Fine secolo - 30 novembre-1 dicembre 1985

Ristampati i racconti de/I'orrore che lo scrittore . inglesepubblicava nei numeridi Natale delle riviste dà lui stesso dirette: donne incappucciate,signore dai, lunghi. capelli infangati, V'!CC/rj, vagabondiorbi di un occhi.o.E qualche trasgressione. E sce da Theoria. con una presentazione di Malcolm Slèey, una breve raccolta di ghost-stories di Charles Dickens dal ti– tolo ui Casa dei Fantasmi (lire 6.000). Sono tre dei racconti che il grande narratore pubbli– cava nei numeri natalizi di riviste da lui stesso dirette.· Ancora una volta, grazie al divertimento e alla felicità che l'autore mette nel confezionare questi gustosissimi pasticcini da consumare sotto l'albero, riconosciamo un artista come pochi altri capaci di scrivere a occhi chiusi. Ep– pure non fa che disobbedire a tutte le regole · che governano le storie di fantasmi: divaga, si cala in dettagli apparentemente insignificanti, propone inaspettate comicità, cambia conti– nuamente registro e anche ambiente fantastico all'interno dello stesso racconto. Come nell'ul– timo della raccolta, dove il protagonista, inca– ponito (perchè inconsciamente spaventato) nel voler dimostrare che i rumori notturni della casa infestata altro non sono che naturali ci– golii o scherzi inopportuni di ospiti isterici e strambi, finisce per specchiarsi e vedersi, lui cinquantenne, un ragazzino che si rade non per togliersi la barba ma per farsene crescere una. Di qui parte la descrizione di un lungo viaggio di regressione verso l'adolescenza, nel mondo sommerso di antichi giocattoli e trave– stimenti colorati d'oriente. Come se le paure di oggi avessero radici così lontane. Dal Mistero quindi, con un balzo <!-i stile, al Meraviglioso. Queste libertà Dickens se le prende con estre– ma disinvoltura perchè sa di tenere il lettore attaccato alla pagina.non tanto per una precisa costruzione del racconto o delle atmosfere di paura. quanto in virtù di uno stile di scrittura vivo e schioppettante, fatto di mille minirac– conti che si susseguono febbrili, ognuno con la sua propria autonomia e unità d'ispirazione. Di Dickens, anche in questo caso,-si leggono le pagine più che i racconti. E la pagina più bella. forse tra le più alte di quest'autore immenso, compare improvvisa, come un'illuminazione nell'ultimo racconto (pag. 59) e comincia così: "Nessun momento nelle ventiquattro ore del giorno e della notte è per me così solenneccome il mattino di buon'ora". Una vera emozione! Case stregate, sedute spiritiche, campanelli che suonano da soli... La verità è che nei generi letterari si possono far rientrare solo opere minori. Solo le opere minori possono essere classificate e chiuse nei formulari. Quindi, pur sapendo noi e l'autore stesso, che questi racconti sono storie di fanta– smi, proprio perchè è Dickens a scriverli, risul- / tano un'altra cosa, quasi l'opposto di ciò che vorrebbero essere. Il grande scrittore non è mai uno specialista. Tuttavia Dickens, nel buttare giù questi brani da gustare nel forte odore delle castagne arro- stite, quando già fa sera al primo pomeriggio, non rinuncia affatto agli ingredienti classici del racconto di paura. I personaggi ci sono tutti: una giovane donna dal pallore mortale e dai FINE SECOLO * SABA T030 NOVEMBRE / DOMENICA 1 DICEMBRE l,PASTICCINI NATAJ,1Z1, DI DI~ S di Vincenzo CERAMI I lunghi capelli biondi intrisi di fango umido, questa ragione la misura nella narrazione fan– un'altra donna incappucciata, un vecchio va- tastica è difficilissima a ottenere. Dickens rie– gabondo orbo di \!Il oechio, un ·giovanotto in- sce a giocare con le corde del comico senza mai sospettabile ... E anche la scenow-afia è quella cadere nel divertimento puro e nella caricatu– giusta: case stregate, sedute spiritiche, campa- · . ra. Egli sa benissimo che l'effetto comico più· nelli che suonano da soli, banderuole che cigo- incisivo nasce dall'austerità quasi ossessiva dei lano, ombre gettate dagli alberi folti e dolenti, personaggi e delle situazioni, scatùrisce dal mobili scuri e pesanti, ~tratti cupi della nobiltà contrasto incongruo ma anche reale tra una si– infelice... I tuazione paradossale e un personaggio norma– Con questo materiale d'obbligo e con il dovere lissimo. Mai, per un momento, il lettore è pre– di creare temperature d'incantesimo e di pau- so dal sospetto che il narratore si stia diverten° ra, lo spazio per l'originalità si restringe e si do, prenda alla leggera la storia o non creda a gioca tutto nelle trasgressioni, spinte fino al