La Difesa delle Lavoratrici - anno VI - n. 2 - 28 gennaio 19

,\ui dunm·. noi non 1ddllbìanio di,rntarc Jt• runco1 renti dell'uomo. le nemichl' dei nù– . ,t.ri enmpag1:i! Biso~na l'he l'uomo eomprcn– da thr è la miseria. la dillitùltà d.i,·i,·c,·e. la ne;:.es,it.à di portar(' il nu.... tro contribut o alla fami.~lia. c.:he e-i sll'rtppn ad essa. ehr ci fn al.Jkrnùunare a sè stcs~i i r:o\)l1'i t (z.li ,che ci ~ping-ead intisic;hi1e nef!li opifici. elle ci co– ~tringe u diment icare qua•.i la nostra mis– :-:.ione ùi donne. )la una t<)Sa po~.-;ianw ,• d(1hbiarno fa1e noi dum:e: rorzanizzan :i. L"or-gani,.zazi,lnc è il solo rnrzzo (:hc puì1 a.ttuti1'1:. rC'n·lt rf' meno peri colo--a. C'liminar t~ for.:-,("una l'ùllt Ot renza sfrena la fra uomo e donna. c:.hrminaccia di ,di,·entarc o~ni f!iorn<1 più forte e cti~éhtr0,sa, esasperando µli uc.i 0 rovinando le· alt re. L"o1-gani7..zazioncsola pu0 pcrme-lll'l'f'i cli eretta.re patti. (•;~nctizit>ni eque cd umane: di imp0rc:~. di e,igt"'rc non clL 1 i ~alari miserr i– mi t::d insufli cienti. ma uguali a que-1\i del– l' uomo. poiché come cs..so noi laroriamo. produciamo. ,·f'n<liamo ora per ora la nostra energia al cap it.ali,ta. l"ni.amoci dunqur o laroratJici. o migliaia di fanriulli: l'hc cui·re ~ulle mat{"hin{I-. .sui telai. chiu""J in ._,mhienti '-Pnz:arìa. fra mia– ::,,nj m.ici<Liali. redete fiori1ep1,.-coecmcnte la ,o.stra gio\'ineu.a senza sok• - o madri c-he portal e• nel gr\:mbo fecondo i figli. i J.arora– tori d::l dnmani - o donne 1ut.tr eh~ trusci– o.ate le pl'r'l.,n è ~tru1che n~li 0JJilìc i. tmia– mvei ~ fac<.:iamoche il lamento che ~; leYa da ogni parie. dalle offirii,e. dai campi. dal– "' ~11-ade.e dalle caq, poYcre. dirnnti <!'ri– do: un grido p\.1Sf-Cnt~ r ~i usto che si Ier i ai di sorra di tutto. c-hr si imponga e di– .,trug,"11il ,ùpn1c-0e la prepotenza. che in– ~;;~1..ntisca e dir enti le.g;ge'. :ÌER IH \' QLO, TERIO. Dissoluzione. .. Distruttori <lella fa.Tiiglia ! H. La vecchia ac='..lSa st upid a, e ormai caduta in disuso. con– rro i social isti., mi è torna ta in mente e mi è 5Blka a:!e labb ra, guardando ed ascoltando un gruppo di donne che usciv ano da un Istituto Qj Ca rità, di una gra nde citt à industriale . Ne-.2suna di quest e donn e era pross ima alla vecchiai a e tutt e avevan o per la man o o ag- 2: ap;:>at0 alla veste più di un bambin o. Conti– m.1a\~no tra loro un dia logo. comi ncia to cert o nei ioclli dell' Istituto <lavam i a qualche mem– orn del! 