la Fiera Letteraria - XV - n. 52 - 25 dicembre 1960

Domenica 25 dicembre 1960 t~ FTER~ LETTERARI~ UN FORTUNATO RITROVAMENTO Una lettera natalizia di Dino (Ja1Dpana Il testo S IGNORINA, non ho potuto leggere il discorso del Vate. E' troppo letterato anche nei migliori e peggiori momenti. A me sembra che sia la massima cloaca di tutto il lette– ratume presente passa– to di tuttl i continenti e non mi sento di ri– trovarmi nei suoi cti– acorni. Il dolore del Vate non è il do– lore del poeta: è senza nobiltà, senza silenzio senza umiltà senza luce. Il Vate gra– mofono quale meccani– smo più tedesco di questo? Non vede Si– gnorina che gli estremi si toccano e l'ironia del destino sferza oggi co– me uno scudiscio? Ai serva Italia! come que– sto plebeo dolore, co– me questa plebea in– differenza mi offendo– no! Creda che è così dolce sentirsi una goc– cia d'acqua, una sola goccia d'acqua ma che ha riflesso un momento i raggi de 1 sole ed è tornata senza nome! E non ebbe marca, né marchi. Ora sto meglio e lontano dalla lette– ratura mi vado ricon- Rimandiamo la pubbli– cazione dell'inedito di DYLA THOMAS alprossimo numero scu– sandoci oinostri lettori :.., -....,,::. 7w? :.< (~~~ ,..,;~--✓;- ;,-v1?,,Ì!,~· ~-. ,· -~---:_~.·e ,.:- ....,__ :..;::,.J""-.: • Q-.. . -i.·Ti..,~• ~ ..... : _:;;,.;.,.. l%:·;<->-<4.·. j/ tr--r..,,__._ ~ (A- -- --·. 1' w4... ~r .. ,~-/-~ .~d:-.~- 1~ -~. ~k..\.. .,____. . .é?;;-, ~ /– ~ .~?~~~ ciliando un po' colla terra in cui troveremo pure un giorno la sal– vezza del povero inge– gno italiano così com– promesso. La magna parens frugum ha pro– dotto troppi contadini che hanno occupato le cattedre di estetica ecc. ed io non mi posso mai figurare l'arte senza grappoli, pungoli, or– t&.ggi mitologici o no con ironia benigna e gentile e h e nessun dannunziano avrà mai. L' Italia meridionale poi, paese eminente– mente agricolo ha pro– dotto troppi contadini e questo, in tempo di democrazia, ha fatto male quasi quanto la coltura tedesca. In ma– teria di coltura la colpa Ricordo d'una vacanza * di ~ERA 11'1'.GOD La lette-ra fu. scriita dal poeta a mo' di ringraziamento, in tempo natalizio come questo, per l'ospitalità datagli dalla proprietaria d'una tenuta. la Gran– vigna, aita all'imbocco della Val di Suao preuo Almeie. Avverte la proprietaria (.,ignorina Elba Albano) riandando colla memoria alla sua vita in villa di allora, <"he la viiìta di Campana fu, memorabile per un libro fTancese che egll le diede, un libro ridotto in pessime condizioni, testimonianza dd carattere disordinato o di una fin troppo vorace lettura fattane dal poeta. Peraltro, aggiunge la signorina, le macchie o scritti a cui si allude nella lettera e,-ano /TUtto della fanta•ia del poeta, vi.sto che sia in casa che sulle pare U esterne non ce ne sono mal stati. Né poteva trattarsi di scritti s-ulle mura di ca.1e nelle uicinan.ze poiché la villa .da in piena campagna. j-uori dell'abitato. Campana non ritornò più a Granvigna. dove fu accompagnato da amici co– muni, e la signorina Albano ne perse del tutto le traccie. Sa solo che il suo breve soggiorno avvenne poco dopo la rottura •entimentale con la Aleramo e che egli fle Tiset,tiva molto e palesemente. Durante quella breve vacanza si parlò di tante cose e Campana più di tutti. Circa la datazione dello &critto: euo va messo fn rapporto colla permanenza del poeta nel paese • fi&chiante •• Lattra