La Difesa delle Lavoratrici - anno IV - n. 6 - 21 marzo 1915

Anno IV - N. 6. 21 Marzo 191,5 . Conto corrente ooi/n .Po81n. ~a q)~· JJ0!.):s_rp1 ; 611 '11!:ld/f l:[) ~ uu\ - ·110 ( ------'--- --';..... __ • • ~Eh 1.• E LA 3." I><>MENI O.A DEL .MESE ABBONAMENTO: Alano REDAZIONE ED AMMINISTRAZIONE: Un numero Cent. 5. . L 1,50 Semestre .. L. 0,80 ESTERO IL QOPPtO MILANO - Via S. Daml ano, ·16 - MILANO 60 copie .. L. 1,50 100 copie . L. 3. - ESTERO IL D OPP IO le~~une mialiite rnntro la~uerra Di front e all'opera devastatrice della guer– ra st:mbra puerile doman darsi come si fa talrnlta, se sono gli uomini o le donne, che essa colpisce più crudelmen\e ... La guerra distrugge tutto ciò che delle intie re generazioni, hanno creato, curato, amato e ciò che esse hanno spe rato di poter creare, curare ed amare. Tutto è precipitato nel nulla. Le genera– zioni umane hanno faticato senza riposo ; esse hanno Iotfato contro la natura contro le forze reazionarie della società per eleva– re l'uomo al disopra del bruto e per pre – parare a questo schia,·o del suo simile, a questo strumento della ma cchina del capi– tale. un avvenire di libertà e di uguaglian– za. Gli ostacoli erano numerosi ma l'uo– mo ne ha trionfato a poco a poco. La natu– ra ha ceduto allo sforzo umano e ne è di ve– nuta collaboratrice. Il lavoro delle masse aiutato dalla tecnica dei nuovi mezzi di pro– duzi-0ne e di comunicazione ha conquistato de i nuovi ed efficaci mezzi per arricchire l'umanità per dargli la possibilità di gioi re e di eJeyarsi sempre di più. L'ingiustizia. ~1a la gioia e il godimento non erano per tutti. 1,na minoranza soltanto, la mino ran– za oziosa ne poteva disporre. Il socia lismo riYelò alle masse l'atroce trag edia della lo– ro sorte: lavorare per gli alt ri in qualità di semplice mezzo di pro duzione. Il sociali- , smo predisse alle masse ciò che l'atroce guerra ha rischiaralo di una luce sangui – gna. Il lavoro di Tantalo. Ciò che il proletariato semina, il capita– lismo raccoglie in tempo di pace. Ciò che il proletariato semina ed erige, il capitalismo distrugge in tempo di guer ra. Tutto è di– strutto: il raccolto ansiosamente atteso da– gli agricoltori , le case erette con eroismi di iatiche e di risparmi , le fabb riche funzio– nanti grazie al laYoro di uomini , donne e fanciulli. I ponti , le ferrovie, tutti gli sfor– zi fatti dagli umili per avvicina re ciò che lo spazio divideva tutto ha subito la stessa sorte implacabil e. Ciò che diventa l'uomo. E ressere umano? Il re dell'universo , l'es– sere dotato dalla ragione , sensibile per ec– celle nza. che cosa di venta? Esso è condannato a una doppia opera di distruzion e - distrugge se stesso, falciando l'esistenza dei suoi simili. Egli distrugg e de– vastand o citta. templi dell'arte, della scien– za dell indust ria. tutto ciò che lui stesso ha erto.t-o. Il proletar10 è condan na to a queste opere diaboliche di suicidio forzato e d'omicidio. E chiamalo a trasfo rmar e i n un vasto ci– mitero délie re,2"ioni in'.-ere .. E la donna? Ella è doppiam ente schia va. sia ch'ella dipenda dal sala riato, come sopporti il gio– r;o di:::]capitaLs mo ess~ndo femmina schia– ,-a di un essere schia vo. La donna del popolo si sent e inferiore a l'uomo perche lo e dal punto d1 vista eco– nomico, giuridioo sociale. EJla non ha che dei dov1::ri- che adempie con la ra!;segna– zione dei martiri. li fallo stesso che ella si mostra recalcit rante alla propaganda socia– lista, è una prova de11a sua ra ssegna zione. « Yligliorare la mia sorte? E se la peggio– rassi? E se i miei figli dovranno soffr irn e'! E se donanno r-sr,iare il mio delitto di r i– volla?" Tutto pel figlio. La don na del fJùfJùlù dùv~ndo rinunciar,~ a tutte le sodd ,sfazioni morah e intéllettua li, nulla possedendo. nulla potendo spera– re , non ha che un tesoro: suo fig-lio. E pr~r lui ch'ella Yive- è per lui ch'ella rinuncia a lutto. li figlio proletario che prima di es– sere battezzato ha il battesimo della mise– ria, è doppiament e caro a rolei r·he l'ha messo al mondo, che l'l1a nutrito e l'ha al– levato col frutto del suo lavoro dei suoi sa– crifici, del suo sala rio. delle sue privazioni . Ciò che aveva pre dett o il socialismo. Il