Fine secolo - 19-20 ottobre 1985

numero di Finesecolo Assembleadi donne(foto T. D'Amico) Gabriele GRIMALDI, Sebastiano MASALA sono in carcere a San Vittore. Giovanni COMINELLI proviene dal Movimento Studentesco ed è oggi consigliere regionale lombardo per il PCI; si occupa di carceri e giovani. Massimo GORLA, Avanguardia Operaia, Democrazia Proletaria, deputato, noto. · Wlodek GOLDKORN collabora regolarmente a Reporter, all'Espresso, e a numerose riviste internazionali. Riserva a Fine secolo il suo versante notturno. Tano D'AMICO, fotografo, negli "anni '70" (ma lui continua) c'era sempre, riuscendo a.essere sempre altrove. Di questa peculiarità ottica si parlerà presto in un'antologia a lui dedicata, su queste pagine. Iolanda I SANA è nata a Messina e vive a Roma. Ha pubblicato Sciarra amara, 1977; Fendenti/onici, 1982 (che ha avuto il premio Mondello per la poesia); li Collettame, 1985. Ha tradotto tutti i frammenti traducibili di Saffo (Estro, Firenze 1985). Il poe– metto "La parabola del cuore" di cui pubblichiamo alcuni passaggi, uscirà nella raccol– ta La Clausura, presso la Nuova Guanda. Carolyn CHRISTOV BAKARGIEV si occupa degli appuntamenti d'arte. Ginevra BOMPIANI è la curatrice della pagina di poesia. Hanno variamente contribuito a questo numero Gianni Coppola, Enrico Deaglio (che ci ha ceduto la foto indiziaria di copertina), Antonio_De Marco, Giuseppe Di Piazza, Luciano Ferrara, Marco Melillo, Carlo Panella: Curano Fine secolo: Nora Barbieri, Paolo Bernacca, Marino Sinibaldi, Adriano Sofri, Franco Travaglini. qualcuno pensava di picchiare i prigionieri o di giustiziarli senza processo. Erano forme di vio– lenza che spesso erano state contrastate, qual– che volta no - la guerra, tra virgolette. Era un altro contesto storico, non lo discuto, però ci sono nella storia dei fatti di eccezione che in– ducono a comportamenti che ledono l'integrità della collettività o di_ una parte di essa - e non a caso quegli esperti che sono i conservatori a fare le loro leggi inventano gli strumenti che servono a compensare in parte queste cose. Ecco, io pensavo, dopo la riflessione sui resi– dui della violenza o della guerra, pensavo al– l'amnistia del '45, quella che fu chiamata am- _.....nistia Togliatti, che cancellò dei fatti molto gravi cancellò le sevizie che portavano alla morte, compiute da gente che aveva attentato all'integrità dello stato, della sua patria, se vo– lete. Si è pensato dunque che potesse avvenire, per la pacificazione~perchè ci fu un momento che si chiamò ricostruzione che consentiva alla gente di guardarsi intornÒ, di ricominciare. Io credo che con animo proprio sereno, senza nessuna parzialità, semplicemente con la men– te che ragiona, che valuta i fatti, li colloca nel . tempo e nelle condizioni, noi possiamo pensare a degli strumenti formali di questo tipo che giovino anche in questo caso - non solo in que– sto caso, anche in questo caso. Con un argo– mento che Saraceni ha tirato fuori clie mi tro– va molto consenziente: ma che cosa servirà mai il carcere a persone che da sole si sono, non dico rieducate, ma risocializzate, perchè è ambiguo il termine di rieducazione, ma quello di risocializzazione mi va bene perchè vuol dire rientrare nel contesto sociale con gli strumenti che µno può avere. E' questa la proposta che io faccio ai compagni che hanno la possibilità di dire la loro nella sollecitazione di un provve– dimento, senza nascondersi dietro ad un dito: il fatto è quello che è, i delitti, quello di cui parliamo oggi, e anche quegli altri che ci sono, alcuni gravissimi, ci saranno forse dei modi per studiare quello che oggi viene chiamato da loro stessi il risarcimento sociale di un com– portamento negativo. E' una esperienza che si va diffondendo e.che mi trova molto consen– ziente. Da un punto di vista però formale io penso che una soluzione possa essere questa, un provvedimento di carattere eccezionale che consenta di porre una fine a questo tipo di per– secuzione a stillicidio, perchè diventa persecu– zione questa ricerca a tanta distanza di tempo, condotta a volte come se stesse ai magistrati ri– costruire la storia e non già aspettare di-avere i casi e giudicarli. Ma al di là di questa osserva– zione resta il fatto che con un provvedimento eccezionale quale potrebbe essere un'ampia amnistia si potrebbe forse sanare una parte delle ferite che