Fine secolo - 2 marzo 1985

INTANTO A HARVARD L'ILIADE E' INVECCHIATA DI QUALCHE SECOLO Sulla scorta di indagini soprattutto linguistiche, Calvert Wa– tkins, uno studioso dell'Università di Harvard, ha appena pro– posto una retrodatazione della guerra di Troia e de/l'Iliade. Specialista di lingue anatoliche e di ittito, Watkins é persuaso di aver trovato la menzione degli invasori greci in testi ittiti, e che esistesse una versione troiana del poema sulla guerra di Troia, in una lingua vicina al/'ittito, il luviano. Conosciuti sul– la nostra Iliade, i Troiani parlavano greco e avev~no nom~ greci: Watkins pensa che Paride sia un nome luvio, che il suo nome greco, Alessandro, abbia il suo corrispettivo nell'ittita Alaksandus, che Achei stia per il luvio Ahiya ecc. E che Ilio_ corrisponda a Wilusa, nome scoperto di recente in una com– posizione poetica in lingua luviana. Già molti studiosi, come - il classicista di Harvard Emily ,T. Vermeule, avevano mostrato che molti passi del testo omerico contengono elementi lin– guistici e metrici estranei alla lingua greca dell'V/11secolo, e vicini a forme molto più arcaiche. Si ipotizzerebbe un testo scritto precedente di qualche secolo alla collocazione crono– logica tradizionale di Omero e della guerra di Troia. Altri in– dizi in questo senso verrebbero da recenti imprese archeolo– giche. La stessa_palese simpatia di Omero per i Troiani avrebbe qui la sua origine. La stampa americana ha riserva– to grande attenzione alla vicenda, a partire dal New York Ti– mes, che ha 1.anciato la notizia in prima pagina e poi con un servizio nell'inserto domenicale del 3 febbraio. (M.N.) FINE SECOLO (' SABATO 2 MARZO 1985 Nella foto in alto: Il misterioso ritratto di gentiluomo, di Bartolomeo Veneto(1510 circa). Sul mantello nero sono raffigurativentiduenodi di "'· Salomone, e sul petto un labirinto. In basso: Berlino, il busto di Schliemann. .. ,,,:, 17 tendibili. E' evidente, invece, che non si deve far dire al testo una sola parola in piu di quanto effettivamente dice. La difficolta di seguire un criterio cosi ovvio dipende dal fatto che gli elementi orientativi forniti dal testo sono, come accennavo all'inizio, assai scarsi e apparentemente , discontinui, cosicchè vien spontaneo di integrarli e maga- ri reinterpretarli in base agli elementi aggiunti. Il primo passo sara dunque quello d1 non cercare di immaginare un itinerario gia strutturato e di osservare nella sua nu– dita la sequenza delle tappe del viaggio di Odisseo. Un giro del mondo in dodici tappe Tale sequenza ci è fornita dal poeta stesso ( Odissea XXIII, 310-41 ), laddove· riassume per punti essenziali il racconto che delle proprie avventure fa l'eroe a Penelope dopo la strage dei proci, il riconoscimento, l'amore. Le tappe sono dodici. E gia questo è un segnale 'strutturale' di grande importanza, perchè il dodici, com'è noto, è, nelle culture mediterranee (ma anche nelle altre culture cosidette tradizionali), il numero degli insiemi perfetti (di cose, azioni, animali, uomini, déi, citta). Per restare all' Odissea, dodici sono gli animali, tori o pecore, del sacrifi– cio agli dei, i figli di Eolo, i re feaci convocati alla corte di Alcinoo, le anfore di vinò inebriante donate dal sacerdo– te di Apollo a Odisseo ·durante il sacco di Ismaro, le mandrie di Odisseo a Itaca, le ancelle addette alla macina nella sua reggia, i proci di Itaca, le ancelle traditrici, le navi dell'eroe alla partenza da Troia, i compagni che lo seguono nell'avventura del Ciclope, e altre cose ancora: dodici (ed è il riferimento piu significativo, in quanto concerne una serie di ostacoli la cui somma costituisce un'unica difficile prova: si pensi -alle fatiche di Ercole) le asce a doppio taglio da "attraversare" con la freccia nella gara con l'arco del XXI. Queste dodici tappe, dunque, sono (nell'ordine): l.Cico– ni, 2. Lotofagi, 3 Ciclope, 4. Eolo, 5. Lestrigoni, 6. Circe, 7. Ade, 8. Sirene, 9. Scilla e Cariddi (le Rupi Erranti non costituiscono tappa a sè, bensi un'alternativa impossibile a quellla tremenda ma possibile di Scilla e Cariddi), 1O. Vacche del Sole, 11 Calipso, 12 Feaci. Un'alternanza di tappe osti/{ e ospitali, occidentali è orientali Due sole sono le indicazioni di rotta orientata fornite dal testo: la prima riguarda il primo percorso, da Troia al paese dei Ciconi, vale a dire un movimento da oriente a occidente (in linea con l'auspicato punto d'arrivo, Itaca, che si trova ad ovest della Grecia); la seconda riguarda i' ultimo percorso, da Ogigia, l'isola di·Calipso, a Scheria, la terra ,dei Feaci, .che Odis-seocompie, su suggerimento della ninfa, tenendo costantemente "alla propria sini– stra" l'Orsa Maggiore. (V 270- 77), vale a dire navigando da occidente a oriente. Per le dieci tappe intermedie, non resta che affidarsi alla caratterizzazione simbolica ad esse via via ·assegnata dal raccontò. , Lotofagi: i Mangiatori di loto sono ospitali, offrono pero un cibo magicamente pericoloso, in quanto induce all' oblio di se stessi e della patria lontana. Ciclope: nella terra dei Ciclopi vi è una fonte che rampol– la dentro una grotta circondata dai pioppi, e fonte grotta e pioppi sono segnali chiaramente 'inferi', come lo è la grotta circondata d'alloro in cui abita Polifemo; ed inferi sono la mostruosa statura del Ciclope, la sua inospitalita, il ·suo cannibalismo. Eolo: del tutto opposta è la bonaria accoglienza del re dei venti, il quale vive serenamente sulla sua isola magica (galleggiante) e 'solare' (protetta da mura di bronzo); an– che qui pero si cela un'insidia, costituita d_all'otredei ven-

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