Fine secolo - 1-2 giugno 1985

FINE SECOLO* SABATO 1 / ÒOMENICA 2 GIUGNO . Piera Degli.Es. ~ ba · conquistato r ~a LatiJ!a,, e ne è siata conquistat,a,. Di questo viaggio straordinario vorrebbe-che si, sapessequi,,fra quel/i, chesono rimasti, a casa. Garibaldi compreso, l'America Latina ha segna– to le fortune di molti grandi itaiiani. Ogni volta, Montevideo o Cordoba, Buenos Aires o Rio-ap– paiono come un 'Italia dagli orizzonti dilata/i e dai sentimenti eccessivi: luogo politico e spetta– càlare in cui i disconoscimenti domestici diven– tano scoperte, i successi interni si mutano in trim?f'i.luogo di grandi numeri, di jiumi a perdi-· ta d'occhio e di iperbolici .banchetti carnivori. In una dimessa cena romana incontriamo Piera Degli Esposti. È. appe!Ja torna_tcida quel conti– nente, contenta e compresa come una scolara di paese che abbia superato con -lode un proprio esame decisivo in citrà: persuasa di essere brava, ', e di es.~·ersi preparata coscienziosamente; ma so– prattutto felice di aver incontrato una commis– sione capace di apprezzarne a pieno bravura e scrupolo. Si è" portata dietro, come altrettante pagelle, le pagine di giornali che parlano dei suoi spettacoli, e le mostra a chi è rimasto a casa e, distratto dalle cose ordinarie, non immagina neanche la cosa straordinaria che è capitata a lei, Piera, nei teatri di Baires o di Caracris. Hanno scritto cose cosi. "Qualcosa d{ molto si– mile alla musica: solo con la sua meravigliosa voce e il suo corp'o, l'attrice riesce a essere al tempo stesso la partitura e l'esecutrice". "Un simbolo, nonfemmini!e, nèfemminista, ma di un modo di essere umano". "Las mii y una voces de Piera''. «Non era facile aspettarselo. Laggiù è inverno, c'è la stagione teatrale regolare. E i miei spet– tacoli non erano per un pubblico italiano, ma per il normale pubblico del teatro. Io rècitavo in italiano, il "Viaggio di una voce". Lo spet– tacolo, diretto da· Massimo Scaglione, sono cirtque donne, la folle di Chaillot di Giradoux, Errnione di Shakespeare, Mila di Codro di D'Annunzio, Medea di Corrado Alvaro, Molly cara da Joyce. Ma in mezzo ci sono io che parlo, è poi davanti a loro divento una del– le eroine, per tornare a me. Al secondo spetta– colo al teatro ·;san Martin di Buenos Aires sono restate fuori 600 persone. Lì, si p<;>teva pensare che fossero richiamati anche dalla «Storia di Piera». Ma in Uruguay il film non era passato, eppure la stessa situazione: una · folla straboccante all'Odeon di Montevideo. A Caracas 'poi non c'era nè l'eco del film, nè il culto di Ferreri, nè un ambiente europeizzante. A Caracas si respira un'aria completamente · nordamericana, gente texana, le vie sono cor– sie di autostrada, a piedi si va solo in una spe– cie di tremendo Luna Park, che si chiama Sa– vana Grande. Eppure anche lì, al teatro Ate– neo, folla, emozione, dèi propizi; «noche muy teatral por Piera». Se non avessi portato dietro - i giornali, e i video di De Seta, non ci credereb– bero, e io stessa ho stentato a crederci. Hanno parlato di superamento delle barriere dell'idio– ma, delle «tante voci che parlano dentro que– sta .voce». Altri attori italiani vanno in Ameri– ca Latina, al San Martin c'erano ancora i vetri rotti contro lo spettacolo di Fo, c'era appena stato Gassmann. Donne meno: devono essere fermi a Diana Torrieri, non sanno niente delle nostre attrici di teatro. A Buenos Aires c'era una Fiera del Libro, c'erano anche Dacia