Fine secolo - 18-19 maggio 1985

Nell'altra pagina: T.E.Lawrence sul cammello a Damasco, nel 1918. Accanto con l'ultima motocicletta. "Il rombo del mio scappamento mi si sfila dietro come un lungo cordone ma subito la velocità lo infrange, non sento che l'urlo del vento, che la mia testa, come un ariete, divide in due scie; il sibilo si alza con la velocità e diventa stridente, il vento gelido mi fa lacrimare gli occhi ••• ! come frecce, i moscerini mi pungono la faccia, talvolta qualcosa di più pesante: una mosca, un insetto mi si schiacciano sulle labbra come una pallottola seerduta; centoventicinque all'ora, a lutto gas supero il colmo, veloce come una freccia, volo sulla cunetta, op, flopz.. op, Dop, le mont~ russei,.la pesante macchma vola in aria come un proiettile in uno stridore di ruote ••." (Da L'Aviere 1<oss, cit. da Cino Boccazzi, Lawrence d'Arabia, Rusconi 1980). Qui sotto: Durante il servizio in India. "Dalla documentazione merg_e non cheLawrencefosse 'ases.1uato' ma piuttostoche le sue es~rienze infantiligli abbianoindotto il bisopo di rifiutaree svalutarequal~ue intimitàtra I sessi e instillatoquindipauree inibizioni intensechelo bannopoi bloccato . (JohnMack, A Prince of our Desordèr, London1979). ad una borsa di studio, al prestigioso· Jesus College di Oxford, Lawrence in qualche modo rientrò in quel mon– do della classe dirigente inglese da cui suo padre si era, prima della sua nascita, escluso; in secondo luogo, lì rice– vette, o si impose, una formazione culturale che l'avrebbe poi reso adatto al lavoro politico-militare svolto nella pe– nisola araba nel corso della prima guerra mondiale. Tornato in Inghilterra nell'ottobre del 1909, scrisse la tesi durante l'inverno e nel giugno del 1910 si laureò. Da que– sto momento, e sino all'estate del 1914, T.E. fu in patria, in diversi momenti, solo per pochi mesi. Lo impegnò, so– prattutto, in quegli anni, una borsa di studio quadrienna– le accordatagli dal British Museum affinchè collaborasse alla campagna di scavi (diretta dal famoso archeologo Leonard Woolley) da poco riaperta a Karkemish, l'anti– ca capitale degli hittiti sulla riva siriana dell'Eufrate. Tra– scorsi quindi alcuni mesi a Jebal, in Siria, a imparare l'a– rabo, dalla primavera del 1911, Lawrence cominciò, con rare interruzioni, il suo lavoro archeologico nel cuore delle regioni mediorientali, interessandosi però non solo di venerabili, antiche pietre, ma anche, intensamente, del– le popolazioni locali. La promiscuità personale e diplomatica Se è vero, infatti, come allora doveva essere vero, e come Lawrence stesso scrisse più tardi, che gli inglesi in Medio Oriente potevano essere divisi in due tipi, l'uno freddo e lontano, inaccessibile agli indigeni, l'altro "sottile e dutti– le, più pronto a mischiarsi con le persone in mezzo a cui si trovava a vivere", T.E.appartenne indubbiamente, sin da prima. della guerra, al secondo gruppo. Acutamente curioso del mondo che lo circondava, fu in questi anni che dovette nascere in lui il fascino del deserto e della vita primitiva delle popolazioni arabe, che egli vide, romanti– camente, come alternativa rassicurante al nevrotico e in– sicuro mondo moderno. A simbolica testimonianza del perenne, ineliminabile, al– tro lato della contraddittoria personalità di Lawrence, quasi contemporaneamente egli si fece coinvolgere in una diversa, assai meno romantica, impresa. Nel gennaio del 1914, partecipò infatti a un'esplorazione di due mesi nel Sinai, finanziata dal ministero della guerra, i cui scopi ar– cheologici dovevano servire da copertura per sopralluo– ghi strategici e politici. La guerra era ormai infatti nell'a– ria e l'impero ottomano (che allora controllava tutta l'a– rea che oggi definiamo Medio Oriente, oltre a parte del- 1' Africa settentrionale) era un alleato poco fidato. L'area mediorientale era considerata dai politici e dagli strateghi inglesi una zona di interesse nevralgico. L'Egitto, occu– pato dal governo di Sua Maestà nel 1882 non era che un anello della complessa catena posta a difesa dell'India britannica, la strada aperta verso Oriente su cui gli inglesi non avrebbero tollerato interferenze o accettato sostan– ziali limitazioni al proprio potere. Quando, nel novembre del 1914, l'impero turco entrò poi in guerra a fianco della Germania, scomparve, per la Gran Bretagna, ogni possi– bilità di mediare il proprio controllo dell'area attraverso Istanbul. La "questione d'Oriente", che aveva mobilitato diplomatici e statisti di tutta Europa nel corso dell'Otto• cento, cambiò drasticamente di contenuto. Le forme del dominio europeo dovettero cambiare con essa. La spedi– zione di sopralluogo nel Sinai era dunque una delle mol– teplici operazioni di prevenzione e preparazione nell'eve– nienza di future, probabili minacce alle comunicazioni con l'Oriente. Al momento dello scoppio della guerra, nell'agosto del 1914, Lawrence