il nostro tessuto sociale ha subi– to, e nello stesso tempo cogliere i fermenti po- . sitivi che io sono convinta ci sono stati, ci sono ancora, ci sono nelle vostre menti, nelle vostre possibilità di azione, nel vostro e nel nostro av– venire. FINE SECOLO* SABATO 19 / DOMENICA 20 OTTOBRE Paolo Hutter Anni buoni) da chiudere In quegli anni mi ero messo in testa che avrei obbligatoriamente dovuto impararare a far due cose: a guidare l'auto e a sparare. Sono riuscito a rinviare ambedue le pratiche fino alla fine degli anni '70. Poi ho dovuto cedere ed espletarne una: sta a voi indovinare quale. Io credo che oggi noi stiamo facendo una cosa veramente straordinaria, ore ed ore di dibatti– to seguito con incredibile attenzione, nemme– no una breve pausa per mangiare. Ma vorrei esporvi alcune lamentele. Anzitutto mi sono dispiaciuti quegli applausi e quelle proteste che avevano lo scopo di dimostrare che gli anni '70 sono ancora vivi, mentre a mio parere il pro– blema è quello di chiuderli bene. Uha seconda cosa che mi è dispiaciuta è di aver verificato il permanere di settarismi di partito: come quan– do Capanna dice che Dp è l'unica erede del '68 o quando Petruccioli afferma che loro nel '75 sono stati i più coraggiosi ed avevano ragione. La terza cosa che mi è dispiaciuta è la clamo– rosa assenza del discorso femminista. Ripren– dendo la riflessione su Ramelli, sono stato mosso da due sentimenti solo apparentemente contrapposti: solidarietà con gli arrestati, devo ammetterlo, più forte di quella sperimentata per gli altri arresti; e ad un tempo viva antipa– tia nei confronti delle pratiche dell'antifasci– smo militante. Le sprangate, i famosi cucchini, non mi piacevano nemmeno allora, ma tende– vo a comprendedi come una triste necessità. Oggi mi rendo conto che forse non si trattava nemmeno di una necessità: quello che avrem– mo dovuto fare sarebbe stato limitarci ad or– ganizzare l'autodifesa in sensò stretto. Tutta– via allora non mi sarebbe davvero venuto in mente di proporre in alternativa all'antifasci– smo militante una pressione sulla polizia perchè'ci risolvesse il problema dei fascisti. Ma ne!Farea della sinistra ·extraparlamentare degli anni '70 sono anche nate molte cose belle: il femminismo, per l'appunto, il piccolo movi– mento gay italiano, i ciréoli giovanili. Cosa c'entrano col violenti"smodi allora? In realtà c'entrano molto. Tutti questi aspetti erano tra loro mescolati, tutti abbiamo fatto tutto e par– lato. molti linguaggi diversi: oggi forse è possi– bile distinguere le cose buone da quelle men<;> buone, ma non i buoni dai cattivi. E infatti chi ci ha provato ha finito per riproporre le pole– miche che c'erano allora. Adesso si parla di quegli anni solo come anni di paura: ma voglio ricordare che allora ci siamo divertiti moltissi- .mo, nel senso più nobile di questa parola. Le occasioni di conoscenza e di apprendimento per un ragazzo che aveva vent'anni allora era– no infinitamente superiori a quelle di cui di– spone un ragazzo che vent'anni ce li ha oggi. Io avevo vent'anni nel '73 e non permetterò a nessuno di dire che sarebbe stato meglio che io li avessi avuti negli anni '80. Tornando al caso Ramelli, io penso che per tutti i detenuti politi– ci, compresi quelli colpevoli di omicidio si deb– .ba applicare un indulto oltre alla legge sulla dissociazione: il problema non è quello di ri– vendicare la continuità di comportamenti di lotta, ma di chiudere in modo giusto col passa– to. Per essere chiari: se ci fosse un gruppo che oggi va a sprangare i fascisti, auspicherei il loro arresto. Ma il caso Ramelli, per l'appun– to, è accaduto IOanni fa. Vorrei fare un para– gone che a prima vista potrà sembrare inaccet– tabile e provocatorio. Io trovo che vi sia una somiglianza tra l'inchiesta su Ramelli e gli 11 poliziotti di Palermo accusati dell'omicidio preterintenzionale di Salvatore Marino. In en– trambi i casi si tratta di un eccesso rispetto ad una pratica generalizzata. Ai poliziotti però è· stata concessa la preterintenzionalità: Ma la differenza soprattutto sta nel fatto che se. far uscire di galera gli 11 poliziotti equivarrebbe a concedere una patente di impunità per chi tor– tura e uccide nelle caserme e nei comissariati, far uscire gli imputati per Ramelli sarebbe una grande prova di democrazia.

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