'Ammi nistrazi one . ,, Ho detto che il suss idio non mi bas ta e de bbo no .portarmi via questi bambin i, fino a quan do tornerà dall a guer ra il loro babbo n. •( Vogliono che pon i il piccolo ai (( La ttanti l' e gii altri ali 'Astio; ma ch i li alza, ch i li pre– para la matti~. se alle se tte io sono già in fabori<a? UM: donna quando ha tre bimbi, come ho io. è schiava il giorno e ia notte. Due almeno me ii debbono :rendere. Ho asc oltato con uno stupore doloroso. Vi sor;o dunqJe rr1.:a.driche chiedono, come una liber-azi-:,,ne. di essere se-parate dai :oro figliuoli ? Ho 5-empre visro che poc;J:i sacrifici sono grandi .;_-,eiun.a maére, come quello di dover separarsi dalJ.e sue cre.2.:-ure; che si adauano a ttmo. a fa– ric:a:e senz.a riposo, a mangiare meno del ne– cessario, a non avere giovinezza. ma non a la– sciarle partire da loro. E in que sto intensissi– mo amore , diventano più di una volta irragio– nevoli ed egoiste. Alle rn.adri, avev o potuto rimproverare J 'ec- L~ DIFES A DELL E LAVORATRICI ces~o di amcre. ma non 111 'era capi taro. se non bilità verso i figli ; so'.a non basta più a tutto e rarissime \'Olle e in casi ecccz ionali s-sirni, di il senso della maternità non è così profondo in constatare \ 'em ore di se stesse per 1a pro ;Jria lei da suscita rle energie n1.10ve,da dar;e la forza libertà più grai1..te di quello per i figli. Ed ecco di sac rificar si. Chi ede di ess ere liberata. t· a gruppo di donne le quali mi dimostra\'ano C:1e cosa p-uò aver la rrasforir ~ ta, cosi ;>rofon- che l'eccezione. àolcrosamente constatata qua l- dan:cnte? La ncsrra propaganda? No, perchè. che volta, si atlargava olrre qL1anto mi sarebbe anche se tende sse a dis:ruggere la fa:nig!ia, &sa sen.brato verosimi le. non è arrivata che n pcche donne, le qua.i sono Nè io potevo dare la colpa unicamente alla staie tra sformate in un senso ben diverso da guerra. al disagi() che essa cre-3, alle sofferenze q..iello che mi ha rattristato. nuove che arr eca alle famiglie proleta rìe- La La città indu stria'e, con la sua morale in for- guerra è pa::sata in tut ti i pa es i. devastando allo mazione, ha, prima, influ ito sug li spirit i, poi la sttsso modo innu111ercvoli famiglie e, ovunque , vita della fabbr ica, con le necessità nuove che sono rimas1e donne giovani e sole a custodir e arreca, le ab itud ini antiche che distrugge, ha i loro figlioli ed :i pensare a: loro mante ni- c~ntinuato la· sua opera diretta r,u quelle che la me nro . lo ho visto ques te donne chiedere ai \·ivono, trasforma ndone i se ntimenti. E siamo Sindaci. ai Comitati, alle Congregaz ioni che si .arrivati ar:a di~o luzione dei legam i fam iliar i, dia loro di più per vivere, s i ?ensi ai fitti, ali.a al terre -re de l~e madr i dav·anti al più stre tto-dei legna; le ho udite ch iedere ves ti, scarpe per i loro dover i. loro picco\ molte volte piangendo, qua lche voi- Ingrandirà tutto questo o sarà qu.el mo mento ta imprecando contro ch i, forse, non aveva re- d' incer tezza, di oscur ità ne i se ntimenti e ndle sponsab ilità alcuna, non ho mai udi10 chfo<lere idee . che passano s~m;.re tra il vecch io e il che venissero foro portat i via i fìgliol i.. Anz i, nuo vo. tra ciò che cade e ciò c'.1e sorge e lascia molte volte, le ho trovare re~t ie ad apprezza re.