La Difesa delle Lavoratrici - anno III - n. 17 - 6 settembre

Anno lii - N. 17. 6 Set t em bre 191 4. Con to cvrren re co,la 1-'osta . 1. " E :J , A 3 ." D O MENlCA DE L NIE io-E ABBONAMENTO: REDAZiOl-.JE ED AMM INISTRAZIONE : Un n ume r o Cen t:. 6 Anno L 1,50 Se111e:,tre .. L. O.BO no copie . L. 1.50 100 copie. L. 3, - ESTERO IL O OP P IO La nostra La tragica conflagrazione europea è l'a r– gomento di ogni ritrovo più o meno elega~– te, di ogni casa più o meno modesta. Le tr i– ste conseguenze che essa riflette sulle case operaie di questa nostra Italia ambigua– mente neutra le, induce anche le donne aUa riflessione. ~on abbiamo ancora una stati– stica dei disoccupati enormemente aumen– tati dalle schiere della emigrazione ricac– ciate in patria. :>;onconosciamo l'entità delle perdite dei salari che il raffrenamento del: l'attiYità industriale det.ermina, massime nei più importanti centri della produzione_ na– zionale, ma già quante tragedie intrecciano le fila. nell'ombra e nel silenzio! E pensare che noi ielici abitatori d'Italia siamo i preferiti dall'angelo della pace! Chi sa dirci l'angoscia che deve preme re le don– ne le madri le spose che hanno i propri ca.i'.i sui campi di battaglia? :\la l'angoscia si fa ancora più acuta, se l'immagine di quei dolori risveglia in noi la paura.. la paura che noi pure domani potremmo pian – gere come esse e vedere le cose atroci che per ora leggiamo sui giornali con racca– priccio. Potremo dunque conservare la nostra neut ralità? Questa la domanda che tutti, e le no.:::tre donne specialmente. ignare dei complessi quesiti .. militari e diplomatici, si fanno. Il gO\·erno Per molte ragioni palesi o seg-rete. ha riaffermato la sua linea di con– do .... tt.a. Per quanto i moventi sieno diversi. esso si trova all 'unisono· con la delibe razio– ne del partito socialista. E t,en sia. :\'oi non abbiamo manie di con– tr addizioni, tanto più quando sono in giuo-– co mi1sliaia di vite e il pane della pove ra gente. :\la c·è chi soffis. e da una parte e dal – raltra. C-è chi non può vi,·ere in questa SJ– tuazi one e sogna crimino samente ìa guerra per la !?uerra ... P ochi pazzoidi invero. E ci sono anche persone che si vantano furbe e che oensano di valersi dell'opportunità del mo~ento. per delle conqui•te di terra o di mare. senza per altro misurare le difficoltà; e vi sono ancora degli idealisti in buona fe– de. che richiamandosi ai nomi di ~\1azzini e di Garibaldi, vorrebbero correre al riscatto di Tre nto e Trieste: e vi sono :nfine dei sen– timentali. che rnrrebbero correre in aiuto alla Francia. come nazione più aggTedila e come quella che può da.r garanzie per l'av– venire liberale dei popoli. In verita l"opinione comune è contro i tedeschi e la cosa è spiezabile anche al di fuori dei nostri odi ata vici cont ro tali po– poli. Chi non vede che la mossa dell'impero che iniziò la c~tastrofe, corrisponde perfet– tamente ai concetti con cui si p-overnò il Lombardo-\" eneto? E chi non vede che tocc cava alla Germania civile_ di mostrar::i più prud ente della barbara Russia? ~!a ahimè! che vale pigliarsela piu con gli uni che con gli altri se un po' di responsabilita è di tutti? La nostra via i:: una. sola: mantenersi fer– mi al no.'