la Fiera Letteraria - XI - n. 29 - 15 luglio 1956

Domrnica 15 luglio 19:6 LA FIERA LETTERARI~ RASSEG1 '1.tl DI S1'UDI CLASSICI 1l CURA DI E'l''l'ORE PARA'l'ORE * SUttE SOGLIE D L PANTHEON LLENICO * L,i uiitog,•ti/it:i ·vive ,inco,•,i Oflf/i f'e,•vitltiuiente e il 111ate1•iale -fi,gu·rativo è cuico1•1.1,oggi una f'onu,, tl:,·i1,/01•n1,azione s11esso dete1•1ninante e JJt•eziosa In un'ept•ca CJrne la. no– stra. che sente invincibile il richiamo delle età primiHve. dei faticosi e oscuri primor– di di una civiltà, durante i quali è più allettante e sem· bra più facile cogliere i rnp– porti con altri nuclei etnici cd altre civiltà. anchP ii mi– racolo ellenico è ansiosa– mente frugato nelle sue ma– nifestazioni aurorali. quasi con la speranza di cogliere il segreto di un processo blo– chi111ico da cui sarebbe sca- 1urita quell'irripetibile espe– rienza creativa.Si ha un bel propugnare. su11a base della moderna cos::ienza estetica, che il miracolo dell'arte è in– dissolubilmente legalo all'ar– tista creatore: la storia della cultura tende ormai invinci– bilmente a sottolineare l'im– portanza dell'ambiente, del mili.eu . ideologico e del gusto entro i oua 1 i s'è maturata la personalità dell'artista; le critica delle arti figurative mira a restringere entro U– rniti più modesti la inconfon– dibile capacilà realizzatrici e trasformatrici dell'indirizzo e a dare un peso incompara– bilmente maggiore alla scuo– la. al gusto di un'epoca, a quello che rieglianamente si chiama i1 KtmstwoL!en di tutta un'età. Di qui a rica– dere nel perìcolo di profila– re, anche inconsciamente, le caratteristiche razziali di una arte nazionale. e ripetere. in un'età cos't antiromantica, e pur con morii e scopi diversi da ~elli dei tempi' herde– rinni. il pregiudizio roman– tico del connotati somatici di un popolo anche nel domiJ1io dell'arte. il passo è breve. Ad ogni modo. proprio in con.: scguenza dell'ormai vittorio– sa persuasione che la civiltà greca agli inizi è inscindibile da modi e forme delle civil– tà orientali vicinh.,ri, si è sot– tooosto a tutta una fervida re~isione il mondo delle pri– me grandi espressioni di quella eccezionale civiltà, che prima si riteneva un mi– n1Colo unico e -inconguaglia– bile. Perciò anche la que– stione omerica produce i.IM1U– mercvoli ripensamenti. ai quali è addirittura faticoso tener dietro: e iJ1 tutti 1·e– spira pale~e l'ansito di siste– mare e r.\solvere non tanto un puro problema di valuta– zione estetica quanto un gros– so problema di Ktt!t1troe· schichte. ,Una peculiarità dei recenti studi suUa questione omerica è l'insistenza quasi esclusiva sull'Oriissea. Da quando an– che i più rigid.i sostenitori della tesi unitaria hanno fi– nito per riconC\scere che il se– condo dei poemi omerici è opera di un poeta toto caelo d~verso da quello dall'Iliade, è anzi il frutto di una diversa civiltà, di un diverso momen– to storico (~i ricordi la già recensita opera di Luigia Achillea Stella), l'Odissea è divenuta il banco di prova ,più promettente per le con– trastanti teorie. Di contro, al– Ja formula in cui s'è cristal– lizzata la tesi unitaria. l più giovani e fervidi antiunitari (e dobbiamo ricordare un al– tro studioso italiano, Bene– detto Morzullo, la cui opera è stata recensita nella prima presentata di questa rasse– gna) hanno invece fatto leva sopra il carattere che appare congiungere insieme i due poemi - la lingua. e parti– colarmente lo stile formula– rio - per rivendicare l'uni– tà d'ambiente per i nuclei centrali di entrambi o. per meglio dlre. per la prima ge- 11esi delle due diverse serie di cantari che poi si sono compaginate nell'una e nel– l'altra opera; e sono arrivati a scovare tracce di Un in– flusso di libri dell'Odissea su libri dell'Iliade, spingendo quindi al più composito in– treccio l'indagine sulla na– scita, sempre oscura, faticosa e mai chiaramente configu– rabile, delle due serie di ven– tiquattro libri. In perfetta adesione alla te– si antiunitaria, ma con meto– di e risultati spesso clamo– rosamente discordanti dalle più recenti conclusioni dei suoi seguaci, ha analizzato l'Odissea il più fervido e in– telligente fra i critici anglo- ~ sassoni delle letterature