Fine secolo - 19-20 ottobre 1985

Mario Capanna L.,a politica) le speranze .... I giovani oggi vicini ai vent'anni nascevano intorno al '68 - annata eccezionale e pregevole persino per i vini - ma di quel periodo, per no– stra principale responsabilità, oltre che per il tenace lavorio dell'avversario, sanno quasi nul– la o conoscono fabulazioni assai lontane dalla realtà ... ( Capanna parla dei fini del convegno, e poi ricostruisce le trasfor.mazioni sociali suscita– te dal '68) · La risposta ai grandi moti di rinnovamento del • '68 e dell'autunno sindacale del '69 da parte della borghesia - della sua ala oltranzista in particolare e di quella milanese in specifico - fu feroce... Giorgio Bocca ha definito a ragione in que[ti giorni "golpista" l'orientamento di una parte della borghesia di allora. - Solo ricostruendo il dispiegamento sanguinoso di quella risposta reazionaria è possibile af– frontare correttamente una ricostruzione veri– tiera, politica e non giudiziaria o pentitistl\, ~el contesto_nel quale sorsero i servizi d'ordine ed ebbe vita I' "antifascismo militante''.. (Capanna parla qui delle reazioni all'autunno caldo, la strage di piazza Fontana, ·i comporta– menti di polizia e fascisti a Milano, la "maggio- . ranza silenziosa"). I servizi d'ordine, allora: che cosa furono, in realtà? Chi li promosse, e perchè? Molti degli interventi nel dibattito di queste settimane ne riferiscono la nascita alle scelte dei gruppi poli– tici della nuova sinistra, al loro bagaglio ideo– logico e perciò anche ai grossi limiti politici e teorici dei gruppi medesimi. Poichè è indubbio che quei gruppi, chi più chi meno, si rifaceva– no ad una visione .semplificata dello Stato e ad una concezione "offensivistica" sempre e co– munque della lotta politica, e poichè sono in– dubbi l'orientamento spesso settario della nuo– va sinistra di allora ed un certo suo gusto per i simboli guerreschi e un po' trucidi dello JJogan duro, del vessillo, del casco, dell'eschimo e via dicendo, ecco arguire che i servizi d'ordine fu– rono un fatto degenerativo giustapposto dai gruppi politici ,al movimento, ai giovani, ai la– voratori. Così anche per l'antifascismo mili– tante, "sport" preferito dai servizi d'ordine. . Tutto ciò, invece, non è vero. I servizi d'ordine sorsero fondamentalmente come fatto sponta– neo: nel '68-'69 a Milano in ogni scuola e fa– coltà e in molti quartieri c'erano grossi servizi d'ordine giovanili, impegnati in due direzioni: l'autodifesa delle scuole e dei cortei dagli attac– chi delle forze di polizia, e lo sradicamento del– la presenza fascista. Alla fine degli anni '60, mentre il movimento studentesco era ancora un grande flusso di massa con strutture assem– bleari, i gruppi politici di nuova sinistra all'e– poca, come Avanguardfa Operaia o Lotta Continua o Il Manifesto o Potere Operaio o altri ancora, erano poca cqsa, e non dirigevano un gran che. Perchè allora molte migliaia di ragazzi sentiro– no la necessità di organizzarsi in quella guisa? Non si trattò solo della strage di piazza Fonta– na, si trattò anche e soprattutto delle giornalie– re provocazioni e aggressioni dinanzi alle scuo– le, da parte qui delle forze di polizia, lì dei fa. scisti, altrove delle forze di polizia e dei fascisti insieme. La polizia rompeva tutti i giorni i pic– chetti operai davanti alle fabbriche; i fascisti giravano col coltello e con la pistola in molti quartieri e aggredivano i giovani di sinistra. Se il movimento voleva esistere, crescere. di– fendere i propri valori e fare politica, doveva difen rsi: Non c'era altra strada. Che altro doveva fare? Perdonate, compagni del P.C.I., ma avrebbe dovuto forse fare come voi che nel '71 vi faceste bruciare dai fascisti la sede della Federazione. Provinciale del vostro partito a L'Aquila? Cosa altro si sarebbe dovuto fare, rinunciare forse al diritto costituzionale di ma– nifestare? Questa fu in effetti la critica che più o meno velatamente sentimmo provenire dal P.C.I. in quegli anni. E forse il P.C.I. oggi ha il UN' ASSEM RT,EA SUGLI ANNI Il '68, l,i sua incubazione, il '69, gli anni '70, e poi gli anni '80, e alcuni arresti dell'autunno 1985. Di che cosa parliamo? E con chi? E' un po' come il gioco del telegrafo, sapete, in cui a capo di una lunghissima fila di, bocche che ripetono e orecchie che ascoltano arriva una parola incomprensibile, dal suono un po' ridicolo, e un po' sgradevole. Qualcuno prova a rimettere i giocatori infila, a ripassare all'indietro di orecchia in orecchia, di bocca in bocca, per ricostruire i malintesi, i la_psus,le storpiature, e risalire alla parola iniziale. Chissà se c'era, la parola iniziale. Sulla scia degli arresti di ex-militanti di gruppi di sinistra per l'aggressione che portò alla morte del giovane Sergio Ramelli, si è tenuto a Milano il 12 ottobre un convegno su "Gli anni '70, le vere ragioni". I/convegno, che ha trovato larga anche se a volte sommaria eco sui mezzi d'informazione, era stato promosso e organiz:::ato da un partito, Democra:;ia Proletaria, ed è stato introdotto dalla rela:::ionedel suo segretario. Pubblichiamo qui i testi, più o meno integrali, di alcuni degli interventi al convegno. Ne verrà un 'informa:::ione