La Difesa delle Lavoratrici - anno X - n. 14 - 2 aprile 1921

Anno X,. N. 111 2 aprue 1q21 ~ i~ Giornale delledonnesocialiste -- Esce il sabato ----- E-< i Pl Pl 8 o t 8 ABBONAMENTO Anno lb.Ua o Colonie • L. ,5.- Un z:uamero cent. DIX.Cl AI CffiCOLI ED A LT,l!: SEZIONI: Estoro . • • • . . Fr. 12.50 Setttes!t·e L. 2.50 F,.6.50 REDAZIONE ED AMMINISTRAZIONE, MILANO - Via S. Da:rniano, 16 - MILANO Per cople M L. 4 - l'o,: coj1le tOJ r,. s I responsabili Un orribile delitto ha gettato la co– sterua zione e il terrore, non solt1JJ11,to nella nostra città, ma in tutta l'ltal·ia. La. bomba del Diana ha colpito dei lavoratori, degli inermi, dei pacifici. L'atto è stato di fe.-oce del·inquenza e di viltà in quanto, per la fa-cilità del– t' esecuzione, ,poteva ga.-a,ntire l'i1npu– nità agli assassini. Lo stesso atto, e pare pe,· opera degli stessi indivit/,ui, si tentava di compie- nosce il numie1·0sa quante centinaia di migliaia di volte l'orrore del Diana, si è ripetuto fra i nostri figli, i nostri fratelli; e quant·i miliardi questo stes– so orrore, ,ion ha fruttato albe cassti dei pescicani I Si e,·gano le madri ad accusare e a maledire. Le madri di coloro che la borgl:esia ha assassinaJ,o 11ei corpi, sui· campi di battag.lia; le ma:d1-idi coloro che la borghesia ha assàssinato nelle a– nime, colla sua scvola del delitto pre– miato e inco1·aggiato. Debbono i gover– ni responsabil,i, ciunbiar sistema, se non vogliono che l'onda d·i violenza già troppo alta, t·utto travolga, Una gronde rivoluzionoria russo INES ARMAND re contro i locaJi dei nostro Avanti!, (Nostra corl"ispondenza dalla Russia). che sono gli stessi della nostra Difesa,. Ciò nonostante, la borghesia coi suoi F.'f~~~!\:;fil~;*~j•~~ ,'{'~~~:•., ~ <l, :_ I;" giornali, non ha perduto il pretesto,_ '·• ~•'i{!ff#;r:.J>';/'"•t ., ~ "$..!-,j-~, · che questo truce rnisjatto le off1·iva, dt • •~)t ',.)Z; 7 i .:..,/'")':,.' ~ /+1 ~)~.,,,.~,::.i.:,~,..,, tuonare non solo, contro gli ignoti as- :· :;'-~,!3'f}~~( .~),. ,,,~.~, ,; sassini 1na contro « gli assussilni not•i,. ~{. ;·'!:}:{1j.~J, che ubbriacano di parole velenose que• yli sciagurati u. E' chiaro che la col·pa risale, secon– do la borghesia, ni sovversii•i. Eppure a quante e quante madri in I tali a, a quante e quante dot111efuor_i d'Italia, la notizia di questo assassi– nio avrà richiamato coi particolari ter– roristici l'agonia senza conforto, la morte senza sepolt-ura, di un loro fi– glin, di 1m loro fratello, di un loro a.· m·ico, di uno sposo, sul ea1nvo di bat• taglia, o sopra una nave, . o in un ospe– dale da carnpo o lungo la via di una città? :V on fu pe1· quattro anni il ritor– nello che noi donne, nella nostra igno– ranza, nella nostra incoscienza degli or– rori della guerra sentivamo senza fre– ~zere, senza ÌTnpallidi'f'e, senza i7:ipre-. case agli assassini, senza 11ialedire ai ,·esponsa&ili? - E' scoppiato un 305, - Cn siluro ha affondato una nave. _ Tante bombe sono state gettate sul– la tale città. (..,'hi, clli non ha ùi questi a,nni arri ùili, una persona cara. uccisa o strazi ta do uno stesso o 1,iù terribile ordi– gno di quello che ha cagionato fo strriye del Dir.1,1w t .Yoi chiediamo ai giornali borghe•·i se l'esecrnzioae di -que•to 111ifatto, eh oq1Ji per.w1v,1, one~ta, Sente 1tel pr9prio a 0 nimo, deve cuere 1nònito ai &oive:si ri o a coloro che per qu,,,Uro anni e 8 ulto.rouo, vollero, vrenti 11rono,. -incorag,,_ giarono la violenza. Se il yiudizio del- le per-~oue our-.