clas– siche, Denys Page. il quale ha raccolto un organit•o ciclo di conferenze tenute- in Pcn– syivania. al Bryn Mawr Col– le~e. nei volume The Home– Tic Odyssey, edito l'a•mo scor– so ad Oxford. La medesima spregiudicata freschezza che noi abbiamo rilevata su que– ste colonne a proposito del suo volume su Saffo e Alceo egli pone in luce in questa che. nonostante il suo aspetto esteriore dP corso di confe– renze. è un'organica, fecon– dissima opera d'insieme sul poema più irto di problemi della grecità ancora arcaica. to di Polifemo e quello dei- 1'Ade, prez-iosi il pr.imo per individuare la temperie ca– ratteristica da cui il poema è faticosamente sgorgato nel– l'ambito storico-culturale. il secondo per assodare indiscu– tibilmente la genesi compo~ sita della sua attuele relazlo– ne. ((La storia di Odissea e Polifemo serve d'ese:npio, meglio che qualsiasi altra parte del poema, al principio d'ordine generale che le in– consistenze e le imperfezioni di minor peso nella narrativa possono essere spiegate più agevolmente non in base alla di,fferenza· degli autori ma in base alla differenza dei temi narrativi (pag. 16) ». Ecco anche stavolta una cli quelle perentorie, apparenteme n te paradossali a.lfermazioni del Page. che sembrano destinate a suscitare un'esplosione di sdegno in tutti i cultori di critica letteraria; eppure i risultati dell'indagine finisco– no per documentare la legit– timità del punto di vista scel– to dall'autorevole studioso, perchè senza di esso una giu– sta prospetti va delle, succes– . si ve stratificazioni da cui l'Odissea è costituita non rie– sce possibile. Dopo questi due fondamen– tali cap-itoli introduttivi l'au– tore esamina in tre successive sezioni l'inizio. la parte cen– trale e la fine del poema. Anche questa d tsposizione, che a:opere così ovvia, finisce in realtà per mostrarsi prov– videnziale ai finì dell'inda– gine, e quindj sj configura come accortamente trascelta in sede di esame.- metodico: chè la Tele ·macll.in s'è pre– stata in ogni cast> ~Ile con– clusioni in senso antiunitario ed ora offre al Page ii de– stro Per la decisiva consta– tazione deJl'esistenza dì grup– pi di canti composti in ma– niera da poter servire anche per una recitazione separata. D'altro canto, l'esame della fi– ne del poema rappresenta il coronamento della parte più severamente iilologica della indagine, perchè con tiene un notevole. non trascurabile elenco di particolarità espres– sive anormali rispetto alle al– lre parti dell'Od.issea. Abbiamo cosi toccato quel– lo che potrà sembrare ii puncttun dolens dell'opera, cioè lo sconcertante comples– so di conclusioni che il Page desume proprio dall'esame stilistico. Abbiamo già visto che l'a~alisi dello stile for– mulario ha dato modo al Marzullo di collegare stretta– mente le stratificazioni del– l'J!lade anche ad in[lussi di particolari luoghi dell'Odis– sen, e alle Stello di studiare i raps,orti fra l'originario am– biente espressivo da cui il poema è sboccii1to e la tem– perie delle letterature mlcro– asiatiche tlel secondo millen• nio cadente_. Il Page. fonden– do agilmente critica stilistica e critica figurativa, dctenni– na.~ in contrasto con quanto ci aveva asserito la Stella, che gli oggetti d'arte minore ricordati nel !'.))ema non han– no in genere grande corri– spondenza con quelli trovati nei monumenti d'età micenea e che i oochi che a quella indiscutibilm e.n te risalgono sono venzlonati. neanche a farlo apposte. in quegli ep-i– socli della parte centrale che si rilevanl estranei al nucleo che fa da telaio al racconto, e quindi appaiono provenien– ti da fonti mal'gina]j e so– vrapposte per lontano tra– mite. Procedendo lungo il medesimo solco si giunge al– la conclusione più esplosiva, cioè alla docmne)1tazionè che I e pectùiarità linguistiche dell'Odissea sono quasi to– talmente diverse da quelle dell'Hiade. Di qui il Page de– duce che noi non dobbiamo insistere tanto sulla poste– riorità cronologica dell'Odis– sea rispetto all'Iliade quanto sulla totale diversità d'am– biente da cui i due poemi sono sorti: anche se costituita da sezioni composte separata– mente, l'Odissea si è venuta formando tutta quanta nella piena ignoranza dei canti