Fine secolo - 17-18 agosto 1985

20 • Un altro racconto di Guillaume Apollinaire, _tratto da _ "L'heresiarque et Cie". Il librot inedito finora in Italia, uscira in autunno da Guanda, nella fl•aduzione di Franco Montesani. Un bel film di Guillaume APÒLLINAIRE hi non ha un crimine sulla co– scienza? -domandò il barone d'Ormesan- lo. da parte mia. non li conto più. Ne ho com– messi alcuni che 111 "hanno fruttato un bel pò di denaro. E se oggi non sono milionario. ciò è imputabile ai miei appetiti piuttosto che ai miei scrupoli. Nel 1901 avevo fondato cort alcuni amici la Cinematogra– phic /nternational Company che chiameremo più breve– mente C.I.C. Si trattava di riuscire ad avere dei films di grande interesse e di dare poi dell~ rappresentazioni cine– matografiche .nelle principali città d'Europa e d'America. Il nostro programma era molto ben assortito. Grazie al– l'indiscrezione d'un domestico avevamo potuto ottenere l'interessante scena raffigurante il risveglio del presidente della Repubblica. Avevamo anche filmato la nascita del principe d'Albania. D'altra parte, a peso d'oro, corrom– pendo alcuni funzionari del Sultano,·avevamo fissato per sempre, proprio mentre si compiva, l'impressionante tra– gedia in cui il gran visir Melek-Pacha, dopo il lacerante addio alla moglie ed ai figli, bevve il caffè avvelenato, per ordine del proprio signore, sulla terrazza della sua casa del Perà. Ci mancava la rappresentazione di un delitto. Ma non si conosce in anticipo l'ora del misfatto ed è raro che i cri– minali agiscano apertamente. Disperando di poterci procurare, con mezzi leciti, lo spet– tacolo d'un attentato, decidemmo di org-anizzarne uno in una villa che affittammo ad Auteuil. Avevamo in un pri– mo momento pensato di ingaggiàre degli attor· per mi– mare il delitto che ci mancava, ma, oltre al fatto che avremmo co~ì ingannato i nostro futuri spettatori offren– do loro delle scene truccate, abituati come eravamo à ci– nematografare soltanto la realtà, non potevamo conten– tarci d'un semplice giuoco teatrale, per quanto perfetto. Avemmo così l'idea di tirare a sorte quello fra noi che doveva sacrificarsi e commettere il delitto che sarebbe stato fissato dal nostro apparecchio. Ma questa prospeF tiva non sorrise a nessuno. Eravamo, insomma, un'asso– ciazione di persone oneste, ~ nessuno aveva voglia di per– dere l'onor~. neanche a scopo commerciale. ' . Una notte ci mettemmo in agguato all'angolo d'una via deserta, ~icino alla villa che avevamo affittato. Eravamo in sei, tutti armati di rivoltella. Passò una coppia. Erano uri ragazzo e una ragazz~, il cui abbigliamento ricercato ci parve molto adatto a fornire gli interessanti elementi · d'un delitto sensazionale. Silenziosi, balzammo sulla cop– pia, la legammo e la trasportammo nella villa. La la– sciammo lì sotto la guardia d'uno di noi. Ci mettemmo di nuovo in agguato, ed essendo apparso un signore dai fa- - voriti bianchi, in abito da sera, gli andammo incontro e lo trascinammo nella villà malgrado la sua resistenza. La vista deHe nostre rivoltelle ebbe ragione del suo coraggio e delle sue grida. Il nostro fotografo preparò il suo appa– recchio, sistemò le luci e si tenne pronto a riprendere il delitto. Quattro di noi si misero accanto al fotografo e _puntarono le_ tivoltelle sui nostri tFe prigionieri. li ragaz– zo e la ragazza erano svenuti. Li svestii con commoventi ' ..\.POLLINAIRI: VIHTO DA PJOA~o attenzioni. Alla ragazza tolsi la gonna e la camicetta e la– sciai il ragazzo in maniche di camicia. Quindi mi rivolsi al signore in frac: «Signore, -gli dissi- io ed i miei amici non le vogliamo per niente male.