Fine secolo - 7-8 settembre 1985

videro .una luce a Casavecchia e dissero: dev'essere. vicino al giorno, il contadino s'é levato a governà le bestie. Quan– do furono pari a Casavecchia gli ci viene una luce proprio nella panchina della strada e vedevano un omo coi calzoni di mezzalana. Allora loro con la corona in mano, la paura, la paura! l'accompagnò per un pezzo, poi andò all'abbocco del molino di Piemmaggiori. Vedevano i calzoni di mezza- -1ana e sopra tutto foco. Faceva tanto lume che vedevano tutto, il Mo/in Novo ... Lo vedevano a cavallo all'abbocco. Era confinato lì» (Emilia Felloni). «Poi c'era Mànescalchi. Sarebbe stato il prete che gli mes– se l'ostia nella mano e parava le fucilate» (Gino_Peruzzi). «Manesca/chi, anche lui era stato confinato nel borro delle Ripi, vicino a quello dell'Ancherona. Sicché un giorno c'e– rano de' lavoratori che aveino foco alla carbonaia. Poi quando fu vicino a mezzogiorno, aveino fissato, si va a mangiare a Barbischio: tanto c'é Manesca/chi che e.i gover– na la carbonaia, tanto lui é qui! Ma era confinato anche lui eh! Quando arrivano ad un certo punto, quando ritornano: Madonna ... o chi c'é a rabboccacci la carbonaia?! Arrivano lì e un c'era nessuno! E poi c'era un altro carbonaio. C'era uno di Vertine, sarebbe stato fratello di mi' nonno. Erino a cocere i' carbone. Verso mezzanotte; gnamo, gli disse si va a vedere quella carbonaia, perché ora va vista, é mezzano!- . te. Sì, avviati, vengo via. Questo piglia, parte, lui va giù alla carbonaia. Arriva alla carbonaia, monta sulla carbo– naia,' scopre la carbonaia, dice: partimi un po' di legna. E gli portò la legna. Dopo, le foglie pe' buttalle sopra l'ab– boccatura. E gli portò lefoglie. C'andrebbe, dice, due o tre palate di terra, butta giù la pala. Porca mattina, scese di pe' la carbonaia, ma c'era nessuno! Prese, arrivò a i' ca– panno, c'avevano i' ·capanno, i' su' compagno era lì a dormì. Eh prima se ne sentivano tante. Ora invece so· fini– te» (Gino Azzurrini). E' proprio così. Il fantasma del Ricasoli resiste, forse gra– zie alla sua natura ferrigna, ma sempre più sbiadito, mal– grado il notevole aumento dell'interesse per l'esoterico, LA FAMIGLIA RICASOLI I Ricasoli il cui nome viene dal castello di Ricasole, fra Firenze e Fieso– le, furono un ramo dei Firidolfi, antica e potente consorteria toscana, forse di origine longobarda. Vinti, come altra nobiltà feudale, dal co– mune di Firenze, vennero costretti (1393) a vivere in città. Fedeli alla repubblica e poi ai Medici, ottennero o riottennero da Cosimo I nume– rosi fortilizi e le terre ad essi circostanti, per il ruolo svolto nella guerra contro Siena. Ebbero anche il titolo di baroni. . IL CASTELLO DI BROLIO Situato ai piedi dei colli che dividono il Chianti dal Valdarno superiore, domina il corso dell'Arbia. Appartenente agli inizi dell'XI secolo al mo– nastero di S.Maria in Firenze, passò in seguito sotto la signoria dei Firi– dolfi e fu un punto nevralgico nei ripetuti conflitti fra fiorentinì e senesi. Costoro, dopo nemerosi assalti, lo attaccarono per l'ultima volta nel 1529. Frattan~o era andato da tempo in proprietà dei Ricasoli. Di-originale rimangono oggi solo le mura esterne che, con la loro forma irregolare, il basamento fortemente scarpato e le numerose arciere-ar– chibugiere a varie altezze, fanno di Brolio una tipica fortezza rinasci– mentale. All'interno della cinta muraria gli edifici risalgono quasi tutti alla se– conda metà del secolo scorso. Furono infatti progettati dall'architetto Marchetti su incarico