Fine secolo - 2-3 novembre 1985

Pier Paolo Pasolinimorì la notte tra l'l e il 2 novembre~ di.eci anni/a. - Poche ore prima aveva finito di, sr:rivere l'intervento che avrebbe letto al Congresso radi.cale, anche quell'anno riunito a Firenze. Era, a_llora,tempo di, !'euforia delle sinistre". Non lo è più. Né di, altre · euforie~ / SONO S.E'RUTTATORI? ' ' . PEGGIO PER LORO " di'Pier Paolo PASOLINI P rima di tutto devo giustificare la pre- sanno di avere dei diritti ma ci rinunciano, a senza della mia persona qui. Non sono non rinunciare; spingere tutti a sentire lo stori– qui come radicale. Non sono qui come co impulsoAa lottare per i diritti degli altri; e socialista. Non ;sono qui come progressista. considerare, infine, incontrovertibile e fuòri da Sono qui marxista che ·vota per il Pci, e spera ogni discussione il fatto che tra gli sfruttati e molto nella nuova generazione _di comunisti. gli sfruttatori, gli infelìci sono gli sfruttati. Tra Spera 11ellanuova generazione di comunisti' al- questi intellettuali che da più 'di un secolo si . meno come spera nei radicali. Cioè con quel sono assunti un simile ruolo, negli ultimi anni tanto di volontà e irrazionalità e magari arbi- si sono chiaramente distinti dei gmppi partico– trio che permettono di spiazzare -·magari con larmente accaniti a fare di tale ruolo un ruolo un occhio a Wittgenstein - la realtà, per ragio- estremistico. Dunque mi riferisco agli estremi– narci sopra liberamente. Per esempio: il Pci uf- sti, giovani, e ai loro adulatori anziani. Tali ficiale dichiara di accettare ormai, e sine die, la estremisti (voglio occuparmi soltanto dei mi– prassi democratica. All0rà io non devo a\fer • gliori) si pongono come obiettivo primo e fon– dubbi: non è certo alla prassi democratica ·co-. <lamentale quello di diffondere tra la gente, di– dificata e convenzionalizzata dall'uso di questi rei apostolicamente, la coscienza dei propri di– tre decenni che il Pci si riferisce: esso si riférisce ritti. Lo fanno con determinazione, rabbia, di– indubbiamente alla prassi democratica intesa sperazione, ottimistica pazienza o dinamitarda nella purezza originaria della sua forma, o, se impazienza,_secondo i casi (...) vogliamo, del suo patto formale. Alla religione laica della democrazia. Sarebbe un'autodegra– dazione sosf)Cttareche il Pci si riferisca alla de– 'mocraticità dei democristiani: e non si può dunque intendere che il Pci si riferisca alla de– mocraticità, per esempio, dei radicali. Paragrafo primo A) Le persone. più adorabili sono quelle chè non sanno di avere tlei diritti. B) Sono adora– bili anche le persone che, pur sapendo di avere dei diritti, non li pretendono, -o addirittura ci rirrtmciano. C) Sono abbastanza simpatiche anche quelle persone che lottano_per i diritti degli altri (soprattutto per coloro che non san– no di averli). D) Ci sono, nella nostra società, degli sfruttati e degli sfruttatori. Ebbene, iànto peggio per gli sfruttatori. E) Ci sono degli in– tellettuali, gli intellettuali impegnàti, che consi– derano dovere proprio e qltrui far sapere alle persone adorabili, che non lo sanno, che han- ·'··.-, :::-·-,""-~ci d~( &ritti; ìndtaré. le persone adorabili, che Paragrafo secondo Disobbedendo alla distorta volontà degli stori– ci e dei politici di mestiere, oltre che a quella delle femministe romane - volontà che mi vòr– rebbe confinato in Elicona esattamente come i. mafiosi a Ustica - ho partecipato una sera di questa estate a un dibattito politico in una città del nord. Come sempre poi succede, un gruppo di giovani ha voluto continùare il dì– battito anche per strada, nella serata- calda e piena di éanti. Tra questi giovani c'era un gre– co. Che era, appunto, uno di quegli estremi~ti marxisti «simpatici» di cui parlavo. Sul suo fondo di piena simpatia, si innestavano però manifestamente tutti ì più vistosi difetti della retorica e anche della sottocultura estremistica. Era un «adolescente» un po' laido nel vestire; magari anche addirittùra un po' scugnizzo: ma, nel tempo stesso, aveva una barba di vero e proprio pensatore, qualcosa tra Menippo e Ararriis; ma i capelli, lunghi fino alle spalle, correggevano l'eventuale funzione gestuale/ e magniloquente della barba, con qualcosa di esotico e irrazionale: un'allusione alla filosofia braminica, all'ingenua alterigia dei gurumpa– rampara. Il giovane greco viveva questa sua retòrica nella più completa assenza di autocri– tica: non sapeva di averli, questi suoi segni così vistosi, e in questo era adorabile esattamente come coloro che non sannò di avere dei dirit– ti.:. Tra i suoi difetti vissuti così candidamente, il più grave era certamente la vocazione a dif– fc_mdere tra la gente («un po' alla volta», dice- ' va: per lùi la vita era una cosa lunga, quasi senza fine) la coscienza dei propri diritti e la volontà di lottare per essi. Ebbene, ecco l'enor– mità, come l'ho capita in quello studente gre– co, _incarnata nella sua persona inconsapevole. Attraverso