Fine secolo - 20-21 luglio 1985

FINE SECOLO* SABATO 20 / DOMENICA 21 LUGLIO 26 , .~::~❖;: LE ASSASSINE SONOFRANOI .____________________________ di Marguerite DURAS----------,-_ ,,------------------1 Da mesi la Francia si di,vide _ e si accanisce sul/' "affare Gregorr", una storia di, angustia famigliare e paesana innescata dall'assassinio di, un bambino. Ora, dopo un altro assassinio e una girandola di,incolpazioni e proscioglimenti, e stata ' incriminata la madre del bambino. Marguerite Duras J stata là, e ha scritto, per Libération, appassionatamente, paradossalmente: che l'uccisione del figlio può essere inevitabile, che la madre non può essere separata dalle altre donne, che è "sublime,forzatamente sublime". Noi abbiamo tradotto questo sconcertante testo. N ori vedrò mai Christine V. E' troppo tardi. Ma ho visto il giudice che è cer– to la persona più vicina a questa don– na. A lui ella avrà parlato di più. Egli dice: "E' terribile per me doverla incolpare, dover pas– sare attraverso questo momento". Dice che Christine è intelligente, che è fine, spirituale. Ho domandato com'era il suo viso. Come De– nis Robert (un inviato di Libération, ndr), egli parla di un bel viso ma di una leggera assenza nello sguardo. Stamattina, sabato, vedo una foto di lei nell'auto che la porta alla prigione, e .ritrovo anch'io quell'assenza, quella inespressi– vità leggera che vetrifica lo sguardo. La casa sì, l'ho vista. Eric Favereau non riusci– va a trovare la strada. A capo di una serie di giravolte essa ci è apparsa, d'un tratto. Sola· sulla cima di una collina nuda._Nel momento in cui vedo la casa, io grido che il delitto è esi– stito. E' quello che credo. E' al di là della ra– gione. Cade una pioggia leggera che il vento ri– batte sulle porte e le finestre chiuse ·come il giorno del delitto. La casa è nuova. E' in ven– dita. E' lo chalet dei Vosgi, coi tetti a spioventi ineguali. Tutto intorno, colline vuote, cammini deserti, in basso, le abetaie molto scure... Fra le abetaie, il fiume. La sera noi parliamo del delitto, ne parliamo tutto il tempo per quarantotto ore. Io cerco di capire perchè ho gridato quando ho visto la casa. Non riesco a capirlo. Rientro a Parigi al- ' l'indomani, telefono a Serge July (il direttore di Libération, ndr), gli dico che non farò nessun articolo. E poi alle due di mattina comincio a scriverlo. L'ho ripreso stamattina dopo una te– lefonata che mi annuncia che Christine V. è ar– restata. Sola come prima della vita li bambino dev'essere stato ucciso all'interno della casa. Poi dev'essere stato annegato. E' quello che io vedo. E' al di là della ragione. Io · vedo questo crimine senza giudicare di quella giustizia che si esercita al suo riguardo. Niente. Non vedo da parte mia che lei al centro del mondo e non dipendente che dal tempo e da Dio. Con Dio non intendo niente. Nessuno ha visto il bambino giocare davanti alla casa. La contadina che è la prima vicina non ha visto il bambino quella sera, mentre lo vedeva tutte le sere quando riportava le vaçche alla stalla. Del resto il mucchio di sabbia per giocare, non ·esi– ste. E' un mucchio di ghiaia, mescolata a ce– mento e a sabbia. Questo non regge, non si

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