Fine secolo - 27-28 aprile 1985

Nell'altra pagina il ritratto di · Pasquali a Gottinga a sini– : stra la facciata delPUniversità di Go!tinga, a destra la Via , dellaTorrenel 1893. In questa_pl!&Ula, da sinistra: , Studenti di Gottinganel 1820; la sala della lettura della bi– blioteca universitariae il car– cere studenteKO. t,odall'esperienza dei suoi, nato, in certo senso, vecchio (ora m'é sembrato più giovanile, anzi più fanciullesco di quel che mi paresse allora), disse calmo: «E' la guerra». Io scossi le spalle, incredulo. Era la guerra, e in questo giardinet– to, vecchio e trascurato come sono talvolta an– che in Germania i giardinetti che non appar– tengono a privati (quanto ho faticato; ora, a ritrovarlo!), caddi pochi giorni dopo e mi rup– pi una gamba, nella fretta di andare a ritirare in un ufficio universitario quel poco che mi spettava,' prima di partire per l'Italia (il tele– grafo era riservato alle comunicazioni di Stato, , la posta sospesa, nessuna notizia né dei miei né della mia patri'a: era il giorno della dichiarazio– ne di guerra alla Russia). E giacqui per terra sotto la pioggia fitta dell'estate tedesca, e la gente si radunava davanti al cancello del giar– dinetto, ma, timida e impacciata, non osava entrare, finché due studenti, infermieri diplo– mati, si avvicinarono e mi sollevarono, ma non prima di essersi presentati di stile, con un in– chinetto, come si conviene a studenti di fronte a un docente, anche straniero, anche cittadino di un paese che domani (chi sa?) ci farà la guerra. E in questa clinica solenne, schierata con le consorelle lungo un viale maestoso, dal quale gli alberi fioriti tentano invano di scac– ciar la tristezza, sono rimasto disteso per setti– mane: nei letti accanto, soldati di un reggimen– to sassone, feriti a Charleroi (Sciarleroi, pro– nunziavano essi), operai di grandi città i più, ma né insolenti né rumorosi; socialisti certa– mente, quantunque della loro fede avessero ri– tegno a parlare sotto le armi, anche in quei giorni di pacificazione tra i partiti, di Vorwiirts permesso in trincea. Non entusiasti della guer– ra, l'accettavano co'n una certa gaiezza come un fenomeno naturale, terribile ma transitorio: «Passerà anche questa», com'é illusione di tutti in principio di una grande guerra. E alla gaiez– za avrà contribuito il sapersi, mercé la ferita, scampati per il momento al pericolo. Da questa clinica un giorno, quando già co– minciavano a giungere le prime notizie di com– pagni e scolari caduti, dei battaglioni di volon– tari falcidiati sotto Liegi, sono partito con la gamba ancora ingessata, ma munita di un ap– parecchio di sgravio, a piccole tappe, in tradot– ta, verso la patria. Con me viaggiavano Italia– ne e Italiani, povera gente che la guerra scac– ciava dal Belgio conquistato. Non si trovava da mangiare altro che cibi freddi; la mattina non si sapeva fin dove si sarebbe arrivati la sera; si passavano le notti nelle sale d'aspetto di terza classe; si attese un giorno intero in aperta campagna, fra Trento e Ala, che ci pas– sassero innanzi i treni degli honved diretti al nostro confine, e abbiamo sentito le loro can– zoni selvagge. E io, con la mia gamba rigida, non mi sono mai potuto spogliare, e ho dovu– to, con la gamba rigida, arrampicarmi su e giù, per scale e sottopassaggi, da un treno all'altro. E, cosa più terribile di tutte, mi accorgevo che il compagno che mi avevano dato a Gottinga. un giovane naturalista italiano, per l'emozione FmENZE PISA GOTT~GA, L'ANNO DI PASQUALI Giorgio Pasquali nacque esattamente cen– to anni fa, il 29 aprile 1885, a Roma. Studiò a Gottinga e Berlino, e nel 1921fu chiamato a succedere al grande Girolamo Vitelli sul– la cattedra di filologia classica di Firenze. Mori a Belluno, travolto da una motociclet– ta, nell'estate del 1952. E' stato il più gran– de filologo italiano di questo secolo. Per il cent~nario della sua nascita, sono previste iniziative in Italia e in Germani,a, ma non prima dell'autunno. Tra Firenze e Pisa, dove Pasquali insegnò fino alla morte nella Scuola Normale Supe– riore, un primitivo comitato incaricato delle