quello che scrive. Al contrario, il coinvolgi– possibile, fmo a non far debordare il racconto mento di chi legge si basa proprio sulla tensio– fuori dai confini e dalle convenzioni del gene- ne emotiva di chi racconta. La divagazione è re. sempre intelligente e riesce a far esplodere, an– La tentazione del passaggio al comico è una che nel personaggio topico e in partenza scon– minaccia continua e il rischio è la parodia. Per tato, segreti rimasti sopiti tutta una vita. / .. ,33 Per Dickens ogni uomo è una scatola cinese, che chiude in sé paure ignote e ataviche le qua– li aspettano solo l'occasione propizia per rie-· mergere in tutta la loro nobiltà creaturale. I fantasmi non sono altro che proiezioni di anti– che paure, vecchi peccati, quaresime di carna– scialate immorali. Così, lo spirito che torna dali'aldilà, colui che per essere morto ha già conosciuto le verità ultime e definitive della vita, ha il compito di portare saggezza e mo– strare fino a che punto è ridicolo nascondere a se stessi le proprie debolezze. Il fantasma se lo inventano. i vivi perchè per un attimo hanno bisogno di ricordare a se stessi che stanno reci– tando un ruolo sociale e spirituale fittizio e ar– tificiale. E [?ickens questa operazione la mette in moto non sui grandi temi, resta nel tono dei raccontini. natalizi: la visione fantastica può es– sere materializzata da una cattiva dige~tione. Paurè vere, storie leggere Le paure sono gli stessi attori a cercarsele e a crearsele, come ragazzini che vogliono spaven– tarsi l'un l'altro. Il timbro della voce è sempre leggero, perchè le paure sono autenticamente drammatiche, non- hanno bisogno di enfasi. I personaggi migliori per i racconti fantastici sono quelli che in gergo si chiamano tinche, come i pesci. Non hanno particolari possibilità drammaturgiche: sono medi, normali, esterio– ri, quasi anonimi. Servono a far identificare il più possibile il lettore per condividere con lui tensioni e paure. Non hanno,soverchi proble– mi,•nè specifiche doti d'intelligenza e malizia. Un protagonista dalla-personalità complessa e di cultura superiore, non crederebbe mai ai fantasmi. Uno·scienziato è solo uno scienziato, ma è tanto bravo nella scienza quanto somaro nella vita. Un nobile non agisce che in rappor– to alla propria nobiltà. Un poliziotto non fa che il suo mestiere di ficcanaso. Il maggiordo– mo pensa solo alla casa e al padrone ... Tutti, in qualche modo, nei racconti fantastici coi , fantasmi, sono quello che fanno e basta, e i loro vizi si esprimono attraverso deformazioni professionali. Allo scrittore non resta che co– struire una macchina narrativa che contempli questi personaggi come cinghie di trasmissione per il racconto. Con Dickens è tutto il contrario: dietro ogni mediocrità egli sa far vivere un'anima singola- . re, unica, ma segreta. Gli attori non servono alla macchina, ma la macchina agli attori: ciò che succede nasce direttamente dai protagoni– sti, in tutta la casualità e contraddittorietà del– la vita quotidiana. Allora ecco che una divaga– zione diventa una grande pagina, da leggersi anche fuori dal racconto ... Un ritratto è come una luce, un lampo improvviso che immortala in una fotografa un carattere, un'espressione deformata da un preciso destino. La scrittura si preoccupa innanzi tutto di distribuire verità in un ·contesto fatto apposta per l'artificioso, la finzione e l'irreale. · Dickens, stando a quanto ci riferisce il suo pri– mo biografo John Forster, aveva sempre mo– strato un interesse straordinario per le cose so– prannaturali ed era ghiòtto di storie di fanta– smi, eppure quando ne ha scritte lo ha fatto soltanto in raccontini e quasi tutti per un pub– blico che a Natale, già per conto suo, si.prepa– rava alla epifania nello stato d'animo di un'at– tesa. Forse aveva ragione a non dedicare ai fanta– smi nessun grande romanzo: le ghost-stories, proprio perchè sono storie di fantasmi, devono avere la durata di un'apparizione spettrale. Un romanzo non potrebbe essere spinto a dovere da una macchina così leggera. Non è un caso che i capolavori di questo genere (basta pensa– re a Poe) siano racconti brevi. La luce che in un romanzo è necessaria per•ilJuminare perso– naggi complessi e il loro mondo, dissolvereb– bero· fatalmente anche le oscurità, le penombre e le notti necessarie alle visioni numinose. E qui, in qùesto lìbriccino, in queste pagine quasi sparse, Charles Dickens sembra prendere appunti per un romanzo che non scriverà mai.

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