socialismo aveva un bel dire alla ma – dre: Tuo figlio non è tuo; esso è prima di tutto del capita lismo. Tu lo allèvi per far– ne un lavorato re, ma le priva zioni a cui ti sottomett i per farlo robusto, per salvaguar– dai-lo dai pericoli non servi ra nno a nulla. Quando il suo organi smo avrà più bisogno di cu re per svilupparsi, al momento in cui il suo sp iri to sentirà il bisog no a·i sapere e il suo caratte re avr à bisogno del tuo aiuto e dell'aiuto della natu ra , della scienza della libertà per potersi for mar e, in quello stes– so momento la miseria lo recla merà, e lo accompagnerà per luUo il resto di sua vita. È d'essa che Io obblig herà a piega rsi a un lavoro di cui il suo orga nismo non è capa– ce, è d'essa che gli farà dimentica re ·il suo bisogno di sape re, e che mette ndolo in con– tatto con la lotta per l'esistenza, con l'in– giusLizia, con la brutalità e il vizio, guaste– rà il suo ca ratt ere e ne farà uno schiavo. Il socialismo h~ avuto un bel dir e : « Ma– dr e del popolo, tu puo i rassegnarti pregare e pia ngere; tuo figlio non è tuo; bisogna che tu Io ceda al militarismo che lo prepara a compiere il suo dovere di soldato >>. Il socialismo aveva avuto un bel dire tutto ciò e le malatt ie, la morte precoce aveva ben falciato i figli delle donne prol e– tarie; ma ciò non era abb astanza chiaro; gli uni morivano, le alt re restavano. Si do– veva vivere per qualche cosa, per la spe– ranza di lasciare in questo mondo qualcuno qualche cosa per la quale la donna del po– polo aveva vissuto, lavorato, sofferto pr e– gato .. Dalla disperaz ione a.Jla rivolt a. La guerra eu ropea, il massacro colletti – vo ha privato la donna prol eta ria di questa ultima illusione. Quanti ve ne ha oggi , quante ne avrà domani, nei paesi bellige– ranti di cui l'esistenza è trasformata in una tortura infernale? sopravvive re al figlio , preparare il lenzuolo funebre dei prop ri figli, a misura cbe le esigenze del ma ssa– cro divengono più grandi più inesora bili. più implacabi li? Ed ancor a si potrà essere sicu ri che il lenzuolo funebre ha rav volto per sempre il cadavere mutilato del figlio? E se il supplizio conti nuasse ancora e il figlio vivesse? li suo cervello estenuato, la sua immagina zione sopraec citata dalla prossi mità della morte, il rombo del cann o– ne, le esplosioni. le imboscate, le battagl ie truci, la necessità di ucci dere, la vista dei cadav eri, la vis ione delle donne e dei figli che fuggono dai loro paesi, tulto questo non l'avrà reso pazzo? Tu non sa prai nulla , ma– dre! Tu dovrai torturarti tra la cert ezza e il dubbio atrorP, l'an/Iosria, l'incubo. li tuo sposo, o il tuo figlio ritornerà forse , feri– lb, invalido malato di corpo e di anima , op– pure resterai schiacciata da1 ricordo. Spes– so tu non avrai madre proletaria, il confor– to di saper e ove sono sepolte le asse dei tuo i figli. Tu non sap rai nulla. II capitali– sm o ha fatto valere i suoi diritti . Tu eri la sua sr·hiava. esso t'ha impo sto la piu atro– ce tortura. quella di sop ra vvivere al figlio tuo I Dr,nna prolr.Jaria: se tu avessi ascoltato la voce d('l sorialismo!. TJascoltr,rai lu ora? Le tue torture t'a– vranno ins< ·gnu.to che dPvi spezza re Jr tue ral.J,ne e chr! è il socialismo che le ne offre il mezzo? Oggi sei t.u r:he puoi, ciò ehe gli uomini n0n fJOSSùno farr. \1iJir,ni di mani femminili abituale alla preghir~ra e al lavoro, milioni di mani ma– sr:hili stanche, di distruggere di uccidere, si tr,nrlono verso di te, donna prolc,taria Tu hai mr,,trato ciò che sei capace d1 sop por – tare , dimostra r:iò che lu se, capace di la– re ... Angelica Balabanoff. 