celebrazioni si è già sciolto per dissensi in– terni di cui non si sarebbe sentito il biso– gno. Adesso il coordinamento e la centra– lizzazione delle iniziative compete a Guido Clemente, storico di Roma antica, Preside della Facoltà di Lettere di Firenze. Dal pro– fessor Clemente abbiamo avuto le seguenti informazioni. Il 2 e il 3 dicembre ci saranno due giornate, la prima a Firenze, la seconda alla Norma– le di Pisa, organizzate su relazioni temati– che, come quella di Victor Classen su "Pa– squali e la filologia tedesca" (cioè, all'in– verso di quanto si è fatto di solito, su quello che Pasquali ha significato per la' filologia tedesca), o dello storico Filippo Cassola su "Pasquali e la storia antica". Molti i relato– ri stranieri, come Jean lrigouin e Victor Poschl. Per scelta degli stessi allievi di Pa– squali, le relazioni sono state affidate ad "estranei", per evitare una celebrazione "in famiglia" (del resto la letteratura rievo– cativa e critica degli allievi è già abbondan– te). Con alcune eccezioni: Marino Raicich, andava divenendo pazzo, sempre più pazzo (finì poi in un manicomio). Ma dopo cinque giorni giunse infine a Verona, un giorno dopo di me, per farmi rabbia, il primo diretto che aveva messo poco più di ventiquattr'ore a fare il medesimo percorso che noi in cinque giorni. Da allora io non avevo più riveduto Gottinga, se non una volta fuggevolmente nell'inverno che precedé il nostro intervento. Era una città morta; gli studenti in guerra: la lieta brezza, svanita, aveva ceduto il posto a un'attesa ras– segnata, ma cupa: «Quando finirà?». Ora, a poco a poco, ho ritrovato in Gottinga me stesso, e man mano ho ritrovato anche gli amici, i superstiti; mutati i volti, segnati dagli anni di sofferenze, ma immutata l'espressione, ancora incredibilmente intellettuale, come staccata da questo mondo. E più tardi, a mano a mano che la rappresentazione fantastica, fat– tasi salda in tanti anni, cedeva alle impressioni sensibili delle cose presenti, ho ritrovato Got– tinga, un po' più grande e un po' più moderna di come l'avevo lasciata, ma sempre troppo va– sta·per i suoi abitanti, sempre quieta, viva di una vita che·non si vede, perché é tutta inter– na. che terrà una relazione sulle riflessioni di Pasquali sulla scuola e l'università, argo– mento di cui è esperto riconosciuto e unico; Antonio La Penna, che parlerà degli scritti minori; Carlo Ferdinando Russo, che pre– siederà i lavori. Altre relazioni saranno te– nute da Bruno Gentili, Francesco Della Corte e altri. Di proposito si è esclusa dai lavori l'italia– nistica, perché si prevede un'occasione ap– posita al Gabinetto Vieusseux, per iniziati- va di Lanfranco Caretti. · Poi ci sono due imprese editoriali, già in via di realizzazione, anche se non è certo che saranno concluse per dicembre. Sotto la direzione di un Comitato scientifico (Bohrmann, Pascucci, La Penna), Olschki pubblicherà (circa 1200 pagine) gli scritti minori di filologia, non più ristampati. La raccolta sarà introdotta da La Penna, stu– dioso di indiscussa dottrina e grande uma– nità e passione civile. La seconda iniziativa editoriale, assunta dalla Enciclopedia Italiana insieme con la Normale, ha programmato la ristampa, in un volume di circa 500 pagine, delle voci che Pasquali scrisse appunto per l'Enciclo– pedia Italiana. Verranno tralasciate le voci dei primi volumi della Treccani, per lo più di carattere redazionale e dedicate a figure mitologiche. Le voci verranno riprodotte probabilmente eliminando la relativa bi– bliografia, ciò che ha suscitato radicali obiezioni di Sebastiano Timpanaro, che do– vrebbe esserne il curatore. Ultima occasione prevista, ancora un "ri– ,torno a Gottinga": una giornata presso quella università in ottobre. Nelle altre città che hanno una storia, il cen– tro é caratteristico, é scialba la periferia. Qui i quartieri periferici, nuovi, sono, direi, più ca– ratteristici del vecchio centro. In questo, come in quello di tante e tant'altre cittaduzze tede– sche, presso a un bel palazzo di città del XIV secolo s'incrociano vie modeste: lungo le vie, edifici di età diverse e di varia