Fine secolo - 9 marzo 1985

DRESDA, L'OPERA DELLA NOSTALGIA '---------------- di Clemente MANENTI Ai primi_di febbraio, la ricostruzione del teatro dell'Ope– ra era ormai quasi ultimata -la «Semper-Oper», dal nome del suo architetto Gottfried Semper- quando il direttore dei lavori ha avuto un lampo di genio, prussiano o sasso– ne, comunque genio. Il suo problema era: come mimare una prova acustica a teatro pieno e in condizioni ottima– li, ossia con un pubblico di appassionati estimat~ri, capa– ce di tenere il fiato sospeso, per captare tutte le nsonanze di cui -la sala è capace? Il direttore ha fatto intervenire l'esercito. 1.300 soldati in fila per due hanno fatto ingresso in teatro ed hanno occu– pato altrettante poltroncine di velluto rosso; poi tutti in-_ sieme hanno trattenuto il respiro. Gli strumenti hanno suonato, le ugole hanno vibrato, brividi sono corsi lungo la schiena del direttore: la nuova sala era del tutto degna della fama del vecchio teatro dell'Opera di Dresda, già lodata da Wagner come «arpa miracolosa», da Richard Strauss come «il Dorado delle prime». Brividi _diorgo– glio, non si sa se più per il silenzio proprio o per la musi– ca altrui, hanno percorso le 1.300 schiene della Nationale Volks Armee. Occhi lustri di commozione hanno incatenato milioni di spettatori dell'Est e dell'Ovest davanti al piccolo scher– mo, la sera del 13 febbraio. Avidamente milioni di lettori di qua e di là della cortina di ferro (una cortina di garza, in quel giorno) hanno divorato i mille particolari, episo– di, aneddoti di questa grande opera di restauro della co– scienza nazionale: la ricostruzione fedele e fantasiosa del– la Semper-Oper, la sua riapertura la sera del 40° anniversario della totale,-insensata distruzione-di Dresda, la «perla dell'Elba», la più bella città tedesca. Mestieri ormai scomparsi, che hanno dovuto essere rein– ventati, reimparati. Scoperte, ritrovamenti, che sono stati fatti nel corso dei lavori; disegni delle lunette colorati ad acquarello riaffiorati da vecchie carte assieme alle ricevu– te di pagamento, analisi chimiche sui frammenti degli in- ·""':•· ·.: :.' Quarant'anni dopo lo spietato bombardamento che distrusse Dresda, la città più bella della Germania, i , · tedeschi si sono riconosciuti nello specchio scintillante della « Semper– Oper>>, ricostruita con una cura avidamente minuziosa. Forse le porte della riunificazione politica resteranno murate molto a lungo. Forse anche per questo i cittadini delle due Germanie hanno tanta nostalgia di sé, di una comunità culturale da ricostruire, la più lontana possibile da quella chefinì nel nazismo e nella guerra. tonaci, che hanno rivelato la composizione dei colori ori– ginari. Gottfried 3emper era stato un maestro del colore, tra l' altro. Il suo primo scritto, del 1834, «Osservazioni prov– visorie sull'architettura dipinta degli antichi», aveva rivo– luzionato l'idea che fino ad allora s'aveva della'classicità: · gli antichi templi, le architetture classiche, non erano bianche, esangui strutture marmoree, erano vivacissimi e coloratissimi luoghi di festa e di culto. Questa intuizione aveva informato la sua opera di architetto. Fu un «post– classicista», fece scandalo, fece epoca. Gottfried Semper era stato anche un rivoluzionario tout– court. Nel '48, a Dresda, fu sulle barricate. Fu bandito, assieme all'amico Wagner; visse in esilio a Vienna, morì a Roma, dov'è sepolto. Fu anche blandito, da coloro che già lo avevano espulso e che gli affidarono poi la rico– struzione della «sua» Opera, distrutta una prima volta ; nel 1869 da un incendio. Accettò, ma diresse i lavori da lontano, affidandone l'esecuzione al figlio. Nel '78 fu completata la nuova Opera, quella poi· bombardata nel 1945 e fedelmente ricostruita oggi. Una fed~ltà difficile, che obbligava a interpretazioni, adeguamenti, cambia– menti. Gli architetti della Repubblica Democratica Tede– sca sono stati all'altezza. La nuova Opera ha tutti i requi– siti di una struttura moderna, senza nulla sacrificare dell' antico splendore. Anche i politici sono stati all'altezza. C'era attesa per il discorso che avrebbe tenuto Erich Honecker, alle 19.00 davanti al teatro. Forse, caso raro, c'era attesa perfino da parte dei 200.000 convenuti con fiaccole e bandiere. Ha parlato un linguaggio sobrio, in tono sommesso, dando l' impressione di improvvisare. Ha sorpreso per la sua mo– destia, o lungimiranza. Gli ambasciatori inglese e statuni– tense, se si aspettavano una tirata contro il «terrorismo bombardiero anglo-americano», hanno dovuto ricreder– si, e docilmente accedere ai posti loro riservati. La loro presenza, la presenza di delegazioni di Coventry, Hiro– shima, Nagasaki, e quella di personalità tedesco-occiden– tali, tra cui l'ex cancelliere Schmidt hanno attribuito all' avvenimento un particolare significato politico-diploma– tico. · Ma il messaggio più diretto, e andato pienamente a se– gno, era rivolto ai cittadini delle due Germanie. Nostal– gia, forse: i tedeschi cominciano ad avere nostalgia di sè stessi. E poichè le porte di una futura riunificazione poli– tica spno e resteranno ancora a lungo sbarrate, essi ricer– cano la loro comunanza nella cultura, e in una tradizione il più possibile lontana da quella che portò al nazismo e alla guerra. I. Nel numero di marzo L'atleta naturale• L'atleta candito Geografia della Gola (Rimini)• Il sogno della merce Baci, De Benedetti • Moda: Armani, Fiorucci I ristoranti de "Le Soste" (II) Terzoinserto:Berealto (vin_o, cocktail, distillato, champagne) 40 paginea coloriLire4.000 Inedicola dal 10 marzo EdizioniCooperativa Intrapresa . Via Caposile 2, 20137 Milano, telefono (02) 5457267

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