co– stitutivi dell'Iliade e anche in una zona diversa, che il Page tende a localizzare nel· le isole dell'Egeo. cioè in una regione in <"Ui « l'arte epica può essere stata praticata in uno stato di maggiore o mi– nore i ;olamento durante le età oscure». Così sarebbe spiegabile come non prima del settimo secolo av. Cr. si sia completata la redazione definitiva di un poema in cui l'antico e il nuovo. sia sotto l'aspetto stilistico sia sotto quello politico sia sotto quel– lo culturale, appaiono ine– stricabilmente intrecciati. Ad ogtti modo appaiono strana– mente distorti i principi ba– sati sull'analisi dello stile formulario dei due poemi e, in genere. sul cosiddetto dia– letto omerico. te stor1co. all'epoca, alla cul– tura cui il poema andrebbe ricondotto. Molti antiunitari si sono limitati a tracdare i principi e i metodi in base ai quali la loro tesi può rag• giungere l'evidenza 1 ma non si sono avventurati a desu– mere da quelli anche i sug– gerimenti per passare dalla scomposizione al momento della ricomposizione e della sintesi. Il Page ha voluto compiere quest'ultimo cammi– mino, il più arduo; e certa– mente susciterà così un altro assordante vespaio. Ma sicu– ramente la sua opera costi– tuirà un'altra pietra r.i.Uiare nella storia della questione omerica. I1 mondo dei miti. sostan• za prima non so)o della poe– sia omerica ma di tutta la civiltà greca nelle suP. pecu• liari Càratteristiche di fondo ha ora avuto fra noi una trat~ tazione sistematica. Nel t a grande « Collana mitologica,, diretta dal più insigne culto– re italiano ed europeo di sto• ria. delle religioni, Raffaele Pettazzoni. ed edita dalla be– nemerita U.T.E.T., è uscito ora l'impone:rite volume Mt· toiogia greca di Luigia Achil– lea Stella, un volume di ben 887 pagine, principescamente corredato da un'innumereno– le serie di illustrazioni ri– producenti il meglio di ciò che la Grecia Ci ha deto nel– l'ambito della pittura vasco– lare e della scultura. Si potrà ammettere r.ottovoce che la maggior parte di queste illu• zioni ha un'aria di famiglia, rìproducc cioè cHchès già a– doperati dalla casa editrice per altri vo,lumi. Ma è fuor di dubbio ch'esse abbellisco– no e nobilitano il vo)ume ed hanno in esso un compJto ri • gorosamente funzionale, in quanto. come dice la stess;i egregia autrice a pag XV, « le molte illustrazioni che corredano il volume non han– no preso valore ornamentale 1 sono vjva testimonianza del mito come lo vedevano i Greci~>. Della medesima collana avevano visto finora la luce solo il primo e il terzo vo– lume dei Miti e leggende del medesimo PettazzoÌ1i. c i o è quelli relativi ai popoli pri– mitivi dell'Africa e dell'Au– stralia e a quelli dell'Ameri– ca settentrionale. E' evidente che in essi. grazie all'eccezio– nale competenza dell'insigne studioso e al carattere stesso delle civiltà rispecchiatisi in quei miti. la trattazione ha fi– nito per identificarsi con una \·era e propria , storia della religione dei popoli presi in esame, è assurta cioè ad un livello altamente scientifico. che soddisfa in pieno gli stu– diosi; inoltre, data la rarità del materiale raccolto, essa rimarrà insostituibile anche come opera di con(:'ultazione. * U nilIPUm·a cl i f urei Probabilmente J'indicaz1one di alcuni nomi di Poeti giovani compresi nel Repertorio di Enrico Falqul e la conseguen– te omissione di altri han po– tuto assumere per il lettore del mio articolo (pubblicato sul numero scorso della "<Fiera») il significato di un giudizio di preferenza e dì valore. Dalle linee dell'articolo stes– so si sarebbe dovuto compren– dere che quell'indicazione di nomi non intendeva riferirsi a un criterio estetico. ma 1,d una es mpJiflcazione di ten– denze e al chiarimento di uno schema cui mi sono dialettica– mente attenuto. Ad ogni modo desidero ulteriormente preci– sare che i nomi e le citazioni han voluto sottolineare i c:1- ratteri e i lìneamPnii :li wi::i. crisi spirituale 1n o!to, e dt·;Je sue soluzioni. senza affatto pretendere a un impossibile g~udizio su una produzione in divenire. Tanto per debilo di onestà e di chiarezza. Lino Curcì Non si poteva pretendere altrettanto da un'opera dedi– cata alla mitologia greca, per– chè per la