a Signa. una frazione di1tante 13 chilo– metri da Firenze. mi sembra che sia spe– cialmente dei coltiva– tori. Signorina, io che vi– vo in un cantante e fischiante paesetto to– scano le invidio ora il silenzio della Gran Vigna. Accetterei di andarle a custodire la casa se mi facessero un~ provvista di legna e cancellassero tutte le traccie sui muri.' Inol– tre vorrei assumere la direzione dei lavori e non ricevere chi non mi piace. Tanti auguri per il Natale anche alla Si– gnora Sua Mamma e mi creda con viva stima Suo dev.mo Dino Campana Albero Sanesi: Lastra a Signa (Firenze). La notte dell'anno uno * di JIARISO PIAZZOLI,A Poco prima che spuntasse quella notte dell'anno Uno, la terra era ancora intenta ad ~~j~rc a~~i~an$e~ch:ir:g~ sommosse e ribellioni aveva– no fatto scorrere dai corpi di milioni e milioni di uomini. Pare che i fiumi si doles– sero cogli alberi: e le stirpi, via via che il mondo si cal– mava. udi\'3.00 lament.arsi ovunque le pietre e le om• brc delle rocce, da cui erano precipitati i loro antenati. Si parlò con stupore cli uno straordinario fenomeno: tut– te le stelle si erano sprofon– date nel buio della notte; e la loro luce di\'cnne fioca sugli occhi degli uommi. li scn5<? della morte aveva lasciato nei mortali una sfiducia nella ,·i– ta: pare che i fiori appassis– sero appena sbocciati; le varie specie cli uccelli, unite, si era• no rifugiale in zone deserte. prese dal terrore di convh·crc co~~efi~m~~ di autunno era stata squallida: e le madri, dalla pecora alla donna, sen– tivano il loro senso scon\tolto da un vec:chiorimorso. lntan- 10, in un angolo della Galilea, una giovane sposa sembrava che si fosse, per un momento. allontanata dalla terra e dal dolore di tutte le crea.ture. Si era fatta straordinariamente bella a causa di questa )onta· :1n:; ;:i~?e soaroos~totat veglia ch'ella non pote\fa più djstinguere la luce del KJor– no dalle tenebre notturne. I suoi occhi, colmi di stu– pore, furono visitali da~li an- f.o~b~ si d~ll~P!uf ~~~- Camminava ormai in una nu– be di luce come se stesse ascoltando l'antico e mis1erio– so silenzio del cielo. tristirsi. Quel cuore era <X>– pcrto ormai da una ruggine dolorosa. Bisognava finalmen– te toccarlo. scuoterlo con vo– ce umana. farlo battere come D~u~~~ftagi~:;n~e!i ~~~~b una luce di un colore che sol– tanto gli anieli posM>nofissa– re: la stessa luce che dovrà forse scorgerci sollanto allor– ch~ cediamo alla morte. s}~~~~a~n~ ffit~ ~~ na sopra\•vissuta a un catacli– sma silenzioso. Vi sono momenti nella ,i– la umana e delle cose, fino alla vi1a che regola il cielo, in cui accadono fatti straor– dinari, che turbano. lo essi si sente passare Dio. Quando Maria, accompa- Faa;:Ot1! GJi~~~~~~ s~f; 1erra si diffuse un silenzio perfetto. ·L'inventore delle cartoline di Natale Più volte udl alcune voci \fcnire dalla profondità del– l'aria celeste; ma, piegando il suo capo sul petto, poteva accorgersi che Dio parlava dall'abisso del suo seno. Ma– linconica, restò per ore e ore, ad ascoltarsi. La grotta ebbe d'un trotto la sua luce. Veniva forse da un filo di paglia, dal foro di una trave, dal C:l\'O di uoa pietra, o forse si sprigionava dal mantello che copriva le spalle della donna? Maria era serena; ma di una serenità che non era più. quella di una sposa terrena. Come altre volte, si scotl so- 1a: e parve sorridere a se * Minacclava di essere il Natale più triste