-tro posto. A noi so<:ialisti non im– porta la linea del confine: sappiamo_ r:he l'avv eni re Ii sopp rimera e perrio nlPmamu inutil e lo spa rg imento di sang-ue p ar un idea– le patriottico, quando per noi la patri'l do– vrà essere tutto il mondo. :\'oi socialisti sap– piamo r:hP aiutando o l'una o l'altra. forza bellig erante. facciamo ad ogni modo ,I ser– vizio del capihlismo. E ci piace riferire allo scopo quanto scrive un compagno: ({E' sciocco pensare che la conftaurazione u europea sia dovuta soltanto a ra gioni di– " nastiche e militaristiche. Giusta la conce– " zione materiali stica le ragioni dinastiche " e militaristiche non sono che le sop rastrut– " ture· le basi dell'immane lotta attuale so– " no ~ur semp re nel problema economico. ,, La Germania , una grande nazione con 1, un'industria e un commercio sviluopato, "ha bisogno di espandersi, di trovare sem– i( pr e nuovi ~bocc-hi alla propria esuberan~a " vitale. L'Ine-hilterra ha nella Germarna " una rivale potente. Il timore che questa " strappi a quella il primato industriale e u commerciale è il movente recondito del– " l'intervento inglese che si maschera d1e- MIL ANO - Via S. Damiano, 16 - MILA N O neutra lit à u tro il nobile inten to della difesa di un pae– ({se neutrale, tanto è vero che il compagn o << Keìr Bard i leader dei socialisLi inglesi, in u un discorso tenuto giorni sono alla Carne– ci ra faceva ricade re su que l govern o, la re– (< sponsab ilità della guerra. alla Germa nia ii. Noi donne, nel nostro semp licismo, non sappia mo trovare il ~!o dell'i~1lricata ma– tassa; ma noi sappiamo di esser nel vero ouando diciamo che la più alta idealità è ciuella di non da.r sangue alla guerra degli stati borghesi. Il domani verrà; ver rà a st.a– hil:re le responsabilità e le colpe e noi nu l– la a\Temo da rimprovera rci, nè da rimpia n– gere . ~b c'è un'all rà ipotesi che spaventa: e se le alleate nost re, vincit.rici che sicno, vor– ranno vend icarsi del ma ncato aiuto ed as– salirci? Ma perchè per un a dannata ipot esi ci si deve spinge r fin d'ora al sacrifi cio? Noi ab– biamo fede che la follìa cessi e che si possa uscirne illes i. Perc hè spargere dun que del sangue che si può rispa rmiare"! 1\eutralità dunque ferma e decisa. Bando ai sentimentalism i e alle esagerate pau re. Noi dobbiamo pensa re anzitutto socia listi– camente. L'Interna-:.ionale che pa re oggi morla, risorgerà domani pi ù grande e pi ù forte. Vi saran no con fini rifatti, popoli sa– crificati, ma noi sappiam o ohe il risca tto proletario è fata le e che al di sopra di que– ste patrie sangui na nti sorg·erà in un avve– ni re non lontano. la grande patria dei la– voratori. g. b. Di chi la colpa? Ed ora. mentre i cadaveri s·ammucchia– no, mentre le rovi ne fumano, mentre la fa– r,w urge alle pov ere case, si giuoca a scari– cabarile. Ognuno degli stati belligeranti poteva evi– ture la guerra o per lo rneno limitarla e nes– suno {ha fallo. Ora tulli si fanno villima dell'aggressione anche gli aggressori, pro – prio come i giovina stri che per ruba re la borsa si fanno dare la gomitata.. dal com– pare vicino. Tuili, a parole, volevano la pace. La Ger· munir, si rn,uove perchè aggredita dalla Russia e non dice perchè, essa che lo pote– va f11rt>, non ha messo al dovere l'Austria di fronlP alla Serbia. Lrl [•rancia poteva rispar– rnirJrsi i.l disastro abbandonando la Russia nella tonN'Sfl, corno: chiede11a la Germania , e i;orrl;/;r:sloto risparf,iiato il Belgio neutra- I IP. /,'Inghilterra avreb be potuto premere -~·nl!r,Frontia in questo se11so ... ma ci furo– no Pff1ti1 1 ori diplo.'natù 'i. Cosl le responsabi– l1t11si romplir·11ao e le menzog11e si sropro- no r, 1Jir:ervla. ,1 cunli [ìnili i popoli