~tc deve >'U"J11nre rarn po y 11 a ai son·ersii i o rrl 1 a boryhesia; s l'onda di violenza che si .,catena no uellflalia soltanto ma in tutta l'B·u– mv1, è da attribHirsi o/)n 7)(Lroladei ,ovver.<·i1 i 7,0.rlata e scritta, o alla stra– ye voluta, z,ratirnta fino a ieri dalia 1,orghe,ia sulla carne del popolo, pra– ticata oygi dai govenzi sui popoii re– clanumti libertà: la Germania, l' lrlan• da l'India, l'Egitto, ohi non parlano d'inaudite borbarie? Se i morti; i no– stri morti, e sono tutti nostri, nel/.a su 1 ,rtJ.ma frateUanza del dolore, se i nostri morti potessèro alzarsi dalle lo– t·o tombe (J'Tidereùbero la loro accusa verso i responsabili della, più. truce, della più. infame del./e guerra, del più turpe, del più infame dopo guerra. Quaate bombe mù·idiali non .ha get– tato la plutocrazia europea? Chi ne co- ..,._""(- ·•-...-A~.i lnes era fra, i, membri del nostro Par– tito uno dei più vecchi, dtoi più d:evot.1 e dei più provati. Venuta, da.lla borghesia., Ines aderl dagli inizi della, sua vita politica a.I mo– vimento r'JVoluzionario. I suoi amici erir no i eociai;sti rivoluzionari, ma la. com– pagna Jne(! si dedfcò in ten~s.mente a.Ila cla,,se operaia e a,l Part;to opera.io ; ella, a,de,r\ a,1 pa,rtito bolscevi.co ed ebbe un còmpifo importante nella Nvbluz1one del 1005. Dopo la caduta, cli questa ri– voluzione Ines Arma.od fu imprigion.at.a, poi deporta.ta, e finalmente e<!iliata. Uomincia l'epoca terribile della oon- trorivoluzione. E' in questo momento che M fanno oon06cel"e i ver.i a.miei della, olasse operaia.. Non un wlo istante Ines perdette la fede. Ella. contribui a dif– fonderla, fra tutti quelli che la. circon– dava.no. · Organ,ìzzò circoli opera.i, col· Ia.borò attiva.mente a.Ile scuoi~ del Par– tito e de Ile organizzazionn russe, militò net, ranghi del proletariato fran<lei3e.Nel 1913 ella. ritornò in Russia ~ si ooI16'8r crò a,l la,voro politico illega,le. A quest'epoèa, la compa,gna, Ines la,. vo~ò a Pietrogrado, porta.n(lo ella, sola le responsab1htà di uri va.sto· la,voro. Gli opera.i non ebbero che a lòda,rsi di lei. A Pietroburgo ella, f.u di nµovo ar– roes.ta ,ta,. Avendo ottenuto a, tra.verso molte, viL oonde, la libertà, ,ipartì per l'estero. Scoppi,a, la guerra. imperialista e Tal– li.sce l' Interna.zionale. La compagna, Ines è al suo posto. Ella. non a;ita più. Ritorna. a Pa.rigi e si consacra alla; propaga.nda, s.ntimil·:tariat:1 fra, ~li ope– ra.i fra.n<iesi. E' una organizza.tnce dcl.