Fine secolo - 22-23 giugno 1985

- ~ FINE SECOLO/ REPORTER* SABATO 22 / DOMENICA 23 GIUGNO ~---------------- ..... ---.,.---------------------- complicità e di mutua .difesa fra lui e la gente si saldò sempre più! Inoltre, andò continuamente all'estero e-in– franse ripetutamente il protocollo, deliziando gli ospiti, sicchè se in una visita si fosse dimenticato di infrangere il protocollo li avrebbe molto delusi. Diceva anche frasi al– legramc;nte poetiche. Per esempio in Cina, dove avevano SCJDprevenerato i vecchi saggi e le tartarughe: "Non è colpa mia se sono così vecchio, e neanche se sono presi– dente". I bronzi Non era raro, a quei tempi, che i sentimenti popolari sfuggissero, e anzi addirittura si imponessero, alle auto- . rità, nei campi più diversi' (compresa la loro parte di pre– giudizio, perchè i popoli non avevano meno pregiudizi dei governi e dei direttori di giornali). La ·stessa diffiden- 2.a per l'autorità era nel popolo un pregiudizio, anche se a volte portava buon consiglio: come quando le autorità ri~ tennero di avér ripescato alcune sculture di Modigliani. O quando, in occasione di una mostra dedicata alla tecni– ca di restauro di due statue greche ripescate sul ,serio dal mare a Riace, la gente qualunque si ·accorse che quelle .statue erano fantastiche, e si affollò al punto eh~ anche gli esperti e le autorità cominciarono à parlarne. Lo stes– so Pertini, in qùel caso, fece trasportare a casa sua le due statue e le espose al pubblico, perchè aveva sempre voglia di appropriarsi simbolicamente di quello che succedeva di importante, comprese le partite di pallone, e purtrop– po i funerali, ché infestarono in quegli anni l'Italia. FrancescoGiuseppe rono particolarmente quel momento di esitazione in cui la popolarità di Pertini si confrontò con gli agguati dei suoi rivali. Risoltosi quel passaggio, si precipitarono su Pertini come i più devoti paesani si avventano sul simula– cro del santo protettore da portare a spalla in processio– ne. Non mancarono ì disegni simili a ex voto, Pertini che si caricava I'Jtalia sulle spalle come una croce, o che trae– .va a salvamento la repubblica annegante e i suoi generosi seni. Anche i più agguerriti, di nonna, ·non si posero neanche l'impossibile problema di fare della satira su Pertini, e scelsero la via più facile di fare della satira at– traverso Pertini. Faccia e pipa dell'omino diventarono delegati del disegnatore e del pubblico: attraverso la sa– goma di Pertini, il disegnatore diceva la sua, che poi era spesso quello che il pubblico voleva sentirsi dire. In que– sto circolo, vizioso la sua parte, si saldavano in un sol nodo disegnatore, disegnato, e pubblico. La profondità dei consensi riscossi da Pertini alimentava un qualche en– comio e una dose di servilismo; la simpatia e il timore di intrigarsi in giochidi parte ratteneva le voci critiche. Così il vastissimo repertorio dei disegni su Pertini non è forse il miglior documento della -vitalità della satira in quegli anni. · Si ride poco La gente credeva di non amare le novità, anche se ne ve– niva travolta. Perciò la satira prediligeva portavoce un po' anacronistici, che le permettevano di prendersela con le novità in nome del buon tempo andato. Un eccellente disegnatore di quei tempi commentava per esempio i fatti sociali attraverso un operaio anziano che si chiamava Cipputi. Un altro usava il proprio autoritratto da Bobo per descrivere le cose dal punto di vista di un maschio, padre e comunista; che era quanto di più attarda_to si po- . tesse concepire. Sono rimaste molte fotografie che ritraggono Pertini ac– canto ai bronzi di Riace. In effetti c'era qualcosa di co– mune fra loro: un'aria fuori tempo, un portamento al– l'antica, un'incitazione al rimpianto. Pur parlandone af– fettuosamente come di "uno come noi", la gente sapeva infatti che non era così, e che la meticolosa e proverbiale parsimoniosità del presidente nel maneggio del denaro pubblico (e privato, del resto) .era un'asserzione simboli– ca, più che un esempio concreto. La gente non pretende– va dagli altri, nè esercitava per sè, una così puntigliosa onestà: piuttosto, auspicava una moderazione negli appe- . La satira inoltre, come si vede dall'antologia che qui pub– blichiamo, solo raramente faceva ridere, un po' perchè si prendeva troppo sul serio, un po' perchè si affidava a scherzi sulle caratteristiche fisiche dell~ persone o a gio– chi di parole forzati. Quanto al disegno, la gamma era abbastanza vasta. A volte il disegno era solo un pretesto per la battuta, o addirittura era un'assenza di disegno: in ·un caso, uno che si chiamava Dalmaviva, il disegno era