rimasti vr~drr,,uti; tvll1f Lo t11rl11pinot11ro. La parola Patria suffragata ria Dio mascherava rivali· trì ff~riproche e interessi di terra e rli mare, q11r~r1fi stessi interessi di cui i [flvorotori so– r,r, /r 11ittirflr:sempr 1~ irl (J1fl'rra e1/ in p 1 1rr,. Ah , se i /m;orfJtr;ri comprr-nr!cssr:ro i~na nr,lto tan to, che i/ loro benr,ssere non, ha 1111/laa r he fare colla gloria rlf'i loro rr:– grwnti e con la floridezza del capitalismo pa– lriotti1·0! Jfrl la terrib ile lezione non. varrà forse ancoro:; (Juf'lli che in buona fede s'i mmag inano rli 1;oln,, Lri pace f/Uando essi difendonr, con.lrù rl1, nvi lo sociP.La presente, quand o r1ui lfJ otori{lcanù contro di noi, ciò che ,,.-.;si di{Pn– tfono in rN,1,lta,SPnz.a vr.Jlnlu e saperlo, e la possibilila pnmanente ddla our~rra; r1 nf'l tNr1po stesu, il rrLilitarismo medesi1n.o ch'essi voyliono ruolun.aare. Giacché questu MJr:iPltt lonn,,,ntota, prr di– f endasi crmtro le inquietudini che te v~n(Jo– no sen:.a treaua dal suo proprio fo,-ido, ,, 0'1- IJli(Jalr.1, TJ''TJJPluamr,nte ad ispPssirr la coraz.:.a contro lfl cr,razzo. In f/Uesto secolo di con– rt;rrenza senza limiti e di soproproduzionr, vi i! a11che ron~orrr·nz.a fra yli esnrili ,, sopra– TJTfJdu:.ionr- militra,:: l"inrluslria stessa essr-n– do un comhattimenlo, la guerro di1'Pnf11, la prima, la più attiva, la piil fe'1'1riledelle in– rJustriP. GIOVAh"NI JALBt:S. Le due forze Sulla stessa pag ina di un giornale, come in una stess a ora della vita, sono uniti d ue fatt i di..-.:-sament. e grrundi , che m i semb ran o il sim– bofo della ene1gia uma na in lesa a costrui re ed a distru ggere, il seg no della vita e della mortcl. •ln alto il giorna le reca un disegno che rap – present a un canale immenso desLinato a met – tere in com unicaz ione due punti, che sa reb– bero stat i lont runi de lla terra, una via Huvid!e che por terà gli uom ini con maggiore facilità da un luogo all'alt ro e i frutt i delle loro terre, i prodotti della loro industria; che sa rà 1111:t nu ova a rteri a da cui trarranno vigore la ric– chezza e la civiltà . Sul br eve tratto di canale che il disegno rap– presenta, si vedo no le macc hine possenti 1.:he !")en·ir·ono a rodei e, a scava re, che furono le alleate dell'uomo nel!"opera d·i violazione e di vittoria sulla nat ura. Gli uomini non si ve– dono. Sono troppo piccoli ma vi furo no. for: za anouim a, e forse a migliaia. Scavarono coi badili, coi picconi, coi magli, con tutti gli strumenti della. fatica e del la conqu ista; acce– se rn le mine, aiu tarono lo sforzo posse nte de lle gru, second aro no il lavoro meraviglioso delle macchin e, ebbero l'alacrità oscu ra de lle for mi– che che preparano, guid ate eia.li' istinto, le pro v,·isle ner J'inve rno . li ii uomi n i hanno sem– nre ubbid ito a questo intuito; lavorarono in Lutte le età a rende re fac ile e sicu ra la vita, st udiand osi ·di lasc iare opere che non mo– ri sse ro con loro e fO$sero rer i ventur i, come il granai o de lla civiltà. Domarono il mare 1 cercando nuove de per il comme rcio e 1'aiti– \·ità , \·ins ero le foreste che la fede pr imit iv:1. nseYa. fatto gua rda re da divinità terribi lmente irelrise del loro domin io. "'"rfornrono i monti, mut a rono il corso dei fiumi: cor ressero, de fo!·– ma rono. Q.Jferarono I'a-spetto della natu ra a. ~econda àelJa !oro volont à -e del loro hic:og-no e tut to ciò perchè la \"ita avesse attr at tive sem pre ma ggio ri e l'uom o, l'uni co e!