Fine secolo - 23 marzo 1985

i-=INESECOLO e SABATO 23 MARZO 2B ·w, i~: Il frontespizio disegnato a inchiostro nero da G. Pfancastelli (1845-1926) per la sua raccolta di disegni. Una folla decisamente --popolare fa ressa intorno a un portale romanico su cui cameeggia l'insegna di una esposizione - l'album raccolto dallo stesso Piancastelli - di disegni di cui si vanta senza - riserve la modernità. S i racconta di un gentiluomo inglese vis– $Uto a Londra verso la fine dell'Otto– cento il quale, gran collezionista di di– '>cgni,dava seguito a questa sua passione come ad una sorta di gioco cabalistico: ogni nuovo foglio acquistato andava ad inserirsi nella rac– colta come ulteriore tassello esplicativo di un quadro d'assieme in grado di far luce nelle nebbie del suo futuro. Pare che da tale cabala venisse fuori una previsione talmente fosca da còndurre in effetti - la profezia che si autoa– dt;mpie - a gravi conseguenze per la salute fisi– c& e psichica del nostro gentiluomo. Veloce come il pensiero Un aneddoto vero? Non saprei, ma certamente plausibile. Infatti l'oggetto stesso di questo particolare collezionismo, il disegno, si presta facilmente a "giochi" intellettuali: a conferma basterà ricordare il "gioco", ben più motivato culturalmente, a cui si dedicava verso la fine del Settecento la romana Accademia dei Pen– sieri. Fondata da Felice Giani, era questa un'accademia di disegnatori, dove "pensiero" era per gli affiliati sinoni1)1o di disegno; ed esclusivamente nel disegno doveva essere rea– lizzato il tema, cioè l'idea, scelto dagli stessi ac– cademici, che poi si riunivano per giudicare i risultati anonimamente presentati e premiare chi tra loro lo avesse espresso al meglio. 11di– segno-pensiero è infatti il primo esprimersi del– l'idea, che potrà poi essere compiuta o meno in una più mediata realizzazione e con tecnicbe diverse. 11 disegno-pensiero è per l'artista un unicum: la mano procede rapida sul foglio quasi nel medesimo istante in c.ui nella mente prende corpo l'idea; ed anzi quest'ultima viene certo modificata dalla verifica. che la mano ve– loce lascia sulla carta. Le Pausillipe, et la mer d'ltalie Tale specificità è forse la causa prima dell'anti– co interesse collezionistico -intellettuale e raffi– nato-- che aleggia su quei ;,ensieri di carta e la cui capitale storica è certamente Londra: gli aristocratici viaggiatori che dagli inizi del '700 in poi approdavano sempre più numerosi nel nostro paese, rientravano in patria gravati da marmi antichi, tavole fondo oro, tele del Cin– quecento e del Seic~nto ma anche, e forse so– prattutto, da cartelle rigonfie di disegni di maestri antichi e contemporanei; senza disde– gnare i souvenir di viaggio: qualche acquarello o piccolo olio su carta con le impressioni di luce e di colore di un "posillipista", magari Pi– tloo o Gigante. Troppo lungo sarebbe l'elenco di queste anti– che raccolte, in gran parte ancora presso le me– desime famiilie, prima tra tutte quella reale - con le collezioni di Windsor; oppure passate in possesso di musei, come quella del pittore Al– lan Ramsay ritornato in patria verso la fine del ·700 con una vasta raccolta di disegni romani, conservata :dia National Gallery of Scotland di Edimburgo. Le collezioni italiane Naturalmente la passione collezionistica ha oggi più vasti confini ed anche da noi si va svi– luppando in maniera soddisfacente sia pure con grave ritardo rispetto àd altre aree cultura– li. Poche furono le collezioni "storiche" nel no– stro paese, specie quelle private, e costituite per lo più da "addetti ai lavori": quella dello stampatore· fiorentino Batelli, per esempio, ric– ca prevalentemente ili disegni di artisti suoi conterranei (Sabatelli, Bezzuoli, Bianchi, ecc.) presentata in asta circa cinque anni fa ed ac– quistata dal Gabinetto dei Disegni degli Uffizi; o quella dello scultore, pure toscano, Sante ( .