Critica Sociale - anno XLII - n. 23-24 - 1-16 dicembre 1950

CRITICA SOCIALE 331 CIO' CHE RIMANE . DA FARE Ai dilettanti della politica dicevo qualche setti– mana fa che non si lasci.assero illudere dal successo delle armi americane in Corea. Non tanto perchè ve– dessi così vicina la ritorsione della Cina, quanto per l'evidenza di una diffusa inquietudine che certo non si :gpteva conciliare col loro superficiale ottimismo. E' aggiungevo che non. basta spegnere gli incendi, se èontinua a incombere la minaccia dei focolai. Questo, insomma, ,era il senso delle mie riflessioni: èhe è assai più importante vincere lo spirito della guerra che non la stessa guerra. · Niente di peregrino, per la verità, visto che sa– remo tutti d'accordo, ad esclusione dei ciechi e dei sordi dei quali parlano· le sacre scritture, nel ritenere che i focolai hanno la nat~rale tendenza a espandersi e a moltiplicarsi. !Ed è fuori di dubbio che, di ql,lesto passo, non pqtremo che trovarci èoinvolti, tutti quan.– ti; nel più terribile dei conflitti. D'altro canto ben pochi, immagino, saranno tra.,– quillizzati dall'ipotesi di una rinuncia dell'America alla lotta in Corea per una più efficiente partecipa– zione alla difesa dell'Europa. Si tratterebbe, pur sem– pre, di chiudere una partita lasciandone aperta un'al– tra, ancora più grave, con la logica prospettiva di una maggiore tensione. Niente di buono da sperare, dunque, dalla con– .dotta della guerra, qualunque possa essere il punto cli vista tattico o il sottinteso politico. . Nè sembra che la Diplomazia prometta migliori ri– sultati. E non per mancanza di sagacia o di buona volontà da parte dei suoi artefici. La verità è che mai come oggi gH Stati del moncib hanno parlato un diverso linguaggio. Così diverso \la determinare molto spesso una reciproca, radicale, incomprensione. E nessuno dovrebbe meravigliarse– ne, se siamo g.i fronte a mentalità che non· potreb– bero avere minori punti di contatto. Non solo, ma la situazione diplomatica è aggra– vata dal fatto che da una parte c'è un indirizzo uni– tario che include un'evidente identità di princìpi e d'interessi; dall'altra un perenne contrasto, pon meno trasparente. E se qualcuno s'ostinasse a non volerlo credere consideri, per esempio, l'intervento della Cina in Corea e la posizione delle Potenze Eu– •topee di fronte al problema del riarmo della Ger– mania. Non è una comparazione efficacemente dimostra– tiva? In ogni modo non è certamente la sola. E allora dovremo aspettare che il fato, qualunque possa essere, ·si compia? Dovremo consentire che con– tinui il macello sino all'epilogo? Scartata la guerra, a priori, come inumana e pre– messo questo motivato scetticismo nella Diplomazia, a quali soluzioni potremo affidare le nostre superstiti speranze? Questo :rpi sembra, ancora una volta, innegabile: che b~sogna cercare qualche cosa al disopra della mischia . .Esistono in ogni paese cittadini così alti e sensi– bili da sapere interpretare le ragioni esclusivamente µmane e universali del loro tempo. Non potrebbero és'si riunirsi, per mandato dei rispettivi popoli, a for– mulare' pochissime, sacre, condizioni di convivenza civile? Può sembrare un'idea ingenua, ma è anche vero che nessuno meglio dei grandi medici è in graq.o di éurare i grandi mali. E questa volta l'umanità è tre– mendamente ammalata. . D'altronçie la saggezza che è stata capace di rea– lizzare l'unione degli spiriti attraverso i secoli, co– s#tuendo comunità di pensieri e di costumi impres– siònànti, perchè non dovrebbe tentare, alnièno, la ri– conciliazione dei contemporanei? Bi lioteca Gino Bipnco Oppure cerchino i capi di ogni nazione, se non vo– gliono abdicare alle loro prerogative di autorità e di responsabilità, un criterio di giustizia internazio– nale così alto e disinteressato da valere per tutti. Una specie di imperativo categorico Kantiano, tra– sposto dalla coscienza individuale a quella collet– tiva. E di questo imperativo il cristianesimo dovrebbe farsi, col socialismo, l'apostolo più coerente e appas– sionato. E' ingenuo anche questo? Nessuno però si lamenti se la soluzione,' sfuggita alla doverosa iniziativa e al controllo della ragione, sarà imposta dalla fatalità. E ·sia ben chiaro, sino da ora per tutti, questo: che chiunque dei contendenti vinca, la vera, grande, sconfitta sarà la Democrazia. Perchè l'antitesi è, e rimarrà, in termini così aspri da esigere che il vincitore, malgrado le migliori inten– .zioni, conservi la più severa vigilanza armata nei confronti del vinto. La guerra fredda perpetua, dopo il più tragico e arroventato dei conflitti. D'accordo. Anche se l'accettazione di quell'impe– rativo categorico internazionale non allontanerebbe · definitivamente le minacce e i pericoli. Rimarrebbe qperta, in molti Paesi, e probabilmente nel nostro. più che mai, la questione della giustizia interna. E tutti sanno che non c'è ingiustizia senza focolaio e che le scintille, propagandosi anche a grandi distan– ze, possono sempre suscitare pericolosissimi incendi. A questo proposito, ho già avuto l'occasione cli citare un articolo , di alto interesse dell' « Italia "' cli qualche mese fa. Questo, tra l'altro, scriveva un mis– sionario esperto delle cose cinesi: « a queli'epoca Mao e Ciang sono colleghi, anzi camerati, nello stesso esercito. (Si trattava della guerra contro l'ultima re– sistenza imperiale del Sud) Mao porta con sè i suoi cpntadini organizzati nelle « Unioni » e fa loro pro– mettere da Ciang-Kai-scek che, dopo la vittoria, avranno la suddivisione delle terre. Finita la festa, gabbato lo santo (sic!). Ciang-Kai-scek non manten– ne, a vittoria conquistata, le promesse e Mao si ri– bellò. Questo il conflitto sindacale che è all'origine del conflitto tra Mao e Ciang ». Che più? « Conflitto sindacale»: le parole non sono mie ma del missionario cattolico. Rifletta e impari dunque chi deve. E nessuno si faccia delle illusioni, a meno che non sia disposto a scontar!~ duramente per la degradante impazienza del « Carpe diem i>. , ·1 sacrificati e gli umiliati nel mondo sono l'enor– me maggioranza. E niente e nessuno impedirà loro di vincère. Solo è incerto come vinceranno. Con la forza del diritto o col diritto della forza? ANTONIO GREPPI Tutti i nostri abbonati riceveranno prossimamente il modulo di versamento per il rinnovo dell'abbon~– mento. Non dubitiamo che tutti risponderanno, e che tutti coloro che lo possono faranno un abbonamento sostenitore e procureranno nuovi abbonati. L'uscita di questo _fascicolo doppio è dovuta al mu– tamento di cui diamo notizia a pagina 349. Essa è quindi del tutto eccezionale. Dal prossimo numero l'uscita sarà regolare ed avverrà con puntuàlità. Con esso inizieremo anche la pubblicazione dei nomi de– gli abbonati sostenitori e di. tutti coloro che faran– no offerte per la rivista. A questo f!lscicolo è unito l'indice dell'annata 1950.

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