini? Pago tutto coi soldi del premio: a patto però che il tutto avvenga nel massimo segreto; anzi, se ci stai mi devi giurare che non ne fa– rai parola ad anima viva; perchè se la cosa va in pasto a una qualche Berenice - la Morante dà una festa di beneficenza - addio diverti– mento e la colpa sarà tua». Diffidava infatti di me in questo senso. Il giuramento dovette essere solenne e più volte ribadito. L'opera– zione sarebbe scattata fin dal giorno dopo.· C'era tutto da. fare. Il luogo sarebbe stato la sua casa di v,ia del Babuino, disabitata a quell'epoca. 'Ci si rivide il giorno dopo e si fecero i piani dettagliati. Per prima cosa si stabilì che il nu– mero dei festeggiati dovesse aggirarsi tra i dodici e i quindici bambini. Che l'età non do– vesse superare i 5-6 anni. Inoltre che non fos– sero figli di borghesi: «Perchè. quelli hanno tutto e non si meravigliano. più di niente» a meno che particolarmente poveri. Prima cosa da fare quindi: l'acquisto dei regali e degli addobbi. Pagò il conto del ristorante - anche per me, disse, perchè ormai ero stato ingag– giato - e ci si'buttò su Piazza Navona, facen– do acquisti fino a sera inoltrata. Per diversi giorni che piovesse o tirasse vento si battè la di PaoloGRAZIOSI ABBONATALE ALBABUINO, • I piazza in lungo e in largo facendo la spola tra tutte quelle bancarelle e via del Babuino. Si tornava stracarichi di tutto. Ciè che non si trovava nella piazza lo si cercava nei negozi circostanti. Naturalmente era lei che indivi– duava i regali da comperare; le mie rare ini– ziative venivano quasi sempre bocciate. Pre– diligeva i regali di tipo fantascientifico-spa– ziale - non -c'erano ancora in giro i mostri te– levisivi super giapponesi che lei naturalmente aborriva; e gli americani erano appena sbar– cati sulla Luna - Però le piacevano anche re– gali più tradizionali purchè fossero per ma– schi. I regali per le femmine li considerava con più sufficienza: macchine da cucire, bat– terie di tegami, camere da letto con tutti gli accessori, ferri da stiro, servizi di piattini e di tazzine, armadietti con dentro corredini in miniatura, venivano da lei considerati con una certa aria schifata; anche se poi con ras– segnazione, regolarmente acquistati: «Perchè le bambine ci si divertono molto». L'~ca eccezione erano le bambole - purchè non le– ziose o televisive - quelle le amava moltissi– mo. Dopo il periodo degli acquisti venne quello degli addobbi della casa. Sapeva esattamente cosa voleva. Io mi ero rassegnato a fare solo da assistente. Intanto, nel frattempo, era ar- · rivato Natale. Visto che i lavori andavano per le lunghe, la festa dovette essere rimanda– ta. Lucia e Ninetto che erano quelli a cui Elsa si era rivolta per avere la materia prima della festa - essendo pieni di nipotini e cugi– netti e vicini di casa - vennero ufficial!Jlente e definitivamente avvertiti, sempre in gran se– greto però come per una cospirazione, che la festa si faceva, che si tranquillizzassero, ma che veniva spostata al 1°gennaio. Con la car– ta da rocce dei presepi si coprirono- a forza di spille e di scotch tutti i mobili, le librerie, le finestre. Nel soffitto vennero tirati da una parte all'altra festoni natalizi d'oro e d'ar– gento fino a coprirlo interamente. Ai festoni vennero appese palle di vetro di tutte le di– mensioni e colori. Poi il tutto venne cosparso di lucette multicolori. Il tempo stringeva. Or– mai bisognava passare n~Ja casa di via del Babuino l'intera .giornata; per il pasto ci si faceva portare dei panini da Lucia che a quel punto era già stata assunta in pianta stabile come addetta alle relazioni tra la casa e l'e– sterno (per esempio se mancava qualcosa era lei che correva ai negozi). L'intero pavimento venne coperto con tappeti di prato all'ingle– se, finto - bellissimo. Piano piano la conce– zione dell'addobbo si configurò in tutta la sua magnificenza: una grotta incantata e fa– volosa, sognata da un fanciullo divino. Io ero sempre più rapito e anche un po' imbam– bolato a dire il vero. Tanto che Elsa spesso mi doveva richiamare all'efficienza e all'entu– siasmo. «Se ti annoi anche adesso, allora fan– no bene i registi a non farti lavorare». Tuo– nava da in cima a una scala mentre io di sot– to -gliela tenevo dando magari in qualche sbadiglio. Arrivò la sera della vigilia: il 31 dicembre. La casa era pronta; anche i dolci e le bevande erano stati ordinati da Canova e Rosati;· i pacchi erano stati fatti: insomma tutto era pronto.' Elsa quel pomeriggio mi convocò in via dell'Oca. Aveva preparato una piccola re– cita da fare io e lei. Aveva anche buttato giù un