di Bettino Ricasoli, che intese così eliminare ciò che di tetro e di pauroso c'era nella dimora dei suoi avi. Di particolare interesse la grande fabbrica centrale in laterizio, ispirata allo stile neo– gotico tanto in voga nella Siena ottocentesca. IL FANTASMA DI UN PAESAGGIO AGRARIO Il vero spettro che si aggira per il Chianti è quello di un paesaggio agra– rio in via di sparizione. Il secolare e duro lavoro delle famiglie mezzadrili, vincolate a prestazio– ni di tipo feudale come gli "obblighi di fossa", aveva dato ad una terra difficile e non molto generosa un assetto economicamente redditizio ed un aspettoorigìna:le ed inconfondibile. L'operazione più importante era stata quella di portare "il piano al colle", con una sistemazione a terraz– zamenti. A forza di colpi di zappa si toglievano i sassi dai campi (che senza quest'operazione non avrebbero potuto essere tali) e una parte la si accumulava in grandi mucchi, le "macie", qua e là ancora oggi visibi– li, mentre un'altra serviva a costruire i muretti a secco delle terrazze. Piccoli canali, anch'essi spesso in pietra, raccoglievano l'acqua piovana ed impedivano che portasse a valle la poca e preziosa terra fertile. Negli spazi pianeggianti così ottenuti erano consociate piante erbacee, arboree e arbustive, in una coltura promiscua tipica di un sistema di produzione come quello mezzadrile, orientato all'autosufficienza e al– l'autoconsumo. Le viti, disposte in filari lungo i bordi dei terrazzamen– ti, erano tenute basse, "a palo", e intercalate dagli olivi e dagli alberi da frutto. Con l'abbandono dei poderi negli anni '60, i muretti hanno cominciato a crollare, i canali a riempirsi di erbacce, la macchia a riconquistare ter- NOTE GLOSSARIO . . f Abbocco : presa per derivare l'acqua da un torrente e portarla ad un mulino. ai':al avé: avere aveino: avevano bercio : urlo ce lo: lo chiavica: collettore d'acqua piovana che passa trasversalmente sotto una strada. co': con coi': con il de i': del di': dire . empire : riempire · erino : erano fa': fare gnamo: andiamo guardà : guardare i' : il '/ : il messe: mise mette': mettere mi':mio ni': nel panchina : banchina passà : passare pe': per pe/: per il punl i : nessuno ringuattò : nascose salutà : salutare scemava: diminuiva sennò : altrimenti sfilò dietro : corse dietro so': sono su': suo sta·: stare . termini: pietre che indicano i confini fra due proprietà un: non va : deve essere Nella paginaa fronte: le muraintorno al Castello di Broliodove · ll))pariva il fantasmadi Bettino 1 e, in b~, l'abbocco del mulinodi Piemmaggiori. per il magico, per il demoniaco che segna la società po– stindustriale. Due possibili spiegazioni di questo trascolorare. La com– parsa dello spettro fu il risultato di una contraddizione irrisolta fra l'avversione dei mezzadri verso il barone (perché non molto entusiasti dei metodi con cui intende– va migliorare le loro condizioni materiali e morali) e un senso di sudditanza mai superato. La condanna che non poteva esprimersi sulla terra venne così proiettata nell'al– dilà. La chiesa favorì quest'incanalamento extramonda– no di una latente contestazione sociale e gli fornì un pre– ciso apparato di idee e di riti, che andarono a sovrappor– si a miti e a credenze più antiche sui morti che ritornano. Oggi i mezzadri non ci sono più ed il loro «odio di clas– se», represso e celato, si é perduto per ~empre. I preti ci sono ancora, ma per certi aspetti panno avuto soddisfa– zione: i Ricasoli hanno ormai perduto molti dei loro pos– sess1. Il fantasma