ricchezza si sue., cedono come a caso, senza traccia di distinzio– ne tra un quartiere ricco e un quartiere povero; di mezzo a una fila di casette di artigiani, tutte di legno a caselle, cioé di quella costruzione a compartimenti inchiodati insieme che non ce– lano le commessure, la quale é caratteristica del Centro e del Nord tedesco, il «Fachwerk», spicca ogni tanto un edificio-un po' più gran– de, un po' più elegante, una casa di notabili lo– cali, in attardato stile del Rinascimento o nel barocco discreto e tarpato di questi climi e di queste latitudini (il pensiero vola per contrasto alla Sicilia), o un palazzetto costruito non sen– za trar profitto da reminiscenze classiche, ita– liane e greche, per comodo di principi tedeschi o stranieri, che nel XVIII venivano numerosi a studiar qui, o anche per dimora di professori che avevano conosciuto il Sud e ne sentivano la nostalgia: più insigne di tutti uno dei fonda- FINE SECOLO * SABATO 27 - DOMENICA 28 APRILE tori della scienza storica e romantica dell'anti– chità classica, morto giovane in Grecia e sepol– Losul Colono sofocleo, Carlo Ottofredo Miil– ler. Giardini, ce ne furono sino ai primi del XIX, e leggiamo che un principe bavarese, ri– masto, come traspare dalle sue lettere, ragazzo nell'anima, teneva nel suo per diletto una cer– biatta. Ma ora i giardini non ci sono più, e le case che parvero ai Tedeschi del XVIII splen– dide -ma sono ben più modeste di qualsiasi casa patrizia di qualunque più piccola città ita– liana,- sono decadute, e vi abitano gli studenti più poveri e i mercatini e i bottegai. Su tutti gli edifici sovrasta, unica, la biblioteca, che, ben .1piùdel palazzo di città, é l'emblema, il simbolo della vecchia Gottinga, addormentatasi ancora nel medioevo e destatasi d'un tratto in pieno XVIII per divenir subito il centro scientifico dell'Europa, la culla delle nuove matematiche, della nuova filologia, delle nuove scienze stori– che e politiche: la biblioteca più ricca per l'illu– minismo e per la letteratura inglese del XVIII, quando i sovrani di questa terra di Hannover erano re d'Inghilterra. Ma più caratteristica diviene la città, non ap– pena si esce dalla cerchia dei bastioni, trasfor– mati in viali lussureggianti di vegetazione, qua– le produce questo suolo fangoso che non cono– sce siccità, e si vedono le strade slanciarsi al– l'assalto dei poggi e perdersi lontano, tra i campi o nel bosco; si vedono, subito le strade, ma a tutta prima non si scorgono le case che le dovrebbero fiancheggiare. Le case ci sono, vil– lette moderne e cha/ets, ma piccole e separate da orti o da frutteti o da aiuole di fiori rari, ma disseminate su un terreno troppo esteso. E si nascondono quanto possono, e a chi guardi dalla strada offrono spesso non la faccia, ma il fianco. F. le strade hanno ai lati cortine fitte di alberi, e una siepe fitta divide il giardino dalla strada, e nel giardino, tutt'intorno alla casa, sono alberi folti; e piante rampicanti, inerpi– candosi su per la facciata e per i fianchi, vela– no le forme e quasi le dissimulano. E le ultime case già si affondano, a grande distanza dalle altre, nel bosco. E' città ancora, ma é anche campagna, e l'aria sa disilvestro, e il vento sof- fia già puro e tagliente dal Harz e dalla Turin– gia. Piazze? Ce ne sono, ma manca la linea e il limite; anche qui gli edifizi sono dispersi e cela– ti, sicché si abbracciano male con uno sguardo solo, e nel mezzo é per lo più un giardino. Piazzi, dunque, o spiazzi, non piazze: una con– cezione dello spazio, qui e altrove, diversa da quella nostra latina e classica: la natura che pe– netra nella città, che s'intreccia con la vita cit– tadina. E per andare da uno di questi quartieri nuovi all'altro, la via più breve é una viottola capricciosa che passa attraverso un vecd1iu ci– mitero. Confina con il cimitero il giardino pubblico, col laghetto dei cigni nel mezzo, il giardino nel quale i ragazzi giocano a rincor– rersi; e qualcuno, per sfuggire al compagno; penetra senza forse avvedersene nel cimitero, si rimpiatta tra le tombe. . ·

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