– kt Prima Conferenza, Interna. ziona.le del– le donne; rappresenta, il nostro Partito a, K,ental. Milita, nel Pareito svizze,ro, tra.duce le opere più importanti del oompa.gno Lenin e le edizioni de1 Comi– tato Centra,le del noatro Partito. Nella, rivoluzione di febbraio Ines è in Russia: a P-ietrogrado prir!l.a, poi a Mosca, sua. città n:,tale. Si dà febbrilmente al lavoro. Per tre anni ella milita (specialmente fra, gli operai) senza tregua nè riposo. Prende parte al movin,ento in,tcrnàzio– nale, ,scrive nei nost~i giornalh fa, pa.rte del'~ delegazione invia.ta in l' ra.ncia, al oompagno Mononilsky, a,ssiste a.l Primo e a.I Secondo Congr~so dell'Internazic– nale Comunista; è l':rnima, della, Se– conda. Confere,nza, internaz,onale delle donne. Come sempre, incoraggia e sostiene i suoi CO!!llpagni, accolta, attentamente ogni pa.rola, muova. Ines è morta. a,l Caucaso d'un rr.ale che pare non doves,;e éssere gr:J.Ve. Se il suo orga.nismo non fosse !;\"-LO mi– n-atç dal Goprarlavo;-o, avrebbe pof-ntò certa.mente resistere &l mnle. ì'iia. ell:1 non si cura.va e il Partito e i suoi :1mi– ~. non-:ai,ff0fl0>Ìnqui~.t-,e.t't in t.1?1npo. I la,voratori ha.uno perduto in eSSJI mm va.lorOS& a.mica,: La 'fer,,a Intem.a,. zionale ha perd:uto uno clei suoi mi– gliori com ba.ttenti. Il proletariato internazionale ~ons,r, verà. pietosamente il ricordo <l, l nee Armand. Per i nostri bimbi ll'rimavera .... Era, una. bella. mattinata di pri– ma.vera. Da.Ile finestre dello ,cu0:.:- si vedeva il cielo azzurro gli albe, i <le! giardino tutt.i coperti di gcrlllogli, e le finestr~ delle caso spala,ncate, colle cas– sette e i vasi già vcrdeggiant i. II maestro non ric\cva, pc, eh/o non ri– de mai; ma, era di buon umore, tonto che non gli a,ppnriva qua i pit1 qucl1a ru,ga diritta 111 mczw alln fro:if.,; e & piega.va un problema sulla ]aYa-:rnrr, c-eliando. E si V<'drva che pro·:aY::i pia• c:i,re a, re :spi-ra.re l'a-~ia, del A"iar<linqehe ,·eniva, per ·10 jincàtre a.J)<'rte, pj~na <li un buon odor: h-etie-0 di. ·terra o (!i ·f.o– gli~, che faceva pensare alle rass~3gia– te 1n campagna. Mentre egli spie-gnva, si sentiva. in una, strada, vir.ina un fabbro ferraio che batteva, sull'incudine, e nella càsa. di faccia. una donna che cantava. per addormenta.re il bnmbino: lcmtano, nel– la, caserma della Cernaia, suona.vano l<! trombe. Tutti parevano contenti. A un certo momento il fabbro si mioo a. pirehia.r più forte, la donna a. cantar piu a,Jto. Il ma.estro s'interruppe e pre– stò l'orecchio. Poì disso lentamente gua.rd.a.ndo per la .fir,estra.: « II cielo che sorride, una, ma,dre che ca ,n.ta, u.n gala,ntuomo che la.vora., dei ra,gazzi che studiano .... ecco delle cose belle [ "· Da. « Cuore " d.i Eaniondo De Àmici.4. Tutte le forze cosc,en~i e diritt" - purchè ci diano gwmnzie - non . sono mai troppe per la realizzazione del Pi.a: no ordmato che noi vogl,i,amo sostit-ui• re a ciò clte i nostri nemki chiaman(f l'ordine stabilito, e clie noi cMamiamd il diso1·dine stabilito. · La « guerra alla guerra " non è cl,.e ung. formula errata Be emi non signifi– ca guerra al capita.U,ino. lJENJtY BARBUSSI

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