-:-. il posro poi se mpre ad un.3.morale più salda, a e ad accogliere quetb forma di suss idio che ~ un pen ~.ier o più certo, fru tto delle condiz ioni I/assi stenza ai fanc iu!!i, 'Perchè, •dicev ano, i nuove de.J 'espe rienza e degl i affetti acc um u- bimb i sta nno assai megl io ,presso ie !oro mam- a!ti '? me. e !e donne si adattava no ne i 9er iodi di mag- lo amo credere ad un periodo di .tr ansa zion e, gior lavoro, poi non ne vole vano sapere più. .ld un11forma di passagg io. Ma, intanto, non ab- Quelle madri che seguivo fuor i ddì 'Ist ituto biamo niente da pro_.1orre a noi stesse e da ch ie- dov ·erano 1inviate a ch iedere. come un loro di- dere alla soc ietà? ritto. ài essere libe.rate dai fìgli. non avevano M. G. tutte il ma nto di guerra: qualcu na era forse \'edova od abbandonata. Ma la mor te o 1 ·abban - · dono avrebbero dov uto legarle di un amore più gra nde alle lero cre ature, se è ver o che nei mo- Ne nbbinm o nbbnstnnrn ! ment i di sventura, ci amiamo più profondamente Franco Cabwi rarconta sul Giorn :ùr> <l'l . e. ne:Ja la111iglia_ ci str ingiamo l'u n l'altro . qua- taiia che sull'Az E~t son.o a.pparse ver Na tale si per una mutua difesa. Invece que lle madri ~~~!!! c7i:i 1 f~ 1~ 11 ~J~:~~:~~~i(Jr;,;~i;~:;/cs;~n~'}~:re:!~ esprimevano con paro le quas i uguali la stessa ,iµ rodolle da q11asi tillti i giornali uno hcresi e \"Olontà : u Ci debbo no liberare dal ,peso di que- tradotte anche in tedesco. Tl Cabtlri <là la tra. st i fìglio!i ! >1. du; ione letterale di 'l.lna cli tali v oesic. Ho cercato una spiegaz ione al renomeno. Cr e- ~;~tit~a~ 1 ; 1 ~f ,~~i 1 ;~~~~~ 1 1 ~L~~ 1 t\ 1, 1 ~f 1 ~~~aa! ~i ~\ do di .averla rrova ta. Qu es to non è un piccolo la.sciate che il ciclo ritorn i a.zz.ur, ro 0 che paese di arti gian i, nè uno grossa borgata di a- 110H sia più l'Osso per i baglior i de i villagg i gr icoltor i. dove si cons en ·i la ;rntriarca :ìtà della in fiamme _ famig! ia ed i genitori siano avvi nti ai fìgli, i frn- ~~i~:i fi'11r~~~o;~~i i 11 ~u~:ntr~~g~ ~~ i~o 0 : lell i ai fra telli da legam i che non rompono il lod, non più Ia.crime : te:npo e le vice nde . Qu esta è una grande cittll Xc a.lJJi~tmo abbastanza. ne abbiamo abba- industr iale. Le donne. prima che mogli e madr i, t-:t~w1za ! sono oper aie. La fabbrica le prende la ma ttina ~1~~~e cf 1 1 ~e ~f~\~;/~ 1 J~ ~~~:I 1 :ecr.?:?rn~J~t f~i e le res titui sce la sera. La casa è ,per loro il <ru.n.ndo tiutte le nazioni, t,utt i gli run ici C' luogo dove si cpnsum:1 quel resto ,ài ene rgia, t.utti i fr a.t.e-lli lascia to dal lavoro di tutta la giornata; i bimb i la.