Fine secolo - 5-6 ottobre 1985

In questa pagina, in alto: "La manifattura ai Doccia del marchese Ginori Lisci" in una stampa che · illustrava il volumetto "La manifattura delle porceUaoedi Doccia", cenni illustrativiraccoltida C.L., Fu-enze 1861". li C.L. era Carlo Lorenzini, alias Collodi, il adredi Pinocchio. In basso: foto '.U:an tratte da una pubblicazione della Ricbard-Ginori. SalvareDoccia Un altro pezzo di passato da. salvar.e dalla decomposizione e da reinserire nel presente. Si tratta de/l'antica manifattura ce– ramica Ginori, a Doccia, nel Comune di Sesto Fiorentino, nel– la zona collinare: villa, edifici v_ari e capannoni, su un 'area di circa 80 mila metri quadrati. Attualmente è di proprietà della Montedison. A Sesto si è costituito un 'Comitato promotore', che a marzo ha tenuto un incontro-dibattito i cui atti saranno pubblicati tra breve sulla rivista della Società per la biblioteca, centro ani– matore de/l'iniziativa. La data di fondazione sta tra il 1735 e il 1737, quindi siamo al 250" anniversario. La suggestione di tale cadenza potrà/orse i/luminare meglio il problema. Si par– la dello stanziamento di una grande somma da parte della Ri– chard-Ginori per un convegno internazionale sull'arte cerami– ca con la partecipazione delle manifatture europee. Ma intanto il degrado avanza. E poi, salvata Doccia, che cosa farne? Lafabbrii;a (dal 1896 assorbita nella società anonima Richard-Glnori) si trasferì nel 1957 -la Vicenda s'accom– pagnò a licenziamenti e lotte operaie- definitivamente nella nuova sede della linea ferroviaria Prato-Firenze. Per qualche tempo la Galileo di Firenze, costruendovi nuovi capannoni, vi tenne la produzione di telai tessili. Poi fu la morte definitiva. Quello che era stato il cuore di una città, del suo tessuto asso– ciazionistico e politico, della sua cultura, cadde ne/l'abbando– no. All'attua/e stato di degrado s'intrecciano le minacce di un suo recupero stravolto; su una città insidiata, dal confme fio– rentino, da un'espansione megalomane del capoluogo sui ter– reni che stanno per essere lasciati liberi dalla· Fiat e su quelli della Fondiaria,Jmo a lambire la Villa medicea di Castello. E non c'è da stare allegri, se si pensa a quello che è successo del– l'area lasciata libera dalla Galileo a Rifredi. Tutto sta crollando, compresa la Villa settecentesca,· nucleo ori[!inariodella manifattura e già sede del Museo, ora trasfe– rito presso la nuova fabbrica. La Gran Galleria, ad uso di mu- .. LOTTA a cura di Vincenzo BUGLIANI Gli operai sono quelli della manifattura di Doccia, diroccato santuario della ceramica ar– tistica in Italia. Il marchese si chiama Leonar– do Ginori Lisci.!.-E poi c'è un comitato cittadi– no, un Parroco, la Società per la Biblioteca. Vivono a Sesto. Fiorentino, minacciata da un'espansione di Firenze che, per ora, non ha niente a che fare con l'Atene del V secolo. Anzi, la sorte di Doccia e della sua Villa è un banco di prova cruciale dell'alternativa fra ri– torno a Pericle e rapallizzazione. 1869 seo, fu creata nell'tinno 1754, posta al piano terreno della co– siddetta 'Villa del Podere della Corte', e fatta affrescare dal fiorentino Vincenzo Meucci, con un ciclo di pitture sul tema del 'Trionfo delle Arti e dell'Industria', con raffigurazioni alle– goriclie dei 'Quattro elementi'. E' vero c.hegli affreschi sono sotto il vincolo della Sovrintendenza alle belle arti, ma non l'e– dificio e · i muri che li reggono! Eppure la coscienza municipale sembra ben desta, dal Comita- . to che abbiamo citato, alla Società per la biblioteca, al Parro– co di S. Romolo a Colonnata -la frazione a ridosso della.vec– chia fabbrica-, Silvano Nistri, che nella sua storia della par– rocchia ( Una chiesa una storia, LEF, 1984), dedica un capi– tolo ('La chiesa la fabbrica') a/l'intreccio tra le due istituzio– ni, fino a· Leonardo Ginori Lisci, storico e discendente dei marchesi fondatori. · , Se c'è chi spera nel degrado definitivo per avere le mani libere per un riuso incondizionato, una parte di esitazione viene an– che da/l'incertezza su/futuro dell'intera zona tra Firenze e Se– sto e sul possibile-destino di questi manufatti e di quest'area, come,,.testimoniano anche interventi qualificati al convegno di marzo. Ma intanto bisognerebbe per lo meno.tamponare la ro– vina delle parti più pregevoli (la villa, gli affreschi, strutture produttive come forni ecc.), ricorrendo a diversi strumenti le– gislativi che esistono, come a marzo illustrò il prof Gurrieri, già Sovrintendente, della cattedra di restauro della Facoltà di Architettura di Firenze. Per farne che? Si esclude da ogl)ipar– te l'ipotesi di una pura passiva conservazione o destinazione a musei e mostre, ma le soluzioni sono ancora incerte: sede del CNR? faco/tà::tecnièo-scientifiche? anche un po' di museo? at– tività artigiant!Jfi?varie forme di residenza? Nessuno'.parla di un uso unico, monocorde. E si cita volentieri in p~sitivo il caso del Lingotto di Torino. Ne/frattempo, un identico problema si sfa ponendo per gli edifici e l'area delle Murate a Firenze (qui il Comune ha di recente bandito un concorso d'idea internazio– nale, indicando le direttive orientative, al quale intende parte– cipare anche un gruppo di architetti 'verdi' fiorentini). L'opinione di GiovapniMichelucci Riportiamo la parte essenziale della risposta che Giovanni Mi– chelucci ha dato alle domande rivoltegli dal 'Comitato promo– tore' per la salvezza di Doccia. L'intervento è pubblicato nel N.l di ''milleottocentosessantanove". Dell'architetto Miche– lucci è superfluo dire, salvo ricordare una recente bella impre– -sa, la fondazione e direzione della rivista ''La nuova città'·. che si s_tampaa Firenze., II problema è delicatissimo, perché non si tratta solo di sal– vare Doccia, ma di evitare che le attività culturali sovradi– mensionate, schiaccino quelle che erano, non tanto testimo– nianze isolate di un'epoca manifatturiera passata, quanto piuttosto punte emergenti di una struttura organica, di un difficile equilibrio tra natura, produzione; insediamento ur– bano e agricoltura. Nulla restava inattivo in quel tipo di tes– suto, un esempio altamente rappresentativo di ciò che signi– fica una scala urbana. Questa scala è perduta ed a questo punto mi domando non solo cosa fare di Doccia, ma cosa diventerà, cosa è già- diventato Sesto Fiorentino. Finché continuerà ad essere la zona di sèrvizio di Firenze non potrà pensare a salvare Doccia, se non nelle forme indicate nelle domande, su cui non mi saprei pronunciare 'tecnicamente' i ma che indicano_un modo di'salvaguardare forse le strutture -- •- ., - . . ,,.. T------:'" ,-. L

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