Fine secolo - 18-19 maggio 1985

ma dell'oggetto di cui stiamo parlando, riesce veramente a introdursi nei nostri occhi, è così che la pietra, per il suo modo singolare di ab– bagliare, punisce e conchiude la nostra con– templazione. Ecco come la natura ci chiude gli occhi quan– do noi siamo per interrogare verso l'interno della memoria se le notizie accumulatevi da una lunga contemplazione non l'avessero già fornita di qualche principio. Alla mente in difetto di nozioni che a tutta pri– ma si è nutrita di siffatte apparenze, a proposi– to della pietra la natura finalmente apparirà, sotto una luce forse troppo semplice, a simi– glianza di un orologio il cui principio è compo– sto di ruote che girano a velocità molto ine– guali, ancorché mosse da un unico motore. I vegetali, gli animali, i vapori, i liquidi, giran– do, morendo e rinascendo in maniera più o meno rapida. La grande ruota della pietra a noi appare come praticamente immobile, e, an– che teoricamente, noi non possiamo concepire se non parte della fase del suo lentissimo di- . sgregamento. Per modo che, diversamente dalla opinione co– mune che fa di essa a giudizio degli uomini un simbolo della durata e della impossibilità, pos– siamo dire che poiché la pietra in effetti non si riforma nella natura, essa è veramente la sola cosa che perpetuamente vi muoia. Allorché la vita dunque per bocca degli esseri che ne ricevono successivamente e per un pe– riodo abbastanza breve di deposito, dà a dive– dere che invidi~ l'indistruttibile solidità dello scenario dentro il quale abita, essa in verità as– siste alla continua· disgregazionze di questo stesso scenario. Ed ecco l'unità di azione che a lei sembra drammatica: ella pensa confusa– mente che il suo sostegno abbia un giorno o l'altro a mancarle, mentre essa stessa si sente eternamente risuscitabile. In mezzo a uno sce– nario che ha rinunciato a commuoversi, e non pensa se non a ridursi in rovina, la vita si preoccupa e si agita perchè quanto a sé altro non può se non risuscitare. Vero è che la pietra stessa è talvolta agitata. Tale essa è nei suoi ul– timi stati, quando ciottoli, ghiaia, sabbia, pol– vere, la pietra non ha possibilità di fare la sua parte di contenente o di sostegno delle cose animate. Separata dal blocco fondamentale, la pietra rotola, vola, richiede un posto in super– ficie, e ogni vita allora si ritira dalle tetre diste– se ove via via la disperde e la raccoglie la frene– sia della disperazione. Farò notare in fine, come un principio molto importante, che tutte le forme della pietra, ognuna delle quali rappresenta uno stadio del– la sua evoluzione, esistono simultaneamente nel mondo. Qui niente generazioni, niente spe– cie scomparse. Templi, Semidei, Maraviglie, Mammut, Eroi, Antenati si ritrovano ogni giorno in compagnie dei pronipoti. Ogni uomo può toccare in carne e ossa tutti i possibili di questo mondo nel suo proprio giardino. Nien– te concezione: tutto è; o meglio, come nel para– diso, tutta la concezione esiste. Se ora io voglio esaminare con maggiore atten– zione un tipo particolare di pietra, per la perfe– zione della sua forma e perchè lo posso pren– dere in mano e rivoltarlo, scelgo il ciottolo. Tant'è, il ciottolo è esattamente la pietra nel periodo in cui comincia per essa l'età della per– sona, dell'individuo, cioè a dire della parola. Paragonato al banco _roccioso originario, il ciottolo è la pietra già ridotta a frammenti e polita in un gran numero d'individui pressochè simili fra loro. Paragonato alla ghiaia a lui mi– nore, si può dire che per il luogo nel quale lo si trova, e anche perchè l'uomo non suole fame un uso pratico, il ciottolo è la pietra ancor sel– vatica, o almeno indomestica. Privo di significazione per alcuni giorni ancora in ogni ordine pratico del mondo, approfittia– mo delle sue virtù. ~- .. . ' ., t f .·:".( ti t i,i:',.·· }·::.;~.·-.·... ·.;:: Jf;, J(#$,:_.\'l / ,_ '· \;· .,. -~,- ,. -\ ...... , ,, , ,, / ;; -~,. , ,,. - ...... --......" ,,, / --.... '\'. ' ' . \ ' j , , J • • t ... ~~ . l \ } ) ' 1 , :w-• ,. Portato un giorno da una delle tante carrette dell'onda, le quali di poi sembra non scarichi– no il loro vano carico se non per il nostro orec– chio, ogni ciottolo riposa su l'ammucchiamen– to delle forme del suo stato primitivo, e delle forme del suo futuro. Non lontano dai luoghi nei quali uno strato di terra vegetale ricopre ancora i suoi enormi antenati, ai piedi del ban– co roccioso ove si compie l'operazione d'amo– re dei suoi genitori immediati, il ciottolo ha la propria sede sul suolo formato,· dal grano di -essistessi ciottoli, ove il flutto sterratore lo ri– cerca e lo perde. Ma questi luoghi nei quali il mare esilia solita- FINE SECOLO* SABATO 18 / DOMENICA 19 MAGGIO !