\·01·an rno IJ}C't' il bC'Jle comun e. sono i picco li tiranni , che le domandano cure e t~~~!~t~,~ ~ii~-~ 1 ~ 5 <j 1 tt~~ ~ipi !antico! fatic'.1e _anche se è sta nca e non potrebbe occ.u- Xnn p iù H ÙO\"C, non 1 .; ù orfa.ni . non più parsi d1 loro . t'<l>rk per il J)ane ! La do_nna ope ra ia dell a grande città ,. non h~ ....,.:;:~...,_a; rht rno ri.Lhastan~ . ne ab lJirun u ab ba.- t;~ po -d_, esser e una cosa ~ola col ma ~1to ~ c~i La.:.-:d.ale elle rit orni il buo n temrpo anti co! figli. G1à, molto spesso, li ~110 ma tr1mon 10 e lascia.te c-he si ri prMlda la. .,i ta di una volta; Sta to l' unione di due fatiche, di due salari pili qu n.nd o le cst rnro ità di tutt i gli ~tarpi er .i,.. c:le l'unio ne di due esser i :,er i quali la vita in 110 ~ n.nc !o rt_i e iJ1!iere . ~omune_ appare !a fe!icità, Ne lla casa, _conta_pe~ ~~~l~t~~\ct~ /l ;~~~~ 5 J\P~~~ i~~;e'~f:es!-'-eri, non 11 salano che porta- Non potrebbe nn unz1arv1 -pili la(']"i.mC' di clolol'c. non 'più pene: J senza che il bilancio comestico fosse distrutto. )I ~ abbiam o uhbasta.nza.. ne abb ia.mo abba- E. come, d'al tra pane, s i trasfonnereb be in massaia? Neppure il periodo dè:l ·allattam ento fa di lei un essere solo col figlio. Spesso, per attenàere al suo lavoro. per non ccrrere il ri– sch io di ammalarsi e perdere il ;;,osto duram e I·allattamento. affida il bimbo appena na to ad una balia. E quando se lo riprende a ca...<sa, lo fascia la mattina ancor a add orme ntato e lo ri- tro\·a annoiata. bizzoso, cascan te di sonno. quan– do torna alla sera. Invece di una dolcezza trova un pe~o di più. Se in famig'. ie .:osi cosriruite, pri\·e di quel legame che nasce dalla vita in comune, l ·uomo ·vicr.e a mancare, che cosa rimane alla don na~ Il s.:al::iriodel marito le perm etteva di risparmi-are a s.~ qualche fatica nell.1 cura e nelh re s?on sa- !:..Ì1una ! L'ta;c·iate c-hC' Jitorni il buon tempo antico! lc.t~ "ia.tr d1e s-i r iprenda hi .vita di una volt.a! ;\on l)it'1 od io, non ·più insens :-iti assassi nii ! ?\,e :ib.biamo abba.st.a.nz: :i. ne : :thbia.mo ahba-- f:l'anu:i. ! Abhn-;; 1 anza pe r m.ill(' an ni ! \"on 11iù H,lii tr-Lc:.ti, n0n più ~e.po1tw·c, n on 1 dt1 luni! x~ ali!Ji;uno ahba!-t anz a . Il(' •::t.hhi amn abLa . !--tam:,,.! (~osi. srrivc,no in L'r1 ..r,hcrin . cosi traduc e let. t, ro[m ,11,ifr Frnncn Caù1uì. APPEND ICE 15 Ji{')"C' d 'ottonr os:-idat.o, e 1a tende al pa.clronc .-...(techiud cndo gli occhi. 1\lesc.:andro ::\1icai lo– \"1Lch ,·i accende una sigaretta . la. fuma, e un quHrL o d'ora dopo attendente ed umcia.le gi ria dclom1cntt,. no di un profondo .s<,nno_ LA GUE RR A RO,!ANZO DI VS E VOLO D GARTSCHI N \J rr~gimi•Jlt,, !\ikH ..... an•\;-1. ..1l:i ·11,, lrnr,, ns.t0 un 1,1.w, il mf-:..tif:r1: drd Cf.dzr1l:1h. anzi 1.J.,•lcial1al1 in,,. r,q,pnv.1rido sr,ar , i•, J<Jl~.1r1- 1JrJl•:, f,ift.rJtarFI,, ..