meno schematica e più diretta, per chi non c'era. Restano alcunì lirniti importanti all'informazione. Intanto, i di– scorsi qui riferiti sono solo una parte di quelli tenuti - e ci scusiamo innan– zitutto con gli altri che hanno pa, lato, e magari detto cose più interessanti e significative. Inoltre, un'assemblea, soprattutto quando è così affollata e tesa, non è descritta dal resoconto dei discorsi, e questi ultimi hanno un senso diverso nel luogo in cui vengono pronunciati o sulla carta. · In alcuni càsi le cose dette sono state riordinate dagli intervenuti, in altri . da noi. Degli eventuali errori o tagli inopportuni siamo responsabili solo noi. Ringraziamo per la collaborazione Democrazia Proletaria, che dagli atti del convegno si ripromette di fare un libro, e Radio Popolare di Milano. Il faticoso e non facile lavoro di trascrittura dei testi, è stato svolto da Filippo A:::im.onti, No,,a Barbieri,.Marina Terragni. 30% e non il IOanche perchè allora sia noi che molti suoi militanti non seguimmo i suoi consi– gli. Si sarebbe dovuto lasciare la piazza a Cic– cio Franco nelle sue frequenti scorribande a Milano? Oppure andare ane manifestazioni senza un casco per non farsi spaccare la testa e nemmeno un'asta di bandiera per non farsi massacrare? O avremmo dovuto lasciare Piaz– za S.Babila in mano ad Avanguardia aziona– le e ad Ordine Nuovo? Oppure invece cacciarli dal centro di Milano, come accadde, con i _ mezzi necessari che il popolo è solito usare quando non ne può più? C'era una certa con– correilZ4 settaria tra i gruppi della nuova sini– stra allora a Milano, ma in realtà, .al fondo, ognuno agiva sostanzialmente ano stesso modo e nella stessa prnspettiva, differenzian– dosi solo in ragione dene caratteristiche della propria presenza - chi era presente in un quar– tiere o in una scuola, chi in un'altra e così via. La pratica de11'autodifesademocratica fu sin dall'inizio senso comune e di massa. E si pre– sentò come una necessità. Non fu per nulla una pensata delle organizzazioni politiche del– la nuova sinistra, che invece si trovarono già confezionata la pratica dell'autodifesa e del– l'antifascismo militante, così come sé ne trova– rono già confezionato il risvolto organiz7.ativo, i servizi d'ordine. Da un lato era inevitabile: la sua base militante era essenzialmente compo– sta da giovani, che tutti i giorni avevano a che fare con i problemi che si è visto. Dall'altro lato essa fece bene a raccogliere quanto vole– vano e facevano i giovani di sinistra, per un motivo molto semplice: perchè era giusto, perchè era l'unica via per tener botta e per avanzare, come sinistra, come lavoratori, come giovani. Milano, taluni scrivono oggi. "guar– dava allibita". Amnesie. Milano, non a ca.so città medaglia d'oro della Resistenza, fa ceva il tifo per i suoi giovani e i suoi lavoratori ... A tutto ciò si deve se Milano non divenne la capitale dell'eversio– ne e divenne al contrario presidio decisivo del– le libertà democratiche del paese. La democrazia in Italia non solo usciva intatta dalla sconfitta del progetto eversivo, ma ne usciva rafforzata: grazie al movimento di lotta, servizi d'ordine e antifascismo militante com– presi. Ora, eccoci al punto decisivo. di questa vittoria sostanziale nel movimento e nella nuo– va sinistra non ci si accorse, o ci si·accorse m modo superficiale, privo di effetti rapidi di svolta politica. L'ideologia "offensivistica" do– minante anora nena nuova sinistra portava, quel successo, a sottovalutarlo. Al tempo stes– so quell'ideologia portava a non cogliere che l'avversario centrale (il grande capitale e la D.C. come sua principale forza politica) aveva cominciato, sul piano sociale, a recuperare ter– reno, a recuperare iniziauva, grazie essenzial– mente alla sciagurata decisione del P.C.l. nel '73, dinanzi al golpe in Cile, di arretrare, av– viando la politica di unità nazionale. Oppure, se quel recupero dell'avversario veniva intuito, l'ideologia "offensivista" induceva la nuova si– nistra non già a moderare l'andatura. come ne– cessario, ma a correre in avanti. La nuova situazione era peraltro obiettiva– mente assai difficile da capire - qualche atte– nuante ce l'abbiamo. Il triennio 74-75-76vede importanti vittorie referendarie ed elettorali della sinistra, vede l'avvento delle giunte rosse in moltissime città. tutti fattori che "velano" il recupero sociale dell'avversario e la palude di– struttiva nella quale, con la politica di unità nazionale, il P.C.l. sta cacciando !"intera sini– stra. E "velano" le conseguenze sociali profon– de sia della ristrutturazione produttiva già ini– ziata, sia dell'arretramento della '"politica a perdere" delle organizzazioni sindacali. Il dise– gno eversivo della destra è sconfitto, ma le sue truppe continuano a colpire: c'è la strage di Brescia, e, per rimanere ad A.O., in que11a stra– ge essa perde due compagni. Ricapitolando: è in quel delicato crocevia sociale e politico che si situa l'agguato al giovane neofascista. La nuova sinistra non capì che il tentativo golpi– sta era sconfitto e che ciò che ancora operava della manovalanza fascista era, per quanto ne

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