Fine secolo - 17-18 agosto 1985

FINE SECOLO.* SABATO 17 / DOMENICA 18 AGOSTO 24 Poesie di Ted Hughe_s Traduzione di Maria STELLA ATTRAVERSANDO IL SOMERSET .. Nella luce dei fari in un lampo - intensità di un momento attraverso l'Inghilterra - intravidi un tasso morto, le zampe scomposte e indifese. Ancora u_n_a v?lta feci manovra in fondo alla strada, tornai md1etro, attesi per pudore che i fari si spegnessero e nel buio dell'universo sollevai per una zampa ancora · calda il ;asso ucciso. Bella bestia. Bella, calda, segreta. Lo sistemai, passeggero che sanguinava dal naso. Me lo. ~irai VICIDO, dentro la mia vita. Ora giace su un trave estratto da un grosso edificio. Un trave che attende d~ due anm di essere inserito in uno nuovo. Non vale la pena . privàrlo del suo mantello estivo. Lo scheletro - per il ' futuro. Le splendide zarine nascoste. Le mosche fr~llando, ingioiellano il suo passaggio. Ora per _ora il cald? lo _ • w~~ nell'oltre tomba. Giorno spietato di sole e di mosche. Eliminare quel tasso. Nòtte di fiumi in secca, pascoli lucenti, . , trote che spalla a, spal)a risalgono la corrente. Poi ancora il sole che veglia come· un occhio estratto dall'orbita .. E' · strano come resista nell'alba, come siano tranquilli . i suoi artigli scuri di orso, i peli lunghi della s~a · \ guardia brizzolati alle punte. Eliminarlo oggi. E di già le mosche. . . . . Sempre più accanite, portano gl_1 am1c1:Non ~ogho seppellirlo ·e perderlo. Non vogho scuoiarlo - e tropp? tardi. Né tagliargli la testa e bollirla. per liberarne il magnifico teschio'. Vog)io che resti com'é. Nerofumo, la gola'.luc1da, il muso perfetto. Le zampe così affatica_te; la potenza del corpo accantonata. Vogh? . . . che fermi il tempo. Che .la sua forza resti mass1cc1a a bloccare il tempo. Il suo odore acuto, la sua selvaggia irsutezza, la sua faccia dalle tinte emozionanti. Un tasso sul m-omerrto-dellamia vita. Non anni fa, come gli altri, ma òra. Rimango in piedi · · . a guardare il suo essere immobile, come un chiodo confitto - la testa ebbra - dent~o un palo di tasso. Qualcosa deve rimanere. . ~ ...... . , ., .\ ·s .. • • ' ' . ..... CACCIA ALLA VOLPE . . . Due giorni dopo Natale, quasi a mezzog10~0, mentre -· sono m ascolto, i cani dietro la collina cambiano pista. Nugoli di mugolii eccitati, · le loro voci come vagoni rugginosi e riluttanti che vengano deviati. La partita di caccia si é imbattuta in una volpe alle soglie del villaggio. Sull'abete il corvo ispeziona il suo nido e protesta a quel rumore indecente. Un merlo . . . lancia il suo grido d;allarme. L'afa gn~1a d1 nuvole dell'anno ormai nella fossa che cerca d1 radunare sufficienti energie per riaprirsi · ruggisce in lontananza. Tutto é impregnato. Corre la volpe e impara la sua prima lezione . dal folle frastuono della muta, .dagh uggiolii da cucciolo arricciati nell'ària come code, dai latrati' rauchi e · · militareschi: macchinario che produce due sole cose: f~ci ~i can_ee volpi morte. I moton dei cam10n come al solito modulano sulla collina della strada e complicano l'aria. Corre.la volpe in un sob1?orgo di rumori civili e indifferenti. Ora i latrati arricchiscono il loro broccato e si addensano vicini nel dedalo dei venti. Orti e siepi stan fermi, come in coma. I~mobili ·i pascoli, che se la sono cavata cosi a buon mercato. Le vacche fiutano ancora con ottimismo, come se la primaver~, saltando l'inverno, potesse essere già qui. Ai cancelli gli agnelli più. grossi organizzano le loro b~nde. · . L'argentea hngua della volpe pende in quel mondo di rumori sopra l~_ • . zampe sguazzanti. Correrà fi~ché d'improvviso non divengono ferro i _,. , suoi muscoli, finché coi