-:Jll0di n,·i t;v:.t·hi. Qu,:1rHJt> fo :J.~.Zn.arrJnt, a :-:v•l 1 f•lkrJw, <Hr·va \·olufù r·r1n– ti.a11&.1·t: qur:1 la.\·tH·r1, dand,>'-i <:1!J'a di Ha,;·-c11n– dt"f"..- )'.!li ùten.~ili a.~1p~na 11Jh':1. b:1-t'e1·1:" a.J1;~ f>Qrta. :\L.1 un ~,forno il padrr,nr• cht• d:..i.qual– che. v-mr.r.1 Y:.ntiva in anticamr•t a un fort;• ,...-J.r.,.rr• di t;uf"Jif"J, ne ~·tJpri la r.-.1u---:1. P 1JrJp<1 a.vtr ~tra.p:J.1.1.,a.v, '\ikita ,zii in!!i1111-,,~ ,ti r11Jn rico– mine i.ar ~. In tal m0t1ù ~ikita. n,m e!A,r• :.1ltr,1 t.1 f<.t.l'f– che 1•..-;5ta.r wJn1.iav, ~ul su-0 mant•·llo r,. 1·if1et.. ts;re. P~ ssav;,.1. r-,1~1 seratr· int.r;rP nddr,rmr•n. t:~ndo&i ét.n<.:h.e finrJ al moment.<1 in c11i sPntiv:i. hatt.r•r-e a.ll 'u:;.ci,, €: iJ r,:--.ulrc.,nr• i<:JJtra.ri:. Nikita ~~~-u ~!~· \)~r,;I;::,;:;r~;:i, t:rn 1 ,:;11:/ 1 r~ ~::,JrJ1i:~;:: ç, I 'uffki:ill; <JtJrmi·:ano. Il vr•nt., 11rl:.t.·:a. c:.~iatt,-n,t,, crmfr,, i \·Plr1, fa.Ld•• di 11.-. ,·; .:i.J 8vtt1.>te-ni:11t1• è.i-'"'" 11,t•• Cf1Jf•-,1 ;J flsc,hi~ttlrJ Stmb1·:1.\"a mu,-k.;,s. ùi danr;:, ma. tt ~ikita. a.<ldt"Jrmç.nfatf"Jil ;:r•m-1r1r llm-:ro ,J,~I \"en– t.o fY..a'C\'a Ycra.mr•nt'?' 1111 tud,in<·. 1111ur:-i;r:inr,. Sogna ù-P~•,·r coricati:, 11PIJ;1.~na. <·a•irtnna: ma non Fi vc,de \ "id.no nè il r,adre n<· h mo– al fo. nè a}c,_ino dei s,1oi. Xon sa &r>i.,~:.1,r~i co– ine si tl'◊Yi a cas'.J. bU:l.. e comP abbi:.1- pt"JtutrJ dlgerta.re. Gli !-,::,,rnbra. cllP lo inseguano; __, .. ntt! r-tte .$tan– no p,E-r g-hennir lo; vuol correN', \'U{)] na.~ 1 m- 1l1- .-.i, ' 11r,11 ~a. tlt>,f• . ,, 11,111 p11r1 m11,n·f•r(• 1;11 c!;t,,. -~11,,ra '-i 11;, li<• :L 1irla1·,.. la ,·,4,:1.11na t-i rl<-r11r,1e• di .''Pl1t1:,di ,.,,,JJ)Jaf'~:,ni, <li :unir i rnn lt• Jr,J I/ fi.v,JJIJlllit gli ',Nltbra ,10 fitra,v• ' H11r11, g-iorno,· ~ildta , gli dit◊JIO." nriri ,.·,. .r,iu nr-.,.. 111J11 df'i t11r,i; <fin ~<· li ,. ;·l';·hi tutti· v,rir, morti tutti, f-<:t·r,li, g-uar la .. ' L .\ikita rk11T111.-.. ,, fra 1;,. folla t11t1u la t-.'11.a f';n11i~li;1. I\':tll, b TilfJ,tdi<•, la zia P1·a!;(·<n ia, i Ut..Z,!ZZi. C:Jpis,.-e IJf•nr d,,. (>111 rs~n<I,, i11 11u•z– ,,, a:.,rli altri i f-.uc,i ~,,uo 111orti. <· d1f- :u1du· l1Jtt1 fllH·lli rl!•J Yilla'.!:,.'lo '-'1J1{) rnrw1i, f• du· t' J1t:r<'!'' cllf• il l<n·o ridr·1·,, ;. ta11t,, ~i11gr•l ·1.r •- Cli i,i U.\"\·Jf'iu:1.1JfJ, ~i i111p:1<11•,J11b,·onr, di lui, ,-~11 f11gg1: <· c,,rrc• atL1·:,n•1,.., 11m,·,·l1i cli nr•w• .. UL.'1irn;c•spica f' ,- ,1.df' . ~·,i11 'i<JJJO1,iu i 1n<1di , lit: 1,, iw,,•('..ruc,n<J, lflh il s,Jt1<~<'-n<·nt.c• Su•tri• I ko\\ •· i !;t1Jd;Lti. Corre. ,-,11·11• i;emfH"f' ph1 lr>11 ta/1(1, " il ',.4",tt<,t.M1r•nf1• 1,, diiarna: :--:ikita, '\j ki!:1-, :\ikil~'l. :'\ikif:l si ~\·<-::di:,.