civiltà dei Greci registrare i soli rniti non può esaurire il compito di trac– ciare i caratteri e 10· spirito della religiosità di quel po– polo meraviglioso, e neppure i connotati specifici della sua religione. Troppe sono le al– tre profonde testimonianze ch'esso Ci ha largit~ della sua vita spirituale. anche in età. remota, e troppo gravosi so– no soprattutto i problemi con– nessi con l'or:igine stessa dei miti. con la determinazione dei caratteri distintivi della civiltà greca originaria e dei suoi rapporti con civiltà pre– cedenti o coeve. perchè una trattazione sistematica limi– tata alla sola forma principa– le assunta dai singoli miti possa riuscir soddisfacente per un lettore che non sia un semplice dilettante. Que– sto ha voluto po:-re in chia– ro il Pettazzoni nella sua presentazione, questo ha più diffusamente illustrato l'au– trice nella sua Premessa. do– ve ha post0 in rilievo. forse o:on un'involontaria accentua– zione di un nascosto atteggia– mento Pste1izzante. com'essa abbia voluto rivivere più che altro ogni 111.itonella :forma definitiva modellatagli da un grande documento d'arte 0- gurativa o da un grande poeta. L'opera così concepita e co– sì doviziosamente illustrata riesce indubbiamente a costi– tuire un ghiotto boccone per il gran pubblico degli ama– tori. Nè certamente sono da passare sotto silenzio la rara competenza e la fine sensibi– lità con cui l'autrice ha sa– puto sempre tracciare in tut– ti i particolari la versione poziore di un mito e trasce– gliere il documento artistico che più profondamente riu– scisse ad illustrarla. Forse c'è d\3 osservare che l',lrga– nizzazione della materia (mi– ti clegli dei e r1iti degli eroi; fra i pnmi, ad Jove princi– µium, quindi gli dei olimpici ALDEi\JIR MARTINS: .. Yolatile • (Bienna,lc di \'enczia) e in gen~·e celesti, poi quelli etnici. poi quelli marini, poi quelli dell'Ade; per i secon– di. una disposizione che obbe– disce grosso 1nodo a un cri• terio dì storie della terra e dell'umanità. fino a <'ulmi– nare in Eracle) è quella di altri classici manuali mito– grafici; forse c'è da rilevare che non sempre la Stella ha avuto la mano !elice nello scegliere gli autori delle ver– sioni l'lei brani ::,oetici, le quali non sempre sono Je più adatte al gusto moderno. Ma è fuor di dubbio che il volu– me raggiunge in comple'ìSo le finalità che s'era proposte. Tuttavia lo studioso non può non sentire insorgerr. nel suo intimo una certa insoddisfa– zione. Troppo ardenti sono proprio oggi le discussioni sulle origini dei miti greci. fro~po vivo è il contrasto fra indirizzo ~ndoeuropeistico e ·indirizzo mediterraneistìco, troppo allettanti - come la stes~·a nutrice avverte a pa– gina XIII - i recentissimi avviamenti alla decifrazione dei testi micenei. che hanno richiamato ancor più l'atten– zione dei dotti e degli ama– tori sulla necesnità d1 coglie– re. sullo scorcio del secondo millennio, la genesi precisa dei m.iti essenziali, perchè una trattazione puramente espositiva di ogni mito, nel– la sua forma ancora genui– namente greca ma certem,..n– te più evoluta, possa soddi– sfare chi abbia anche una vaga informazione dei grossi problemi che travagliano la storia della religione greca e. per riflesso. anche quella del– la poesia greca. La Stella ha avuto i1 grande merito di puntare in gran parte sul materiale figurativo com e fonte d'informazione; ma an– che sotto quePto aspetto il suo lavoro appare condotto solo fino a metà del cammino. in quanto i monumenti d'arte figurativa le servono da ter– mine di riferimento per lo più solo nei casi in cui 11011 ci sia accavallamento di con– trastanti versioni. E' raro, in– vece. poter riscontrare nel– l'opera sua la documentazio– ne di tutto un altro filone mitologico che solo le testimo– nìanze pittoriche o scultorie ci offrano e che contraddica alla versione. diciamo cosl, ufficia.le consacrata da cele– bri testi poetici. Eppure la mitografia oggi vive fervida– mente proprio di queste in– dagini comparative; e proprio la Stella, per la sua rara eru– dizio11e, già !Più volle sfog– giata, nei campi della. storia delle religioni e deUe civiltà ,del secondo millennio nel ba– cino orientale del Mediterra– neo. sarebbe