della mia vita. Era il 24 di dicem– bre. ~li avevano spedito a Londra una settimana pri– ma, per una serie di cor-– rispondenze che doveva– no avere. ad oggetto. i costumi tradizionali degli Ricordavo certe sere di vigilia nella mia terra, in Emilia, con i ritorni dei parenti, le lunghe tavola– te, le uscite nella neve, a fine di cena. Di questo avrei voluto scrivere. Avrei voluto alzare il rice– vitore e cominciare: e A quest'ora, a casa mia, mia madre mette i piatti in tavola e conta in giro se ci siamo tutti... >. Avevo addosso tutta la tristezza che può prendere un ita– liano costretto a restar– sene in una città stra– niera in certe feste co– mandate. Il mio albergo era vicino all' aeroporto: si intrilvvedeva perfetta– mente la simmetrica di– stribuzione delle luci de– gli hangars e quando gli aerei si alzavano. si udiva tintinnare il bicchiere po– sato sul tavolino, accanlo al letto. Quegli aerei an– davano verso il sud, verso l'Italia, riportavano a ca– sa. forse, i ritardatari. di ALBERTO BEJllLACQlJA !:g\e:i.T:;r~VOAf:! :re;; tornato ne 11 a capitale, senza un'idea precisa di quello che avrei scritto sulle tradizioni della cit- ~~ ~:ani c:~r~~ ~~f:l~~j~~~ situata in una periferia nebbiosa. chiamavo Roma e cercavo di cavarmela ç on qualche promessa. e Domani vi telefono il pezzo. state tranquilli >, poi chiudevo subito, con uno scatto irresponsabile sul ricevitore, per soffo– care gli improperi che mi arrivavano appena intel– leggibili. tra fischi e ru– mori ondosi. li fatto era che Londra. con la sua nebbia e i !-UOi piovaschi scuri. c h e si accanivano contro le trop– po scostanti pareti delle case, con l'indolenza ma– lata della sua gente, non mi ispirava nulla. Era irri– mediabilmente lontana. da quell'aria indecifrabile sen– timentalmente, l'idea di una festa corale, di qual– cosa da rievocare e da decantare con la penna. Erano le sette del 24 di– cembre del 1959. Un aereo. più basso degli altri. mi svegliò dal sonno leggiero che mj aveva preso sulla poltrona e notai l'ora esat– ta nel quadrante della pie~ cola svegHa fosforescente. Mi stava dinnanzi una sera terribilmente vuota. tutta da inventare. senza nemmeno l'aiuto del son– no e della stanchezza, del UN POETA SVEDESE * Christer Faleij * Fiocchi neri C ome nuvole d'iprìte l'inverno cade nei miei occhi più buio tutto diventa di neve Con ogni fiocco sconsolata degli alberi pesante sotto la nudità un inverno Nato: ancora i vetri: si lanciano contro di bara i fiocchi e come coperte Nuvole di neve,· è già bruciata da tempo. la linea dell'orizzonte traduz. di A. PAUL CARLEN tutto scomparsi. Mi in.filai il cappotto e scesi nella piccola hall. ln un angolo. tra le poltrone, c·era un a l be r o natalizio quasi schiantato, piegato su di un fianco, con gli orna– menti già strappati via dai figli dei clienti. La de– bole luce dell'interno fa– ceva sl che le luci della strada potessero stamparsi e brillare con una più in– vitante vivezza sui vetri della porta girevole. Capii che il mio Natale era là di fuori, nelle strade: in quella solitudine, l'unico rimedio alla mia solitu– dine. m;z~~~:n:Jirct2 r:;gi~~ si un negozio di barbiere, con la saracinesca già ab– bassata per metà. La bri– na non aveva del tutto cancellato un'iscrizione che stava a commento di tre ~nomi dipinti con pasLa di carbone: e Three little jtnomes- wilh coats so gay, -ringing tbe bells– on christmas day-lo wish you, -with each happy chime--the best of fun-at christmas time!