Fine secolo - 10-11 agosto 1985

FINE SECOLO * SABATO 10 / DOMENICA 11 AGOSTO , 18 .f~?r:.5\i½t; ">:?~. . t31q~L{4J.J i;fi~w*1¼J.i:,+1i4#•:,,:~;.:.;1+1hti11:l~ 2 t;f4d;Jtt➔J,:<., ·" ·'. Iniziamo questa settimana la pubblicazione di alcuni racconti tratti da · "L'hérésiarque et Cie" di Guillaume Ayollinaire. Pubblicata nel 1910 1 è una delle opere che [o scrittore francese asseriva di amare di più. Nei racconti ricorrono insistentemente una serie di temi e/igure: quella dell'ebreo errante, per esempio, e quella dell'eresia - intesa ne senso dì confusione tra peccato e grazia, contaminazione tra bene e male., in una sorta di coincidentia oppositorum. Inedito finora in Italia, il libro di Apollinaire verrà_pubblicato ,n autunno da Gupnda, nella traduzione di Franco Montesanti. Il tovagliolo deipoeti di Guillaume APOLLINAIRE ospeso sul limite della vita, ai confini dell'arte, Justin Préro– gue era pittore. Un'amica vi– veva con lui e dei poeti veniva– no a fargli visita. A turno uno di loro cenava nello studio dove la sorte metteva, sul sof– fitto, delle cimici a mò di stelle. C'erano quattro commensali che non s'incontravano mai a tavola. Oavid Piqrd veniva da Sancerre; discendeva da una fa– miglia ebrea cristianizzata, come se ne trovano tante nelle città. _ Léonard Oelaisse, tubercoloso, sputava via la sua vita da ispirato con smorfie da morire dal ridere. Georges Ostréole, gli occhi inquieti, meditava, come un tempo Ercole, tra le entità del bivio. Jaime Saint-Félix conosceva tutte le storie possibili e im– maginabili; la sua testa poteva girare sulle spalle come se il collo fosse soltanto avvitato al corpo. Ed i loro versi erano stupendi. I pasti non finivano mai, e lo stesso tovagliolo serviva a turno ai quattro poeti, ma non glielo si diceva. A poco a poco il tovagliolo divenne sudicio. Ecco del giallo d'uovo a·ccanto ad una scura striscia di spinaci. Ecco dei cerchi di bocche sporche di vino e cin– que impronte grige lasciate da dita d'una mano in riposo. Una lisca di pesce ha forato la trama del lino come una lancia. Un chicco di riso s'é seccato, incollato in un ango– lo. E della cenere di tabacco rende scure certe parti più delle altre. «David, ecco il suo tovagliolo» diceva l'amica di Justin Prérogue. «Bisognerà anche pensare a comprare dei tova– glioli.- diceva Justin Prérogue - segnatelo per quando avremo soldi». «Il suo tovagliolo é sporco, David, - diceva l'amica di Ju– stine Prérogue- glielo cambierò la prossima volta. La la– vandaia non é venuta questa settimana». «Léonard, prenda il suo tovagliolo, -diceva l'amica di Ju– stine Prérogue- potrà sputare nella cassa del carbone. Come é sporco il suo tovagliolo. Glielo cambierò non ap– pena la lavandaia m'avrà riportato un pò di biancheria». «Léonard, dovrò proprio farti il ritratto nell'atto di spu– tare, -diceva Justin Prérogue- ed ho anche voglia di farne una scultura». «Georges, mi vergogno di darle sempre lo stesso tova– gliolo, -diceva l'amica di Justin Prérogue- non so proprio cosa va facendo la lavandaia: non mi riporta più la bian– cheria». «Mettiamoci a mangiare» diceva Justin Prérogue. «Jaime Sain-Félix. sono costretta a darle ancora lo stesso / tovagliolo. Non ne ho altri oggi» diceva l'amica di Justi– ne Prérogue. Ed il pittore faceva girare la testa del poeta durante tutto il pasto ascoltando parecchie storie. E passò così qualche stagione. I poeri si servivano a turno del tovagliolo ed i loro poemi erano-stupendi. Léonard Oelaisse sputava via la sua vita ancor più comi– camente, e anche David Picard si mise a sputare. li tovagliolo velenoso contagiò a turno, dopo David, Georges Ostréole e Jaime Saint-Felix, ma essi non lo sa– pevano. Simile ad un indecente straccio da ospedale, il tovagliolo si macchiò di sangue che veniva dalle labbra dei quattro poeti, e le cene non finivano più. All'inizio dell'autunno, Léonard Delaisse sputò quel che gli restava di vita. In diversi ospedali, scossi dalla tosse come donne dalla voluttà, gli altri tre poeti morirono a pochi giorni l'uno ·dall'altro. E tutti e quattro lasciavano poemi così belli che sembravano magici. Si attribuì la loro morte non al cibo, ma alla fame canina ed alle veglie poetiche. E' infatti veramente possibile che un solo tovagliolo possa uccidere, in così poco tempo, quattro poeti incomparabili? Morti i commensali, il tovagliolo divenne inutile. L"amica di Justine Prérogue decise di metterlo nella bian– cheria sporca. Si mise e spiegarlo pensando: <<E'vera– mente troppo sporco e comincia a puzzare». Ma appena spiegato il tovagliolo l'amica di Justine Prérogue ebbe un moto di sorpresa e chiamò l'amico che esclamò meravigliato: «E' un vero miracolo! Questo to– vagliolo così sporco. che sciorini con condiscendenza, presenta. grazie alla sporcizia rappresa e di diversi colori. i tratti del nostro amico defunto, David Picard». «Non é vero?» mormorò l'amica di Justin Prérogue. Tutti e due. in silenzio, guardarono per qualche istante l'immagine miracolosa e poi, dolcemente, fecero girare il tovagliolQ. • Ma subito impallidirono vedendo apparire spaventosa l'immagine da morire dal ridere di Léonard Delaisse che si sforzava' di sputare. Ed i.quattro lembi del tovagliolo offrivano lo stesso pro– digioso spettacolo. Justin Prérogue e la sua amica videro Georges Ostréole con la sua aria irresoluta e Jaime Saint-Felix in procinto di raccontare una delle sue storie. «Lascia questo tovagliolo» disse bruscamente Justin Prérogue. Il panno cadde stendendosi sul pavimento. Justin Prérogue e la sua amica girarono a lungo t:ome de– gli astri intorno al sole, e questa Santa Veronica, col suo quadruplice sguardo, ingiunse loro di fuggire sul limite dell'arte. ai confini della vita. APOLLINAIRB ns·ro DA PICASSO

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