Ma– raini, Susan Sontag, Marguerite Yourcenar, e poi Sabato, Borges... Ci sono stati molti dibat– titi, incontri sulla storia di Piera. Insomma, quello che voglio dire è che ho sentito che là il mio lavoro sulle emozioni arriva prima, è come se fossero fatti per me, e io per loro. Sono rimasta un po' più di un mese. Vogliono l'IEltA DEI DUE MONDI che torni. Non so che cosa fare. Sia chiaro, Ca– racas è il posto .pìù brutto del mondo, ·a me piace il circo, dove ognuno fa la sua parte e ap– partiene al tutto, non il Luna Park, che invece lì è l'unico posto in cui si può passeggiare, fra piscine per prendere il sole senza il sole, e le case dei poveri che occhieggiano fra un gratta~ cielo e l'altro e non si possono non veder.e, stanno appoggiate malamente sul pendio e già ora i loro giovani arrivano giù in bande, ll_ un.· certo punto scivoleranno giù anche le caserelle; là non si attraversa la strada perchè l'uomo che cammina non è previsto, è un incidente non rilevabile. Tutto assurdo, donne in visone, uomini in scuro, grandi piatti di frutti enormi, tutto immobile, e poi le donne povere, le don.: ne che sono state torturate. Però: per esempio, sono attentissimi ai colori. Io recito il «Viaggio di una voce» in nero, e solo alla fine in aran– cione, e in tante mi hanno chiesto perchè, ·perchè tu che sei muy cantata non stai più ve- stita di arancione. Dovevo spiegare che io sono sì allegra ma sono colpita dalla morte, dalla tragedia. La tragedia; la più grande, l'ho riconosciuta nell'incontro con le madri della piazza di maggio. Hanno il pannolino dei bim– bi sulla testa, sono le regine di Shakespeare, e stanno sempre camminando, hanno una casa, come le nostre sezioni, le sezioni dei nostri babbi, e tutto è fermo li da quando mi hijo è stato preso, da quel momento in una sera nor– male, o un'alba normale, «e vien·un hombre de forma distinta», e poi se ne va, e loro sono fer– me, senza neanche lutto, aspettando, sospese a quella sera, a quella mattina. E loro sono mamme, dunque mamme di chiunque, posso– no dire al poliziotto che le spinge nella piazza: «Tu potresti essere quo figlio». La loro presi– dentessa è come una valanga, come una casca– ta. Sono non arrese, ferme - con le ali aperte. Ti piglia proprio al cuore, senza paura delle parole·. Ci sono anche le non mamme, una maestra, i desaparacidos erano suoi scolari, «la sjgnorina». Quelle donne vengono prima del- l'esistenza degli uomini. C'è la madrç di un ti– pografo che racconta di quando suo figlio le diceva di andare alla piazza, e lei rispondeva no, perchè non è della mia carne, e poi glielo presero". Arrivano altre persone, si cambia discorso, Pie- ra è brava a cambiar voce, e le sento venir fuori - una gran risata scrosciante. Racconta di una ge– lateria in piazza Dante, a Napoli. «C'era un gruppo di signore dietro di me, par– lavano di un'amica, il marito la tradiva sfac– ciatamente, nella sua stessa casa, e una chiede· ma come mai non dice niente? Eh, fa l'altra, tiene un buono carattere, sa sorvolare». Si parla di cinema, di Hitchcock, di James Ste– wart che è bello e di Cary Grant che è salame. Piera protesta: «Io vado a rivedere Intrigo in– ternazionale in tutte le arene del mondo. Sei disperata, sei incinta, ed ecco i fondali celesti, il dispendio di blu, le scarpe nerissime, Cary Grant. Quando intravvedi fra una nuvola e l'altra Cary Grant tutto va bene, la vita va

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