piccolo canovaccio. Lei avrebbe fatto la parte di Babbo Natale, io quella della Befa– na. Babbo. Natale esordiva dicendo: che era tardi .... era tardi, e che non riusciva a capire come mai quella mascalzona della Befana non era ancora arrivata. La Befana, nasco– sta, in cima alle scale, si limitava ogni volta a ridere e a staccare un foglietto da un' grande calendario che Elsa aveva costruito, situato sull'estemodel1à ringhiera. Il calendario par– tiva dal 25 dicembre e arrivava al 6 gennaio. La recita aveva questa durata. Seduti sui di– vani di casa facemmo anche una piccola pro– va. Poi si cercarono i costumi per me. Sue vecchie sottane, giubbettini, mantelline, faz– zoletti. Al costume di Babbo Natale avrebbe pensato lei quando io me ne fossi andato. Ci lasciammo augurandoci buon a_nno.Il gior– no dopo l'appuntamento era per le primissi- me ore pomeridiane. Lucia aveva l'incarico di ricevere i piccoli ospiti: le mamme natural– mente, non possono restare - ordine tassativo della direzione - lasceranno i bambini alle 17 e torneranno a prenderli alle 19 - l'unico ac– compagnatore autorizzato a restare è Ninet– to per virtù d'elezione - arriva anche il nipo– tino Andrea da Grosseto, l'ultimo figlio di Marcello. Un passo indietro: mentre io mi vestivo da Befana aiutato da Elsa, lei mi chiese di farle sentire una risata; io le feci lì per lì due o tre risate il più possibile befanescbe, ma mi resi conto che la cosa continuava a non entusia– smarla. «Allora mi raccomando, prima entro io, comincio a parlare, poi quando ti do la battuta tu fai una risata, poi strappi un fo– glio dal calendario, e così di seguito fino ad arrivare al 6 gennaio dopodicbè arrivi tu sci– volando lungo la ringhiera e distribuisci i re– gali - in tutto questo però lasciamo anche un margine all'improvvisazione a seconda di come si comportano i bambini». In cima alla scopa da Befana aveva legato un piccolo jet che azionando una levetta mandava scintille. Mi consegnò quella scopa come ultimo tocco della sua regia alla mia parte: «adesso vai in cima alla scala e aspetta nascosto». Intanto nell'ingresso cominciò a sentirsi un certo trambusto di bambini. Lucia aveva l'ordine di farli entrate tutti insieme a un segnale con– venuto. Dal miò nascondiglio dopo cinque, dieci minuti cominciai a sentire una musica bellissima, giocosa e infantile - doveva essere qualche concerto con mandolini di Vivaldi. Poi si accesero tutte le luci. Sull'erba come ultimo tocco aveva sparso varia frutta esoti– ca con noci, aranci e mandarini. Finalmente entrarono i bambini. Da dove stavo non po– tevo vederli. Sentivo solo un coro di Ob,oh, e meraviglie varie. Dopo poco arrivò lei vestita come un Babbo Natale da oriente favoloso e lontano, con tanto di barba e turbante, trai– nando un elefantino indiano a rotelle (il più bel Babbo Natale che avessi mai visto) che con buffo accento da vecchietto carino salutò i bambini facendoli subito ridere. Io me ne stavo acquattato sempre più emozienato; e a mano a mano che l'incanto aumentava éro anche sernpre più preoccupato di non essere all'altezza della situazione. A un certo mo– mento mi arrivano le bàttute convenute e at– tacco la mia prima risata. Da basso si sente l'urlo di spavento di uno dei bambini. Mi chiedo cosa diavolo può essere successo. Sen– za minimamente uscire dalla sua parte con perfetto tempismo Babbo Natale sbottò in un: «guaraa che qui non si deve fare il teatro della crudeltà, se no ci spaventi a tutti». Ri– masi di sasso. Non ero mai stato rimprovera– to da un regista nel corso di una recita. Ma la comicità della situazione era tale che ebbe la meglio sull'affronto professionale. Una volta che lei ebbe consolato il bambinetto - che poi seppi essere il più piccolo della festa: un anno e mezzo o due - continuai a recitare addol– cendo le mie risate, con evid~nte soddisfazio– ne di tutti - regista compreso. Quando poi scesi giù volando sulla mia scopa a reazione e cominciai a distribuire regali che estraevo dal sacco, l'entusiamo fu al colmo. Dopo i regali che avevo portato io, vennero distribuiti quelli più belli e personali. Ogni convitato ne riceveva più d'uno che scartava lì per lì in un tripudio di esclamazioni gioiose. Poi ci furo– no giochi condotti da Elsa con distribuzioae ulteriore di premi. Poi ci furono i dolci e le bevande. E l'allegria fu grande per tutti. Anzi ad un certo momento venne pure improvvi– sato un buffo balletto di Babbo Natale e la Befana con grande spasso del piccolo pubbli– co - Ninetto e Lucia compresi -. Che festa, ragazzi!

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