<.:dta III r,i,·di ,. c.j n·d y11 a in 1·u.111,·ra. ~1alt,,•1Hl•J i pi,'(Ji 11udi f-.Hl q'Jia.11tito. ~!;,._ t'QSlt .... :J("C"NJP '! il <lit1.\"o)Q ti pr,1-ti ! tJ burli di rnr• '! (.}1H.t.lll<• \"•>ltr- t 'JH1 d<·tt,, di m••t. tl•rrni \"irin,1 i fìarrimif,-,-L E <"hr ~•11m,1 d11n1 1i~..1 -i ma.nn, ,U.a? V rnn1,'1Jra clw ti chia rn,,, D:... mrni del fu,,co. Nikita. as.-,r,nna.t.o, N•tra a ta...,flmi ,u Jla ta– vc,J:i., siJ!Ja. r,cdia, sullù -~rt<,rto d<;lla. fin<'f-tr;,. i.' tro\"a finnlment-<: i fl:unmifr·ti. A,r..,(~nd.r· la ca.nd( ·!l.1 pia.nt.ata in w1 C-irndd Xll. \'ECI.I \ i\L C.D I PU. Ern rn,HP. f;Ji 11,nnini inclo~,-.a\·{t1111 i m;,n klli l' ~i p1t.• 1,a1·1.-..ano all'appello .sr•r:11!·. L~ C11ffl!1/t.,!:mil• l'fanr, di:--;10:--ll• ili 111,<10 c-lH• fl."..:IJi hatta~lit>lll' fH11lHlnt un f!llUdJ"iìL11, nrl L"l'lttn, del quali' !-ti tn,\avano 1c te-nel<· ,, i fa :-,c·id <1nui. <._11 ,,J g-iorno t11tta la di\'i!'-.it,11('f'1•a riuniiu, Il l:1ml,11r1J haltP\'.i il ridiiarnu: ~i ~enti\·: 1 ,ti Junlauo }' orr li rn· 11 11t•g-g-bn(·nto al1a pr<;tliierci: L<-t,;ta, <-(•()pf>l'ta '"· D1Hliri1t1ila uomini ,-.j sc,,– p 1·i1·,,11,1 .. 11 P aùro11 110 .... tro d1e ~c:i jn delo ,, <-orninciu la no-.tn,. con1pq~ui;,.. Qu('.i .-.r~s:1nta <·uri ('Olll· d)f)'.;.li O~fllllto .ffj illlPC·PnltJ uomi ni ~j llli<.,e.J"tJa l':tntarl· ~u,·1Ts.... i\.:tllll'IIÌ•·. :--.e l'if-.uJ!avrLnù dt'ilt– di ~so1ut11r,C'; ma tullt1,\·itl il cor-., ~·innu.l.:z1t\ :1 F,ùl('r1nr• C COnllllO\"-OJltr· Volf~i J)C'I' \"olta ng-ni" cr,mpagn i~,. n:-.<:,fl-\"lL il ~li() cantlJ. Lontano lontano aJ limit i' f'Sl r·c-mo d1•1l :uca,npamPnii> l'111timr,. com 1 ,az ni tl. ripCLl· \a l'ultim-,. ~ti·ohL: u ~la li!Jerat~ri <hd mu!C' "··· :.. 11<11 un l,1<•H rull:u· cli ltLDlbum: Cupri– k\·i ! r sr,llhdi _..,j pr<·para.rouo per h notu..~. La n<,-.tra l<·n<l:l, ,.,,me tutte k aJlrt•, ron. IM1(•\·a H'•i Il' mini •"'" uno !-.pazio lli qua.ttr11 ·111<•' rl quatl r aLi, il JOi(J po~lo f'f"cl- ad lllH• d{•i lati. Jli'rMt.'-i Iun ~o lhtTWo siminu. ro nternplnndo Jf• sf<•llc•. i 1,,11t.!•ni Lira.echi. .:Lsroltn.n,Jo i \a~ ghi ,·wnrJri d1•ll'irn·11N1~11 ac·{"an1,1n-1me:nto. Nr-ll[l. tJ>ndit viri n;L u11rJc11no raccontn.va . una ~u,rin. ri.--< 'l.en <loa o-:..rr1i t.r:dtfl: u E alloriL "·· E allura il principe rag-giunge lit SJ)(). 1 :;a e La que s ti inn e m o ral e nei gruppi femminili. La promett ente flcritura di sem;nc nuovi gru~pi femminili, .avenri lo scopo preci pu~ ~i formare una coscie nza ed una dc: rrina sociali – sta a:la prcle tar ie che vengo no a noi, per ch è simpa tizzant i pel nos tro movim ento mi sem bra debba porre s..i! taç,peto urna ques tione, che, ri– ~;:;etto alla donna, ha un "irr~portanza uguale a quella r1,,;,.igiosa, !:i: ques1ione morale. Prim1erameme. qual i criter i si devo no tener e per ie iscrizioni oelie socie? Le