Fine secolo - 6 aprile 1985

L'estate delle rape Sapete cosa mi ha salvato? Allora, sotto Gu– glielmo, dentro il militarismo c'erano ancora medici ebrei e ufficiali ebrei, cosa che poi con Adolf Hitl~r, l'anticristo divoratore degli ebrei, non andò più di moda; e io ringrazio due uffi– ciali ebrei medici del carcere se mi trovp anco– ra qui ad arrota.re coltelli. Quella fu una famosa estate di fame, l'estate del 1916, detta anche l'estate delle rape perché per settimane e mesi nnn si trovava altro che rape e barbabietole da , :rngiare, e a Berlino tutti i cristiani liberi e eh.·-, 'ati si ingozzavano di barbabietole come i por~;, e intanto io nella mia cella a Francoforte sull'Oder, grazie a que- sti due medici umani che a.ve" ,,runopreso rispet– to per la mia condizione, ricevevo delle discre– te porzioni in quanto condannato a morte. L'avvocato Richthofen M1 lasciarono frollare un anno nella ~dla, poi nuovo trasferimento a Berlino e nuovo proces– so a11a SuNé'mR C'nrtc- M1r?i:1k clC'llR T é'hrter– :,U c.1:,:,~. E li r u1li~1aledifensore, uno dei fratelli Richthofen, sapete cosa disse? Una sola frase: Signori, disse, qui noi ci troviamo di fronte ·a un nemico dell'ordine, forse anche a un, uomo non del tutto in ordine, ma certo a un uomo che ha un cuore e un carattere! Questo, e non una parola di più: cinque anni e tre mesi di for– tezza. E qui propongo una pausa e una birra, alla salute dell'avv. Richthofen. Prosit. Di fuori, un mattone, ma dentro .._.unopensa, il cuore vuole uscire fuori con il fiato. Il subbu– glio interiore non passa mai senza Iàsciare una traccia nell'uomo sensibile. Ma questo è un al– tro discorso. Intanto, 5 anni e 3 mesi non sono la vita, e andai a scontarli nel penitenziario di Luckau. · A Luckau fui subito 1111urmato dagli aun pn– gionieri: Karl Liebknecht, anche lui è in carce– re qui! Questo era già qualcosa, la vita in un carcere è molto più interessante quando c'è dentro uno così, anche se non lo vedi, però sai che c'è. , In galera con Liebkn:echt Più tardi, si era già verso la fine della guerra e Liebknecht era già andato via da Luckau, ci fu una protesta nel carcere, e io Erich Graf ci fui di nuovo dentro, venni preso di punta in quan– to progressista o regressista come volete, e tra- . sferito al éarcere militare di Gorlitz, jn Slesia. I miei cinque anni me li sono fatti tutti, fino alla fine del '21. I tre mesi, quelli me li regala– rono. Aspettavo la rivoluzione, perché era chiaro, se la guerra ei:a persa doveva arrivare la rivoluzione. La guerra fu persa e venne an– che una specie di rivoluzione, _ma non quella · che aspettavo io - infatti restai dentro. Quando sapemmo della rivoluziòne dicemmo: "è que– stione di giorni e si esce tutti", ma no: non tut– ti. Venivano la mattina nel cortile e urlavano da una lista i nomi di chi usciva: Schulze, Me– yer, Lehmann ...Graf no, lui resta. Per quanto uno si volti e si rigiri, il culo resta sempre dietro - e io ero capitato dalla parte del culo. Mi regalarono gli ultimi tre mesi e un bi– gJietto ferroviario per Berlino, Natale 1921. Che ci fa il Graf a Berlino nel Natale 192'1, senza un letto, senza un tavolo, senza un sol– do? Trovai un letto da un certo cognato e poi anche un lav_oroall'azienda dei'trasporti come tranviere. Rivoluzionario, o tranv_iere Certo ci ho creduto nella rivoluzione. Se fossi stato fuori l'avrei anche fatta, qùesto è chiaro. Forse sarei anche stato divorato dalla rivolu– zione, forse essere dentro è stata una grande opera di salvataggio messa in atto dal destino a favore del Graf. Ma lo stesso, bestemmiavo per la rabbia in quei giorni. Certo si può anche vederla così: in quanto disertore di guerra, mi A fianco:In undisegno dell'olandeseRaemeker.s,Karl Liebknecbt-Lutero, votandocontroi crediti di ;11erra, pronuncia la frase : E unaguerradi co~uista! Eccomi:nonpossofare altrimenti". Un fabbro,in unodei celebriritratti"sociali"del fotografoAugustSander. è stata risparmiata anche la rivoluzione, come poi anche la seconda guerra in quanto diserto– re qella prima con tanto di certificato d'infa– mia, ce l'ho ancora nel cassetto, che mi esone– ra perpetuamente da tutte le guerre. Del resto era una rivoluzione falsificata fin dalle origini: " il Kaiser va,, i'generali restano" si diceva allora. È stato lì l'atto di nascita della seconda guerra e di Adolf Hitler, non se ne sa– rebbe proprio sentito il bisogno se nel '18 non fosse andata così. Io poi sono emigrato: dentro la divisa di tranviere. Diogene e lo zar Conus~t:i.c:: ic1 stv1 Ìi:l ùi Diogene nella botte? Non più tanto bene? Venne un giorno lo zar Alessandro il Grande a visitare questo Dioge– ne