· Ma esigiamo da lei, pena la morte, che ucci– da col pugnale che sta ai suoi piedi quest'uomo e questa donna. Cerchi innanzi tutto di farli rinvenire. Stia.attento che non la strangolino. E siccome sono disarmati, nessun dubbio che ci riuscirà». «Signore, -mi disse gentilmente il futuro assassino~ biso– gna pure cedere alla violenza. Lei ha preso le sue misure e non voglio cercare di farla tornare su una decisione il cui motivo non m'appare chiaro, ma le domando una grazia, una sola: mi permetta di mascherarmi». Ci consultammo e riconoscemmo che era meglio, tanto per lui quanto per noi, che fosse mascherato. Gli misi sul– la faccia un fazzoletto a cui feci due buchi al posto degli occhi, e Io scellerato diede inizio alla sua opera. Si mise a colpire alle mani il giovane. li nostro apparec– chio funzionava e riprendeva questa lugubre scena. L'assassino punse la vittima al braccio con la punta del - pugnale. Il giovane balzò in piedi e si gettò con una forza decuplicata dallo spavento addosso all'aggressore. Ci fu una breve lotta. Anche la giovane si riprese dallo sveni– mento e si precipitò in soccorso dell'amico. Ma fu la pri– ma a cadere, colpita al cuore da una pugnalata. Quindi fu la volta del giovane. S;accasciò con la gola squarciata. L'assassino feée le cose per bene. Il suo fazzoletto non s'era spostato durante la lotta. Lo tenne finchè funzionò il nostro apparecchio: · «Siete soddisfatti signori? -ci domandò- posso ora far toi– lette?» Ci congratulammo con lui, si lavò le mani, si ri– pettinò, si spazzolò. Quindi l'apparecchio smise di girare. - L'assassino aspettò che avessimo fatto sparire le tracce . del nostro passaggio, per la polizia che non avrebbe JT}an– cato di venire l'indomani. Uscimmo tutti assieme. L'as– sassino si accomiatò da noi da uomo di mondo. Tornava in fretta e furia al suo circolo, perchè non c'era da dubi– tarne che la sera stessa, dopo una simile avventura, avrebbe vinto delle somme favolose. Salutammo il giuo– catore ringraziandolo, e andammo a dormire. -, Avevarrio il nostro crimine sensazionale. Fece un enorme rumore. Le vittime erano la moglie del ministro d'un piccolo Stato dei Balcani ed if suo amante, figlio del pretendente alla corona d'un principato della Germania del Nord. Avevamo affittato la villa sotto fal– so nome e l'amministratore, per non avere delle noie, di– _ chiarò di riconoscere il locatario nella persona del princi– pe. La polizia penò per due mesi. I giornali pubblicarono delle edizioni speciali e, una volta iniziata la nostra tour– née, potete immaginare il nostro successo. La polizia non sospettò neanche per un istante che mostravamo l'auten– tica realtà dell'omicidio del _giorno. Eppure ci prendeva– mo la briga di proclamarlo a tutte lettere. Ma il pubblico non s'ingannò .. Ci fece un'accoglienza entusiastica e, sia in Europa che in An:ierica, guadagnammo tanto da distri– buire in capo a sei mesi ai membri della nostra società la somma- di trecentoquarantaduemila franchi. Siccome il crimine aveva fatto troppo rumore per restare impunito, la polizia finì con l'arrestare un levantino che non fu in grado di fornire un valido alibi per la notte del delitto. Malgrado le sue proteste d'innocenza, venne con– dannato a morte e giustiziato. Avemmo così un'altra bel– la possibilità. Il nostro fotografo potè, per un caso fortu– nato, assistere all'esecuzione e rinforzammo il nostro spettacolo con una nuova scena, fatta apposta per attira– re la folla. Quando in capo a due anni, per ragioni sulle quali non mi soffermerò, la nostra società si sciolse, avevo messo insieme, da parte mia, più d'un milione, che persi alle corse l'anno dopo. /

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