stata fra gli studiosi più indicati ad af– frontare, sia pur soltanto in forma ariosamente propedeu– tica. l'arduo compito di pro– spettare la problematica es– senziale sulle origini e le vicende della mitololi!:ia greca. Sia però ben chiaro che, nonostante le sue preordinate limitazioni. e la deduzione che e e provocano. nello spi– rito degll studiosi, l'oper<1 del– la Stella è pur sempre di grande utilità. di raro equi– librio e soprattutto è docu– mento di felice sensibilltà ar– tistica, sì da costituire, anche per merito della casa editri– ce, uno dei volumi che per tanti rispetti possano rappre– sentare più più suggestionan– te il fervore 'Jella cultur,3 italiana in quest'anno cosl fe– condo. ETTORE PARATORE JUSTIN DARANIGGALA: « Rag·azza. • (Biennale di Venezia) RILETTURA DEL CANTORE DI SCOZIA * GENIO DI BURNS di * lfOIJERTO BOSJ Gli scozzesi chin·marono e duto all1ombra delle querce e ratu del suo selvaggio paese chiamano tuttora Robbie il lo- 'lei pini. Qualcosa nel re.gazzo Assorbito daJla ocictà di ro poeta nazionale Robcrt già diceva di una vocaziorle Edimburgo alla prima pubblì– Burns. poichè delle passioni poetica: la dolce malinconia cazione delle poesie. egli parve violente e forti che egli ha alla vista di una margherita per un momento abbanùonere cantato, qualcosa è in ogni cuo- tagliata c!alla fredda lama del il libero canto che sapeva mo– re cli uomo nato nella rnonta· vomere, o la ra9ida fuga di un d'.Jlare ora acerbo e violento, gnosa Scozia: per questo essi lo topo a cui era stata sommossa ora tenue e arcadico. e sembrò amano come uno dei loro fa- la tana. Ma anche l'attento stu- illanguidire n~ salotti di quel miliari. pore che sempre lo prendeva, settecento sfarzoso; ma poi se II poeta nacque nel 1759 ad quando vedeva sulle montagne ne fuggì e - ritrovato ranlico Allowey in uno povera casa 1ccendersi i fuochi annunzia- amore in un lungo viaggio d'argilla' che lo stesso padre tori .della buona. stagi?nc,. nei compiuto . per. il 1:'onla~noso suo aveva costruito in una Jnn- quah la sua 1mmagmaz1one paes_e- ntorno ai vLlla,:!:S!l un– da remota dove spesso infuda- accesa vedeva balla~e le slre: Igo 1 .« g~en),, delle l-Iighlands. vano le tempeste, e nuvole ca· ghe: anche questo Cl parla d1 I per nud1rc le cornamuse _e le rich~ di pioggia trascorrevano un. suo talento. ~nz1. come ~mpogne quando suJie piazze sempre sospinte dal selvàggio scnssc li Carlyle, d1 un suo ge- s1 ballava << reels » e « st.rath– vento dell'ovest. Pochi giorni -,io poetico. sp~y~ » ~d alt! si alzavano gli e.veva il bimbo e già il padre. In quel tempo la Scozia era strilli de1 fa~cmlli _e la polvere accogliendolo tra Je braccia, un paese quasi sconosciuto: le e il volo dei corvi spaventati. fuggiva dalla casa in rovina ~ase vi erano rade e i campi Si stabilì dapprima in un sotto il rombo di un violento come quadrati di colore nel- podere sulle rive del Nith, un nubifragio. Così più tardi il l'uniforme tono gi~llastro di fiume che col doke murmurc poeta si scusò d'essere stato - ·m'erba che vi cresce stentata tra i sassi gli rammentava vec• nella sua travoglìatlssima vi• Fitti boschi di conifere si al- chi motivi e lo fece canta.re in ta - facile preda di violenl('I ·ornavano a grandi radure e le onore della regina delle bf'l1e: passioni. nato com'era in un ii more di campagna, cosi tipi- « la sua voce è il canto del paese selvaggio. dove parevano che del paesaggio inglese, vi mattino - che si risveglia at– scatenarsi forze primeve 1comparivano del tutto. Erano traverso la boscaglia verde - Ma quella Scozia egli l'amò più frequenti, invece, i castelli, quando Febo !a capolino da con tutta la forza del proprio '!he !urono residenza deUa no- sopra le montagne - sulla mu– spirito, ed i suoi uomini cantò biltà scozzese che trovava la sica sulla gioia e sull'amore,._ e le sue rocce, e i laghi e i ilu• 9ropria forza negli antichi clan Ma poi. sposatosi con una sua mi; e di streghe e !aitucchiere guerrieri cli cui era stata a ca- Ciamma. Jean Annour. mise ca– narrò con penna acuta ripor• oo. Anche l'emblema. a questi sa a Du_!l1fries. dove s'abband.o– tandoci antiche leggende fiori· clan, era dato dalla natura: si