polmoni a brandelli non schiumeggi di sangue la bocca, finché i suoi piedi non si mutino in stecchi sangui~i e pendula ·non si assottigli la coda come quella d1 un gatto? O farà un errore, salterà in direzione sbagliata, salterà . · dritta nella bocca .del cane? ·Mentre io scrivo corre ancora fresca, tutte le possibilità aperte davanti. . Ted Hughes é oggi uno dei migliori poeti inglesi. Nato nel /930, ha puhblicato.fra l'altro, "The Hall'k in the Rain". "LupercaC "Wodwo", "Crow", "Cavebi~ds", "Moormll'n·", da cui sono tratte queste poesie, Le due ultime raccolte usciranno da Mondadori nella traduzione di Maria Stella. Una prima scelta delle sue poesie 'é uscita nel 1973 col titolo "Pensiero-l'olpe e altre poesie" e la traauiione di G.Pennati. Ted Hughes é stato il marito di Sylvia Plath, la poetessa americana morta suicida nel 1963. LOTTA Sapevamo che avrebbe partorito, e infatti era lì al suolo, subito dopo l'alba. Appartata; dietro la trincea di una siepe, in un angolo ruvido e basso. Andarle incontro era andare incontro al pericolo. Sorpresa dal suo primo vitello la giovenca pezzata dalle piccole ossa era in difficoltà. Alzata la testa, si protese verso di noi con uno sguardo selvaggio, impennato. Di nuovo si riabbatté .. ~ ecco · . li VJtello, enorme, leonino, la faccia bianca, intrappolato . alla vita dalla .violetta cintura materna, le lunghe zampe anteriori mollemente piegate i_nun galoppo non ancora ereditato,• la testa volta in· alto e all'indietro alla ricerca della mammella non ancora comparsa, il naso rosso e sgraffiato da un ceppo di giunchi smangiucchiati, il pelo asciutto come se fosse rimas!o nato a metà per ore - come forse gh era successo. Allora lo tirammo per le gambe ed il collo e nato a mrtà muggiva, protestando per tutto. E poi piegarlo all'ingiù tra le gambe di lei, e infilare una ma~o . in quel suo tunnel caldo, cercand9 d1 fare_sgusciare per la pelvi i suoi fianchi aguzzi . . . e poi a girarlo verso il basso, che quasi c1s1aspettava che la spina dorsale abbandonasse il s~o alveo. . . E uno lo tirava per le gambe e uno gh abbracciava 1 fianchi umidi come per estrarre a ogni costo qualcuno da un pantano, e un altro con le mani gli liberava i fianchi dagli spigoli della galleria materna, finché qualcosa ced~tte. La mucca levò la testa e una gamba postenore con uno sforzo immenso: qualcosa schioccò - e i suoi fianchi enormi sgusciarono fuori bagnati fradici. Pronte alla luce le sue gambe posteriori incredibilmente lunghe emersero da quella bocca di sa~o rossa, slabbrata, seguite da un fiotto di colori, poltiglia gelationosa di tessuti impastati. Muggì flebilmente e giacque nella fredda alba pasquale come il Cristo di una pietà. Lo trascinammo sotto il muso della madre, sotto la sua testa sfinita, accasciata, così che.leccandolo imparasse a·conoscerlo. Giacevano faccia a faccia come duellanti feriti a morte. Ci ritraemmo lasciando che tornassero loro le forze. Le demmo da bere, le demmo del fieno. Il vitello cominciò la sua convalescenza da quell'estenuante . viaggio. Tutto il giorno giacque, soprafatto dal suo peso e dalla sua debolezza. Gli versammo in gola il latte della madre, ma non ce la faceva a ingoiare. Pochi goffi sorsi e poi si abbatteva riuscendo appena a respirare. Lo portammo de~tro, lo raggomito_lammo . di fronte a una stufa e cercammo d1 versargh in gola, non nei polmoni, latte caldo e whisky. . Ma il suo occhio si limitava a giacere sostenendo Il peso mostruoso di quella testa, impossibile compito delle sue membra straordinarie ~ grandi. Nòn ce la fece. Morì. Lo chiamammo Lotta, figlio di Paz_ienza.

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