Fine secolo - 29-30 giugno 1985

la questa pagina: Michele Feo. Nell'altra . . Petrarca, fu:!dresco di E. V oo Steinle.(Colonia, Wallraf-Ridw1z-Mmeum)._ colo di fondo - indirizzata al papa perchè tornasse in Ita– lia, nel 1368,"e ritrovata a Firenze da Emanuele Casa– massima. In questo caso è stato scoperto l'autografo di un testo già noto: nel caso del carme latino ritrovato da Feo si tratta di un testo finora ignoto, se non per la cita– zione, fatta dal Petrarca stesso, di' due versi. Vivi cèrcando, muori aspettando Già quando Petrarca ·-era ancora vivo, e subito dopo, si sapeva dell'esistenza di testi perduti. "Per esempio c'è una commedia in latino, Philologia, se ne è serbato un se– miverso che dice 'la maggior parte degli uomini muore aspettando', se la trovi diventi famoso ... E' probabile che Petrarca abbia scritto un inno a Cola di Rienzo, cui ave– va promesso di dare la gloria. Sono testi difficili da tro– vare, perchè li ha distrutti Petrarca stesso, erano perico– losi. Lo racconta, anche: intorno al 1350 ho preso una cassa, e ho fatto un grande incendio di tutto il resto. Sarà vero? D'altra parte Petrarca ha sempre scritto per altri - tranne il Secretum - lettere, dialoghi: anche se le ha di– strutte, le sue opere circolavano già in mano d'altri". Un lavoro da detective, dunque. Feo nega, non gli piace pas– sare per un cacciatore di scoop filologici. Come coi piccoli cocci Il suo, dice, è un lavoro di riappropriazione archeologica del nostro passato. "Le opere letterarie vanno trattate come gli altri monumenti, che siano i bronzi di Riace o i piccoli cocci: vanno ripulite, messe in ordine - le tecniche cambiano, il fine è lo stesso. Sui testi letterari si può in– tervenire scrivendo un saggio, e trasformandoli all'infini– to in tramiti dei propri sentimenti; ma si può anche, e se– condo me soprattutto, lavorare filologicamente. Io non sono un cacciatore di rarità. Da undici anni lavoro a cer– care di mettere i punti al posto giusto, deludendo all'ini– zio gli studenti che sarebbero ghiotti di grandi idee, con un lavoro appartato, e sapenc;loche esattamente lo stesso lavoro è destinato ad andare avanti altrj dieci anni. In– tendiamoci, se non è un obbligo, se non diventa un mar– tirio, il lavoro filologico .in realtà è un gran divertimento dell'intelligenza. Insomma, perchè uno passa vent'anni in un ascetico corpo a corpo con dei segni? Nel mie caso, anche per la convinzione maturata che questo lavoro sia anche 'socialmente' più utile del saggio critico. Lì si fa l'interprete fra grande autore e lettore, come il prete, il funzionario di partito - quelli come me prendono le.me– morie del passato, le liberano dalle incrostazioni, dalle sbavature, dagli errori. Nel '500, per esempio, lavorava– no su un solo manoscritto, e magari hanno saltato un verso: noi lavoriamo come in un processo istruito con tutti i testimoni possibili, con 150 testi da escutere e con- •, frontare. Se non per raggiungerla, per avvicinarsi il più possibile alla verità, che nel nostro caso è il testo dell'au– tore - e, quello che più conta, non per fornirla apodittica– mente, ma corredandola di tutto l'apparato di dubbio e di confutazione: sentenza e dispositivo vanno insieme?'.. Sibari per noi Bene, rivendicata questa silenziosa e metodica serietà, ci sarà pure un'euforia nel ritrovare un Petrarca ignoto. "Ma sì, e c'è anche quell'aspetto frivolo, la_meraviglia de– gli altri, l'eco della stampa. C'è anche un senso meno fu– tile, e un piacere più profondo, lo stupore che è della ri– cerca storica, la gioia per un tassello ritrovato che non c'era. Se è questo che vuoi sapere, 'quando mi sono detto .che avevo senz'altro sott'occhio un pezzo perduto di Pe– trarca ho-cacciato un urlo e ho chiamato mia moglie per abbracciarla. Anche nelle felicitazioni che ho ricevuto, la parola che ricorre è 'emozione': credo che, al fondo, ci stia la riprova della forza d'urto che la civiltà umanistica occidentale conserva sull'uomo contemporaneo, la sensa– zione che noi risultiamo da una sedimentazione storica, che stiamo come bambini davanti agli Etruschi, a Lisip– po, ai bronzi di Riace, a Ebla (se è lecito paragonare le cose piccole alle grandissime). Fa ridere la puzza al naso di certi di fronte ai bronzi di Riace. La gente si emoziona, e ha_doppiamente ragione. Del resto ci si emoziona per il pallone, per quelli della notte,<. un po' anche per Petrar– ca, un pezzo ripuli¼> della nostra memoria storica, col sangue e la bellezza che si porta addosso. Per che cosa, se non per questo, si cerca? Sibari, la famosa, si dice sibarita per dire lusso calma e voluttà, poi si prende il treno, si scende a Sibari - e non