Fine secolo - 30 novembre-1 dicembre 1985

FINE SECOLO* SABATO 30 NOVEMBRE/ DOMENICA 1 DICEMBRE 3· Tre.poeti italiani PinoRusso giorni che per me son camera d'esilio barcarola obliqua in questa stagione petulante scalza e sperduta I. Strano è questo levarsi di luna sull'oceano del continente tra miniature d'oleandri in stanza rubrine. Più tardi mormorai parole e spinto verso il lago annusai. Napoli di gente. Lento lo sciame fluttua verso il cristallo in vetrina. Opache anime di colore fuggono dal dio di origine. , ~ . . Tavolo di bar con pietra angolare, ' riverso su esso il corpo ozioso. GiuseppeGoffredo Dolce fico sotto la cui ombra s'adombrava il mondo e facevacieche le formiche al cieco sole · al regno del verde si voltava il mio petto al verde stagno rimasero attaccati i fili dei ragni Dolce rivolta dèll'estate e del maggio che scoppìava in festa· in goffi tumori dì fieno e i cani uggiolavano e perdevano' sangue e la tua bocca sembrava · ~triscia di carne macellata. Ed io eccitato ti aspettavo fra le teste dei papaveri anguillanti nel caldo gocciolante, impalpabile sboccavo come lucertone nel caldo bradicardo su nodose liane d'edera intorno ai fragni. Lì poi salivo insalivato in cerca di uova e serpi e nel mio sogno ti raggiungevo in fondo ombellico secco del mondo. · ·Non finire verde da cui guardavo fe lucertole morire sul mio letto d'erbe secche. Fango asciutto buio affresco di grotte maggio delirio io ti tocco piaga virulenta infondo a te arrivo nel bosco in cerca del vero assolutamente intrigato di spine e di morte. Sui dolci languori poggio il passo rasento le serpi le buie cornacchie nel sogno vago dell'erba affievolita dal vento, s'involano le nuvole sulla mia casa remota. O lontananza io mi allontano , e sprofondo nel tuo verde · e non spero, in qualche cielo ancora posso sperare dalla morte non si ritorna indietro viaggerò per intero nel sogno con l'animo illuminato a giorno . gli occhi spalancati all'azzurro in ciò che io solo conosco. I I I. I GiovanniForti _Ora ho toccato il fondo, nel girone di foglie acuminate e siepi basse vedere e non vedere, torna e vai non far capire che lo stai battendo tu. Le nuvole si addensano ed è sera. Mi han detto che dovrei· pulirmi meglio. Tomo in uffkio ma prima due campari. La fermata dell'autobus spostata tutti mi guardano e bisbigliano dì me: ho i denti viola di un morso in piena faccia. Raggrumato. Mi dò un contegno. Spalle erette, polso fermo, fbo anche detto, no? che odio le checche. Poz:ta la folla. lo miope ed è già notte a piazza San Silvestro. BOLGHERI · Le sere, messo a letto il bimbo siedo e guardo il mio quadro. Pane, formaggio e un fiasco di "VÌilO ed un concerto dalla radio-sveglia. L'ora legale rega1a ancora luce. Campi e una fila di cipressi e in fondo a sinistra una casa cubica è introversa e in fondo ancora i colli ed i cubetti delle case dei paesi.. La luce declina e il giorno muore ed io sereno del mio giorno operoso guardo il mio quadro. S'indora, '" manda un barbaglio l'invisibile finestra dèlla ca.sa , s'inazzurriscono i monti e i rosa più banali in cielo sono belli. A lungo a lungo nel buio si sgrana la luce_che resiste finchè s'accenoono le lucine dei paesi ed è la notte-vera. n fiasco è vuoto. Mai più nessuno vorrei venisse.

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