~ -~· .. J . .. ~"!IFF''CS"l ,;-,,. -,~· • ,. .. t I ( UN BEI, DISEGNO '- MODI~ I l~N O. CIOÉ, ANTICO. 1A passione per il disegno è diventata popolare. Per molte ragioni, propriee improprie. ~----------Carlo VIRGILIO-------------- . ( Varni (per altro poco noto, dedito prevalente– mente alla ritrattistica per usi sepolcr'ali), an– data dispersa; o ancora quella dell'editore mi– lanese · di stampe romantiche, Giuseppe Vallardi, i cui fogli di tanto in tanto ricom– paiono sul mercato, facilmente riconoscibili per via del timbro a secco che porta per esteso il nome del collezionista. Più note forse la collezione della nobildonna Laetitia Pecci Blunt, la quale intese documen– tare con questa sua raccolta la "Roma spari– ta", e in parte passata poi al Gabinetto dei Di– segni del Comune a Palazzo Braschi; O' quella. donata nel 1930 dall'archeologo-topografo Rodolfo Lanciani alla Biblioteca di Archelogia e Storia dell'Arte a Palazzo Venezia (assieme ad un considerevole numero di libri ed incisio– ni), con disegni di Felice Giani, Agostino Pen– na, i Caracciolo, Virginio Vespignani, Luigi Rossini, Francesco Pan nini, ecc. Un capitolo a parte e la vasta raccolta di dise– gni ottòcent~schi fatta da Giovanni Piancastel– li, artista di origine bolognese, che lavorò a Roma per i principi Borghese e fu il primo conservatore della loro Galleria divenuta pub– blica. La raccolta Piancastelli: "Disegni origi– nali di artisti moderni"', emigrata nei primi anni deJ Novecento negli Stati Uniti, costitui– sce ancora oggi la base delle collezioni di un importante museo specializzato come il .Coo– per-Hewitt di_New York. A New York, a New York! Ed è proprio New York ad aver spodestato l'antica "centralità" collezionistica londinese - dove per altro ancora molto vivace rimane· il mercato. Il collezionismo americano, è risapu– to, è quasi tutto privato, dnche quello museale; tuttavia possono essere éonsiderate "storiche" alcune collezioni come quella del violoncellist:i Janos'Scholz cggi depositata assieme all'altra del banchiere Morgan, alla Pierpont Morgan Library; quella di Mary Brandigee di Boston, in parte dispersa, che raccoglieva un buon nu– mero di disegni italiani ottocenteschi anch'essi di provenienza Piancastelli; o più recentemente la collezione dei disegni italiani di Anthony Morris Clark, storico dell'arte e profondo co– noscitore del nostro Settecento, ereditati dal Philadelphia Museum of Art. Il collezionismo gode dunque, negli Stati Uni– ti, di grande attualità, soprattutto a livello me– dio e piccolo; questo anche perchè mentre qua– si tutte le grandi collezioni del passato (ciò vale anche per quelle. degli altri paesi) poterono di– sporre di una presenza sovrabbondante di ma– teriale sul merc'lto, non di rado comprato in blocco, le collezioni di oggi si costituiscono fa– ticosamente, selezionando foglio da foglio e spendendo molto di più in danaro e tempo. L'accumulazione allargata Tuttavia la richiesta è nel complesso sempre vi– vace e spesso supera l'offerta, con conseguente pressione sui prezzi e rialzo dei valori commer– ciali; il che naturalmente chiama sul mercato nuovtòperatori, cioè nuovi acquirenti, che for– meranno a loro volta nuovi collezionisti, con incremento delle operazioni, degli scambi, del– la possibilità di ulteriori specializzazioni. Il fenomeno, in misura minore, riguarda.anche noi. Solo qualche anno fa tra i disegni esitati in pubbliche ast.e, raramente ci si imbatteva in fo– gli con valori di riserva al di sopra del milione:· l'ordine di grandezza apparteneva alla famiglia delle centinaia di migliaia di lire. Si può dire che oggi la