Fine secolo - 6 aprile 1985

Ma no, non si vedeva niente di rosso. Non era d'altra parte stagione di melloni né tempo più di stese di voce - l'urlo cantato, roco e rosso come una scintilla scoccata nell'ugola, che sin dall'alba si diffondeva nei vicoli e nelle strade a annunciare la vendita dei frutti e che sorgeva ai nostri balconi alti, come il sole djetro il Vesuvio e i suoi fertili campi. La generazione del Monte Nuovo 6. Come, per tanti anni, avevo potuto dimenticare, ave– vamo dimenticato tutti, che le guide del Touring di Na– poli, quelle di Pompei e dei Campi Flegrei, lo stesso viag– gio in Italia di Goethe nella sezione dedicata a Napoli, si aprono con una descrizione non del paesaggio, ma dei fe– nomeni del sottosuolo? Che il Capo di Posillipo é il bordo di un cratere; che Nisi– da ancora fumava al tempoo in cui Bruto vi ordì la .con– giura contro Cesare; che San Gennaro veglia a Est di Na– poli contro il Vesuvio e a Ovest contro i vulcani flegrei; che l'etimologia dell'Averno é a-ornitos, senza uccelli, perché sorvolando le acque del lago venivano soffocati dai miasmi sulfurei; che l'obelisco di piazza Riario Sforza fu eretto in segno di ringraziamento perché la lava nel 1631 non era entrata in città; che non c'é chiesa o palazzo che non sia stato danneggiato dai vari terremoti e quindi · in altro stile rifatto e rimaneggiato, finché a causa di una relativa stabilità della terra e di una consonanza .di quello stile con l'anima e l'animo dei Napoletani, non vi é dj– ventato dominante il barocco? E i racconti dei ge_nitorie dei vecchi: il nonno paralitico trasportato in braccio dal figlio sotto l'arco del portone prima del '14; la ricerca degli architravi e dei muri mae– stri quando si traslocava in un nuovo appartamento, per _ ogni evenienza ...; i parenti di Benedetto Croce morti du– rante il terremoto di Casamicciola; il Monte Nuovo sorto in tre giorni e tre notti; le villè sommerse di Posillipo e Baia; il cono del Vesuvio mozzato da un'eruzione e rete- Tutte le fotog~afiedel serviziosono di Raffaele Venturini,salvo quella di FabriziaRamondino(Paola Agosti) in fondo a questapagina;la foto del fedele nella paginaaccanto, di Stefano Montesi, e quellaqui sotto di Beppe Avallone. gato poi nelle stampe. L'eruzione del ··44 e il. terremoto del '62, pure direttamente sperimentati ...? Tutte:>era stato smosso e rimosso, dopo essere stato mos– so, come a seguire lo stesso ritmo orogenetico. D'altra parte dai genitori, dalle guide, dai maestri, dai . Baedeker ci era stato inculcato che grazie all'eruzione del 79 si era salvato il più compiuto monumento dell'anti– chità, rimasto a ibernare per donarsi a noi dopo millenni sotto metri di sabbia e di lapilli: due intere città con le loro case, le loro ville, i loro templi e mercati, e gli stru– menti di lavoro, le opere d'arte, gli ornamenti, i corpi stessi dei loro abitanti. La Storia si nutriva non come Sa– turno dei suoi figli, ma di qÙei calchi e cimeli; e quegli uomini, ci veniva detto, comunque sarebbero morti, ma . ' non ci fosse stata l'eruzione, non avrebbero avuto il pri- vilegio di giungere sino a noi intatti, sorpresi addjrittura nel loro lavoro o nel loro ozio, mutatisi repentinamente in fuga disperata -nel Tempo appunto e nella Storia, per giungere fino a noi e fermarsi nei nostri musei. Di Plinio il Vecchio ci veniva narrato con ambiguità ch'era un grande esempio perché, come l'Ulisse dantesco, era mor– to per sete di conoscenza; ma non erano stati ambedue 'lln po' imprudenti? Quanto alla mia generazione, molti di noi riel '60 erava– mo come il Monte Nuovo: un monte giovane, di origine vulcanica, improvvisamente comparso nell'antico pae– saggio con rivoluzionaria irruenza. Insomma eravamo più giovani del dovuto e particolarmente ingombranti. Quando in Cumana vi ·passavo davanti bambina per an– dare ai bagni di Licola e mi veniva narrata la sua storia, esso mi appariva un giovanetto bellissimo e i suoi pini, pure simili a tutti gli altri, un'imberbe peluria; forse perché per me allora i monti, i mari, i cieli non avevano storia, mentre gli uomini sì: già ero stata scacciata dall'E– den; e di orogenesi poco parlavano i sillabari, di più la Bibbia, ma era appunto la 'Genesi', una storia solo di Dio. Un monte quindi con unà sua storia, di cui si diceva ch'era nato il tale anno, la tale..mattina, non poteva che essere giovane; allo stesso modo, con ragionamento in– verso, erano vecchissimi animali di soli dieci o. diciotto anm. Ancor~ negli anni '70 a causa del1a nostra rivoluzionaria origine vulcanica eravaìno giovani. Tanto da scrivere sui volantini che il «bradisismo era un pretesto per scacciare i proletari dal Rione Terra, dal centro storico di Pozzuo– li». Il che naturalmente era anche vero. Ma proprio a quell'anche, a causa della nostra giovanile irruenza,.non eravamo attenti, preferendo manicheamente le disgiunti– ve al1e coordinative. Anche perché era proprio il Vescovo di Pozzuoli a speculare su suoli e fabbricati, sicché la Ca– sta Meretrix, come con dolce appellativo chiamavan la Chiesa gli antichi padri, era ai nostri occhi una S.p.a. Se penso oggi a quella generazione di rivoluzionari, il Monte Nuovo mi sembra il -suo nobile tumulo -così si tramanda che il Capo Miseno, lì di fronte, sia la tomba del nocchiere di Enea troiano. Morimmo per fortuna in viaggio e non contribuimmo a- fondare la nuova città, vergine e barbara, che poi sarebbe diventata come tutte le altre, passate e a venire, corrotta. Per questo, come per ogni articolo in "Fine secolo" titoli sottotitoli e presentazione sono esclusivamente reda;fonali~

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