1\:;'.Iate:r:n.i tà ., ,11,altissime donne francesi e belga stanno per ,diven!ar madri. E i mariti, i fratelli , i padri lontani, Lottanti nette trinc ee, igno– '1t,-.. Ìjuesta maternità. Una matern'ilà lro– g(ea. . A.l. palpito detta natura, non ancor nata, r-ispÒnde net cuore delta donna, il brivido 1télla ripulsa. Nasceranno le piccole creature, e ricord e– rahno alle madri dolorose, coi chiari oc– thi, altri occhi az:,urri, veduti in un sogno orribile; occhi d'ubbriaco. La vita e l'amorr non potrà aver più che un ricordo d'ignominia , per queste povere donne . Un giorno, quando ta prttria correva il pericolo supremo, quando l'ala della mor– te, faceva sentire, in ogni casa, il suo batti– to sinistro, it soldato tedesco forte, vitto – rioso, entrava nette povere case e faceva subire, alle donne , tremanti pei piccoli fi– gli la violenza brutale. E un'altr'ansia, terri bile, si unì alle mot- le ansie dei giorni crudeli. Poi venne lo sconforto, il ribrezzo, la certezza. Nell 'at– li1no d'obbrobrio, la natura cieca, aveva crealo una vita. Presto nasceranno i figli. E te stesse madri, per altri figli, avranno preparalo un giorno, con tiepida ansia , la piccola culla, e cuffie e pannilini e fascie! E vi era pure , nel sogno dolce, dette vergi– ni violenta te, una picrola culla, che dove– va accoglier e it frutto roseo e atteso, del– l'amore! Nè culla, nè trine, nè speranze dolci ora, per te madri dolorose. Ad ogni pal71ilo della creatur a non nata, risponde lo spasimo d'un ricordo atroce. Quali creature nasceranno, concepit e dal– la violenza d'un soldato ubriaco e da un a povrra donna. a cui non bastò per la ri– volta lutto l'odio, l'orrore e la paura? Ho tetto di bambini uccisi, mulilat,' , sper– duti, affama ti, sepolti, quando le gambuc'. cie stanc he non reggevano più atta forza, sotto la neve inesora bile. Non è ugualmen– te tragico il pensiero delle creature inc on– sapevoli, chr nasceranno domani, ali a vi – ta, a suggello d'un'ora di infamia? · Sorellina. Che cos'è il materialismo torico ((... Poi ho pensato che, quan do non fosse quel nostro modo fatalista di gui dica re gli av– venim enti, qu ando l'immane macello cui assi– sti amo si dovesse attribuire al libero arbi tr io omicid iario di un idiota imperatore e di un astluto generale o mini stro degli esteri, allora noì dovr emmo domandarci, pur nella nostra mitezza, se risulterebbe un castigo sufficiente – mente proporzionato al delitto , quello che con– sistesse neJ lega re nn capo di un a fun e in·– torno al collo dei detti responsab ili, nelfassi– cur are l'altro capo ad un respingente della vetture di còdla e poi nel dare al treno il se- gna le di pa rt enza .... ,1. • . • Queste parole che ch iudono la tr1stiss1 m a dolorante descrizione di un treno di feriti di passaggio per la Svizzera che il nost ro Mor– gari ci fa con quella immensa pietà e dolc ezza che gli è propria, mi ha sugge rit o il tema sues-posto. Sicuro: le nostre lettri ci avra nno sentito mille volte iparlare in ques ti tempi di mate– rialismo stor ico e di det erminismo econOrnico. e avranno sentit o spiega re la gue rr a come un prodo tto fata le del capita lismo , come d 'al tr a parte avranno sentito ,parlare di responsab ilità individuali e collettive. Per chè dunque non ritornare, in questi tem– pi gravi dii inseg n am enti , un po' all e no st,re dottr in e, giacch è il materialismo storico è la base del socia lismo? Già gli antichi compresero che al di fuori della libera volontà degli uomini, ci doveva essere una forza supe riore che determinasse gli eventi e tale forza chiam arono falo. Ma gli uomin i ,pur dovevano capire che la volontà loro ,poteva e doveva ave re pu re una influenza e così Jo svolgimento del pensiero filosofico è sopratu tto imperniato sulla impor. tanza data alla volontà, in confron to a lla fa– talità, ciò che diventa sott o l'aspetto religios o il libero arbit rio e il ,potere divino. La dottrina del rnat erialismo storico è una poderosa concruista del pensiero umano. Carlo }.1arx ne ha mirabilm ente fissata la sint esi in queste parole nel primo \'Olume del Capitale: (< La struttura econom.. ica della società è la base reale su cui si erge le superstruttura (liuridica e poUli ca. ed o cui corrisponc ton o determinale forme soci ali di coscienza. Il mo– do di pro(lu:.ion r>della 1•ita materiale determi– no in (JPnrrale il 1}rocesso politico ed intellel– tuat1, dP{la r ila n. Con queste parnle Marx in – tende dire c-he nessun grande cambiamento socia le è possibile senza un cambiamf'nto di struttura economica. li fatto educativo, le idee religiose, la mo1·a lr stessa non possono nulla per sè stesse, di frorite ai grandi fatti soc iali. Da quest a verità Marx trasse il convincimento che senza la trasformaz ione della proprietà da privata