che viveva ritirato, solitario e semplice den– tro la sua botte, e chiacchiera e chiacchiera e gli dice esprimi un desiderio che te lo esaudi– sco, e Diogene alla fine secco secco dice sì, le– vati dal sole per piacere. E quell'Alessandro in quanto conquistatore e conduttore di guerre e produttore di miserie non potè avere soddisfa– zione con Diogene. Finché si è giovani si hanno idee, progetti, so– gni, poi, più s'invecchia ...pi-µ s'invecchia, vo– glio dire, e più diventa leggera la materia del camminare umano, ci si sente come un uccello o come un animale dalle gambe sottili sottili. Certo non è facile andare avanti per la propria strada nella vita. O uno cerca di tenersi a galla a ogni costo, insieme a tutto quello che galleg-. gia, e diventa un Jumpen. Ma se hai carattere, coscienza e dignità ...allora dai nell'occhio e vieni spinto fuori, è chiaro. Diventi sospetto, dai sui nervi, è logico. Io le mie fatture le ho pagate, il mio conto è saldato. Saldato nel "loro" senso, non ner mio. Mi hanno costretto ad essere un appartato, e io ho cercato di essere contento così. L'ultima conclusione della mia cono~cenza è questa: FINE SECOLO * SABATO 6 APRILE l quanto hai capito, tan~o hai pagato. Cosa avrei voluto diventare? A questa doman– da non so neanche dare una risposta rotonda. Ho sempre la stessa risposta di allora, quando Max Reinhardt disse a mia madre: questo me lo tiro su io. Lui aveva quella scuola di teatro a Tiergarten ...forse mi ci avrebbe preso gratis, in quanto figlio della guardarobiera. Con la sce– na avevo gìà confidenza, e lì sulla scena hai la possibilità di esplodere, di portare la tua lingua a un'esplosione. Il pianto per l'annegata Ricordo ancora - solo il titolo ho dimenticato - quel pezzo di Gerhard Hauptmann, un'opera molto conoséiuta dove c'è la ragazza che alla fine si butta nell'acqua, quellq. lo tornai a vede– re un'ultima volta che ero già in divisa prima di partire per Verdun: al Deutsches Theater. Avevo un ottimo posto, ma cominciai subito a piangere e singhiozzare come un bambino, t~t– ti mi guardavano e alla fine dovetti scappar via. Sì, volevo diventare attore, mi sentivo attirato come dà una calamita da tutta la tecnica della scena e l'ingranaggio dello spettacolo davanti e dietro le quinte. Poi uno strappo e è finita, vie– ni buttato in un angolo c9me uno straccio •ba– gnato. Negli ultimi tempi mi sento come un orologio a sabbia che corre alla fine, e ho la sensazione che la natura mi venga incontro in.questo mo– do ...Se uno è credente si immagina una conti– nuazione dÒpo, vuole vivere ancora lOmila anni, non ha la minima idea di quale vita, ma sogna una continuazione. Io invece ...la mate– ria si spegne, 'è andata, chiuso. Ormai posso contare i miei grani di sabbia. Ogni volta che posso esco a fare il mio giro, le quattro chiacchiere con i clienti e la sera a casa. La mia casa è camera e cucina. Non è abba– stanza? A che scopo avere 7,8,15,25 stanze? E chi le pulisce poi? Certi circoli inglesi pensava– no già molti secoli fa di abolire la monarchia, che comunque è internazionalmente superflua, con tutte quelle stanze. Questi cosiddetti palaz– zi reali, con cento, duecento stanze! Sarebbero degli ottimi ricoveri per i vecchi che hanno bi– sogno di spazio, questi palazzi. Come se un re potesse dormire su cento letti. Ma se uno dice queste verità elementari e lampanti si alzano tutti gli esperti con i loro sette cappelli dotto– rali e dichiarano: "quell'uomo é pazzo". Ecco un'altra verità elementare: la vita è così corta, la morte è così lunga. Perché allora combinare tutte queste porcherie? Contro l'asma Qui finisce il mio giro, dalla Karl-Marx-Stras– se alla Hermannstrasse, oppure da West-End fino alla stazione di Witzleben, questa ormai è la mia misura, al massimo un paio di traverse a destra e un paio a sinistra. Dopo più di tren– tacinque anni, quel certo numero di chilometri al giorno ormai l'organismo lo richiede, per te– nere in esercizio la pompa. Ho anche bisogno del mio trespolo per camminare, mentre l'uo– mo-massa c~rre a precipizio coi suoi stivali delle sette leghe, io devo spingere il mio attrez– zo, non posso andare a spasso così. Se non ho il trespolo, non ci crederete, perdo l'equilibrio, mi sbilacncio tutto in avanti come se avessi be– vuto dieci bicchierini, invece non ho bevuto af– fatto? è solo il prodpUo di__un'abitudine di de– cenm ... Come il fischio, io ho sempre fischiato lavo– rando, prima lo facevo per allegria, ora fischio più che altro per terapia, perchè chi ha fischia– to molto in vita sua si è immunizzato contro l'asma bronchiale.

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