>. La traduzione togliereb– be efficacia a questa breve sintesi dell'avventura na– talizia di tre creature ce– lesti, ultraterrene, miniate con una delicatezza che mi spinse ad entrare, no– nostante l'ora tarda. Non doveva essere stata, per i1 proprietario, una gior– nata proficua. L'uomo, in– fatti, rinunciò di buon grado a chiudere e si mise, tra uno sbadiglio e l'altro, ad armeggiare intorno al– la mia faccia. Cominciai a sfogliare una rivista posa– ta in un ango1o del lavan– dino, sporca. bagnata. Una fotografia di Churchill af– fondava in una bolla di spuma. Sotto di essa, que– sto chiarimento didasca– lico tipicamente anglosas– sone: e Nell'attuale clima di esultanza natalizia, rile– viamo una nota gentile: uno dei disegnatori di cartoline augurali di mag– gior successo è nientemeno che Wiston Churchill ... >. La notizia continuava av-– vertendo che l'ex premier aveva cominciato a dise– gnare cartoline e biglietti natalizi fin dal '50, con un successo che era stato riconosciuto ufficialmente persino dalla Soho Gallery e che era arrivato al di là dell'Atlantico. e Anche NOel Coward e Ralph Richardson dipin– gono messaggi augurali, lei lo sapeva?>, mi chie– se ad un certo punto il barbiere. mettendo la sua faccia scavata (quel naso ~{"~~~: Xli~fu~! 0 Jell~c~~ padina avvitata sullo spec– chio, nei suoi riflessi ver– dastri, quel viso acquista– va una patina bronzea, In cui gli occhi si allunga– vano acquosi, come fendi– ture di ghiacciolo. L'uomo sorrideva furbescamente, divertito dalla mia meravi– glia, dal fatto che mi ero ritratto, sorpreso, su 11 a poltrona. Continuò: e Se– condo le previsioni, oltre settecento milioni fra car– toline e bigUetti andranno a recapito in questi giorni. Ciò vuol dire che ogni cit– tadino riceverà in media quattordici messaggi augu· rali ... >. Ero sbalordito. Quella sicurezza e quella proprietà di linguaggio avevano qualcosa di con– turbante, suonavano Irrea– li in quella botteguccia an– nerita e sporca. L'uomo continuava a sorridere, con grinze faunesche, scolpite quasi sulla sua fronte e a! lati della bocca. e Ma lei sa tutto!>, gli dissi, più per muovergli un rimpro– vero che per fargli un complimento. 11 barbiere, con un tocco sapiente, mi tagliò via anche l'ultimo residuo di barba, mi af– ferrò il mento con la punta delle dita, me lo girò in piena luce e, ammirando il suo capolavoro, ammise: e SI, tutto, proprio tutto! E vuol sapere perché? Mi segua!>. Buttò via l'asciu– gamano caldo con il quale mi aveva strofinato la fac– cia e mi fece strada tra cataste di giornali vecchi, spazzole, scope, asciugama– ni abbandonati dappertut– to. e Il Natale non ha se– greti per me, signore mio•, gridò la guida prima di immergersi in una porti– cina buia, che s'apriva al di là di una tenda, sul fondo. Io lo seguii con una certa paura divertita, con una curiosità in cui tro· vava sfogo tutta la mia noia. Scendemmo una rampa di scale contorta e nera come una radice di bove. Prima di arrivare all'inter– ruttore, il barbiere dovet– te accendere un fiammife– ro e vagare giù per i gra– dini. con quella linguetta di fuoco battuta da uno spiffero d'aria, proprio co• (• Quia non erat cls locus ln divenodo •) Luca 11, 7 Quella notte. forse, un tlaiello di luna.. Le vie blancbe come torrenti di latte. Le case bianche col respiro