Fine secolo - 7-8 dicembre 1985

dezza del nostro progetto" ("nostro" del mo– vim!;!nto). Ho continuato a pensare, nel corso degli anni Settanta, a questa funzione che Elsa avrebbe potuto svolgere (non solo lei,. ma solo lei, tra gli artisti italiani del tempo) e non le è stato permesso, dal movimento, da noi, di svolgere, di "rendere più limpido il nostro progetto". E il rammarico è grande. E pensavo, parlandone con lei, al titolo di un libro pressochè sconosciuto di un mio amico e Iajiestro, Aldo Capitini, che parlava di "ag– giunta religiosa all'opposizione". La. Stor_ia, dunque. Ne ho seguito la gestazio– ne da vicino, e ciò mi è valso anche un breve periodo di rottura con Elsa. Era così "den– tro" il libro che stava scrivendo, da cercare attorno a sé le occasioni per maturarlo, per "dialogarlo". Ed essendo io, allora, uno dei pochi amici "politici" che la frequentavano - anche se molto· marginale, auto-confinato con una certa viltà al lavoro della Mensa dei bambini di Napoli, per latente disperazione nelle sorti del movimento - se la prendeva più con me che con altri, le servivo a catalizzare, credo, le sue idee e la sua polemica. E un giorno, in via Ripetta, avvenne uno scontro lungamente rimandato. In breve, i miei amici di Lotta continua, disse, erano "tutti fasci– sti". Replicai, come di fatto pensavo, che era vero per metà: che il fascismo (e si parlava entrambi usan_doil termine, com.espesso ac– cadeva dal '45 almeno, nella sua qualità di aggettivo, per indicare pulsioni e comporta– menti più che ideologia) allignava ormai sal– damente nel movimento, e ohe sì, in Lotta· continua come altrove c'era una buona parte di "fascismo",.che il 'fascismo" attraversava forse ciascuno di noi. Ma non le bastava, nel suo dialogo con se stessa e con il suo roman– zo più che con me. Mi sentii offeso dai suoi giudizi, che riguardavano il gruppo cui ero più vicino, e dunque molti miei amici, piutto– sto militànti di base che non di vertice, e la lasciai al portone di via dell'Oca deciso, sul momento, a non rivederla. D'altronde, spes– so gli scontri erano avvenuti, prima, in modo rovesciato: ero io a metterla sotto accusa, con il drastico moralismo di cui dicevo: "Se queste sono le tue idee, non puoi limitarti a scriverle, devi praticarle". Ed era stato in ri– sposta a questa durezza che mi aveva scritto una lettera, in forma di racconto o apologo per spiegare la sua vocazione e la sua scelta, la sua fiducia assoluta nei mezzi dell'arte e della poesia. Il giudizio sul suo romanzo è controverso; per conto mio l'ho apprezzato e lo apprezzo per motivi, tra loro inscindibili, sia "estetici" che "teorici". li mondo salvato dai ragazzini era stato anche una dichiarazione d'amore per le possibilità di una rivoJuzione diversa, in cui gli Infelici Molti potessero essere ri– conquistati alla realtà dai Felici Pochi; La. Storia fu anche una messa in guardia rivolta, dalla parte delle vittime della Storia, alle vit- FINE SECOLO* SABATO 7 / DOMENICA 8 DICEMBRE ::27 DEDICA a Lucia Tu sei.l'uccella di mare, che ha fabbricato il suo nido sulla scogliera torva, fra lesabbie nere. Né fili d'erba su quei tumuli atroci né voci d'altre famiglie. Solo echi di strage rompono lì, dal largo, su trombe e campane d'acqua. Ma lei, piena di grazia, sotto l'ala gelosa che veglia i cari ovetti 1 - il nudo tremito ascolta d'altre alucce sue figlie e i quieti affetti suoi nient'àltro sanno. Di lì domani grande, bianca e spiègata guijerà una puerile corte alata verso terrestri elisi. (La "Dedica" è premessa da Elsa M orante allo "Scialle andaluso"). time stesse e~a -coloro che si assumevano il compito di giudare la loro liberazione, col perenne rischio di ripercorrere strade che · avevano portato a nuovi domini e oppressio– ni. Gli scritti di Elsa, tralasciandone per ora ogni altra valutazione, avrebbero dovuto. ser– vire e dovranno ancora servire a "rendere . più limpido il nostro progetto". - . Intorno a Elsa, in clinica, Tonino, Carlo Cirillo, Lucia e due ragazzini libici. ( Foto di R. Ventùrini).

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