era quindi tornato da poco in patria ed era occupato nella stesura della relazione sulla spedizione del Sinai. L'annuncio del conflitto promosse immediata• mente un clima di mobilitazione generale. Accorso ad ar– ruolarsi, a causa della.bassa statura, T.E: riuscì a farsi ac• cettare solo dalla se~ione·geografica del servizio informa- ·, zionf del ministero·· della guerra) ·Pèt ~' primi tre~ mesi di! guerra 'lavorò quindi :à Londra,-cotfg1rado di te·nente, alla stesura di mappe del Sinai, della Francia e del Belgio. (Come ricordavano di recente i giornali inglesi, una delle sue cartine -quella riguardante il tratto di confine israelo- egiziano che corre lungo la spiaggia di Taba, sul golfo di Aqaba- è ancora oggi argomento di discussione tra le due nazioni coinvolte e ricorre quindi, a prova o refutazione di tesi, nelle trattative diplomatiche). Apprezzato dai suoi superiori per le conoscenze tecniche e la generale sensibi– lità culturale dimostrate, nel dicembre del 1914, Lawren– ce fu poi inviato al Cairo dove lavorò sino all'ottobre del 1916 a una rudimentale sezione informazioni. La ribellione dello sceriffo Hussein Era dunque nella capitale egiziana quando, nel giugno del 1916, arrivò la notizia che il potente sceriffo Hussein, discendente della famiglia del profeta Maometto, da tem– po insofferente al dominio turco, si era ribellato e dalla Mecca aveva preso le armi contro i suoi governanti. (Hussein, divenuto emiro della Mecca nel 1908, era il rappresentante di Istanbul nella regione dell'Hegiaz, la striscia occidentale della penisola araba che si affaccia sul Mar Rosso. In qualità di sceriffo della città santa occu– pava però, nella gerarchia islamica, un posto importante. La sua ribellione pose definitivamente fine alle speranze turche -e tedesche- di poter proclamare una guerra santa di tutti i musulmani contro gli inglesi e i loro alleati). Guidavano la rivolta i figli di Hussein, Abdullah, Feisal, Ali e Zeis, eredi della dinastia hashemita che ancora oggi è al potere in Giordania, con re Hussein. Schierato tra i fautori di un appoggio britannico ai ribel– li, nell'ottobre del 1916 Lawrence lasciò per qualche mese il Cairo per accompagnare Ronald Storrs, segretario per gli affari orientali alla residenza del Medio Oriente, in missione a Gidda, città sul Mar Rosso poco distante dal– la Mecca. E' da questa data, e in questo modo, che ebbe inizio il suo coinvolgimento nella rivolta araba. Negli stessi mesi, fece domanda di trasferimento ali' Arab Bu– reau, sottosezione del servizio informazioni creata nel febbraio del 1916 e che dall'estate cominciò a funzionare come quartier generale della campagna militare in Ara– bia. Feisal, trovato al primo sguardo Lasciato Storrs a Gidda, dopo aver incontrato con lui Hussein e il suo figlio maggiore, Abdullah, T.E. volle proseguire da solo fino a Rabegh, dove avvenne lo stori– co incontro con Feisal, terzo figlio dello sceriffo e futuro leader politico e militare dell'insurrezione. "Subito, al primo sguardo, capii che quello era l'uomo che cercavo in Arabia" scrisse Lawrence nei Sette pilastri della sag– gezza, "il capo che avrebbe portato 1a rivolta araba al pieno successo. Feisal era di figura alta e sottile, simile a una colonna nella sua veste bianca e nel 'burnus' bruno, fermato con un nastro color scarlatto vivo e oro. Teneva le palpebre abbassate; la sua barba nera e la faccia palli– da facevan riscontro come una maschera alla strana e tranquilla prontezza del suo corpo. Teneva le mani incro– ciate sull'elsa della spada". Dal momento dell'incontro con Feisal, e sino alla fine della guerra in Medio Oriente, Lawrence non lasciò la penisola araba che per brevissimi periodi. Nell'autunno fu nominato ufficiale di collegamento tra il costituendo esercito arabo e la direzione militare alleata. Posizione sufficientemente ambigua da far sì che ancora oggi ci si interroghi sulle sue reali prerogative ed effettivi poteri e dotata, di fatto, della forte autonomia che non poteva non derivare dalle difficoltà tecniche che impedivano una regolare comunicazione col comando centrale. La rivolta non fu però, nè poteva essere, opera di La– wrence. Egli per primo negò la propria importanza. L'in– tento dei Sette pilastri della saggezza (la sua ponderosa autobiografia), scrisse, "è di razionalizzare la campagna araba perchè tutti possano rendersi conto come il suo successo fu naturale e inevitabile, come poco dipendente da direttive e cervello, e meno ancora dall'aiuto di pochi inglesi. Fu una guerra araba-, condotta· e guidata qagli arabì;',j,et·uno ~~po arabo; ituAmbia-.. La mia vera wirte·, non fu di primo piano, ma,_poichè possedevo una penna facile, agilità di parola, ed una mentalità adatta, mi as– sunsi, come descritta nel libro, una burlesca parte di pri– mo piano". FINE SECOLO * SABATO 18 / DOMENICA 19 MAGGIO

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