d'o.varlzJa. Anche il suo volto che &ehlartva ad ogn1 pa.550 D sangue sembrava fermo su strade m.isteri06e. Erano colm1 t tempi e le profezie scsttavano. Basta; ora noo bll558 più. Non c1 sono più porte a cui bus.sare. Là v1c1no. una vaata apertura: 60ilO arriva.ti . Allora. proprio in quel punto. propri o in que ll'L5t.ante 11 clelo toccò la terra e la inondò; la luce toccò li fango e lo bruciò. COs'è che attendevano quel.11delle case bianche col respiro d'avarizia? Non c·era p05to. Non c'era ~!t~. Non c·era posto_ .... Queste mani ruvide. a.perle. spaocate dalla tramontana. Mani piagate di chl è rimasto fuori. Mani soonfttte dJ chi no o ha fortuna. Mani rosse d.l lavanda.la . ManJ di opera.lo che get tano gridl l\fanl bla.ocbe, bruciate dalla calce. Man.I Umate dalle attese. Man.I che fanno male se carezzano. Mani senza speranza. Co6& atte.odono le tue mani? Non c'è posto. Tristi paesi a'affollano alle tue pcrte.. C'è sempre un'ora scatenata nelle vene: nei oobborgh151lacera la luce. sono 1 paesl dove noo sei giunto. I tl"ewnl di latta. le piccole oolorate automobili che stanno nel garage cU uno sguardo. l\fille cose splendentJ aJ cU là del vetro; e tu ll tenno, inchiodato, col viso freddo di bambino povero. me un·apparizlone. e Sono nelle mani di un matto! Meglio cosl ... Almeno qual– cosa accadrà!>, pensai, mentre il barbiere, esauri– tasi la fiammella, stava im– precando per essersi bru– ciata la punta di un dito. Finalmente l'interruttore fu raggiunto. S' illuminò una stanza addobbata, con sete e mobili di un certo pregio. Sulla tavola, al centro, una torta con in– fissa una filiforme cande– la. Ma ciò che colpiva e stupiva più di tutto, era la straordinaria tappezze– ria delle pareti. Centinaia di cartoline natalizie, in– fisse l'urta sull'altra con spilli disposti a raggere concentriche, splendevano tutt"intorno. I colori - dal verde al rosso al giallo - creavano una cangiante at– mosfera da grotta marina. Le cartoline erano stam– pigliate nelle lingue più diverse. Ce n' erano del Giappone. del Pakistan. persino dell'clsola del Fuo– co•. e E' sorprendente, non è vero?>, mi chiese il bar– biere. Io non avevo parole. Da qualunque parte mi voltaS:Si, non vedevo che e a r ton ci n i raffiguranti simboli tradizionali di sva– riata iattura. e Lei è un mago>, commentai e O un mago o un Istrione!>. e Niente di tutto questo >, diSSe il mio ospite ridendo. e Soltanto un erede>. Con– tinuavo a capirne sempre di meno. e Un erede?>. e Già! >. e E di cbj? Di che cosa?>. e Non ha mai sen– tito parlare di Sir Henry Cole?•· mj chiese. senza rispondermi. H barbiere. e No >. e E di Anthony Co– le?>. e Nemmeno•· e Sir Henry Cole era il padre di mio nonno, ed Anthony era suo figlio>, disse il mio interlocutore, con un giro di frase compiaciuto. ~ Lei mi dirà cosa c'entra e io le rispondo che c'entra e come ... >. e Non ne du– }Jito >, disst, aggiungendo tra me: e Questo è pazzo, lo sapevo, non dovevo fi– darmL. •· e Nel 1846 >, continuò il barbiere e il padre di mio nonno spedi a Londra la prima carto– lina augurale che mai sia stata scritta. Era indirizza– ta alla donna che doveva poi spasare ... Ecco. guardi qu!. è questa!