dunque non trova più alimento per continua– re ad esistere. Oppure si può pensare, ed é la seconda ipotesi, che, come scrive Jean Delumeau, nella nostra civiltà occidentale so– pravviva una concezione della morte e dei morti propria delle società arcaiche, per cui i defunti sono dei vivi di un genere particolare. «Non sono immortali, ma piuttosto amortali durante·un certo periodo. Questa amortalità é il prolungamento della vita per un tempo indefinito, ma non necessariamente eterno. In altre parole la morte non é considerata istantanea, ma progressiva». Un'idea del genere sta anche.alla base di un bel racconto di Giulio Caprin su uno spettro dello Hampshire legato alla casa che ha amato, ma dalla quale svanisce ogni giorno di più. Che l'anima inquieta di Bettino Ricasoli si stia avvicinan– do al momento del distacco completo da quella terra che con tanta forza volle, ~omprèsi i quattro metri assegnati– gli nel borgo dell'Ancherona? reno. E nelle fattorie in cui, ad un certo momento, si é iniziato ad inve– stire capitale, le ruspe hanno spazzato via tutto per far posto alla mono– cultura della vite, sistemata in lunghi filari, fra i quali c'é giusto lo spa– zio per far passare il trattore ed oggi le macchine vendemmiatrici. Neppure il nuovo paesaggio é brutto a vedersi, ma risulta simile a tanti altri. Unico tratto distintivo rimangono i numerosi casolari sparsi o riu– niti in piccoli gruppi, tipici di un appoderamento a maglie piuttosto fit– te, intervallati dalla chiesa parrocchiale, dal cimitero, dal piccolo villag- gio. · Anch'essi però, o vanno in rovina oppure sono stati trasformati, con annesse stalle e capanne, in residence e in miniappartamenti per turisti tedeschi, inglesi, svizzeri desiderosi di fuggire dalle brume delle campa- , gne del nord. BIBLIOGRAFIA Fra l'abbondante bibliografia su Bettino Ricasoli sono stati utilizzati i seguenti testi ed articoli: · Aurelio Gotti, Vita del barone Bettino Ricasoli, Firenze, 1895. Stelio Marchese, La riforma mancata, Firenze, 1961. , Mario Tedeschi, La politica ecclesiastica di Bettino Ricasoli, Firenze, · 1971. Federico Chabod, Carteggi di Bettino Ricaso/i, in "Rivista Storica Ita– liana", 1848. Carlo Pischedda, Appunti Ricaso/iani, in Problemi de/l'unificazione ita- liana, Modena, 1963. · _ Carlo Pazzagli, Prime note per una biografia del barone Ricaso/i, in Studi · di storia medievale e moderna per E.Sestan, Firenze, 1980. "La Lupa", Gazzetta di Siena, 28/30 ottobre 1880. ' N_onsi é invece fatto uso diretto di carteggi. Altre opere citate: Jean Delumeau, La peur en Occident; 1-978. Giulio Caprin, Trapass,.ati,in Noi/umo italiano, Roma, 1984 I NARRATORI Emilia Felloni, nata a Piemmaggiori (Castelnuovo Berardenga) il 4-12- 1892. Data in cui é stato registrato il suo racconto: 9-9-1982. Gino Azzurrini, nato a Gaiole in Chianti ·ir 15-10-1900. Data in .cui é stato registrato il suo racconto: 22-9-1982. Carlo Peruzzi, nato a Siena il 10-2-1903. Data in cui é stato registrato il suo racconto: I0-10-1982. Maria B.rogi, nata a.S.Marcellino (Gaiole in Chianti) il 9-9-1.908.Data in cui é stato registrato il suo racconto: 11-10-1982. Donato Manganelli, nato a S.Marceflino H 14-4-1899. Data in cui é sta– to rel!istrato il suo racconto: 11-10-1982. Giusèppe Baldi, nato a Brolio il 21-3-1901. Data in cui é stato raccolto il suo racconto: 25-I0-1982. Marghe"rita Pallanti, nata a Catignano (Castelnuovo Berardenga) il 22- 12-1919. Data in cui é stato registrato il racconto: 2-4-1983.

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