situazione è quasi capovolta. e non solo in virtù di quelle cause oggettive che sono alla base del più generale mutamento dei prez– zi. Il disegno è un inv'estimen– to tascabile A rendere ancora più spinta questa tendenza al rialzo è l'apparire sulla scena del "collezionista spurio": di colui cioè che medita soprattutto sull'investimento ed anzi ne fa, di tutta l'opera– zione, il dato prevalente. Il disegno d'altronde è un oggetto che, direi per natura fisica, ha· un destino di circolazione internazionale, facil– mente realizzabile da chi, per ipotesi, si pones– se in quella prospettiva. Ci troviamo comunque davanti ad un dato certo: in Italia l'interesse al disegno come og– getto di collezionismo si va ampliando e mette solide radici. Ed ecco che si allarga anche l'of– ferta e nascono nuovi mercanti; spes~o gallerie specialistiche divise per epoca e genere di dise– gno proposto (antico, o!tocentesco, contempo– raneo, architettonico, illustrativo, ecc.), come quelle milanesi - dove ta!e collezionismo ha per la verità più lunga tradizione - bolognesi, ro– mane. Si sviluppa pure la pubblicistica: il recente Prezzi e Mercato. Il Valore dei Disegni Antichi, prefazione di Vittorio Sgarbi, edito nel 1984 dalla Sugar; il recentissimo li vaiore dei disègni antichi, a cura di Julien Stock, edizioni Umber– to Allemandi & C. Ancora del tutto as·senti, vi– ceversa, le pubblicazioni periodiche come la gloriosa e ben nota Old Master Drawings o la più giovane· Drawing di New York, che si di– versifica dalla consorella londinese per un ta– glio meno compassato e di maggiore attenzio– ne per l'attualità ed il· mercato. Recente, anzi, già antico I due citati volumi sono anche la spia che forse qualcosa va mutando circa i confini che finora hanno voluto distinguere il disegno antico da quello ottocentesco; nei due repertori, infatti, sono presenti anche artisti che .: sia _pure di in– dubbia matrice settecentesca - si sono spinti fino al primo ventennio ed oltre dell'Ottocen– to: penso a Giani, Appiani, lo stesso Canova, Bartolomeo Pinelli, Giuseppe Bernardino Bi– son, o il napoletano Tomina'so De Vivo, anco– ra attivo nella seconda metà del secolo. D'al– tronde il confine che nelle aste, anche recenti, o ancora nella pubblicistica specializzata separa il disegno antico da quello dell'Ottocento, reg– ge sempre meno. Sbarazzato il campo da quel– la sorta di pregiudizio sulla qualità, infondato per' l'ormai vastissima letteratura storico-criti– ca sull'Ottocento; vc.rificato che, di fatto, le collezioni grandi e piccole, private o museali, accrescono il nucleo degli "antichi" anche con fogli ottocenteschi, sarebbe forse ormai oppor– tuno spostare in avanti l'etichetta "antico": al– meno fino alla metà del secolo (o per quanto riguarda noi italiani almeno fino al l 8f0 e al– l'affermarsi del realismo). Da quelle date in poi la complessità e_ la novità dei fenomeni po– litici e sociali furono tali che pure i prodotti dell'arte divennero davvero altra cosa da quelli che, anche di poco, li avevano preceduti. In conclusi·one, se si volesse fare il punto della situazione si potrebbe affermare che il collezio– nismo del disegno sta maturando anche in Ita– lia e che per il momento gode di buona salute. Se sarà salute salda è più difficile da prevedere; ma tuttavia, non è forse oggi l'amore per il di– segno µn fenomeno che travalica lo stretto confine del collezionismo? Penso a certi impor– tanti fatti dell'arte contemporanea, dell'archi– tettura, dove il disegnare va riacquistando il valore antico; e se è-vero che gli artisti inter– pretano, anche involontariamente, esigenze più vaste che sono nel sociale, allora quell'a– more collezionistico ha un futuro.

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