•. Mi indicò un cartoncino bruciacchia– to in un angolo, che raf– figurava un Lord a caval– lo, su di un campo di neve. La stampigliatura diceva: e Christmas Greetings >. Il barbiere non mf lasciò di– re nulla: e 11 padre di mio nonno era scozzese e ave– va, proprio per questo, uno (continua a pa1lna 4) (COMMENTO A LUCA) * Nonc'eraposto * di PIETRO ACERBI Ma la notte, oh la notte ...._ Poi tutta. una vtta fermo. inchiodato. E sempre qualcosa [al di là di uo vetro: tutte le sere col tuo sguardo gol030. Occhi pieni di lumini. OOChl di bimbo che è rimasto fuori. Oocb1 fond.l di d1stanze. OccbJ maturi di quaresime. Cosa attendevi? COsa volevi? Non c'era posto, credimi Non c'è posto ancora. e Per fare ftt:ischl sgua.n:li.-. » Lo so; mett111 1n oooto quelli sguardi. D p&5S8.to è un vento che lima. Un crudo vento che scompiglia lo luci. Chf d.Jce addio non s1 voi ta indietro. Lo sguardo che ch1ama noo ha risposta. I messaggi col nome sbagliato. Attese irrise e gfoch1 mentJtJ.. Chf arriva taglia 1 ponti alle sue spalle. Gela 11fiore, ricadono voci. Le &unari tane hanno cinque cuort. e come, tu che set Giudeo. ch1edl da bere a me?." ..~• Grazie, non è PoSSibUe. Spiacenti abbiamo esuberanza d1 [pensonAlc. La terra continuò a cercare Dio per l'infinito. Sugli uomi– ni, sui monti deserti, sugli al– beri dimenticati, sulle case di tulle le madri cadde un ter-– ribile gelo. Era già J'invcmo; dc1-~ bn i; ~cl~t~~~~• tfe1J; città, nei paesi nascosti fra le rocce delle montagne, non si uccise più nessuno. Gli ar– menti poterono muggire co– me fossero visitati da un sen- :1~ln~~.\!~b~~nsgs~ ne sul tranquillo dolore d'una madre. Quella.notte, Dio meditb sul cuore dell'uomo; e dovette at- !~~~ 0 s~:"f~ !: madre come luce e come om- ~~in~~n~o0~~~ ~Ìio~~ le vie del mondo. Cosl. quan– do non si ud\ più il fruscio d'una foa:lia, n~ il battito del cuore, quando la neve cessò di cadere e il silenzio della 1erra fu assoluto pcrcM si udisse soltanto l'eco di Dio, ~::~: e~!wo~~~~i:°5À~~: giala su se ste ssa, continuò a sognare. E.ra nato Gesù. No. nan c1 sono a.s.sunztoni Ml dispiace.. provi a rtpass,are. Grazie, la nostra redazione è al completo. Tutte le cose oono al completo. Tutti gli oroscopi eono maturl Tutte le porte soco chiuse. Tuttt 1 cuort sono pietra. No. No, Grazie. Non c'è posto. Non c'è stato ma1 pogto. Stremat.o d'anste per giorni. per annl Sempre t'arrend.1 e te ne val Tantl anni per questo andare. Tren.t'otto anni 1n quella « lnArmJtate 5Ua » e E eh! per primo scendeva nella plscina.. ..-.. » Però, Signore. quanto ama.re sono queste parole. e Appena m1 muovo un altro p rima cU me....... » Dodici. Tredici. Quattordlcl Quante &ano le stazioni? Trent'otto e mezzo. ma stasera ha meno tos&e. Se un angelo tras?Ola questJ. oolU. &ll'lmprovvtso divampa, primavera.. C06l. proprio con questo tocco; con ldenUco. 1mpens&to mlraoolo 1J tuo bambino 68rà guarito, Lo sguardo d.l Dio frugherà nella notte. Lo sguardo d1 Dio tra.tl ~ la notte. Attraverso il bianco dellrlo delle oomete s.f poserà sugli occh1 che 150.DO tuoi. baoerà quella ca.me che è la tua carne. Sempre Qualcuno sf rialza e cammJ.na. (Pani 1J poeta. figlio mlo. o Il bandito?) Egli ti ha chiesto un camioncino per il suo Natale.. E5c:1. che è tard1. Un suono di caropane per queMO delo d.1 [vetro. Mezzanotte. Non ha.J il cappotto. ma c"è caldo n. entra. LI. for-.e. cl sarà un PoSto per te. Entra. C"è un J)06to. guarda, c'è un posto. Uo attimo ti attraversa e un millennlo dentro tJ frana. Una luce U scende 1>ullelabbra.' (Signore, rioordat1 del camioncino)

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