idee su lla mo– rale sessua le predicate da Bebe! . Stackel berg e da quanti si occuparono de !!.1 ques tione fem mi– nile dicono che la d.:nn2 ha gl i stess i bisog ni ses~uaii doJ 'uomo e che la mora le re!ativ.a al– l 'uno dev ·e.:::s~r 'Jgua!e a quella relati va ali 'al– tra. A fil cii logic:i, come si lascia no nel 1p,arrito stes~-o uomini nm'a\tTo che santi, ccs ì si dovreb – be agire per le don ne- E· possibile. è consigliabile ta ~e met odo? No. perchè la poca ones tà della donna è troppo spes – so accorn,pagnata dal mercim c-nio, sebbe ne moi– re si.ano sp it!te a questo -in conse gu enza di-retta de!\ 'infausto reg ime borg hese , coi sa Lari d i fa – me , colla disoc ci.:_Jazione. colla vietata 1i-cer ca della paterni tà. ccl matrimon io indistru ttib ~,e. E, poichè qualunque istituz ione a!Lac.ciant,e:5i al nostro parti to dev 'esse r un focol are di forze moral i ta'.i da provocar e il rispetto degli M"V er – sari s1essi , io non cred o si debb a acce ttar e nei nostri gruppi _ donn e la cui' mora lità sia du bbia, come d'a ltronde , a mio ,par ere , si 'dovrebb e fare in ogn i circ olo soci,alista anche riguar<lo agli uomini . Qu es t 'esd.us ione asso luta di per.;one poco mora li nelle nostre istituzioni femminili , è iàoverosa poi iperch è, come abb iam già detto . esse ndo esse essenzia lmente ed ucative, se vi s'i nfiltra ssero perso ne che seco ndo la mo rale vigente non ;;3~.son0 essere considera te oneste , si avrebbe un grav e imped imento ad ogn i am– pliam ento u!ter iore de i nostri circo li, poichè le. nuov e simpa tizzant i che voless ero ve nire a noi , s' arr es ter ebber o spave nta te . Conclude ndo, per quant o rigua rda l'onestà femminile, bisogn a nel nostro mov imemo a-b– hand-onare le gi uste. ma ardite co ncezioni dei nostri pe nsatori, così come , pur ammettendo che sia più iadro il borghese sfru tattor e che il mi– sera.bile ch e rub a , pur nella vita 'J)ratica si ac– cetta i! pri mo nel nos,tro par tito e si ch iude la ;iorra all 'a!tro. Però , non conv ien e esser sup inam ente acqu ie– sce nti a lla morale borg hes e; poid 1è non ,possia– mo supera rla i-n libert à . superia mola in ser iet à. Lla morule borgt,ése .fondata su':Je appare,nze è una morale <la demi es-v ierges .- .non permetti a– mo tale lurido ing,airno fra noi ; che le soc ìaliste s ian.o ese mpio idi c.1rattere fer mo ed adaman – tino , che abbando nino qu ella ,rice rca aff;;.rmosa al mari to che le fa disprezzate e der ise. siano il mode llo dell-a do nna consc ia del suo vale-re, che non s'ab bassa ad azioni umi lianti , e ch e vuole un oompag no. non un mant enit01·e o un comodo parav ento. Nei \'ar i grurJ i si tran i con fennczza e se– riet à la attual e ques tione moral e. poi con con– ferenze, disouss ioni. let ture , s 'inse gnerà quale sia !