nò ad ogni specie di vizi. Pas– te nei villaggi dei clan scoz- trattava di una pianta che ve- sava le gelide notti !uori. in ta– zesi. Ma, com~ uno sfondo mu- niva raCfigurata sulle case o verne. semibuie come un ... ml– tevole, appare e riappare nella sulle armi, mentre i tessuti di sérable perdu » - cost egli sua i:wcsia un pa1?sagg10 che lana coi loro smaglianti colori stesso si defi.nì - e disdegnava duramente Robbie Burns co- e il disegno originalissimo - il focolare e le quattro mura nobbe, premendo con st;i.nchi ogni aggruppamento aveva il familiari per la compagnia di polsi l'aratro, 0 spezzando la proprio - facevano sì che i c.-traccioni ubriel·hi e vagabon– dure terra con la zappa, poi• membri di una antica schiatta di. E Cu infelice. Le danze fol– chè contadino e figlio di conta- si tenessero più unìti e solidali. Il delle streghe nelle rov1;,e dini egli era; seppur con mani Questo era il paese delle stre- delle verchie abbazie o npi Mt– sporche di nera terra sfoglias- ghe, che già fin dai tempi del pi cortili di vetuste castella. se già bianche pagine di libri Macbeth era divenuto famoso, "he egli aveva fatto ridvere a fin da quand'era bambino, se- ma che fino a pochi decenni or forti tinte. cominciarono a sono faceva ancora stupire il riempirgli il cervello si ri:i fer– EPOPEE B R IL f.,.. \, 'l' · SA 17A R I N mando. poichè in qualche Juo- gli pensare d'essere seriamente go si trovavano immagini piene malato e perseguitato da un di spille afflnchè il maleficio demone. Non era più il Burns * In diie • niangJa meglio * di ìU lllIO. DELL'ARCO · Vivaddio, la nohile quanto se- pnrticolari ». Uso comm.endevo- ammette che, sul punto di pa- antlmdo la buona cuci.na e la tare che si trova qui costruita colare tradizione del gastrano• lio;simo. soprattutto quando gare, dama e cavaliere abbiano frequentazione dei buoni locati, di cementi e di 1narmi quella mo l.etterato, nonostante l'insi• !' 44.utri.ce sia ben provvista di fauo ..-alla ròmana N. non si scorda che il ristoranLe città che attraverso i secoli gli pieu:-a e in.differenza dei tentpi. vP.zzi c01ne nel nostro caso, e Un. bell'appetito, du11que, e Ove siede, o la trattoria, o la scrittori hanno scritto fantasti- si niantiene viva e verde: e ai t'approvimno senza riserve. uno stoma.ca vermnenr.e - roma- ptzzeria., si trovano a Roma, la cani.ente contrapponendo t'ope- uari PeUegrino Artusi, Anthelp Quanto all'età ... ringradan· no». Vi basti un men.il ., e nea11• città de' Cesari, e, neanche a ra del loro raziocinio alle co- 1ne Brillat-Savarin, Ada Bon.t. d.o il Cielo n, Maria Rivalta è che dei più affollati: Antipasti farlo apposta. nel bel •mezzo del Struzioni concrete della storia,\>. dobbiamo aggiungere con no- assai lo11tana dai quarant'an11l vqri. cotoletta al cartoccio, un rione più caratteristico o co- Finat-mente, siamo aU.a vec– stra somm.a soddisfazione H no· Quanto nL peso non oltrepassa quarto di fagiano con insalata lorato. Allora, pure abbuffan- chia o (vecchio?) Tuscolo, ,na- 1n.edi Maria Ri.valta, esimia au- ,,,. in 11essun mese dell'anno,. i di radiccl1io 1 trutta. dolce e caf- dosi coscienziosmnente di spa- dre (o padre?) di Frascati. tri.ce dell'au.reo libretto Cento çinquan.ra chtlogranuni, la sua fè. Come - a,nmazzacaffè » una ghetti ...,. aUa carbonara,.,, o di ,,, Net grazioso teatro abbiamo modi dì mMgiar bene a Roma altezza è d.i metri uno e sessan- ~orta gelata. Coriie .... a1nmazza- pollo .., alla Nerone""• o di pi.z- incontrato due grossi cuccioli in due (anche se i ..-cento 1no •acinque. ha i capelli biondi e torta,., tui altro caffè. Abbia- za ..,ai sette colti..,., butta uno rii cane pastore dal candido pe– di,.,_ all'atto pratico, si rrasfor qli occlu celesti. Parla le -prin• m.o finito, ed eccovi un. secondo 'ìguardo intorno, si fa aggi.un- loJ che parevano consci dell'au– ma nei -cento luog11i.» ove si ~ipali li.ng1,Lee. come hobby, in mentì, molto adatto d'estate. 