Fine secolo - 26-27 ottobre 1985

FINE SECOLO* SABATO 26 / DOMENICA 27 OTTOBRE 14 / IOVANNA BEMPORAD: OGGI E' DOMENICA, DOMANI SI MUORE Unapoetessadi quindici anniricevette ungiovanotto di ventunanni,epensò: "Questomi soppianterà". Questoeraa Bologna. Poi si videroa Casarsa,e lui portavalei a ballare~ lei portavalui a spassonei cimiteri.Lei vedeva nelsuo occhio ridere il diavolo peccatore. Signora Bemporad, lei oggi e una poetessa molto affermata, e lo era già a quindici anni, quando conobbe Pier Paolo Pasolini a Bolo– gna. PÒsso dirle che quando Pier Paolo entrò nel mio studio a Bologna, io avevo quindici anni e avevo già pubblicato un'antologia dell'epi– ca con traduzioni di Omero e Virgilio, e lui perciò venne a cercarmi_perché ero già abba– stanza nota in città e perché aveva deciso di mettere su una rivista letteraria, era dunque venuto a cercarmi per avere delle mie tradu– zioni o delle mie poesie originali e io, appena entrò nel mio studio, con tutto che ero una ragazzina piena di sè, capii subito che mi tro– vavo di fronte ad·un poeta che, io pensai, mi avrebbe soppiantata. Aveva una sicurezza di modi da cui già trapelava questa sua capacità anche di affermazione, quindi non solo di grandezza poetica, ma proprio di affermazio– ne. Lei quanti anni aveva allora? Quindici anni e Pier Paolo ventuno, si era iscritto all'università da poco; io facevo il ginnasio, facevo per podo di dire perché poi non andavo quasi a scuola, i professori dice– vano che la sapevo più-lunga di I.oro ... Lei allora aveva già una coscienza politica? Sì certo, perché io ero di padre antifascista, ebreo, cui avevano già bruciato lo studio pri– ma che io nascessi, a Ferrara, perché io sono nata a Ferrara e mio padre era giudice lì. Quindi, io.ero di estrazionè antifascista, ave– vo .succhiato con il latte l'antifascismo; men– tre Pier Paolo, figlio di padre fascista, quan– do gli dissi: «Ma come, tu sei fascista!», lui mi disse: «Certo, non c'é nessuna ragione-per non esserlo». E io allora cascai dalle nuvole e ribattei: «Ma come, non ti rendi conto chr cos'é il fascismo, che ha rovinato l'Italia ...», 'eccetera. E gli misi una prima radice di dub– bio, che· poi dopo germogliò, come sappia– mo. Questo rapporto con lui continuò poi a Casar– sa, se non mi sbaglio... Siccome incominciavano a· bombardare Bo– logna, la mia famiglia sfollò nelle campagne vicine a Fratta Polesine, dove mia madre aveva delle terre. Ed ero lì quando Pier Paolo mi scrisse invitandomi ad andare a Casarsa - era il '44-45, la fine del '44-- a insegnare gre– co e latino ... Insegnare a chi...? Ai ragazzi lì del post9, che non potevano an– dare a Udine perché c'erano i bombarda– menti ... Che eranofigli di contadini... Sì, più o meno, figli di contadini, figli delle famiglie del posto che erano tutte più o meno contadine ... Questi erano anche gli anni della giovinezza. Che ricordo ne ha? · Che Pier Paolo fosse un ragazzo che esercita– va un fascino strordinario si sa, perché tutte · le donne, anche la Pina Kaltz. che era una musicista lì del luogo; tutte si innamoravano di lui: perché ancora non si sapeva la sua vera natura, ma. in ogni qiodo si capiva che poteva avere anche quel ver~ante... Ecco, la sera cosa faceva .te oltre a studiare? Noi stavamo tutto il giorno insieme, perché io insegnavo da un·a parte, lui dall'altra e poi ci ritrovavamo a colazione e stavamo tutto j) pomeriggio insieme; andavamo a passeggiare per la campagna, oppure nei cimiteri perché io ero molto funebre, funerea, e tiravo Pier Paolo sempre verso la morte, a parlar di morte. E quindi, andavamo a fare le nostre conversazioni letterarie passeggiando fra le tombe. Poi la sera, però, ci rifacevamo, perché naturalmente eravamo giovani, pieni di vita, ci rifacevamo andando a ballare e a bere nelle osterie dei luoghi intorno a Casar– sa, a Latisana, a Valvasone ...E lì ci ubriaca– vamo e ballavamo; naturalmente Pier Paolo ballava prima un po' con me, perché andava– mo insieme; poi dopo, però, cercava di farmi ballare con tutti gli altri ragazzotti del posto, perché mi voleva immettere nella vita e già si era rivelata quella sua natura di pedagogo, per cui di fronte a me che ero anche più ra– gazzina di lui aveva assunto l'attitudine di pedagogo, e voleva strapparmi ai libri e im– mettermi nella vita. Quindi se la godeva, mi guardava con gli occhi brillanti, mentre bal– lavo turbinosamente con questi ragazzotti del posto, che naturalmente mi trattavano come una di loro, mentre io ero la ragazzina prodigio, il fenomeno letterario ...E lui se ]a godeva. E lei com 'era vestita allora? Ah, io allora portavo una palandrana, come un impermeabile, sempre quello, tutto unto e bisunto. E Pier Paolo mi pare che dice, in una recensione ai miei esercizi e all'edizione di allora del '48, dice che in Italia i ragazzi mi fischiavano per le mie vesti mostruose ... Lei si ricorda una poesia in modo particolare •di Pier Paolo, rispetto a quel periodo? La poesia del diavolo peccatore, in cui capii la natura vera di Pier Paolo, che era anche lui naturalmlente libresco, letterato fino al– i' osso, no?, perché era di una cultura sconfi– nata, quindi leggeva tutto, sapeva tutto; e an– che in quell(! mi ~ stato pedagogo, perché na– tura"Jmenteio ero tutta legata ai c1assicie lui invece mi fece conoscere i poeti contempora– nei, Penna soprattutto, Ungaretti e Montale li conoscevo già, Quasimodo ...Insomma, quelli della generazione successiva. Qui a fianco,la tessera giomalistica di GÌol'811118 Bemporad(1948). Nella paginaa fronte: Pasolinifotografato in Germania. dal'anti alla casa di Goethe. Accanto, la tessera clell'IISliOcilZiooe garibaldina. Professione: inteletuaJe. In alto: Pasolini, con Ungaretti, al matrimonio di Gionnna Bemporad e GiulioOrlando.

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