~~~~%~)'/ .,., V, ' . . ·-;;:r=··· --~--- . .- ,~~éjl 11 I I mente il ciottolo, sono i meno adatti a ogni omologazione. Le sue popolazioni vi giacciono sopra, e non conoscono se non la sua sola di– stesa. Ciascuno vi si sente perduto perchè il numero gli fa difetto, e perchè solo le forze cie– che possono tener conto di lui. Infatti, ovunque riposino siffatti greggi, essi ri– coprono praticamente tutta la superficie del suolo, e il loro dorso forma un prato incomo– do a posarvi sopra tanto il piede, quanto la mente. Niente uccelli. Alcuni fili d'erba spuntano tal– volta tra ciottolo e ciottolo. Corrono su essi le Qui accanto:Francis P'ongecon la sorella, Langogne,1908. In basso:AlbertoSavinio, Autoritratto da bambino, 1927. Nella pagina accanto: FrancisPong~fotografatoda Rogi-André,-Parigi1948. 35 lucertole e li contornano senza cerimonie. Le cavallette si misurano a balzi tra loro, più che misurare quelli. Uomini talvolta scagliano lon– tano uno dei loro, distrattamente. Ma questi oggetti dell'estremo poco, sperduti senza ordine in mezzo a una solitudine violata dalle erbe secche, i fuchi, i vecchi tappi e ogni sorta di detriti delle umane provviggioni, - im– perturbabili tra i più forti risucchi dell'atmo– sfera, - assistono muti allo spettacolo di quelle forze che corrono ciecamente al loro ànsimo per la caccia di tutto fuori di ogni ragione. Tuttavia in nessun luogo attaccati, essi restano al loro posto qualunque su la distesa. Il vento più forte per sradicare un albero o abbattere un edificio, non riesce a spostare un ciottolo. Ma siccome fa volare la polvere intorno, è così che talvolta i furetti dell'uragano disotterrano qualcuna di queste pietre miliari del caso ai loro posti qualsiasi da secoli e secoli sotto lo strato opaco e temporale della sabbia. Ma l'acqua invece, che inlubrica e partecipa la sua qualità di fluido a tutto che riesce a intera– mente avvolgere di sé, l'acqua riesce talvolta a sedurre queste forme e a portarsele via. Perché il ciottolo non dimentica che nacque dallo sforzo di questo mostro informe sul mostro egualmente informe della pietra. E poiché la sua persona non può essere ancora compiuta se non a più riprese mediante l'applicazione del liquido, rimane docile a lui eternamente e per definizione. Sbiadito al suolo, come il giorno è sbiadito jn confronto alla notte, nel punto medesimo in cui l'onda lo riprende, il ciottolo torna a brilla– re. E benchè l'onda non operi in profondità, ma penetri solo in minima parte il finissimo e serratissimo agglomerato, la sottilissima an– corchè attivissima aderenza del liquido deter– mina su la sua superficie un notabile muta– mento. Sembra che l'onda torni a polire il ciot– tolo, e mèdichi così essa stessa le ferite aperte dai loro precedenti amori. Allora, per un mo– mento, l'esterno del ciottolo somiglia al suo in– terno: esso ha su tutto il corpo l'occhio della giovinezza. Eppure la sua forma alla perfezione sopporta i due ambienti. Rimane imperturbata nel disor– dine dei mari. Il ciottolo esce da quel disordine solamente più piccolo, ma intero, e, se si vuole, anche "grande", poichè le sue proporzioni non dipendono nullamente dal suo volume. Uscito dal liquido, il ciottolo indi a poco è asciutto. Cioè a dire che nonostante gli sforzi mostruosi ai quali è stato sottomesso, la trac– cia liquida non può durare sulla sua superficie: esso la dissipa senza alcuno sforzo. Infine, di giorno in giorno più piccolo ma sem– pre sicuro della sua forma, cieco, solido e asciutto nella propria profondità, suo carattere è dunque di non lasciarsi confondere ma piut– tosto ridurre dalle acque. E però, allorchè vin– to il ciottolo è finalmente sabbia, l'acqua non vi penetra esattamente come nella polvere. Conservando allora tutte le tracce, meno quel– le appunto del liquido, il quale si limita a can– cellare su lui le tracce che altri vi hanno im– presse, la sabbia lascia passare attraverso se stessa tutto il mare, che si perde nel suo pro– fondo, ma non riesce in nessun modo a forma– re assieme con essa della mota. Non dirò altro, perchè questa idea della scom– parsa dei segni mi dà a pensare sui difetti di uno stile che calca troppo sulle parole. Troppo lieto soltanto di aver saputo scegliere per questi esordi "il ciottolo": perchè un uomo di spirito non potrà che sorridere, ma certa– mente sarà commosso, quando i miei critici di– ranno: "A vendo intrapreso di scrivere una de– scrizione della pietra, egli s'impegolò"(l). (1) Freddura intraducibile tra "s'empetrer": impegolarsi, e "petra", radice di questo scritto.

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