9ere alla emozione grast1·onomi- gurale giorno (era ii primo del– mangia bene - alberghi. Ti.sto 1uelle lingue sa cantar canzoni ., quando il pasto deve tonifi• ca l'emozione estetica suscitata. l'anno) che. abbandonato il lo-– ranti, tratrorie, fiaschetterie, fBrillat-Savarin per chi non lo ~are il corpo"'· si badi bene, ...e dalla vista d'un nobile palazzo. ro gregge. Ci hanno simpatica– pizzerie, -- detro e fu.ori la '3apesse era violinista) e ,.,con '1Dn apµesa11tire lo spirito»: Ri· d'una chiesa ha-rocca. d'una mente festeggiato; offrendosi Cinta Aureliana). spiccatissime attitudini», dico- gatoni al sugo, pomodori al ri- fontana. neoclassica. con le loro movenze estrema- Il ritratto della gentile Att· ,io i competentt. Laureata so pollo arrosto e insalatina, pe- Vogliamo citarvi (ne vale menté eleganti a dei simpatici trice è all'inizio del libro, subi- ,bTillantemente» in legge (Bri!, ,che di stagione, dolce e caffè oroprio la pena) qualche passo grnppi fotografici, che forse ac– dopo il frontespizio. Ànzi. c'è lat-Savarin era avvocato), h.a Speri01no fervidamente che del libro. Siamo ai tavolini di eluderemo a u11J. prossima edi– u.n.a coppia di ritratti che rap· ,nolte pubblicazioni di caratte- Maria Rivalta sia coniugata, Doney. il caffe di via Veneto. zione illustrata di queste 1ne– p,,.esentano due dontelle. l'una re giuridico che le hanno pro· 1ltrim.enti questo lib-ro sarebbe riave ...,. sotto l.'apparenza impec- morie,.,. incorresse su qualche persona che sapeva rialzarsi dal peccato invisa. Eppure il l?aesaggio è 9er gettarsi anima e corpo in estremamente arcadico e tran- un lavacro di verde e d'azzur– q:1illo: le pecore pascolano col ro. di limpide sorgenti e di pl,1- p1ccolo agnell? accanto, la cidi laghi: Robbie era morto, brezza .muove 1 cespugli e fa viveva il suo genio malefico. ondeggiare le erbe. e qualche Fu infelice, disperato, desioso v_olo d1 corvo riga spesso ti di morte, no,1 ritrovò ptù u.rn cielo. canzone dall'accento chiaro e In questo ambiente così va- speranzoso. rio e tradizionalista, si svilup- Aveva scritto versi dolci e oò il genio dì Burns, che vide versi di fuoco ,aveva cantato le ~o:rr~ cas~Wea~::s~r~ele fb;~~!: donne amate e le passioni vio– dove si radunavano saldali e lente: ora sedeva smarrilo n,el- l'acre fumo delle taverne. Rob– prostitute, merc-anti e straccio- bie è morto. dicevan gli scoz– ni; come sulle vergini rive dei zesi. E Robbie rrorì come ua fiumi e dei « lochs » tranquilli, oitocco che. fradicio dj vino. dove non v'era altro rumore s'abbandoni al sonno in una se non il placido battere d'ali ~otte di neve. Una sera del di gabbiani risaliti dal mare a gennaio 1796 cadde addormcn– navigare sulle or dolci or aspre colline. tata e ubriaco sul ghieccìo che La violenza di certe sue in- copriva le strade deserte. vettive può giustificarsi _ ac- Quando si risvegliò riuscì a cant0 a dolci canzoni d'amore trascinarsi fino a casa e cadde in cui il poeta ser1.ue il pensiero affranto sul lf'tto. d~ rui nnn nei suoi lontani ric0rdi - sol- si mosse per più di cinque me– tanto pensando al Burns dei si, sconvolto dalla febbre. Par– primi anni, che seguiva. primo ve i,:ii~liorare un:a, volta. ma po~ di sette figli. il padre migrante mar! ti 21 lugho. sapenrlo dt di podere in podere, alla ri- moure. Ci affrettiamo a chiarire che questa freschezza non nasce dal fatto che l'opera è scritta sotto form~ di conversazioni con un pubblico di non i11i– ziati. ma è proprio connatu– rata col temperamento dello auiore, i1 meno conformiste, il più spericolato e insieme il più filologicamente ferrato degli odierui grecisti di iln– gua inglese. Lo dimostra la sicurezza penetrante con cui egli ha impostato il lavoro: Indirizzo. quindi. netta– mente antiunitario, quello del Page, mo. dl una direzione sensibilmente d iv e r sa da quella degli altri più recen– ti sostentorj dell'ormai pre– valente tesi di una genesi composita del poema. Si av– verte in lui In sforzo di de– terminare non tanto l'ormai quasi indiscutibile pluralità di mani in queJla ch'è la re– dazione definitiva dell'Odis– sea, quanto la possibilità di giungere, in forza di tale persuasione, a risultati preci– si anche riguardo C1l1 1 ambien- di un bi.onda cenere. l'altra d'u11 ,:urato ,., notevoli soddis,fazion; la peggior comm1>ndati.zia agt 1 cabile, trafficanti di valuta e Per concludere, ecco. secondo bruno corvino, nta ugualmente an.che in c01npo internaziona- '>echi