-lsere sulla. te~ 'l-~ rAmbi ne l. tempo, ra ggiunge sse la perfe zi6ne. Quan ti mi lio,n,i di creatur e la civiltà si è presa in olocausto? Quanti ~ono rim as ti vit– time dell'olt.rag zio che recava no alla n at ura , pon~ndole il giogo a favore cli un a soln spe.::ie degli esse ri che nutre? Ma l'uo mo di oggi mer– cé q lavo ro e il cacrifìzio deg li inn ume revoli che l' hanno p reced uto, non è più qu ello cli un tempo. Che differenza dal $elvaggio che si nutre dei soli fr utti che g-li dà !-:pontanea la terr a, che tutta la sua attiv ità mette nel d i– fen dersi da lle f.ere , dall'antica tri bù nomade che costruisce le sue capanne per il breve temp o del suo soggiorno e l'uomo de l XX se– colo, di cui il piu semp lice cibo, il pane, è il risu ltato di molte macchine e di mo lte ind i– vid ui, che si difende da l vento, dal sole, dalle malattie con innumerevo li mezzi. che ab"ita in città in cui i secoli semb rano passa re senza forza di dist ruz ione. Che differenza tra l'uomo della tri bù che conosce soltanto, e spesso per combatter la., la tribù vicin a e ignora la immensità del mo ndo e l'umanit à, e l'u omo del XX seco lo per il qua le, se non è J}l'Oletario, non esi stono di– stan ze e può sape re attrave rso il telegrafo, il telefo no, la stampa, tutto éiò che inte ressa la vita di tutt i gli uomin i del mondo! Che di– stanza immen sa corre tra l'uomo primitivo che esp rime in pochi suon·i e in pochi seg ni i penc:ieri della sua mente od effonde in sem– plic i cantilene le commozioni della sua ani– na, all'uomo di oggi dalle lingue ricche, pie– ghevo li a tutte le sfu mature del pensiero. che i poch i Feo-ni ha tra-formnto in mi1·a,·ofi cli nrch itetturn, di sco ltura, cli pittura e te ca n– tilene semplic i nei rrodig-i del noema sinfo– nico. Ogn i nuovo valico, ogni canale, nuovo, ogni mezzo di comunicazione, ogni \"ittori a. sulla natura è la som ma cli bene che gli uo– mini cli 0J?gi preparn.no pe r quelli cli domani: - o dovrebbe essere ~ un nuovo mezzo cl i fur-;ione ciel pensiero della coltura, un nuovo elemento di fraternita. . Mn. sotto il disegno rappr esentante l'opera di vita, di fratern ità tra gli uomini, ecco il qua– dro ter ribile della gue rra ba lca nica, la sta– tistica orrenda della morte. Pochi mesi cli guerra hanno dist rutto il pro– dotto di molti seco li di stu di e cli fatirhe, han– no fatto ci_ò che non avrebbe notuto la più ,·ast;i, la ruù cr11dele epidemia. I cannoni àn- 110 lnrerato, ~fondato, cnse , villaggi, città; il frirore dPi snidati ha portato l'incen dio, la ra- 1dna, il sacc·heggio; ha. sospinto verso le cam– pagne, devastate verso la fame verso la mor te la popolazione delle donn e, dei bimbi, dei vec– rhi, lasrhiti soli dalla. guerra. L'uomo del XX sf'colo è ~compar so Chi co– no<;ce piu il contadino mite il borghese tran– (fnillo, lo studendc nllegro, l'uomo rnffinato n el c:oJ_rJ; :i.to dt f' ~embra ubhriaca rsi di sl rng e, in r·u1 lo sp,:ivento delle donne, il pinnto dei bimbi, la trPrnante JH·e:;rhiera dei vecc hi destano più acr,ta e sclvafn.