-..1 libera mo rale che il reg ime so cìalis ta ha il compito di instau rare, sopra quella larva fra– dicìa che impera su l mondo borgh~e .. C LELIA NlONTAC:,.iANA . Il gio r n a l e e sc e lat a e la 3 a D ome – n ica d i ogni m e se , m a p e r e s i g e nz e d ' imp a g inaz io ne, gli SC !'i ttl debbon o perv e ni r ci ri s pettiv a m e n te p r lmll de ll 'ulti m a e d e lla 2 8 D ome ni ca d 'o – gni m es e. si mc-tt0 ,a stra ,pa.zz' 1.rla. E allora lei ... Ma Liu tik ow dormi o se.i -sveglio? ~~ dormi, il Si gnorr ti prot~gge ! do1mo mlC'h iu! si.__!:?.·norC' ! Maria. YC'rg-in(' !... mnrm o1·a . e t~1lt.n tace. Dalla !pnrt;,. ck!:d i 11ffh:iali ,\!;iun,g-f' il suo1v, della cun\ ·t~r:--~1.zion,.•_ SuJh trln ri•·('hi: ... 1-~tla in ternamf'ntr• ,;;i \"t'do1uJ a.~dt,u·si le omhre ~i_,_g-an– W;;;cht: tlpg-\i ,11ffi1·i..tli -.~dut i. Titlvo lta :-.i o-dono ~c,-,p1.,i ,Jj I i!--lL E il I.C'l!t'lllr coln 111wllo. S-l.ùl .– !irn•P dt•i r,1 .... ·i d'arm" pa"-~:l ww <-cntin( 'l.la . col iw·ih 1 i11 i_..,pall:1. !Ji (.'nutro ;1 noi. sull" arC'ampa.menl.o ò-ell'a.r (iglh· 1i·1 ,i q•dl' p111·pw•.~are (· ripas~ar r- un~t i-.i.:ntlnc-lln.colla <-ciahula ~g-.ua.ì11:1L'.t_ Di hg<riì 1 ~·.-alla t,alYolta il nitrir <il'i ca,\ ali i o il temnf'~ si.a.i- Jc·i lor,1 zoC"r--oli.Si sc-nlono pe rfino m a ~tit-,,. pn~:it:.nncni.r. l'.LYena . ('.01111 slnsgo tran– quiJI,, nun o1'f' drllt' ma.."'-cC'il"', di io aH\.,) i:rià sentilù non in ,i:?.·11C'rn1,. nta. in un al1){'1·1:ro del rn.io ·p:u>~t', in una. not ti' st~ llat:1. P ~e:110n.::1, co nie questa. L-i~ se tte !"'.lellc• clC'll"Or:-:a . ma.gg -ioTI' hr illano l.KL< -~is,;,_i111e a ll'orhzo nt.e: n1olt.o :più ba.::.c..e rhr> 1wl n0:-.tro cit'lo. E guairdanclo I.1 ~te-Ila pul.1H• pcn:-;o <'he a.r~punto in (fUclli,. di – rer,i1Hh.', 1· Pi et.i-obu1·:!u, dO\"C' 111, hi~cicLto mia m:-,,d1•p, ~li a.mie-i. tutti quelli clw mi erano C~1,rL Sopra. la mia , trsla scin tillano r0~tcllrLzio.ni notf': la \'i~ la.lt.etL 110n ~-. ~iù che- un v >t.tr ;-o ch ia– rorr. rna !-t ~\"0lgc J,el CJelo romr un nastro lun1inuso fii una ca lm a w lc,nnità . Al_ !-.Ud :1.nnai11no d-11r irranrli o::tf>llr-::;c1mo- 1-ciutc: l'u1Ht i• J'PSscl, l' ::ùrra. \'i"'l't lr. Nl io p-en– ~) <'"lw fJ>1'~~11en1 l11 aneorn. oJt.,•,. i B"'lcanl. a. Cost.antin•~poli, \"C'<lT('lllo alt r,! ~V"l11· ignoV: a.I no<-,. t.ro n rizz0nt c Non n.vo \·o \'Olonfà rii d1JJ1)1ir·,-. ~l i ~no <lLm– ~nJ(' rtlzato, N1;1nmin :1ndo <..nll'f'rh'.t frcF-rn fr tt 11 nostro h atla.~ lion e f' l'artird iC'rh . Un'omhra mi .pa.,;,u \"irino con UOQ !,lrt1Hicar di sciaho– l~ .. Avvt',rt,ii {·h'~r a un u.ffi.ciaJe e rrst..'ìi in J'>U· F-17,.1011.e d a.ltflnti, colla mano a l hr>rrPtto. (C,;nl tn 'tl.ll }.

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