il marxismo, l'apostolato dei giova– ni estremisti di estrazione borghese - l'aposto– lato in favore della coscienza dei diritti e della volontà di realizzarli - altro non è che la rabbia inconscia del borglÌese povero contro il bor– ghese ricco, del borghese giovane contro il bor– ghese vecchio, del borghese impotente contro il borghese potente, del borghese piccolo con– tro il borghese grande. E' un'inconscia guerra civile - mascherata da lotta di ,dasse - dentro l'inferno della coscienza borghese. (Si ricordi bene: sto parlando di estremisti; non di comu– nisti). Le persone adorabili che non sanno di avere diritti, oppure le persone adorabili che lo sanno ma ci rinunciano - in questa guerra civi– le mascherata - rivestono una ben nota e antica funzione: quella di essere carne da macello. Con inconscia ipocrisia, essi sono utilizzati, in primo luogo, come soggetti di un transfert che libera la coscienza dal peso dell'invidia e del rancore economico; e, in s~condo luogo, sono lanciati dai borghesi giovani, poveri incerti e · fanatici, come un esercito di paria «puri», in una lotta inconsapevolmente impura, appunto contro i borghesi veéchi, ricchi e fascisti. Inten- diamoci: lo studente greco che qui bo preso a simbolo era a tutti gli effetti (salvo rispetto a una feroce verità) un «puro» anche lui, come i poveri. E questa «purezza» ad alt!"o non era dovuta che al «radicalismo» che era in lui. Paragrafo terzo Perchè è ora di dirlo: i diritti di cui qui sto par– ·1ando sono i «diritti civili»·che, fuori da un cpntesto strettamente democratico, come pote– va essere un'ideale democrazia puritana in In– ghilterra o negli Stati UI)iti - oppure laica in Francia - banno assunto una colorazione clas– sista. L'italianizzazione socialista dei «diritti civili» non poteva fatalmente (storicamente) che volgarizzarsi. Infatti: i'estremista che inse– gna ad altri ad avere dei diritti, che cosa inse– gna? Insegna che chi servèha gli identici diritti di chi comanda. L'estremista che insegna agli altri di lottare per ottenere i propri diritti, che cosa insegna? .Insegna che bisogna usufruire degli identici diritti dei padroni. L'estremista che insegna agli altri che coloro che sono sfrut– tati dagli sfruttatori sono infelici, che cosa in– segna? Insegna che bisogna pretendere l'identi– ca felicità degli sfruttatori. Il risultato che in tal modo eventualmente è raggiunto è dunque unà identificazione: cioè, nel'caso migliore, una .democratizzazione in senso borghese. La tra– gedia degli estremisti consiste così nell'aver fat- . to regredire una lotta che essi verbalmente de– finiscono rivoluzionaria marxista-leninista, in una lotta civile vecchia come la borghesia: es– senziale alla stessa esistenza della borghesia. La realizzazione dei propri diritti altro non fa che promuovere chi li ottiene al grado di bor– ghese. I • Paragrafo quarto In che senso la coscienza di classe non ba nien– te a che fare con la coscienza dei diritti civili marxistizzati? In che senso il Pci' non ha niente a che fare con gli estremisti (anche se alle volte, per via della vecchia diplomazia burocratica, li chiama a sé: tanto, per esempio,_da aver già codific_atoil Sessantotto sulla linea della Resi– stenza)? E' abbastanza semplice: mentre gli estremisti lottano peri diritti civili marxistizza- 1ti pragmaticamente, in nome, come ho detto, di una identificazione finale tra sfruttato e sfruttatore, i comunisti, invece, lottano per i diritti civili in nome di una alterità. Alterità (non semplice alternativa) che per sua stessa natura esclude ogni possibile assimilazione de– gli sfruttati con gli sfruttatori. La lotta di clas– se è stata finora anche una lotta per la preva– lenza di un'altra forma di vita (per citare anco– ra Wittgenstein potenziale antropologo), cioè di un'altra cultura. Tanto è vero che le due classi in lotta erano anche - come dire? - raz– zialmente diverse. E in realtà, in sostanza, an– cora lo sono. In piena età dei consumi. f'aragrafo quinto Tutti sanno che gli «sfruttatori» quando (at– traverso gli «sfruttati») producono merce, pro– ducono in realtà umanità (rapporti sociali). Gli «sfruttàtori» della seconda riyoluzione indu– striale (chiamata altrimenti consumismo: cioè grande quantità, beni superflui, funzione edo– nistica) producono nuova merce: sicchè produ– cono nuova umanità (nuovi rapporti sociali). Ora; durante i due secoli circa della sua storia, la prima rivoluzione industriale ha prodotto sempre rapporti sociali modificabili. La prova? La prova è data dalla sostanziale certezza della modificabilità dei rapporti sociali in coloro che lottavano in nome dell'alterità rivoluzionaria. Essi non hanno mai opposto all'economia e alla cultura del capitalismo un'alternativa, ma. appunto, un'alterità. Alterità che avrebbe do– vuto modificare radicalmente i rapporti sociali esistenti: ossia, detta antropologicamente, la

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