{ia la voluttà della vlolen1.a e drl m~1~so..cro? E' ri<;o1io, ma riù brutale, l'uomo di guer– ra antito r·he prendrndo la città assediata, ucridevn i figli sotto gli ocr hi dei padri, s'im– p;idron iva drlle donne, si rivestiva dellf' armi dei nemif·i uccisi e f:Jceva scempio dei cada– \"eri, (;e ciò lmstava a pia.tare la sua ira e la sua ,·endetfa . Oh noi ci rallegriamo leggendo ciò che la E S T E RO IL DOPPIO scienza trova per combattere i morbi e vinc ere in qualche modo, la. mo rte! Noi ao biamo con– sigli per la madri ope raie e diffond iamo opu– scoli, giorn al i che inseg nino come si allevano i bimbi, come si mant iene sana la casa, co– me si prevengo no le ma latt ie? Noi chiediamo ai Comun i a.Ile P rovinc ie che mettrino nei lor o bilanc i molto ma rgi ne per le cure del m are e <lei monti e per i medi ci e per le med icine ? Noi ci ra llegri nmo leggen do de lla diminuit a mo rtal ità inf ant ile? Ecco la gue rr a, e in un 'or a sola, tutto lo stu dio, tutte le ricerche, tutte le conquiste della scie nza su lla mo rte sono di– st rutte; ecco la gue rr a e quel lo che migliaia di madr i hanno dato di affetto, di lavo ro, di cure per crescere san i i loro fig li è cfive"nuto oeggi o che inuti le. La mo rte, pre nde . ammuc– chia, è padrona, incontra.stata e te rri bile. Quando la forza cieca sparirà é:Ial la terr a? Quando si rifiuteranno i lavorato ri in tut to il mond o. di nutrir la de lla loro carn e? 1if"ARIA GOIA. 1\natema alla guerra. A le, che prostri la mad re nell'abbandono e nella disper azione, allorchè il figlio chia – m ato al reggimen to si strappa alle sue braccia; A le, che me/li l'agonia nell'anim a della giovane sposa, quando neU'ora della parten – za ella porge il bimbo dal sorr iso in genuo, al sur,rem o bacio di colui che il tren o fi– schiando porta alla fro ntiera e for se alla morte; A le, per cui l'arnante dolorosa si chied e torcendosi le nian i se il pic colo essere inno– cente eh'ella porta nel seno, sarà senza pa– dre per difenderlo e per proteggerlo; A te, che bagni di una lagrima mal re– pressa la palpe bra stoica del soldato, ne l– l'org oglio del coraggio rapp reso, e che lag– giù nel/' a/lesa del macello sogna perduta – men te tulli coloro che egli ha abbandonato e che già lo piangono; A te, che inler r01npi la canzo ne d'acciaio e di ferr o nelle officine dese rte e il grido delle sirene nei porti im1noti ; A te, che riduci le ci/là e i villaggi alla fune bre angosci a, nel lugubre ritmo del rin– tocco d'allarme ; A le, che sollo le zampe dei cavalli, de– vasti nei galoppi sfrena ti le belle spighe d'oro e i fru lli m aturan tisi alla speranza del contadino ; A le, che i piani ove pascol ava tranquilla la mandra e i cam pi ove le spig he ond eg– giavano gioiosmnente al sole, trasformi in immensi carnai, donde salgono i ge1niti dei cadu ti e il so/fio dell e epidemie ; il le, che risvegli ne/l'islinlo di razza, la furia ancestrale della bestialità oniici da e del/' odio cieco ; A le, che i1ino11di le strade di sangue e raffreni lo slancio dei popoli p er il lavor o e le scienze, verso l'al ba vicina dell'um ana liberazione ; A te, che vuoi assassinare la civil tà, ri– scuscitare i secoli della barbarie, retroce– dere l'evolu-:.ione sociale; A te, che i11i1nolic01ne (( primo ostaggio » l'apostolo della Pace n1'/ mondo e l'Evange – lista della solidarietà interna zionale; Sia a te l'anatema , o guerra, e m aledetti coloro i quali li scatenano sopra di noi, se mancando un immenso grido di raccogli– mento e un formidabile Sur sum corda, noi restiamo impotenti a prender li alla stroz za per scacciarli per sempre neg li abissi del passato e del nulla, come il più spaven toso degli speuri dei quali la immagine in ferna · le si sarà profilala per l'ultima volta sulla soglia dei tempi nuovi/ Dal "Pe uple,. di Bruxelles del S ago8L019U .

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