scomparso in un rettangolo nero, come se qualcuno aves- - titi illeciti e nella corruzione corrente. La mania da galan– tuomo con cui Pertini sorbiva e pagava il cappuccino era • ·un modello simbolico e un'affettuosa stravaganza." I mo– delli devono sempre essere un po' buffi, ed eccessivi. Per– tini stesso, quando cercarono di incastrare il consiglio su– periore della magistratura per una storiella di esborsi per cappuccini, perse la pazienza, e fece bene. Dunque, Perti– ni era insieme "uno come gli altri" e uno diverso dagli al– tri, perchè era sempre il presidente della repubblica, e perchè era molto anziano. In questo senso poteva ricor– dare l'imperatore Francesco Giuseppe, e il suo immemo– rabile regno, contro il quale Pertini era andato volonta– rio in una breve ma sanguinosa guerra locale una settan– tina d'anni prima. Anche se Francesco Giuseppe era mol– to distante e solo: in cambio, era entusiasta del telegrafo e passava la giornata a mandare in giro dispacci telegrafi– ci, un po' come Pertini col telefono. Pertini telefonava molto e quando meno te lo aspettavi, tant'è vero che era sorta un'intera categoria di imitatori, e alla fine non si 'di– stinguevano più le telefonate false da quelle vere. I disegnatori I disegnatori si trovavano allora a metà strada fra i diret– tori di giornale e i politici da una parte, e la gente dall'al– tra. Alcuni di loro avevano una personalità abbastanza indipendente da indurli a disegnare quanto e come pare– va loro. La maggioranza doveva barcamenarsi: piacere alla gente, che era il giudice vero dei disegni, ma solo "in ultima istanza"; piacere ai direttori di giornale, senzà i quali non si arrivava alla gente; e mettere in burla i pòliti– ci (senza di che non si sa·rebbe contentata la gente) evi– tando di inimicarsi i politici, che erano amici dei direttori dei giornali; ma questo era già più facile, perchè bastava prendersela con i politici malvisti dal giornale sul quale si piazzavano i propri disegni. Così i disegnatori furono la categoria più prova~ dall'imprevedibilità degli atti e del– le fortune di Pertini. Dal punto di vista grafico, Pertini sembrava fatto appo– sta per essere disegnato, per la regolarità del viso e so– prattutto della pipa, una cifra, un po' come il bastoncino di Cruµ-lot. Dal punto di vista politico, i disegnatori patì- 3 se chiuso una porta oscura addosso all'autore. AJcuni di– segnavano tanto che alla fine ripetevano sempre lo stesso disegno, e quando se ne era visto uno era come se se ne fossero visti duecento: Successe così anche a Chiappori, che pure aveva avuto una çarriera vivace, e che poi di– segnò sempre un Pertini che diceva i pensieri di Chiappo– ri - a volte comunque abbastanza brillanti. Anche Pirella e Pericoli usavano Pertini come voce della coscienza pub– blica con cui deplorare le malefatte dei politici correnti, con un disegno molto elegante. Forattini, il più celebrato, aveva a volte idee graffianti, e diceva di disegnare abba– stanza male, forse per scaramanzia. Altan disegnava mol– to, ma molto bene. C'erano poi disegnatori che avevano fatto di Pertini una propria specializzazione. Meno ripe– titivo, e più duttile, era spesso il disegno delle storie a fu– metti, i cui protagonisti si erano brevemente raccolti, sal– vo litigare per una questione di soldi, intorno al Male, una rivista di satira assai vicina al Quirinale. Si cimenta– rono e(ficacemente su Pertini disegnatori come Pazienza, Angese, Perini, Mannelli, e come Vincino, per il quale i buongustai hanno una predilezione assoluta, e che aveva fatto di certe sue carenze ortografiche virtù grafiche. Scampato Pertini incoraggiava le arti del disegno, e collezionava gli originali delle vignette più riuscite che lo riguardavano. Purtroppo tutto questo ingente materiale è andato per– duto nella damnatio memoriae decretata dalla campagna di depertinizzazione all'inizio degli anni '90, e nell'incen– dio di Roma del 2016, di cui furono accusati i liberali e i volontari del servizio civile. I numerosi dìsegni che qui pubblichiamo sono scampati fortunosamente grazie a un numero speciale di un quotidiano inglese in lingua italia– na, Reporter, di cui non si sapeva finora, che proprio alla fine del_giugno _1985li raccolse, per fare un omaggio a Pertini, cui era francamente affezionato, e per lasciare un documento grafico e morale ai posteri. La copia del giornale è stata ritrovata durante la consue– ta disinfestazione settimanale del Tevere, miracolosa- · mente intatta, dentro una bottiglia di plastica, nella pan- cia di un coccodrillo. · .. / L.Patemò/Olympla

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