c'è niente: gli americani spendono un sacco di· soldi, finalmente si trova una traccia di pavi- \ mento, ed ecco l'emozione, d'un colpo si dimostra vero Tacito, il programma scolastico, e insomma la storia del– la civiltà. Mia figlia, quando ha visto in mostra dei gioiel– li d'oro, ha chiesto 'come si fa a trovare queste cose?', e ha subito deciso che farà l'archeologa - ora ha già cam– biato, vuole fare la sarta. Ci sono anche popoli felici senza memoria storica, come spiega Momigliano, ma noi apparteniamo a questa, che avrà la sua parte di infamie, ma non è infame". Gli voglio bene, con riserva Feo si scusa per essersi fatto prendere la mano: ma ti pare. A leggere la sua fittisima produzione petrarchesca, si ha l'impressione che accanto alla filologia ci sia un rap– porto personale stranamente combattuto con Petrarca. "Beh, è cominciat~ come UDfl specie di diseguale braccio di ferro, .Petrarca è il modello sommo di quello che io non sono, il grande intellettuale che riesce a diventare un papa della cultura, che adula i potenti, ma con risultati che fanno la ricchezza di tutti. Insomma, con le riserve del caso - io gli voglio bene. Non è questione di rilanciare il petrarchismo - mi pare che debba essere così anche con Dante, o con Leopardi; E infine, io non sono pagato per insultare Petrarca. Sono pagato per studiarlo. E questo è, in un certo senso, un privilegio, e sono grato a chi me lo consente: nel caso specifico, in particolare, anche a un'i– stituzione come la 'Alexander von Humboldt-Stiftung', una fondazione della RFT che eroga almeno 400 borse all'ann0, per studiosi di tutto il mondo, e su tutto lo sci– bile. Il profano è sorpreso dalla possibilità che ci sia ancora spazio a scoperte, piccole o grandi, su autori così celebra– ti. Quali sono state, in campo letterario, le più importanti dei nostri tempi? "Per restare a Petrarca, nel '900 sono stati trovati parecchi autografi - di testi già noti - e so– prattutto libri della sua biblioteca, annotati da lui. Negli anni '39 Conrad Burdach ha pubblicato un gruppo di b~evissime poesie, col titolo 'Improvvisi'. Negli anni '50 è venuta fuori una versione sconosciuta del Trionfo della Fame. In altri campi, nel 1964 grande scalpore ha suscitato il ri– trovamento, da parte di Garin, dellelntercenali di Leon Battista Alberti, un testo bellissimo. Grande è stata l'e– mozione anche per il ritrovamento in Egitto di alcuni versi di Cornelio Gallo, un grande poeta secondo lo stes– so Vir.gilio, che gli dedicò anzi l'Egloga X; Cornelio Gal– lo cadde in disgrazia presso Augusto, subendone la terri– bile condanna della damnatio memoriae. Più di recente sono stati trovati i versi finali del "De reditu suo" di Ru– tilio Namaziano, da Mirella Ferrari". Insomma, il gioco continua. • I collaboratori d questo numerodi Fine secolo Il dittico di copertina è una produzione comune Memling-Fine secolo: Memling ci ha messo la Eva, nuda, con la mela, nélla nicchia, dalla quale Eva non si è più mossa; Fine secolo ha provveduto alla ennesima incarnazione di Adamo, vestitissimo e troppo impegnato per attardars_i al tempo delle mele. L'alternanza, naturalmente, è fra un Adamo e l'altro. · Di Michele FEO si è detto abbastanza a luogo debito. L'intervista a Yankelevitch è comparsa su Libération in due puntate, a cura di Jean-Pierre Barou e Robert Maggiori, 1'8 e il IO giugno scorsi. · · Sllndro BARANA ha 32 anni e vive a Zurigo dove svolge la professione di libero· giornalista. Ha lavorato per dieci anni al Telegiornale della Svizzera italiana, occupandosi di argomenti politico-sociali. Marina PIAZZA vive a Milano, fa parte del "Griff' (Gruppo di ricerca sulla famiglia e la condizione femminile} presso la Facoltà di Scienze Politiche . <> dell'Università di Milano. Suoi articoli sono stati pubblicati su DWF, Memoria, Inchiesta. Collabora a "Ora D" di Radio 3 . Ha scritto un saggio sulla condizione della donna in Cina per "Interferenze". Paul CELAN (pseudonimo di Paul Antschel), nato a Czernowitz (Bukowina) nel 1920 da genitori ebrei e morto suicida a Parigi nel 1970, è considerato tra i massimi poeti di lingua (soltanto di lingua) tedesca di questo secolo.· Calligaro, OL'79, Vincino disegnano regòlarmente per Fine secolo. Carolyn CHRISTOV BAKARGIEV cura la rubrica "Bella roba". Hanno inoltre variamente collaborato: Giorgio Agamben, Norberto Cenci, Gianni Coppola, Antonio De Marco, Mario Fortunato, Franca Fossati, Stefano Montesi, Fausta Orecchio, Rolando Parachil!i, Andreas Rostcek. ' La cura di questo numero di Fine secolo è di: Nora Barbieri, Marino Sinibaldi, Adriano Sofri, Franco Travaglini .

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