Fine secolo - 16 marzo 1985

, I REPORTAGEDI PAOLAAGOSTI le didascalie sono tratte dal vo·lume di Nuto Revelli Col titolo «L'anello forte», Nuto Revelli ha pubblicato da Einaudi una nuova trascrizione di voci mai ascoltate; perché «non contano», e perché bisogna «saperle . ascoltare». «Storie· di vita contadina», dopo le testimonianze di guerra e quelle del mondo dei «vinti». Usando questo straordinario · repertorio come guida, Paola Agosti è andata a fotografare per noi le. donne e gli uomini - le donne soprattutto.'. gli «anelli forti» che saldano mondi lontani. \ · L' ANT.OLOGIA .. ·DEI ROMANZI NON SCRITTI Due cose colpiscono di più in queste cinquecen– to pagine. La confidenza franca e drammatica dei racconti; e la discrezione di chi li ha registra– ti. Revelli ha scritto bensì una derisa introduzio– ne, ma è nella paziente, rispettosa e amorosa di– screzione con cui ha dialogato _per anni con la gente, tirandosi poi da parte n'elle innumerevoli ore della sbobinatura, e nelle finali pagine stam– pa te, che lo si riconosce soprattutto. Il suo è un grande romanzo. Certo, non dà corso alla fan– tasia e all'invenzione. Ma di quanta fantasia, di quanta invenzione psicologica e linguistica è stato occasione per le centinaia di donne inter– pellate! Queste «storie di vita» ritagliate nello spazio medio di un paio di f0gli sembrano sosti– tuire la quantità delle voci registrate alla qualità dell'approfondimento dei personaggi di un ro– manzo: in realtà, sono una antologia preziosa dei tanti romanzi non scritti - tanti quante le vite vissute con maggiore o minore pienezza, ma sempre con fa scoperta che avrebbero potuto es– sere diverse. Revelli ha consentito di dichiarare questa sco– perta. Strano amico vagante, ma fedele agli ap– puntamenti («Una delle regole del mio lavoro è di non mancare mai alle promesse fatte») lo im– maginiamo tornare, con questo libro in mano, dalle donne del sud· sposate· per fotografia, e continuare a tessere la tela invisibile di concor- . danze e riconoscimenti. («Nel corso della mia ri– cerca ho fatto incontrare delle compaesane che risiedevano a pochi chilometri di distanza e che non si vedevano da anni»). Ora le storie di vita vanno per un mondo più largo delle valli del Cuneese: è questo che rende il libro diverso dagli altri libri. Come una lettera in una bottiglia affidata al mare: non necessa– riamente perché si è fatto naufragio, magari sol– tanto per la voglia di andare altrove. C'è anche, fra le intervistate di Revelli, una donna indiana: «Il mio destino - dice - è stato così, che venissi a sposarmi da queste parti. Sì, un po' il destino e un po' la volontà( ...). Mi piacerebbe tanto gira– re il mondo, viaggiaie, vedere, incontrare gente, ma non in Europa. Vorrei andare in Grecia, Turchia, Tailandia, Malesia, Cina ...». ' .... FINE SECOLO* SABATO 16 MARZO Maria Go/etto vedova Bruno, detta Maìn 'd Paul, nata alla borgata Bicocca di Rittana, classe 1887 Si si, dicono che l'uomo va sulla luna, ma io non ci credo. Come fanno ad andare sulla luna, come fanno? Che la luna si apra e loro ci vadano d_entro?E poi la luna si sposta, è vero o no? Magari passano vicino alla luna, ma non ci vanno dentro. Intanto ne sono morti per andare sulla luna, e nessuno dei morti è venuto a raccontarci com'era anda- 'ta. Maria Giuseppa Voto in Tardito, nata a Verbicaro (Cosenza), classe 1933, con la figlia Piera · ' In principio è stato difficile. Mio marito è bravo, parlava un po' italiano lo capivo. Ma è stato diffiç:ile. Perché quando una gallina si va a mettere in un altro giuc (pollaio) si sente straniera, una la pitta (la becca), l'altra la pitta, quella povera bestia che è stra– niera ... Rosa Pietropaolo in Bagnis, nata a Solopaca (Benevento), classe 1953 Ah, il lavoro è forzato, io lavoro al fieno, tolgo il letame, ho imparato a mungere, guido il trattore (...). La gente come mi ha accolto? La gente è gentile, i vicini di casa sono gentili, la gente più o meno è come quella del mio paese, ci sono i pettegoli qui come là( ...) lo ho sempre obbedito alla suocera, l'ho sempre lasciata comandare, ho sempre fatto il mio dovere (...) 21

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