d'un aspirante marito: intermediari maschi e femmine Maria Rivatta, che cos'è la co– avvenenti: si che nasce il dub· le ..: e com.prendiamo benissi ·anto pitì. eh.e a raddoppiare la rfi carne nltrui e prop-ria fresca da ~ atla -r;accinara ..: Un umi– bio legittirno che ... mangiar be· mo come ambisca proracc·• 1 rse ,:i fra già cosµic-ua spesa nei cen- e largamente usata sorbivano do di una pa1·te specialmente ne in due,., si riferisca a due ne altrettante hJ campo gastro• ·o locali di Roma e dintorni 'tperitivi .,. Siamo al viale Giu- tener!t della bestia bovina con– pRrsone di ugual sesso; dubbio ttomico intervengono i beveraggi acces- Ho Cesare. in P~ati. aftnllnto ìizlonato (sic) con un comples– fugato inimediatamente dall'Au· Sfogliando il libro e co·rren· -;ori di ogni cena che si rispetti di classici ritrovi per buon- so di vegetali e di e-rbe odo– lrice s:tessa, nella Presentazio- do con l'occhio all'indice. ve· (cocktail. caffè. cognac), inter- qustai ,,., i quali e le loro donne rose n. nP Qwindo parla in ,n.odo espH- nin:mo a sapere come la nostra Piene lo spettacolo finale. utHis· 1ttraverso le forme abbondanti Nulla da eccepire sul talento cito d'un compagno (con la c ,mabile Autrice, in undici me• 1im.o per fare il chilo (i'opera s0110 il migUorP e n1ù -;ir11ro gastronomico di Maria Rivalta m.tJiuscol.a). ~i appena. abbia visitato cen lirica, la rivista, il film di pri.- testimonio dell'eccellenza del Quanto alla sua ., grazia lette· L'Autrice. se·mpre nella Pre ·o diversi locali. facendo spen ma visioneL a tacere dello sper- qrassi e dei vini a loro propi- raria N, ad avatlarla interviene se,1tazione, si preoccupa giusta ierP al s-uo innamorato Com ?ero di benzina per le varir 11-ati ,,_ Siamo allLur, e - se vi autorevolmente, con una lette– m,mte, .., secondo l'1Lso importa ")agno lire 491 900 (diconsi quat· "Orse. oltre eh.e sui sette colti. fermate a considerare quello ra dattiloscritta e riprodotta fi– to dall'A1nerica I di esibire a, ·rocentonovantuno1nila e nove· 4. Tivoli, a f'rege11e, al lago di che sono questi edifici tanto no all'ultima correzione a pen• cerca di un padrone meno du- Scomparve così il cantore ro e di pane per i suoi bambini. tiella Scozia e C:elle Highlands, Una sorda rivolta si preparava rbe nella sua breve vita - bru– nell'animo del giovine poeta "'iata a soli trentasette anni - che fu affogata. poi, sul fini- ~veva riso e pianto. goduto e re dei vent'anni. quando co- sofferto. ma sempre era stato minciò a frequentare contrab- ~eguito dalla tristezza che im– bandieri e bevitori e donne mancabilc affianca il poeta il ~,costumate. Ebbe allora i primi quale fin nella più plC"cnlPcoc:e. amori, che tanta traccia lasrii:i_- nei minuti aspetti della vita, rono in versi delicati. Dal "copre e riconosce l'a pro sa– cc Tam o' Shanter ». unn rievo• oore dell'esistenza R o b bi e cazione di leggenda e un rac- Burns non ha vagato col pen– conto di buonumore, egli sape- siero: egli ha vissuto e bene va pensare a « The jolly beg- ~ male, e di ciò ha cantato; ed gars, chiassosa rappresentazio- ha cantato di streghe e di de– ne farsesca di ambi.ente trivia- mani, perchè son presenti in le e scostumato sui ritmo di quel rude e selvaggio paese, antiche ballate; passava ai dove ai boschi cupi son con– versi per una margherita del cesse intere vallate, e dove scl– rampo: ai versi 'per un topo- vatici corrono ancora daini e lino a cui distrusse. arando. il caprioli saettando da un verde nido: cantava le rive boscose prato a una forra fiorita. ha subito isolato nell'Odissea due luoghi particolarmente istruttivi per una retta visio– i;,e dei problemi, cioè il can- I lettoTi la sua carta d'identità. cento). almeno csoi pensiamo. Bracciano. grandiosi da •~=gliare i mo- na. il prof Panfilo Gentile, Ro· nnme. cognome e indirizzo (via perché quella C maiuscola, Non bisogna disconoscere, pe- nu.menti delle tre Rom.e stari- ma, via Lazio 9, tel. if5971 Adelaide Ristori, 12) e ~ segni chiaro indizio, di nobiltà, non TÒ, che la nostra donzella, p1LTeche, dovete limitarvi a consta- MAR-IO DELL'ARCO di un fiume; cani.ava innamo- ROBERTO BOSI

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