in collettiva non è possi bile in sta u– rare on regime cli giusti zia., quale idealmente possiamo concepire att l'averso Jr ast razi oni del pen,.:iero. Ed è .proprio coi lumi del materi alis mo sto – rico che e-i si spiega in questo dol01·oso fran– gente eome, n è la religione, n è la coltura, ne le aspirruzioni pacifiste e umanitarie abbiano potuto rispa rmi arr la gue rra. Non sono forse i soldati tedeschi strum enti di tmif~ 1,rirharie que1li rhe portavano nello zaino la Bihbi a e Ghoete? Oh r:ome appa iono puerili dava nti alla im• mensa sciagura di e s1 è scatenata in Eur opa, Je querimoni e di c·hi lam enta un a cattiva edo – N1zione da parte delle madri, la mancanza di sentimPnti umanitarH e religiosi magari, come causa p1·edpua dello scatenersi della gue rra! E come appare ingenua, anti scientifica, an- tisoc ialista l'aspiraz ione di chi va dicen do che la giuerr a si eviterà in· avve nire solo camb ian – do metodo di ,educaz ione nella scuola o nell a casa! Come nell'età anti ca le tribù erano spin te istint ivament e nel senso del proprio interesse, le une cont ro le alt r,e, così oggi il ca pitalismo ha creato la possibilità, se non la necessità della. guer r a. Lo sviluppo indu stria le germanico ha cre ato il bisogno di colonie, di mercati, di passi li– beri per ma re. Di qui la guer ra inscenata con un pretest o ed un inganno e cond otta al fine di abbattere altri capita lismi concorrenti l'in- glese primo fra tutti. ' Così, quel lo stess o svi lunpo indu stria le che è condizi one essenziale al divenir e socia lista , è p ure stato l'artefice della più grande ba r– ba rie del ventesimo secoJo. Ma diunque spiega ndo ci così il fatto deJla gue rr a attuale, poss iamo noi scagionare cr}i uomini tutti coron ati o meno, e possi amo de– cretare il fallimento delle ,·olontà umane? Siamo dn.mque verame nte fatalisti? e come tali perc hè ci ar rabattiamo a diffond ere le nostre idee a formare come si dice una co– scienza ,proleta ria? J\o : fatalisti non siamo. La nostra conce– zione che la guerra dip ende da fatti più forti dell a volontà dei singoli ci perm ette come ben disse il comp agno Morgari da cui ho preso lo spunto d,i essere più sereni nei giudiz i verso gli individui. }.Ifa tale concezio ne non neo-a che gli uomini possa no ave re la loro pa;te di responsabilità sieno e~si coro n ati o sieno coloro che subiscono il giogo di qu esti . Perciò la nost r a opera di eau cazione b a pure un va lore, perc iò la preparazione del futuro sta anche nel volere delle masse. Forse se Ja Germania allo sviluppo progres– sivo vertiginoso dell'industria, avesse per vo– lon là d'uomini e per uno sforzo di coscienza collettiva, rimosso le forme medioevali di go– \'erno, la cr isi industriale sarebbe stata diver– sa mente risolta. Non per nulla si è detto da taluni che le classi dil'ig enii germaniche colla dinastia a ca. po hanno affrett at o il conflltto, per tema che la classe proletaria fosse giunta in tempo a dare un'altra direzione ag li eYenti. Ecco perchè il materialismo storico, inter– pretato nella sua più chi ara espressione ', da Antonio Labriola, non ra confuso col fatali– smo che condu ce alla inerzia. Esso ci ha portato lontano dai due errori opposti: quello determinato dalla metafisica religio sa per cui i fatti economici sono cose tra scurabili, e quello di aspetta re tutto dal caso. L'educazione, la prop aga nda , la form azione delle coscienze socialiste sono sforzi utili in qu anto rivelano alle menti ottenebrate, la dire. zione in cui debbono muoversi pe] raggiungi– mento del -proprio d~rHto. Esse pur non es– sendo le forze essenz iali del prog resso sono però le ancell e. Ancelle sole, intend iam oci; e ciò per non sciup are tropp e parole, per non pascerci d'il1u– sioni, per non offendere i principi del socia– lismo come tro ppo spesso facciamo noi donne. Ciò che non <·i distoglie dal nostro dovere cli lavorare per affrettare il giorno invocato dal poeta Quondo il lavoro sarò li eto? Qurmdo sicuro sarà l'amore:' Quando una fort e plebe di liberi Oirà auardarido nei Sole: 7ll'l.l1nina Non o:i e auerrP ai tiranni Ma la aiusta:ia pia dPl lavoro? g. b.

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